lunedì 1 dicembre 2014

Nel più splendido mattino d’inverno

Riscrittura
Nel più splendido mattino d’inverno, radiante di luce, lungo le vie, le siepi di di ibiscus e di gulciatar, tento il riordino della mia vita in corso, come nel bene e nel male è trattenuta tuttora in Khajuraho. Con l’opera da concludere sui suoi templi jain e la felicità familiare che vi assaporo, i nuovi studenti islamici sopraggiunti alle mie lezioni di italiano, a inibirmi od a precludermi anche un solo distanziamento minimo, ed ogni altro darmi da fare, è la precarietà insorta nei miei prelievi , da che nessun bancomat più riconosce le mie carte di debito, una mia carta di credito risulta bloccata e l’altra da convalidare, e le uniche possibilità di ottenere ancora rupie restano affidate alla sola carta di debito che mi convalidano soltanto le card machines, al trasferimento e alla conversione di euro in rupie sull’acconto di Kailash, con tassi che variano dall' 8 al 12%. “ La vita è fatta di alti e bassi. Noi ci siamo negli uni e negli altri” recita il motto del mio istituto bancario. Ma il suo addetto si è squagliato nel nulla, come ho comunicato via e-mail in che difficoltà mi avessero cacciato certe stolide assicurazioni e improvvide misure a mia insaputa. Tra Khajuraho e Rajnagar, dall'uno all’altro bancomat che sortiva le più varie risposte erogandomi fogliettini in luogo di rupie, che la carta non era valida o autorizzata, che il prelievo o la forma dell’acconto non erano formulati correttamente , che il bancomat non disponeva di contante o che l ‘operazione era già timed out, ho concepito il sospetto che fossi finito in una black list delle autorità indiane, per il mio libero esprimermi sulle mie condizioni di vita in India, e che mi si volesse espellere dal suo corpo sociale, togliermi per sempre Kailash, Vimala, Poorti ed Ajay e il nostro Chandu, togliermi a loro e ai miei studi e ricerche, che ora rappresentano la mia stessa vita, precludendomi ogni possibilità di ricevervi qualsiasi sorta di finanziamento di cui fossi comunque il mandante e il ricevente. E come se la mia vita non si fosse già così foscamente oscurata, quando alcuni giorni or sono ho potuto essere ricevuto dall’insegnante alle cui lezioni pomeridiane io e Kailash inviavamo Ajay, hanno trovato desolante conferma i sospetti che sia pure vagamente avevo concepito, per le reticenze e le ragioni che ogni volta Ajay ha trovato modo di addurmi- delle questioni di terreni, la morte di un parente-, per giustificare il fatto che ella fosse irreperibile. Egli ha sistematicamente disertato di andarvi, dopo i primi giorni di ogni mese, distoltone dalla passione del cricket che gli invasa la mente, e non è bastato che ogni mattina Kailash lo abbia accompagnato in autorickshaw con Poorti ed Ajay fin presso l’ingresso della scuola, per evitare che anche dopo il mio arrivo abbia seguitato ad esservi assente.
Con quale remissività sconfortata sedeva Kailash nel salotto dell insegnante in cui era convenuto, nell’apprendere la nuova sentenza sul figlio oramai quindicenne.
“ Così non ha un futuro” mi asseriva al ritorno, “ che potrà più fare, se non il contadino presso mio padre, il barbiere o il muratore?”
Se solo penso ai tanti libri e opuscoli e fascicoli e manuali che in Delhi gli ho acquistato invano, al cugino Ashesh che per due anni abbiamo ospitato nella nostra casa perché gli trasmettesse come suo partner di studi quanto i suoi infimi insegnanti non erano in grado di irradiare nella sua mente, che il giorno in cui Kailash al suo ritorno a casa vi ha appreso che Sumit non esisteva più, vi era di rientro dall internet center in cui aveva effettuato una copia della mia ulteriore traduzione di una lezione su come fargli apprendere l'inglese in quanto dislessico…
Ma esortato da quell’insegnante e da suo marito, Ajay si è impegnato di nuovo a non mancare più ai suoi compiti, ogni sera ha poi svolto con scrupolo i test sulle lezioni di italiano che già ha affrontato con Mohammad, al bel tavolino di studio che affianca la televisione ieri sera la sua cara testolina era china sui quaderni e gli esercizi da svolgere, senza che il suo impegno avesse richiesto alcuna nostra sollecitazione.
Eppure, dello splendido essere dell'incantevole Ajay, già un ragazzo ed ancora un bambino, resta stupefacente più la fedeltà servizievole e la fiducia amorosa  che il suo cuore ancora ripone in me e in suo padre, di ogni sua evasività dal reale o diserzione latitante, se solo penso alle follie dilanianti in cui siamo incorsi nei suoi riguardi, quando la mente aliena di Kailash ebbe a disporlo in ginocchio , insieme ad Ashesh, con le mani dietro la schiena come un detenuto in attesa di decapitazione, prima di abbattere su di entrambi scudisciate, e facendomi poi piangere sul petto dell'amico la perdita della sua figura di padre, in seguito li serrò dentro in cucina e li cosparse di kerosene, minacciando di appiccare a loro il fuoco alla prima disobbedienza grave. Ed io stesso, allo stremo, dando voce a sospetti che dovevano restare confinati nella mia mente, solo la settimana scorsa ho sobillato Kailash a percuoterlo di nuovo, a dispetto delle mie successive rimostranze.
Ieri, di domenica, per rinfrancare ed intensificare il nostro vincolo umano, con Mohammad, suo coetaneo, l’ho fatto partecipe della nostra escursione in Beni Gangi, interessandolo alle sorti del nostro nuovo eventuale negozio di barbiere, intanto che raggiungevamo il vecchio villaggio di Khajuraho, nelle cui adiacenze li ho fatti sostare presso il tempio di Brahma, per trasmettere ad entrambi delle cognizioni illuminanti qualora intendano farsi guide turistiche , poi avventurandoli felici ed amici lungo il magnifico percorso che tra casolari indiani, oltre gli arbusti e il pietrisco tinteggiati di bianco di un tempio ancestrale alla Chandi Devi, per un sentiero tra i campi li ha condotti fino ad inerpicarsi sui rami di magnifici mahua, prima di giungere al villaggio oltre il fiume kudhar ed al suo tempio di Durga.
Con Kailash , di ritorno in serata dal suo infruttuoso stazionamento in tuk tuk presso un hotel, ho riaffrontato al rientro l eventualità di insediare il nostro negozio di barbiere nella comunità islamica del sobborgo di Manjunagar, anziché in Rajnagar, pur sempre a lui in sospetto per la numerosità dei suoi abitanti musulmani. L'attività di barbiere è professione di casta di soli sudra hindu, e non c'è che un muslim che la esercita in Khajuraho, senza che alcun negozio di barbiere sia ancora sorto in Manjunagar, i cui uomini devono recarsi in Khajuraho per barba e capelli e massaggi. Non è dunque il caso, arguivo, invece che di conformarci alla cecità mimetica dell invidia gelosa della rivalità locale più sfrenata, intenta solo, nello sprecare ciò che investe, a distruggere chi resti oscurato dalla mole più grande del proprio negozio o ristorante od hotel, di cogliere invece le opportunità che impedisce di percepire la stupidità dei pregiudizi religiosi e di casta? Pur con le poche risorse, che nelle attuali circostanze, mi restano attingibili per le minime attività che mi posso ancora prefiggere, nella mia permanenza che si protrae forzosa in una Khajuraho dove la mia psicopatia sociale è giunta a tal punto, che la settimana scorsa, di sera, quando un indiano attempato nel transitare con la moto a fianco delle lastre disposte su di una fognatura vi è caduto dentro, e lì accanto il friggitore di somosa, da cui aspettavo di servirmi, per aiutarlo si è anche lui lordato, non ho trovato di meglio, emesso un flebile gemito di raccapriccio e ribrezzo, che assistere inerte e rifiutare di cibarmi ed andarmene all'istante, nel timore che non bastasse che il venditore si fosse lavate le mani, per evitare la contaminazione dei somosa che mi avesse imbandito.

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