lunedì 27 gennaio 2020

l'appartamento


“ Sembra che adesso che devo lasciare l’appartamento, tutti mi si rivolti contro al suo interno” il professore in quiescenza dice all’anziana signora del condominio che l ha più in simpatia, nel recarsi a fare la spesa mentre lei sta rientrandone.
“ Prima si è svitato il sedile del water e non ci sono più pezzi di ricambio, poi mi si è rotta la tapparella, ed il boiler ha finito di vivere., anch’esso senza più possibilità di ricambi”
“ la verita è che c’è tutto di vecchio al suo interno”, lei gli replica, come ben lasciano intendere le finiture di legno marcite delle finestre che si affacciano sul cortile in cui discorrono.
“ Lei ha più che ragione, sono vent anni che ci sto dentro ed era stato solo riordinato prima che l’affittassi. Il boiler è addirittura di oltre trent anni fa. Mai che il proprietario abbia profittato delle mie lunghe assenze per riparare o rimodernare…”
In realtà un tacito compromesso si era creato tra lui e l ingegnere, nella loro reciproca incuria. Il proprietario lasciava che tutto si ammalorasse senza intervenire, , ed egli non si curava che di viverci dentro solo con un minimo di decenza, intasandone ogni spazio di libri su libri, di sterminate videocassette e dischi cui erano subentrati dvd su dvd e cd rom di ogni genere di musica antica, prima che a tutto ponessero un limite la miseria ch’era subentrata con il suo pensionamento. e la perdita di ogni autosufficienza di sua madre e la necessità che fosse assistita depauperandolo, insieme con l’avvento degli e-book e delle memorie esterne degli hard disk, divenuti la sua cineteca portatile. La mortificazione della sua esistenza era divenuta facile preda della sua depressione, che ora rigettava tutto ciò che un giorno l’aveva motivato a lasciare il suo borgo natio per la città e ad avventurarsi da solo nell’esplorazione in viaggio di ogni antica civiltà euroasiatica, facendone un turistofobo nemico di movida e di qualsiasi sorta di viaggio che non fosse navigare in internet o scorrere le pagine dei libri d’arte, di ogni sorta di concerto o festival che gremiva di turisti la sua città d’arte per arricchire chi era già ricco e rendere più colto chi era già colto, in nome del tempio della cultura contro i suoi mercanti tutti, che non mancava di fustigare in ogni sua lettera che inoltrasse ai direttori dei giornali locali, per la sola appariscenza del decoro urbano di cui si interessavano, sostituendo al bello e all’eleganza la fashion stilistica che aveva improntato della sua pretenziosità escludente ed esclusiva tutti i monumenti della città, uniformandoli di una medesima tinta nobiliare,ch e fossero rinascimentali, barocchi o neoclassici, a interni di ristoranti e caffè sostituendo il sedere tra il traffico per l aperitivo , nei plateatici di sgabuzzini assurti a locali.
“ quando una città bella è una città giusta, tornava a ripetersi, che costruisce il suo futuro a partire dagli ultimi.”
Giorno dopo giorno, con il procedere dei costi dell’assistenza dovuta alla madre e del suo conseguente impoverimento, l’ammalorarsi della casa aveva finito per accompagnare il suo degrado. Dopo che nella stanza dei libri ed in veranda, l impianto di illuminazione aveva smesso di funzionare anche in soggiorno, ed egli si era ridotto a digitarvi al buio quando lavorava al computer , senza avere più nemmeno lo spirito di contrastare gli eventi provvedendosi di una lampada da studio. Chiamare un tecnico , che solo per venire ad accertare intascava senza ricevute quanto lui spendeva in ina settimana per alimentarsi, il tutto senza fatture, era per lui recare offesa alla sua dignità di scrittore, che in assoluta liberta scriveva solo per necessità, ai suoi scrupoli che gli facevano riscrivere per l ennesima volta la stessa pagina di uno dei suoi tanti studi dei templi dell’india più meravigliosi e disconosciuti dai mainstream, prima di pubblicarlo in forma di ebook senza alcuna remunerazione di sorta. E più veniva realizzando le sue opere più si sentiva socialmente morto, come lavoratore culturale, in una città introflessa a tal punto nel suo patrimonio artistico, che vi era pubblicabile solo l ulteriore scritto sull ulteriore ritratto ritrovato all’asta di chi ne fu principe e duca, o sulla ulteriori ricette scovate nei quaderni di nonne e di zie di tortellini e tortelli, , che solo chi vi era cortigiano alla corte dell’amministrazione della città poteva avvalersi del dispendio di feste su feste del mostro gentile, pur che la gente se la godesse e pensasse solo a godersela e a ricambiare con il voto la serenissima altezza del Sindaco, fossero i mangiari argentini più truculenti o le più vacue mostre acchiappaturisti Poi, mentre sempre più versava per la madre e sempre meno il bonifico bastava , dal water si era staccato il sedile e nella sua tazza erano iniziate a scorrere perdite d’acqua. Insieme alla vergogna sociale di dover pagare in nero mentre non trovava che la luce dei suoi occhi il lavoro dei suoi scritrti, a lasciar scorrere perdite su perdite e a non intervenire l’induceva ora la miseria dello sporco e della confusione domestica che avrebbe dovuto esibire all idraulico: le incrostature della tazza simili a sterco, tra bidet, lavabo e vasca di una medesima sordida patina opaca, polvere e strascichi di sporco degli strofinacci annidati dovunque. La sua persona, allora che era autunno inoltrato e che la stagione era divenuta uno stillicidio di giorni piovosi, intanto aveva si finito di puzzare per il tanfo di salmone di cui odorava se si arrischiava tra la gente, a causa delle infezioni all inguine delle micosi che i puntualmente insorgevano con il sopraggiungere della calura estiva , ma con il freddo e per i diuretici che doveva assumere per rimediare a un edema, erano diventate continue le sue minzioni e anche i pantaloni di cotone a guisa di tuta che erano i soli che gli erano comodi si impregnavano di urina e del loro lascito maleodorante, che lo nauseava fino all estenuazione quando risaliva alle sue narici mentre scriveva al computer.
Aveva così cominciato a profumarsi, per non dovere più volte al giorno cambiare pantaloni e mutande, quando ancora pur avvertendosi impresentabile e infrequentabile faceva la doccia almeno un giorno si e un giorno no, tale e tanta per la sua corpulenza artrosica era la fatica di rivestirsi e di calzarsi. Per questo aveva fatto propria l usanza, che aveva ritrovato in India, di andare a letto senza svestirsi, sotto più paia di coperte senza entrare tra le lenzuola, conservando gli stessi abiti per almeno una settimana, egli, che quando saliva in cattedra, non mancava giorno che non cambiasse tutto il proprio abbigliamento.
Poi , nonostante l’assegno di accompagnamento e l’aumento del versamento del suo bonifico, erano sopraggiunte richieste intimidatorie dei suoi congiunti: versasse ancora di più, o l’avrebbero denunciato ai servizi sociali,.
Egli aveva imparato che nulla valeva per loro dei principi legislativi che imponevano un aiuto in proporzione delle proprie capacità, per loro che invece una casa l’avevano, ed un automobile, invece di vivere in un appartamento in affitto e di una sola bicicletta, loro per i quali era irrinunciabile tutto ciò che non poteva consentirsi per sovvenire alla madre, lo stesso riscaldamento, o l’aria condizionata, l uscita in pizzeria e al ristorante, che seguitavano a pretendere da lui che contribuisse ciononostante come loro, fifty fifty, altrimenti seguitava ad essere il figlio bastardo di sempre. Gli era concessa solo una strisciante resistenza passiva, un cedimento a poco a poco. Avesse fatto altrimenti l’avrebbero di certo denunciato, e lui sapeva che non gli sarebbe rimasto che non presentarsi nemmeno in tribunale,che anche la difesa d’ufficio non voleva e non poteva consentirsela.
A volte pensava di servire loro il piatto freddo immondo del suo suicidio, che morto per morto… volgendo nella catastrofe per la madre le cure della loro devozione filiale. E non c’era giorno che non dovesse distogliersi dall inconscia preghiera incessante che lei morisse all istante.
Quindi il boiler aveva smesso di funzionare, la sua fiammella non dava più origine alla fiamma quando apriva un rubinetto dell’acqua calda , ed aveva smesso così anche di lavarsi , di fare la doccia. Come se non bastassero le difficoltà che aveva a pulirsi il culo per la sua pinguedine artrosica, alle quali non aveva potuto porre rimedio neanche con delle spugne con il manico, da cui si erano staccate l uno dopo l’altra in pochi giorni.
Provvedeva di giorno in giorno a cambiarsi solo gli indumenti intimi, a lavarsi le parti del corpo con cui erano in contatto, confidando che il profumo e l’aria degli spazi aperti fugassero ogni suo possibile fetore quando era tra gli altri, che non si rilevasse che portava il solito cambio di pantofole scalcagnate, talmente era divenuta ardua l impresa di raggiungerle fino ad infilarle compiutamente.
Eppure per tutti restava il professore, come aveva indovinato che fosse la cassiera del supermercato di abbigliamento dove si era recato perché i pantaloni da tuta che aveva non bastavano per il ricambio che richiedeva il suo corpo.
Lui si sarebbe detto un professore in cui si era sfigurato come artista da giovane, soffocando per necessità nel dovere e nella prudenza tutta la follia dionisiaca che lo rendeva bellissimo e felicemente poetante e anormale da giovane, come avevo riscoperto di essere stato in una sua immagine che aveva ritrovato nelle sue carte , riordinandole e selezionandole per il trasloco.
Trent’anni di sofferenza che riaffioravano negli incartamenti di note e giudizi e richiami, di notte nei suoi ricorrenti incubi., il più delle volte trascinandosi a scuola come al suo macello. Nel suo senso di inferiorità congenito alla sua anormalità, si poteva chiedergli in famiglia più di non mutarsi in un peso per loro?
Il suo venir meno a ogni misura di decoro e decenza ora allontanava gli altri da sé quanto egli si faceva da loro più distante, non solo per evitare il loro rifiuto quando sentiva o temeva di essere maleodorante, e di apparire sudicio e trasandato, ma perché tutto ciò che per loro era indispensabile come benestanti o per quanto non si facevano mancare, per sentirsi persone riguardevoli e non spregevoli come dei miserabili gli apparivano vanità ingiustificate o assurdità insostenibili.
In realtà senza riscaldamento d’inverno lui si sentiva benissimo e la notte dormiva profondissimamente, immerso nei più erotici e lubrici dei sogni. Ma gli studenti di città protestavano lamentando che in classe mancassero le condizioni di vivibilità, se la temperatura nelle aule non superava per legge almeno dieci gradi centigradi quella che gli era abituale. Dentro l università il caldo era tropicale, e gli studenti studiavano in maglietta. Gli stessi pronti a scioperare contro i cambiamenti climatici, di cui il caldo snervante che esigevano d’inverno era il principale fattore antropico. E che dire di quei turisti che lasciate le loro stanze surriscaldate, si concedevano lo sfizio di uno sprintz o di uno spuntino in piedi all’aperto o attavolati a un plateatico, nel loro essere fighettoni di moda.
Quanto alla sua ruggine accumulata, era solo buon grasso sebaceo e nient’altro, protettivo, che solo un antico bagno termale o un hammam o una sauna poteva disciogliere, non certo la doccia di rito, buona al più per sentirsi puliti nel corpo e dunque nell’anima, laddove il vero sporco è là dove poco può lo scroscio d’acqua ed occorrono le mani che lavano e rilavano, dietro le orecchie, il nostro punto sensibile come negli elefanti, sotto le ascelle, nell’area anale e genitale, sotto il prepuzio o dentro le natiche, tra le dita dei piedi, i punti del corpo tutti dove s’annidano bacilli e batteri, E quanto al suo rifiuto di svestirsi e di infilarsi tra le coperte, a contatto di lenzuola, federe e materassi, più nessun contatto con acari e pidocchi in essi a miliardi.
Quanto a quelli accumulati su tende ed i mobili, ha imparato con il tempo, che meno si spolvera e meno si accumulano.
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Ma al computer come si fa un’ ossessione che fa tornare ancora una volta sulla pagina dei saggio sui templi hindu che deve inoltrare a un’indologa, perché essa sia pulita di ogni imprecisione o approssimatività, nitida nella sua terminologia specifica, senza disordine o confusione, senza alcuna ambiguità referenziale,ostinatamente ripetitiva piuttosto che ambigua in ogni sua forma pronominale, attentissimo alle esigenze di comprensione cristallina del fantasmatico lettore.
Peccato, soltanto, che d’inverno siano spariti dai vetri del bagno, i ragni che ammirava tanto nel loro vigilare sui moscerini che si avventuravano lungo le lastre, prima di scattare in un balzo e in un tutt’ uno ghermirli. Con gli scarafaggi, al suo sopraggiungere così rapidi e stolti nell’avventurarsi fuggendo proprio sotto le sue suola , veri suoi compagni di sventura






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