mercoledì 14 gennaio 2015

due figli indiani dell'antimateria

Due figli indiani dell'anti-materia
Al finire della lezione di ieri sulla denominazione delle parti del corpo umano in Italiano, quando in ufficio ho intrattenuto brevemente Ajay e Mohammad sul capitoletto della Encyclopedia junior che Ajay per parte sua non aveva sfogliato nemmeno una volta, dove si parla dello spazio, di materia ordinaria, energia e materia oscura, le loro menti si sono aperte d’improvviso come folgorate.
Mohammad si chiedeva se materia oscura fosse la stessa luna che si rende invisibile con il cessare della luna piena.
Ajay era pronto a replicargli che solo temporaneamente non è più visibile, mentre la materia oscura non lo è mai.
“E’ lo stesso per l energia oscura”, dicevo loro, traducendogliela con il termine di sakti
E per rendere loro intelligibile l infinità immensa della cosa, li facevo riflettere sui dati enciclopedici secondo i quali l’energia oscura è il 70% della sostanza spaziale, la materia oscura il 25%, elio ed idrogeno sono il restante 4% , mentre gli elementi pesanti che costituiscono il mondo dei nostri sensi, ciò che vediamo, udiamo, odoriamo, tocchiamo, che crediamo che sia tutto ciò che c’è, sono soltanto lo 0,3% del tutto, poco più che lo 0,6 % l'ammasso stellare.
"Com’ è possibile si chiedeva Mohammad, che esista una realtà che è invisibile?
“ E Dio è visibile?" gli chiedevo facendo appello alla sua fede islamica, una certezza per lui indubitabile, come lo è  l' induismo per  Ajay.
“ Nooo… sorrideva- Ma come sappiamo che l energia oscura esiste?
Lo invitavo a leggere la breve nota didattica della prima delle due pagine, che chiariva come senza un’energia oscura che contrasti le forti gravitazionali, non si spiega come l'universo sia in espansione.
“ Saremmo concentrati tutti in un punto senza estensione”
Il punto, o bindhu, in cui si conclude il riassorbimento di ogni cosa che viene alla luce, secondo quanto significa il pinnacolo terminale del tempio hindu, come gli spiegherò stasera, da cui tutto fuoriesce alla sua nascita e in cui tutto rientra alla fine, quanto dalle fauci dei volti di gloria dei kirtimukka rutilanti catene di fiori e campane.
Mohammad mi incalzava e mi chiedeva quale fosse per me la domanda più importante da porsi durante tutta una vita.
“ Credo che sia chiedersi che cosa ci può fare vivere oltre la morte “ gli rispondevo in tutta verità.
“ Per me la domanda più importante è “ chi sono io”?” mi replicava Mohammad, che la mia risposta non aveva turbato, come era accaduto invece altre volte, quando gli avevo fatto presente che la mia vita è già quasi tutta trascorsa, che la mia mente in gran parte è già andata, quanto fosse già prossimo al samadhi del nirvana
 Venivo intanto riponendo i libri nello zaino , senza staccarmi dalla seggiola in cui ero insediato dietro il tavolo, per la mia sedentarietà artrosica, mentre Ajay stava staccando la luce prima di chiudere l ufficio, ed a lui mi rivolgevo scherzoso, per volgere in celia sul finire il nostro discorso, come già era avvenuto in precedenza, accennando alle mosse di danza manuali di katak, che per Salim , che li scansava divertito, era la minaccia di gesti di katak- karatè-
“ Ma noi, Ajay, la sappiamo, vero, la risposta alla domanda sul conto di Mohammad..”
“ Yes” confermava Ajay ridendo” Un jokar”. Che è a dire un pagliaccio, come tende giocosamente ad atteggiarsi Mohammad, che sabato scorso, non senza la mia complicità, ha volto irresistibilmente in facezia anche quello che avrebbe dovuto essere un punishment day, per i dati catastrofici dei suoi test scolastici,  aggravati dalle risultanze dei registri di classe che conclamavano, che prima, e ancor più dopo gli esami, non era quasi mai andato a scuola, a scorno del fatto che gli avessi pagato la retta .
Ad onore del vero il presunto punishment day per il ragazzo lo era stato per davvero solo agli esordi mattutini, quando a un Salim compunto e triste il principal aveva imposto la mortificazione che alla sua presenza di tutor si  tirasse le orecchie come un somaro, e  quando in seguito egli gli aveva prospettato, senza dar corso alla cosa, di trasmettere i dati sconfortanti a suo padre, prima di convenire presso il suo spaccio di the con Salim ed Ajay, il quale ultimo, per parte sua, non aveva gran che di cui vantarsi, poichè aveva racimolato una percentuale nei voti che se era sufficiente, ( non soltanto di zero virgola qualche decimale e centesimo, o poco più, )era poco più della metà di quella ottenuta dalla sorellina Poorti.

“ Volete veramente dire tutto a mio padre?”
“ Assolutamente, vero, Ajay? - che egli chiamava  in causa come se dovesse con lui colludere in un atto di perfidia-. Non appena avremo bevuto dal papà di  Mohammad il nostro the”
“ Ma oggi costa cento rupie..”., non le cinque del suo costo reale-
Costandogli ben più di cento rupie effettive, a causa sua, quel giorno di punizione che oltre che per il padre si era rivelato tale  soprattutto per lui, anche materialmente, a causa delle spese che aveva dovuto sostenere per riparare il seggiolino metallico, che sedendocisi sopra, era riuscito a spaccare in quattro punti l’amico suo che era stato una seconda volta l intruso in ufficio la sera prima, facendogli maldigerire, che ancora una volta, vi sostasse in attesa che Salim finisse quanto prima di fare solo presenza alla lezione di italiano, per essere di ritorno con lui in motocicletta quanto prima in Manjurnagar, benché il padre , senza che egli fosse riuscito ad intenderne le parole,  gli avesse detto al telefono che poteva restare a lezione più a lungo, come Ajay non aveva mancato di disvelargli
La sua stessa seggiola si era rotta contemporaneamente, al soprassalto che avevo avuto vedendo quel ragazzo ruzzolare, e il suo carico in spalla, e sopra la testa di Salim, fino all' officina in cui era  stata riparata e di rientro in ufficio, si era convertito nella  pena corporea simbolica concordata con il ragazzo, prima che egli dovesse pagargli anche la riparazione delle  sue  scarpe usate che gli avevo ceduto, e l’acquisto di un paio di calzini, Salim non avendone egli che di rotti.

Durante la lezione serale l’impegno profuso da parte d’ambo i reprobi miei studentelli era davvero encomiabile, quanto poco più che consolante, che  quelle tirate d’orecchie, scuse in lacrime, dichiarazioni contrite di buoni propositi di ravvedimento,  le aveva  accolte come delle imbarazzanti messe in scena inscenate non richieste, per niente come i convincenti attestati di un ravvedimento sulla cui definitività potesse già contare, quasi che fosse a partita già vinta, né i risultati davano margine a facili illusionidel resto quelle tirate d’orecchie, scuse piangenti, dichiarazioni contrite di buoni propositi di ravvedimento, per quanto sincere le avevo accolte come imbarazzanti inscenate non richieste, per niente come convincenti attestati di un ravvedimento sulla cui definitività potessi già contare, quasi che fossi a partita già vinta, né i risultati davano margine a facili illusioni, visti gli esiti delle loro formulazioni degli usi di sopra, sotto, davanti, dietro, vicino, dentro , in funzione di preposizione avverbiale
C'è l'armadio dentro la camicia
c'è il letto sopra la finestra
c'è la libreria dentro i libri
C'è il letto sopra il cuscino
C'è il letto dietro il muro
Mohammed e Ajay , figli indiani surreali dell anti-materia.Due figli dell'anti-materia
Al finire della lezione di ieri sulla denominazione delle parti del corpo umano in Italiano, quando in ufficio ho intrattenuto brevemente Ajay e Mohammad sul capitoletto della Encyclopedia junior che Ajay per parte sua non aveva sfogliato nemmeno una volta, dove si parla dello spazio, di materia ordinaria, energia e materia oscura, le loro menti si sono aperte d’improvviso come folgorate.
Mohammad si chiedeva se materia oscura fosse la stessa luna che si rende invisibile con il cessare della luna piena.
Ajay era pronto a replicargli che solo temporaneamente non è più visibile, mentre la materia oscura non lo è mai.
“E’ lo stesso per l energia oscura”, dicevo loro, traducendogliela con il termine di sakti
E per rendere loro intelligibile l infinità immensa della cosa, li facevo riflettere sui dati enciclopedici secondo i quali l’energia oscura è il 70% della sostanza spaziale, la materia oscura il 25%, elio ed idrogeno sono il restante 4% , mentre gli elementi pesanti che costituiscono il mondo dei nostri sensi, ciò che vediamo, udiamo, odoriamo, tocchiamo, che crediamo che sia tutto ciò che c’è, sono soltanto lo 0,3% del tutto, poco più che lo 0,6 % l'ammasso stellare.
"Com’ è possibile si chiedeva Mohammad, che esista una realtà che è invisibile?
“ E Dio è visibile?" gli chiedevo facendo appello alla sua fede islamica, una certezza per lui indubitabile, come lo è  l' induismo per  Ajay.
“ Nooo… sorrideva- Ma come sappiamo che l energia oscura esiste?
Lo invitavo a leggere la breve nota didattica della prima delle due pagine, che chiariva come senza un’energia oscura che contrasti le forti gravitazionali, non si spiega come l'universo sia in espansione.
“ Saremmo concentrati tutti in un punto senza estensione”
Il punto, o bindhu, in cui si conclude il riassorbimento di ogni cosa che viene alla luce, secondo quanto significa il pinnacolo terminale del tempio hindu, gli spiegherò stasera, da cui tutto fuoriesce alla sua nascita e in cui tutto rientra alla fine, come dalle fauci dei kirtimukka rutilanti catene di fiori e campane.
Mohammad mi incalzava e mi chiedeva quale fosse per me la domanda più importante da porsi durante tutta una vita.
“ Che cosa ci può fare vivere oltre la morte “ gli rispondevo in tutta verità.
“ Per me la domanda più importante è “ chi sono io”?” mi replicava Mohammad, che la mia risposta non aveva turbato, come era accaduto invece altre volte, quando gli avevo fatto presente che la mia vita è già quasi tutta trascorsa, che la mia mente in gran parte è già andata, quanto sono già prossimo al samadhi del nirvana
Intanto ero intento già a rimettere i libri nello zaino , senza staccarmi dalla seggiola in cui ero insediato dietro il tavolo, per la mia sedentarietà artrosica, mentre Ajay stava staccando la luce prima di chiudere l ufficio, ed a lui mi rivolgevo scherzoso, per volgere in celia sul finire il nostro discorso, come già in precedenza, accennando alle mosse di danza manuali di katak, che minacciavano di essere gesti di katak- karatè-
“ Ma noi, Ajay, la sappiamo, vero, la risposta alla domanda sul conto di Mohammad..”
“ Yes” confermava Ajay ridendo” Un jokar”. Che è a dire un pagliaccio, come tende giocosamente ad atteggiarsi Mohammad, volgendo irresistibilmente in facezia anche quello che avrebbe dovuto essere sabato scorso un punishment day, per i dati catastrofici dei suoi test scolastici, aggravati dalla conclamazione dei registri di classe che prima, e ancor più dopo gli esami, non era quasi mai andato a scuola, a scorno del fatto che gli avessi pagato la retta .
Ad onore del vero, e non glielo tacevo, il presunto punishment day era stato ancor più per me e suo padre un giorno afflittivo , e solo il suo stato d'animo compunto e triste evitava che si rivelasse una farsa la mortificazione che si tirasse le orecchie come un somaro, dicendomi sorry, alla presenza del principal della scuola dopo la ramanzina di questi, o che lo divenisse la trasmissione dei dati sconfortanti a suo padre, presso il cui spaccio di the ero convenuto con Mohammad ed Ajay, il quale, ultimo, per parte sua, aveva racimolato una percentuale nei voti che se non era di zero, virgola qualche decimale e centesimo, era la metà di quella ottenuta dalla sorellina Poorti.
“ Volete veramente dire tutto a mio padre?”
“ Assolutamente, vero Ajay? - che chiamavo in causa come se dovesse colludere con un atto di perfidia-.Non appena avremo bevuto dal papà il nostro the”
“ Ma oggi costa cento rupie..”
Costandomi ben più di cento rupie effettive, a causa sua, quel giorno di punizione che lo era stato soprattutto per me stesso anche materialmente, per le spese che avevo dovuto sostenere per riparare il seggiolino metallico che era riuscito a spaccare in quattro punti, sedendocisi sopra, l’amico suo che era stato una seconda volta l intruso in ufficio la sera prima, facendomi maldigerire, che ancora una volta, vi sostasse in attesa che Mohammad finisse quanto prima di fare solo presenza alla lezione di italiano, per fare ritorno con lui in motocicletta in Manjurnagar, benché il padre gli avesse detto al telefono che poteva restare a lezione più a lungo, come Ajay non aveva mancato di disvelarmi.
La mia seggiola stessa si era rotta contemporaneamente, al soprassalto che avevo avuto vedendo quel ragazzo ruzzolare, e il suo carico in spalla e sopra la testa di Mohammad fino al' officina in cui è stata riparata, e di rientro in ufficio, si era convertito nella sua pena corporea simbolica, prima che dovessi pagargli anche la riparazione delle mie scarpe usate che gli avevo ceduto, e l’acquisto di un paio di calzini non avendone egli che di rotti.
Durante la lezione serale l’impegno profuso da parte d’ambo i reprobi miei studentelli era davvero encomiabile, quanto poco più che consolante, del resto quelle tirate d’orecchie, scuse piangenti, dichiarazioni contrite di buoni propositi di ravvedimento, per quanto sincere le avevo accolte come imbarazzanti inscenate non richieste, per niente come convincenti attestati di un ravvedimento sulla cui definitività potessi già contare, quasi che fossi a partita già vinta, né i risultati davano margine a facili illusioni, visti gli esiti delle loro formulazioni degli usi di sopra, sotto, davanti, dietro, vicino, dentro , in funzione di preposizione avverbiale
C'è l'armadio dentro la camicia
c'è il letto sopra la finestra
c'è la libreria dentro i libri
C'è il letto sopra il cuscino
C'è il letto dietro il muro
Mohammed e Ajay , figli indiani surreali dell anti-materia.

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