lunedì 29 dicembre 2014

 Cantico di Simeone”, parafrasi


Signore, anche se la nebbia cede al sole che intiepidisce le membra,
e la fiamma divampa a riscaldarle nel fuoco notturno,
vaneggia la mia mente
qui ove la pietra di Shiva è il nudo interesse del calcolo,
le mie ginocchia si spezzano ad ogni gradino,

oh, come andato, andato, all'altra Tua sponda,
oltrepassato del tutto
 e qui rimasto...

 (om gate, gate, paragate,
parasamgate bodhi svaha...)
 
ma pure così, finché duri questo oggi,
Tu fammi pur essere per (i questi miei cari) chi mi è caro fino al mio mancamento,
e se quand'io entri nel Tuo riposo, alla mia fine /morte, nelle loro età sopraggiunte,
nel seme di chi ne è il seme
saranno essi ancora senza sostentamento,
provvedi per altra mano al loro futuro,
scongiurando ai loro giorni del dolore
l’ora di nuovo della morte del figlio,

nel tormentio del freddo (, tra le luminarie della desolazione,)
com'è dolce il ciotolio intanto di Vimala,
la confidenza tra me e Kailash, nei nostri bambini nelle loro scuole,
tale Tua luce di lacrime tra le apprensioni assillanti,
per chi non trova più la Tua Parola che nel disgelo d'amore


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