martedì 21 settembre 2010
con ancora più perseverante pazienza
Con perseverante pazienza, anche oggi sono stato al telefono a sentire da Kailash le ulteriori ragioni per le quali trova il modo di differire il rientro al lavoro presso l’ hotel Harmony, nel tourist shop presso i templi Jaina: ora si tratta di terminare la recinzione dell’ingresso alla capanna della nonna e all’orto delle pianticine che sono cresciute dalle mie sementi che vi abbiano interrato in agosto, per evitare che i bufali vaganti possano entrare a brucarle,. Prima ancora è stato per lui il caso di farvi ritorno per irrorare di insetticida le foglie delle pianticine di angurie e di zucchine già rigogliose, come lo sono ancor più i riquadri di basilico e rucola, il giorno seguente quello in cui aveva l'animo di farlo, perché la pioggia del giorno avanti avrebbe dilavato dalle foglie l’insetticida che vi avesse sparso.
La giornata di ieri non è bastata a terminare l’opera di recinzione, per predisporla ha dovuto divellere e trasportare rami e sterpi, recandoli con sé fin dalla piccola giungla ch’è prossima ai campi di tilli della nonna, distanti qualche chilometro.
Nelle sue procrastinazioni c’è l’ostinazione e la confidenza del bambino che insiste ad attendere a ciò che gli sta a cuore incurante di richiami e moniti, della premura delle sollecitazioni amorose, talmente è preso dall’opera cui è intento, tanto più che così evita la lezione ed il compito.
“ Kailash, gli ho chiesto, perché l’orto è per te così importante, più che il fatto stesso che tu possa tornare al lavoro ?
“ Devi vedere come crescono bene il basilico e la rucola, se non me ne prendo cura il mio orto finisce..…”
Son tornato a chiedergli di esibire in offerta dei vasetti di rucola e basilico, quando le colture siano “paripakv”, ai ristoranti in Khajuraho di cucina italiana, il Mediterraneo, la Bell'Italia, gli ho finanche proposto di convertire in orto uno dei due campi della nonna che ha in affido, per sublimare la mia esasperazione in alcunché di fattibile.
Per tranquillizzarmi avrebbe comunque comunicato presso l’Hotel Harmony le ragioni per le quali si renderebbe di nuovo disponibile a riprendere il lavoro solo dopo la data già prestabilita,- da parte loro non si sente l’urgenza che si presenti al lavoro, mi ha rasserenato, i turisti che sopravvengono sono ancora pochi…
Non ho così ripreso ad esagitarmi interiormente, come quando, giorni or sono, dopo che gli ho trasmesso il mio aiuto ulteriore, e che l’ha rimesso nelle mani dell’analfabeta Vimala, perché “ less I ve money, less I spend”, e la moglie sa come intimidirne le richieste di denaro,- il mio sacrificio economico l' ho sentito cadere nell'insufficienza del suo darsi da fare quotidiano, delle cure che responsabilmente si assume sino all’angoscia estrema dentro l’orizzonte di vita che si circoscrive, per delimitare l'ansia , della sua incapacità di prefiggersi altro, benchè negozio, e bufale e campi, non bastino a d assicurargli la stessa sopravvivenza, e la sua vita dipenda ancora pressoché in tutto dall’aiuto che gli presto.
Un tormento che mi scuote, finchè non si placa nella consapevolezza dell’accettazione, che in effetti, non c’è nient’altro al presente che sia possibile fare, e che Chandu, Poorti, e Ajay, come era del nostro Sumit, vivono contenti della felice inconsapevolezza di essere nelle fragili mani di un uomo dal loro stesso cuore infantile. Quanto puro nel suo agire più interessato, nel chiedermi tutto e nel darmi ancor più, ogni giorno che il telefono squilla e che mi annuncia che egli di nuovo ricerca al telefono la mia solitudine in attesa, che al suo allegro saluto subito si scioglie del timore che insorge che debba annunciarmi la nuova tragedia, per correre a richiamarlo.e ritrovarsi nella sua quotidianità indiana, i cui cieli caliginosi di pioggia e già oscurati dalla sera incipiente, subentrano alla luminosità settembrina degli ultimi pomeriggi in cui in Italia si estenua l'estate.
“ Voglio farmi sadhu, mi diceva sempre l’altro giorno, una volta che Ajay, Purti, e Chandu siano cresciuti e abbiano tutto, possano provvedere da soli al loro futuro… Così potrò dedicarmi solo alle offerte al mio dio, e avere good Kharma, una vita futura migliore”.
“ Anch’io lo voglio…
Lo saremo insieme…
Credo che lo voglia da ancor prima che morisse Sumit, e che lo voglia più che mai dopo la sua morte, poichè solo nel distacco da tutto può sopportare ancora di dover vivere a lungo.
Poiché lo sento teso dall'arco della nostra sventura, mi strazia, proprio sgranando i più grati ricordi della nostra ultima estate, di averlo potuto vedere ancora capace di essere cosi tanto felice, come quel giorno d’estate che ci siamo recati all' orto della nonna per dissodarlo, quando sul fare della sera ne era di ritorno in bicicletta, e tra le mandrie di rientro dal pascolo lo vedevo di spalle affrontare divertito i soprassalti cui lo costringeva il sentiero sterrato, alla testa di Ajay ed Ashesh.
Parlare poi dei nostri bambini, chiedere dell’uno e dell’altro, sentirli al telefono,è stato chiamarli all'appello, ad eccezione di uno, e nelle loro voci che mi parlavano, che si facevano distanti, sullo sfondo di grida e richiami,ho udito degli uccellini canori nel rombo di fondo, sul bordo fiorito della voragine spalancata dalla morte di Sumit.
Quando ad Ajay ho chiesto della scuola, delle difficoltà che riscontra, egli non è stato più in grado di nascondermi che sono riemerse le sue difficoltà nella lettura dei testi in inglese, che nuovamente gli pregiudicano la comprensione testuale di quasi tutte le materie, e anche Kailash ha preso atto di quanto fosse illusoria e ingannevole la promessa interessata formulataci dall'insegnante di Inglese, per averlo presso la sua scuola, quando ci ha assicurato che in tre mesi il bambino non avrebbe più avuto problemi nel leggere, di quanto fosse invece realistico il mio pessimismo , che io stesso avevo purtroppo disatteso, adattandomi a credere alla pochezza delle scuole indiane, per essere sollevato dai compiti che la consapevolezza che Ajay è in ritardo su tutto perché è dislessico, mi richiedeva di assumermi per lui.
“ In tre mesi invece non ho imparato nulla, cioè solo qualcosa” in quel something, anziché nothing, Kailash cercando di correggere la sua sfiducia di fondo nel suo primogenito, ch’era consapevole d’aver tradito ancora una volta.
Io stesso uscendo di casa, dopo che c'eravamo salutati ripensavo sconfortato come alla calamità terminale del nostro destino, alla passività remissiva di Ajay, che in India lo vota a soccombere,,alla sua mente senza storie e racconti, o fantasia di sorta, quando in cortile mi sono riavuto e sono tornato per comunicare a Kailash l'idea che mi era sopraggiunta, che il cugino Ashesh avrebbe potuto rileggere con Ajay il testo di ogni pagina di studio in classe, giorno per giorno, mentre Ajay avrebbe potuto prestarsi ad aiutare Ashesh in Matematica, non rinverdivo così le ragioni stesse per cui avevo proposto e si era deciso che il figlio della sorella di Kailash stesse nella nostra casa, frequentando la stessa scuola e classe di Ajay?
Ed un “good night “di un Kailash intimamente ancora più mio amico, ha salutato il mio congedarmi e il ritorno sui miei passi.
P. S. Parlavamo dei maestri coreani che gli avevano lasciato solo cento rupie, neanche due eurio al cambio, dopo che aveva aperto loro anche la casa del villaggio, li aveva recati per scuole e per dabha, aveva riunito alcuni orchestrali del suo villaggio perchèèsuonassero le musiche al cui fragore si erano sfrenati nelle danze con la gioventù ch'era accorsa, e Kailash mi ha replicato che non faceva niente, non faceva niente, perchè comunque avevano fatto offerte e dato la baksheeeh a insegnanti e bambini, e per lui tutto ciò di riflesso assicurava good kharma.
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