sabato 26 luglio 2014

Il paradiso alla Porta. recensione iniziale

Il Paradiso, nella rivelazione che Fabrice Hadjadi testimonia e di cui è interprete  ne " Il Paradiso alla Porta" è la destinazione originaria del nostro essere spirito incarnato nella materia, la nostra ragion d'essere finale in quanto è bene e gioia il fondo dell'essere, Dio quale nostra realtà primaria.
  la priorità ontologica, nel suo principio,  del bene, della gioia e dello stupore sul male e sull'angoscia  è il fondamento della nostra vocazione originale e della nostra chiamata a ciò di cui solo la vita eterna del Paradiso è il compimento, e spiega al contempo l'insoddisfazione di ogni nostra pretesa di soddisfazione terrena, l'essere perennemente destinati ad essere ed andare oltre ogni raggiungimento approdo finito.Il Paradiso è la vita già in questa vita  in comunione con Dio, tramite la carità dell'Amore, in tal senso   è trascendente e immanente al contempo,   non  è un altro mondo illusorio generato dal retromondo nell'uomo del sottosuolo della negazione della vita anziché dalla affermazione della sua pienezza effettiva, ma un Cielo che è al contempo l'  entroterra in  cui si prefigura. E' un aldila che non è altrove , un avvenire che non è nel futuro, un al di la che è già qui, un qui in cui siamo già nell'aldilà, avvinti in un tempo e in contingenze che hanno nell'eterno la loro sorgente, quale  principio e  cuore dell'ora, ma  senza che mai in questa vita possiamo vivere altrimenti che sulla soglia, che nel presagio, nella fede e nella speranza  del rinvio  alla sua promessa di ogni esperienza di bene, di cui anticipa l'adempimento,   che il bene  anticipa ma di cui rispetto alla quale resta differita senza fine la sua attualità totale.
 Tale concezione del divino del Paradiso  si fonda fermamente sull'ontologia cristologica del credo calcedoniano, secondo il quale il divino e l umano, la città del cielo e della terra s'interpenetrano nell'unità  di realtà distinte e complementari , che non vanno separate né confuse.

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