mercoledì 27 agosto 2014

care memorie siriane

Più volte sono stato in  Siria, l’ultima  nel 2005, per un rivisitazione fuggevole delle sue più splendide città morte romano-bizantine,- El Bahra, Sergilla,  Jeradeh, prima che da Aleppo, Damasco, via Karachi, la mia vita assumesse la destinazione dell’India. E alla luce della mia esperienza incontroversa, parlandone fugacemente con lo scrittore di viaggi Darlymple, ad un festivaletteratura,  a suo tempo ho avuto modo di condividerne  l’impressione, in entrambi commossa, di quanto il suo popolo fosse generoso ed ospitale.
L'uomo- scrivevo di un siriano che mi soccorse per strada, nel racconto di una mia escursione in Bamuqqa e Baqira- con l'acqua che gli avevo chiesto, mi ha offerto ogni possibilità di conforto di cui ha avvertito il sollievo che poteva recarmi, ogni bene frugale di cui disponeva: dei guanciali sui quali mi ha disposto verso il vento, l'hawa, che proveniva da una finestra schermata,  del the che ha fatto portare via dal fratellino della moglie, per del pane e del miele, ancora dell' acqua e dell' airan di latte di capra, a quanto mi ha fatto intendere con il gesto di mungere, quando è rientrato per vedere se traevo ristoro”
E dal fondo della memoria riaffiorano ragazzi  in motocicletta, uomini in auto solleciti, un’anziana coppia di allevatori di polli, che mi diedero tutti quanti un passaggio rifiutando l’obolo, mentre  mi rivedo ancora, a notte fonda, lungo la strada del ritorno in Aleppo da  Hama ed Homs con l’autostop,  senza timore o rischi di sorta, per tacere dei più toccanti incontri personali.

E’ questa la ragione per la quale gli esiti della rivoluzione siriana mi hanno  lasciato attonito e dolente, per quanto la rivoluzione e la guerra civile  hanno fatto dei siriani  un popolo demoniaco, stando anche solo ai  resoconti di Domenico Quirico, quale inviato de La stampa,  che in Siria  è stato catturato e trattenuto prigioniero per mesi prima della liberazione. Penso in particolare a Raqqa, in tal senso, divenuta la roccaforte in cui l’Isis consuma gli orrori più mostruosi, esecuzioni in massa periodiche, crocifissioni e decapitazioni, ed i genitori jihadisti  scattano foto ai loro bimbi con in mano teste mozzate.
Fu la città in cui ebbi un incontro con il grande scrittore Ugiayli, che vi viveva in opposizione al regime, e dove sostai  per recarmi a visitare le vicine splendide rovine di Rusafa.
Rileggo le scarne note di viaggio che concernono la mia permanenza in Raqqa , e più che la rievocazione dei monumenti,  gravidi della memoria storica del grande sultano Harun Al- Rushid, vi ritrovo l'immagine di un bambino, con la testa ustionata, che  vi  giocava e vi viveva nel pattume, di altri piccoli che trascinavano frasche, sollevavano al cielo aquiloni radenti.
“Sempre più, pressoché dappertutto,  lo sciacallo,  -( Assad padre)-, qui appare in effige,  anche sopra le orbite vuote, nel suq dei macellai, delle teste ovine allineate. Ma che me ne importava, nella notte del mio arrivo a Raqqa , se al Rashid Restaurant quanto del pesce diliscato restava nel piatto,  i due micetti mesopotamici se lo erano spartiti dalle mie mani”.
In aggiunta, scrissi il racconto del mio incontro con Ugiayli, dove mi diffondo preliminarmente su  tutta la cortesia con la quale fui avviato alla sua casa da un farmacista, cui chiesi dello scrittore essendo questi innanzitutto dottore, e ben  più conosciuto e beneamato dalla popolazione in quanto tale, e narro quindi il dettaglio di come, essendo io timoroso ed esitante, sul far della sera due ragazzi suonarono per me al campanello della sua porta. Al resoconto del nostro dialogo, che avvenne  in un caffè all'aperto dove egli volle che ci trasferissimo lasciando la sua magnifica casa, prelude l'espressione del mio stupore di come in Raqqa  vivesse solo e senza protezione, un uomo che era stato ministro della Cultura e dell’ Informazione, degli Esteri di un Paese talmente dispotico.
“Dissi ad al 'Ugiayli che sono le Rinascite che mi avvincono, il loro rimpianto solare che volge a un  crepuscolo ... " nelle mie note di viaggio è  l'estratto del racconto circostanziato del nostro dialogo, che mi dilungai a narrare in un testo a se stante.
E poco altro è in grado di  riesumare la memoria, se non  il ricordo di un' avvenente insegnante delle scuole primarie, magnificamente scarmigliata e abbigliata liberamente, che mi invitò ad entrare  nel cortile della sua casa , al riparo del cui recinto si  teneva una festa tra amici in cui rimpiango che non sia riuscito a loro di trattenermi più a lungo,  ella  felice, come tutti loro quanti, di potere incontrarsi con un occidentale.

Ed  infine, epilogo mesto, mi sovviene di come telefonai ad Ugiayli dalla stazione degli autobus, il giorno seguente, ed egli abbia lasciato precipitosamente cadere la linea, quando alla richiesta di rivederci allegai le mie mal riposte speranze  nella pace che pareva allora imminente a schiudersi tra la  Siria ed  Israele, non appena feci il nome di tale entità contro la quale egli era stato un combattente agguerrito.



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