martedì 25 novembre 2014

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Il Tempio Parshvanata
Ovunque ci si disponga a rimirarlo,  dall'accesso retrostante o seduti sulla panchina prospiciente, dai  rialzi dei templi jain che ne fronteggiano il versante meridionale oppure dai bordi settentrionali della sua stessa piattaforma od all'altezza del tempio Adinatha,  nel suo comporsi di portico d'entrata, mandapa, santuario del gargabriha e deambulatorio circostante illuminato da jalis, la gran  mole del tempio Parshvanatha ci appare ripidamente saliente, ed imperviamente contratta, nel suo raccogliersi nel sikkara che ne promana come l'adempimento della sua tensione ascendente, cui  concorre l'anelito ad esso appigliato delle balze rampanti quali sue replicanti miniature. Nel suo sovrastarci il tempio ci si offre oblungamente ravvicinato al contatto ed alla vista, la sua ornamentazione scultorea inferiore a nostra portata di mano sorgendo su di una sua piattaforma rifatta quanto mai ribassata, che gli nega la sopraelevazione imponente e soggezionante dei templi Lahsmana o Kandarya o Vishvanata, nel loro distacco altolocato verso il sublime,.
Ogni altro rilievo di modanature e statue e nicchie e tempietti e pinnacoli vi ha un risalto stiacciato, minimamente aggettante, il cui nitore incisivo ancor più esalta la compattezza del tempio nel suo essere tutt uno con il sikkara che l'adempie, come la fiamma del sacrificio sublima l'altare vedico dal cui alto impilamento si slancia verso i cieli.
Il duplice portale del tempio è come il rilascio frontale della contrazione vibrante  del  suo corpo, che non presenta alcuna espansione invece in transetti, la frastagliatura chiaroscurale degli altri templi maggiori di Kajuraho, così connotando la sua precipua peculiarità jainista, al pari  della dimestichezza della sua monumentalità.
Nel farsi quindi analitico dell'indagine visiva saliente, il basamento del tempio, l'adhisthana, nelle sue partizioni ci appare scandito dai rilevi carenati delle thakarikas, la cui  minimalità ineludibile risalta dalle modanature di cui sono il coronamento, prima che la profilatura rettilinea di una pattika aggraziata da fregi ondulati sia di supporto al sopraelevarsi su di un piedistallo della prima delle tre fasce di statue della jangha del tempio, di dimensioni decrescenti l'una serie dopo l'altra.
La prima orlatura del succedersi di thakarikas corona la jadhya kumba da cui ha inizio il plinto del basamento dell'adhishtana,  e vi soggiacciono le modanature dello zoccolo della bitha, ch' è visibile al meglio solo nelle emergenze inferiori del portale d'accesso dalla piattaforma.
A tali thakarikas subentrano le modanature di una karnika, dai profili taglienti ch'è adorna di gararakas inferiori, di cui si fregia pure la rettilinea pattika ulteriore su cui decorrono fiori cuoriformi, cui fa nno seguito la rientranza successiva di un'antarapatta in cui si alternano rombi e pilastri*, e la kapota le cui thakarikas superiori- in corrispondenza delle sue sottostanti gagarakas- indicano che con esse ha termine il plinto e che subentra la sezione dell'adhisthana  costituita dal podio della vedibhanda.
Nella sua successione si sopraeleva sul plinto la serie di modanature nelle quali soltanto consisteva il basamento dei templi antecedenti  quelli Chandella in  Khajuraho, khura, kumba, kalasa, tra cui si frappone la rientranza *di un'antarapatta, cui fa da contrappunto la sporgenza terminale di una pattika con volute a stampiglio.
Con tale fascia si  trapassa dall'adhisthana al muro della jangha mirabile, con i suoi tre corsi di statue di dimensioni  diminuenti Quelle dei due ranghi inferiori allineano la staticità ora vibrante, ora  rudemente inerte, di  divinità singole e in coppia e di celestiali apsaras  nelle proiezioni , di vyala-sardula o leogrifi nei recessi, quella del rango superiore il contrappunto dinamico dei voli di coppie di vidhyadaras ultraterreni.
Le modanature di bandhanas della più fine preziosità lumeggiata separano le trafile statuarie, quella inferiore aggraziata dalle emergenze di gagarakas, di una grasa pattika di kirtimukka e di rosette, quella superiore dai rilievi di una gagaraka e di una pattika con fiori a forma di cuore.
Al di sopra delle sculture sta il capitello di una bharani costituito da una affilata karnika e da una padma ch'è così denominata perchè a forma di loto,  che è sormontato da due kapotas con i fregi usuali di gagarakas e thakarikas al di sotto e al di sopra.
Solo dopo tali modanature di transizione trova inizio la sezione del tempio che a sua volta è di passaggio dalla jangha al sikkara o alle altre sovrastrutture delle sale, costituita dalla varandika.
In essa su di ogni ratha o proiezione della jangha stanno allineati i tempietti di altrettanti piccoli tilakas, ne sintetizzano l'edificio le nicchie di fregi diamantini, o ratna-patta, su cui sono disposti i piani di cinque mini-pidhas che nella loro minuscolarità pur reggono una propria minuscola chandrika ed amalaka, secondo la frattalità dell'estetica religiosa dei templi hindu, che esalta micromacrocosmicamente la visualizzazione del medesimo ordine divino che è all'opera  in ogni livello e grado dell'essere.
Tra gli intervalli di tale filiera di tilaka ne sorge una superiore, mentre  dalla badhra della proiezione centrale principale del tempio inizia intanto a staccarsi la sopraelevazione delle carenature, le chaitya-gavakshas, di tre udgamas centrali, lungo la cui progressione ascensionale via via la vista risale tra l'infittirsi circostante di ulteriori tilakas, della frattalizzazione del sikkara nelle miniature delle sringas  Le raccordano  ratna pattas di rombi seriali la cui filiera superiore è coronata di ugdamas, che le prominenze di due modanature fregiate di semirombi triangoli- gli ardha--ratna -e di gagarakas, le separano da delle nicchie di gruppi statuari di soggetti vivacemente conversanti, come non è dato certo di vedere nella compresenza di astanti cui si riducono a porci davanti miriadi   di presunte sacre conversazioni cristiane- non solo barbuti insegnanti e discenti, come è dato ritenere, mentre le karna sringa che  rinserrano  la  ratna-patta romboidale sono sfasate di livello, secondo una estetica hindu che saà ripresa dall'arte moghul e da quella rajiput , ad essa ispirata, nella disposizione a diversa altezza contrappuntistica dei chattri-,
A colmarne le distanze tra tali sringas ne sorgono mirabilmente altre tre per parte, a d un'altezza superiore , pur esse con sfasature, quelle estreme triratha, pancharatha quella intermedia, oltre le quali ulteriori sringas  si levano ancora più in alto, a colmare gli intervalli ulteriori in un unisono canto architettonico  Il centro  è così rimasto vuoto di miniature di sikkaras per essere occupato dall'inerpicarsi dell'ultimo dei tre udgamas salienti, sospinto dalla tensione ascendente delle profilature  nitidamente  angolate di radenti karnikas e da un balconcino che su di esse incantevolmente si affaccia nella sua kakshasana, mentre una coppia divina tra attendenti  fa ad esso da coronamento celestiale, per porsi alla base dell ulteriore slancio ascendente di tutto il mulamanjari del sikkara, nei suoi salienti centrali delle urah-sringa. L'una in modo maggiore dell'altra , l'altra in quello minore, si staccano verso l'alto da uno stesso livello e sono entrambe pancharatha,  le costituiscono le partizioni di sei ed otto bhumi, rispettivamente, intervallate da amalakas, e ancora un'amalaka, una chandrikas un' amalaka più piccola, una ulteriore chandrika per l'urasringa maggiore, quindi la kalasa e il pinnacolo in guisa di agrume di una vijapuraka,  ne sono il concorde coronamento. 
Le saptarathas del mulamanjiari  del sikkara  sono  un  reticolato continuo di chaitya gavakhs, gli occhi di luce della divinità radiante, solo in quelle d'angolo, le kharna rathas, esso appare  inframmezzato da corsi di lastre pidhana-phalaka e di rombi incorniciati. Giunti a tal punto dell'ascesa vibrante, la madhya centrale sospinge ulteriormente la tensione rampante  delle altre che supera di slancio, per inoltrarla oltre il collo della grevas verso la sua conclusione finale nell'amalaka e, chandrika, amalaka minore, kalasha e vijapuraka sommitali.
Ripercorsa con la vista la copertura della sala interna e del portico d'accesso, la rimanenza restaurata* dei picchi piramidali più bassi della cordigliera del monte Meru o Kailash, la sede degli dei  la cui vetta più alta è simboleggiata dal sikkara, ci ritroviamo davanti ora all ingresso principale, sul lato più corto volto ad est.
Sopra la continuazione dell'adishtana il basamento del portico d'entrata presenta una fregio sovrastante di elefanti sdraiati fiancheggiati da coppie dei recessi, come figura nel tempio lakshmana, antecedente,* cui fa seguito una pattika di volute su cui sorge il pavimento d'entrata.
Due coppie di pilastri , gli antecedenti torniti in guisa di colonne,  costituiscono i sostegni del chatuski dell'ardhmandapa. Essi si ergono su una upapitha ottogonale, decorata dal motivo di petali di loto , e su  un ulteriore supporto, sempre ottagonale, che alla stregua del basamento in cui ha avuto un seguito il plinto dell'adishtana, recupera a sua volta le modanature della vedibhanda, kura. kumba con archi chaitya, kalasha e kapota con takarikas ornamentali, insaldando l'unità organica del tempio
I pilastri anteriori da ottagonali si fanno di sedici sfaccettature, poi circolari, come circolare è il capitello, nell'anularita di una liscia kalasha ribadita dall orlatura della svasatura di una padma, lo sovrasta la vigoria plastica di   una mensola di atlanti-butha intervallati da  nagas atteggiati in anjali deferente.
I pilastri interni, di tipo budraka,  resistono ad ogni seduzione circolare, cui quelli antecedenti cedono fin dalla ottagonalità del supporto, che permane squadrato nell'upapitha e nel supporto seguente, e si priettano in una fascia mediana che nella sua parte inferiore funge da supporto a uno dvarapala con quattro braccia, mentre nella parte superiore reca impresso il motivo di volute intrecciate tra  fasce di fiori mandara e volute fluenti nel fusto, di cui  un fregio di rosette fa da conserto con quelle  intrecciate. su di esse un vaso dell'abbondanza disposto su un rilievo granulare, dispiega il suo tripudio di foglie sull'incombere di un capitello le cui concavità e convessità si risolvono in profilature taglienti, a sostegno di mensole di atlantici butha e  adoranti naga in tutto simili a  quelle dei pilastri esterni.
Il tempo di ripercorrere il succedersi di seguire le volute e spirali, dei kirtimukka di una grasa pattika e i fregi triangolari di un'ardaratna nella trabeazione, le prominenze più o meno sporgenti di kirtimukka nell'architrave seguente, quelli meno aggettanti con supporti di mensole a guisa di celestiali salabhanjka,   che ci si schiude l'incanto del soffitto,   diu cui è più che un assaggio anticipatore sul lato est, volto all'esterno, un makara torana di cinque inflessioni che giace su due kirtimukkas.
Tre orli o kola di corolle cuspidate di un grande fiore di loto centrale, in una pietra lavorata come il più delicato marmo, vi fioriscono tra la duplice orlatura di quattro corolle più piccole agli angoli, da cui pendono pigne,  come al termine del tubo staminale che discende dall'efflorescenza centrale, che cela la discesa dai cieli di kirtimukka, catene fuoriuscenti dalle loro bocche, naga adoranti, una coppia di vidhyadaras volanti.
E' dalla porta di accesso al tempio che ora ha inizio il ripercorrimento del suo ammanto statuario.













 Quanto più a lungo è dato visionarlo, ed interrogarsi sulle ragioni della sua natura ibrida attentamente , il tempio parshvanata sembra schiudere le più diverse ragioni configurative, e rivelare i più svariati scenari del suo comporsi architettonico- statuario, la più profonda simbiosi o ben altro che un eclettismo irenico hindu- jain,  all ombra tutelare dei tolleranti Chandella. Così come le vicende terrene si rivelano il contraccolpo temporale delle eterne vicende trinitarie o di triadi trimurtiche, o del ritmo dell'essere nella pulsazione vibrante dello spanda che alla espansione di una potenza fa corrispondere la contrazione dell'altra, nel ruotare delle energie per cui una potenza sussume quella precedente o la sostituisce, poi fondendosi in quelle successive che la sovrastano, secondo una sua versione drammatica il parsvanath in un primo tempo fu eretto in forme jain, mentre poi il revanscismo brahmanico o il venir meno al contempo della potesta protettiva dei Chandella, il rivelarsi troppo dispendioso del suo assunto architettonico anche per la facoltosa comunità jain possono essere adombrati dal rivestimento del tempio di sole immagini hindu, esaurendo il loro giacimento con la compresenza delle immagini più squisite insieme con le più seriali di bottega, fatto salvo il vincolo che non vi figurassero immagini erotiche. Al contempo il sikkara sarebbe stato ultimato con  l'appiglio di tanti mini urah e karna sringas, che lo mimiaturizzavano, come prescriveva la canonicità della elezione di Khajuraho a capitale religiosa dei Chandella, con un suo statuto architettonico speciale.E un terzo tempo sembra esservi sovraggiunto, dopo tale conformazione di compromesso. che con il declino complessivo del potere teologico hindu-brahmanico, e il rinvigorirsi di quello economico jain in una Khajuraho in decadenza, ne consentì la rivalsa e la   riappropriazione  del tempio. Lo attesterebbero le immagine di coppie mithuna scalpellate via e il suggello di tale sussunzione appostovi dalla destinazione delle nicchie di ogni badhra o delle pareti della garbagriha a dee jain, o jainizzate, come la stessa Sarasvati  nelle architravi dei portali d'accesso o nella edicola inferiore della badhra meridionale, in virtù della apposizione ai lati di fantolini tirthankara.
 Pur sotto un Shiva al centro del frontone sovrastante l entrata,  e su dvarapala vishnuiti jainizzati ai lati delle soglie , era ora la jain Chakreshvari ad avere assunto  il controllo della destinazione del culto deel tempio, campeggiandovi al centro del portale d'ingresso, nella trabeazione più recente appostavi rudemente sopra le sakas delle bande/fasce laterali, tra il residuo devozionale hindu dei navaghraha, come nel portale e nel sanctum appostovi sul lato opposto occidentale, forse per un tributo alla superstizione della credenza nelle divinità planetarie che si annidava anche nei cuori jain.
Un residuo significativo dei timori sacrali hindu, che più non figurerà nel tempio Adinatha da considerarsi anche solo per questo posteriore, esso si in tutto e per tutto perfettamente jain, con i soli dikpalas, e gli astavasus superiori, a presidio restante della figuratività statuaria hindu. 
Ma una più profonda conciliazione d'intenti sembra piuttosto soggiacere alla erezione  sia del tempio Parvanath che Adinath  in un'area ove si concentravano in antecedenza i culti vishnuiti,  e d essa ha  la ragion d'essere nella sua concessione tollerante, qui, come altrove,  perchè ambo i templi furono destinati al culto jain di una dea madre jain di origini vishnuite, chakreswari, appunto, al centro della trabeazione Avvalora la congettura la pianta oblunga d'ambo i templi, che come l'aura austera ed arcana che vi si respira, evoca quella sublimemente consimile  dei templi Pratihara antecentemente consacrati alla Sakti divina in  Gyaraspur, luogo di culto jain alla mahadevi,(  il cui deambulatorio è ugualmente aperto alla luce esterna dai tralicci di jali, senza che i balconi, in cui non si dilatano transetti trasverali, ne compromettano come nel tempio Parshvanath il raccoglimento della mole intorno al sikkara),  o dei templi hindu rettangolari e alla Devi del Teli Ka mandir, in Gwalior, di Barwa Sagar, del Gadarmal in Patari Badoh. Senza con ciò nulla togliere alle indubbie e diverse  contese  figurative che rivelano le asportazioni e sovrapposizioni di statue,  pur spiegabili con l'intento conflagrante di rendere predominante l una o l'altra connotazione della dea,



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