giovedì 27 aprile 2017

Di Mohammad e di Kailash

“Sono superiore al pericolo…. I don’t love my life Non amo la mia vita- ieri mi diceva  un Mohammad tristemente sprezzante nel giustificare perchè  raggiungesse i 100 all ora guidando la motocicletta da Khajuraho a  Chhatarpur, impiegandovi solo 35  minuti. per percorrere  la distanza intercorrente.
“ Ma io amo la tua vita, con te andrò invece ai 50 all ora.”, se come avevo sognato che potesse avverarsi,  noleggiassi per lui un motorbike,  e pagando il pieno di benzina insieme ci avventurassimo per le strade dell India , il che è quanto mai sconsigliabile che mi riproponga ma  è già del tutto fattibile, in virtù della licenza di guida che fin d’ora mi è possibile fargli ottenere, visto che nell identity card figura avere già diciannove anni in luogo dei suoi diciassette. effettivi
La sera prima, nonostante gli avessi detto quanto pervenissi stanco, ad ogni costo aveva voluto raggiungere la mia casa facendosi trovare già nella mia stanza ad attendermi,  al mio arrivo in tuc tuc insieme con Kailash, Poorti e Chandu,  stremati e felici,  dalla stazione ferroviaria cui eravamo  arrivati da  Mahoba,  con il treno che avevamo preso quanto mai fortunosamente più di un’ora prima, dopo che nel  circondario avevamo visitato in giornata i templi Chandella in granito di Dauni  e di Makarbai.
Troppa era la depressione da cui  dal tardo pomeriggio si sentiva oppresso,  ed aveva il bisogno di ritrovarsi in mia compagnia senza attendere l indomani, anche solo per usare il computer nelle schermaglie dei videogame che vi aveva installato per Chandu..
E tanto è bastato perché si rasserenasse, e con me ritrovasse  la quiete mentale. A sconvolgerlo era stato il pensiero che Mouskan, dopo avergli imposto di non contattarla, fossero ormai più giorni che non lo  ricercava più minimamente, da che era partita per Panna per recarvisi ai festeggiamenti di un matrimonio, ponendo termine alla profusione di messaggi, saliti a oltre 1300,  che erano intercorsi tra loro nel giro di una settimana. Qualche suo “amico” per  giunta gli aveva riferito di averla avvistata  raggiante nella vicina Rajnaagar A tal punto , io che già l’avevo pregato di non ferire il cuore della ragazza  infierendo su di lei con male parole,  gli ho di fatto ingiunto di non  ricercarla più di sua iniziativa, per non restare vittima del riproporsi di un irretimento reciproco che con l’amore ancora ben poco aveva a che vedere, al più con il mero desiderio di essere amati , attraendo e irretendo l un l’altra a vicenda nella propria rete, nel modo più crudele ed egoista. “ Di sicuro tu hai bisogno che ti ami,  come M. ha bisogno che tu non viva che per lei. Ma nelle tue parole non sento mai l impronta di lei nel tuo animo. Io quando penso a Chandù è tenerezza infinita che si spande intorno.”


Anche quando la ragazza si era mostrata vogliosa di recarsi a Panna per la cerimonia nuziale, egli non aveva sentito nessun impulso a farsi partecipe della sua gioia., a  farsi comprensivo del fatto che lei potesse trovare la gioia lontano da lui, come lui aveva tutto il diritto di essere felice da lei in disparte.
Ma Mohammad è ragazzo dalla prodigiosa mente sventurata e l indomani poteva già offrirmi una rielaborazione religiosa dei miei rilevi.
“ E così come tu dici perché Allah ha dato a ognuno la sua via da seguire, e noi non dobbiamo  disturbare i suoi disegni”
Ma ora, lei a sua volta, che  se ne curava lei del suo bisogno di ritrovarsi capace di fare qualcosa per i suoi, di pervenire una sua forma di lavoro e di guadagno,  dopo che anche a causa di lei aveva perduto l’anno di studio finale?
Mohammad si era talmente  riconosciuto  nelle mie nuove direttive, che il giorno seguente, al madhur cafe, si è riproposto di non sposarsi mai e poi mai, vita natural durante, visto  quel che gli aveva riservato avere amato una ragazza. .
“ Seguirò il tuo esempio, mi ha detto, anche se per me resta un mistero perché non ti sei sposato” Quanto all’amore, se avesse dovuto scrivere un capitolo ulteriore a proposito, dopo che le settimane scorse lo aveva esaltato perché dà nuova vita,  avrebbe avuto ora da dirne  soltanto che era un veleno
Io mi sono limitato a sorridere a ogni sua asserzione,  alla sua ennesima riproposizione di un suo scambio  di battute con un pandit  hindu, che egli ovviamente aveva nuovamente lasciato a bocca asciutta con la sua sagacia, quando al vecchio aveva chiesto perché mai si dovessero fare offerte a un Dio, se  è Dio che come un padre  invece ha tutto a noi da offrire. E che  non gli parlassi oltre, perché non ne dicesse peggio, della pellegrina che nella ricorrenza incombente l indomani di Amausia, gli avevo raccontato di aver visto lungo la via che proveniva dalla stazione ferroviaria che si stava rotolando per chilometri e chilometri fino al tempio Matangheswara  del Dio Shiva. Si trattava solo di stupidità, nient’altro che di stupidità, della pretesa stupida di voler forzare il Dio a darti ascolto per prima, nel recarsi da lui in udienza per qualche favore.speciale.
Nessuna comprensione per la devozione e la fede che vi si esprimeva.
Quanto poi all uso del sorry , il carissimo ragazzo non era di meno impietoso: facile e comodo,  con una parolina così semplice e breve, pensare di porre rimedio a qualsiasi disastro e guaio si sia combinato.
Poi aveva le parole più dolci e grate da riservarmi, mentre mi divertivo o avevo comprensione di ogni cosa che mi dicesse, senza staccare lo sguardo dal suo incantevole volto adorato.” Come mi piace la mia amicizia con te… tu sai ascoltarmi in ogni cosa che dico. Non mi accogli solo per gioco…”
Ma oggi  il mio turbine l’ha  coinvolto, quando si è fatto latore per telefono e poi di persona, sopraggiungendo come un angelo di primo mattino nella mia stanza,  dell’ interessamento di Kailash per un terreno su cui edificare .
Che mi sconvolgeva  è che si appressasse lo stesso Ajay per  vedere se era la volta buona che mi smuovevo a un simile acquisto, e che lo stesso Mohammad condividendo le ragioni del mio clan familiare, mi facesse disperare sulla possibilità che la mentalità indiana possa recedere dai suoi partiti presi  più illogici e immodificabili.
Esasperato, nei modi esagitati in cui a Mohammad  dispiace  ritrovarmi, tornavo a ribadire che non aveva alcun senso al mondo che depauperando di oltre un quarto il mio ammontare in banca mi rovinassi per  assicurare una casa che non avrebbe prodotto alcun  reddito,  e   disporre della quale  mi avrebbe consentito un risparmio mensile solo di 2,500 rupie, nemmeno quaranta euro,  quando Kailash non dispone di alcun lavoro che gli dia un reddito che gli consenta di restarvi insediato.
Tornavo a ripetergli a gran voce come un anno fa, che non ha più alcun valore il detto, in India, che chi ha una casa ha tutto, il che può avere una sua verità  nei villaggi indiani in cui non c’è fornitura di energia elettrica di cui pagare il bill alla power house, in cui si beve qualsiasi sorta d’acqua naturale cui si possa attingere, e il calore della cottura dei cibi è assicurato dai pannelli di sterco e dalla sterpaglia raccolta nella giungla, mentre la cenere è un detersivo universale, ma non vale più affatto dove si usa il gas per cuocere, l’energia elettrica è erogata almeno durante una fase della giornata, e l’acqua quotidianamente può essere  fornita filtrata in ogni casa.
Non era  stato lo stesso Mohammad che forte della sua esperienza cittadina, di provenienza, al detto che la casa è tutto di cui si era fatto portavoce Ashesh, il nipote di Kailash , quando la questione era stata riavanzata  un anno or sono, proprio di questi stessi tempi,  aveva replicato che è tutto invece avere un buon lavoro?
E non lo sapeva, per quanto mi è vicino,  come l oncle Kailash,  dell’anoressia economica della depressione che mi angustia, di cui affliggo  me stesso non meno degli altri per  poter  calmierare ogni altrui pretesa sulle mie  residue  fortune, in primis quanto al sostentamento  nella sua vegetatività televisiva  della mia avola materna?

Mi sentivo tradito, come mi sentivo di nuovo lo straniero tra degli indiani che lo disconoscono, nel ritrovarmi presso Kailash e i nostri cari, per i quali nulla dunque contava di ciò che facevo e di cui mi privavo per loro,  per la seconda volta, nel frangente,  della possibilità almeno di un viaggio di ritorno a  Delhi, visto che era solo perché fornissi loro una casa che mi tenevano con loro in famiglia?
Che mi calmassi, il  discorso era chiuso, non  avrebbe  più avanzato e ripreso pretese o richieste del genere, mi tranquillizzava kailash quando di mezzogiorno intercettava una mia telefonata a Mohammad,  avremmo  pensato solo e soltanto a come risparmiare su di tutto quanto più fosse stato  possibile, a iniziare da quanto mi serviva per colazione, pranzo o per cena, che forse avrei potuto consumare di fuori più economicamente.
“ Sei in collera con me , Kailash, gli d chiedevo di pomeriggio quando lo ritrovavo avviato di nuovo al tuc tuc, lungo il mio stesso cammino che mi conduceva a rivisitare i primi templi  di Khajuraho, per chiarirmi quanto avessero a che vedere con quelli ugualmente in granito dei dintorni, ad accertare in che mai realmente differissero le modanature di un kapota e di un pattika, identificate come tali da Krishna Deva
“ No, lo sono con me stesso…”
Non ne hai ragione, amico mio.  Stamattina ti ho visto andare al lavoro  che erano le sei.
Non ci resta che continuare il nostro lavoro senza  alcuna fortuna. Tu  alle prese del tuo tuc tuc, io dei miei templi . Di ritorno dal Matangheswarami sarei con lui intrattenuto sul tuc tuc che aveva messo in sosta davanti al  Museo archeologico,
E con tenerezza e amore per il mio grande amico, my best friend, scoprivo quante cose avesse pensato sul proprio futuro per sovvenire non solo alle mie spese per i nostri comuni familiari, ma per porre qualche rimedio alla situazione di Mohammad e di suo padre.
Al ragazzo, in attesa che cin la fine della stagione calda  potessero assumerlo in hotel, aveva proposto di mettersi al lavoro nel nostro negozio di handicrafts, spartendo a metà l’eventuale guadagno.
E il padre,  sarebbe rimasto in kanpur o avrebbe fatto ritorno  a Khajuraho? Al ragazzo aveva pur detto che in India a differenza di come aveva fatto suo padre, ci si muove dalle campagne alle città e non  viceversa., per fare fortuna Avesse comunque fatto ritorno, siccome a quanto gli ribadivo  non avevo i mezzi per aprirgli un negozio, come al padre di Mohammad aveva fatto credere, poteva  usare il suo tuk tuk , spartendosi il guadagno a metà, mentre Kailash a quarantenni avrebbe fatto ritorno al lavoro  albergo, adattandosi a pulire le camere e i bagni,  pur di avere un guadagno certo. Quanto Kailash? Quattromila rupie , poco più di 50 euro al mese, per un lavoro che lo avrebbe tenuto impiegato dalle otto del mattino fino alle nove di sera.
E i bambini? Chi li avrebbe condotti a scuola? Quando mai lo avrebbero avuto in  casa?
E’ il lavoro con il tuc tuc che in realtà gli piace, un  lavoro per il quale benché lo abbia esercitato a lungo non ha propensione il padre di Mohammad. Come potrebbe intercettare i turisti alla stazione, portarli in giro nei sightseings, se non sa parlare una parola d’inglese’
Il lavoro in hotel prevede anche l impiego in un ristorante, dove saprebbe cavarsela meglio.
Si vedrà, si rimedierà.
Il  rientro a casa mi avrebbe riconsegnato alla gioia di ritrovarvi insieme, in armonia ricomposta, nella television room  Kailash dedito a una presa di gutka, nella mia stanza Mohammad intento al computer, Chandu che usciva dalla cucina con allegria festante.


 The relations   are like one thread,  when we live far not  by body but by   hearth   are drawn and  they broken. More we are sweet more they are strong more we are hard more they are week.





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