venerdì 30 dicembre 2011

nell'imminenza del Capodanno

“Kallu, e in India?”
“Now my hotel is full”
Peccato, che eccettuato un gruppo di francesi, si tratti di sud-coreani, che non gli consentono alcun margine di guadagno in forma di mance o di commissioni.
Nell’attesa del mio arrivo in India,se non avesse turisti da far pervenire in hotel con i quali raggranellare rupie ed intrattenersi a parlare, con loro standosene la sera intorno al fuoco acceso nel cortile dell'hotel, ora che in Khajuraho fa così freddo, la vita per Kailash si farebbe vuota quali le sue stanze d’albergo.
Prima di Natale era avvilito che solo sei stanze fossero occupate.
“E domani tutto l’hotel è vuoto… Mi sento male per questo”.
Di nuovo di malumore con il padrone dell'hotel, meditava di trasferirsi all' Agraseen Restaurant.
" Ora so il 90% di quello che avevo da imparare in cucina", spiando di nascosto i segreti degli ingredienti, dei dosaggi e delle cotture dei cibi, Kailash aveva oramai raggiunto lo scopo che voleva farmi credere che fosse l'arcano del suo spirito di sopportazione di ogni angheria che aveva patita prestando servizio in quel'hotel, che pure era tra i preferiri dei visitatori di Khajuraho, secondo i travelersnet works, ed al primo affronto ulteriore poteva oramai lasciarlo come e quando voleva,
Ma per Natale, con mia felice sorpresa, l’ho raggiunto al telefono che grazie a una turista della clientela prestigiosa dello stesso hotel era in viaggio da ore, divertito, addirittura in prossimità di Bhopal, con la ricca signora americana, assai avanti negli anni, ancor più grassa e claudicante di me, che l’aveva voluto al suo seguito sull’auto che aveva noleggiato per visitare Sanchi.
Ma più che ai monumenti, agli stupa o torana, era interessata alla campagna intorno, alle coltivazioni e agli animali al pascolo o che intralciavano il traffico.
In Bhopal gli ha offerto di dormire in un hotel a cinque stelle, ma il mio amico ha rifiutato per alloggiare con l’autista in un albergo economico, accanto al Richa Hotel dove eravamo stati con i nostri bambini l’estate scorsa, per recarci a visitare Bimbetka, Sanchi e Vidisha.
L’indomani erano risaliti in giornata fino ad Orcha, da dove sono ripartiti già la mattina seguente per Khajuraho, la signora americana non poteva intrattenersi più a lungo nel Bundelkand, il giorno dopo aveva un volo per Delhi.
Prima di lasciarlo, ha ripagato Kailash di duemila rupie.
Anche se nella sua voce tradiva una delusione nelle sue aspettative- al padrone d’hotel, in acquisti vari, l'american lady aveva lasciato oltre cinquanta mila rupie-, il mio amico sapeva che doveva sentirsi soddisfatto.
La signora gli aveva offerto ancor più che i pasti e l’alloggio durante il viaggio nei migliori hotel, stima e considerazione e un assoluto rispetto.
“ Con lei potevo parlare anche di paroupkara… E lo so, che con lei ed ogni altro turista devo fare tutto per il mio "good Karma"”.
Se invita ospiti a casa ora ha più consapevolezza che non deve attendersi nulla. Gli ho fatto intendere in tal senso, rifacendomi a me stesso, come sia disdicevole, per un ospite, retribuire chi ti offre di condividere il suo stesso cibo.
E domani, grazie alla sua rettitudine, potrà prendersi un congedo e festeggiare l'ultimo dell’anno al ristorante con tutti i quanti i nostri piccoli, talmente, lavorando duramente e onestamente, se non si è guadagnato alcuna maggiorazione della sua infima paga, ha acquisito il riguardo e l’apprezzamento del suo padrone, che non si attenta di certo ad alzare più la voce nei suoi confronti, ed in lui più che in ogni altro che sia alle sue dipendenze ripone fiducia.
E’a Kailash che egli si è rivolto da Delhi, dov’era per affari o per le sue vicissitudini sentimentali, al fine di sapere dell’andamento dell’hotel in sua assenza.
“ Erano le undici del mattino, e nessuno aveva fatto ancora niente, tutti gli altri lavorano in hotel solo per denaro…”
Kailash si è rivolto il mese scorso anche al suo antico padrone ch’è il suocero di quello attuale, perché con la sua autorevolezza intervenisse a rimetterlo in carreggiata, quando gli è parso di non potere consentire oltre che costui, distolto dal sesso, stesse lasciando andare in malora gestione ed affari dell’ albergo in cui lavora per una bazzecola.
“And Our Family?”
“ All tik-è”
Stanno bene, tutti quanti, solo Ajay ha un problema, lieve, di arrossamento degli occhi.
Mi sono limitato a dirgli quanto dobbiamo averli nel cuore, i nostri bambini, ripromettendogli, quando sarò da loro, di non fare mancare a tutti quanti un viaggetto in tuc tuc ogni giorno, nei vicini villaggi che sono talmente belli.
Come allineando pietra dopo pietra nell’edificare il negozio (che ha lasciato alla cura dei bambini e del padre come un gioco dimesso), ora conducendo un turista dopo l’altro in hotel e standosene in loro compagnia, sento, ed è ciò che più importa, che la sua mente continua a evitare il ricordo cui l’espone un’ eccessiva frequentazione domestica. Da cui ogni notte al suo incombere di nuovo, chiedo al sonno di distaccarmi quanto prima


E’ stato l’ultimo sabato del luglio scorso, che nei confronti di Kailash ho commesso la crudeltà che più mi è imperdonabile, di cui non comprendo come Dio possa mai perdonarmi.
Da quasi un mese mi ritrovavo in India, e tranne che con i nostri bambini a Bimbetka, Sanchi e Vidisha, non avevo potuto ancora recarmi in alcun dove, pur di portare a termine e di poter aprire il negozio che Kailash aveva voluto erigere nel suo villaggio, in mia assenza senza riuscire ad andare avanti nei lavori. Sapevo delle difficoltà intercorse, la penuria d’acqua, per cementificare, ch’era durata lunghe settimane, poi al sopraggiungere anzitempo dei monsoni, le difficoltà di utilizzare la sabbia impregnatasi d’acqua, ma erano passati quattro mesi dall’inizio dei lavori al mio arrivo in India, e mi ero ritrovato davanti solo il fabbricato informe di un vano ricoperto di un soffitto, con ancora il pavimento da gittare, ripiani e mensole da incrementare, le aperture da ridurre a finestre per evitare l’accesso dei ladri, la saracinesca da montare …
“ Ora capisco che devo affrettare i lavori...” ancora a giugno mi aveva confessato al telefono, alla mia ennesima sollecitazione a che riprendesse i lavori dopo l’ennesima interruzione,per i motivi più sconvolgenti o sconcertanti.
E anche quel sabato mattina era accaduto l'ulteriore arresto, quando come gli altri muratori che si erano già succeduti, si era reso irreperibile anche quello che si era impegnato a continuare i lavori solo la sera prima, per recarsi a Jatashankar per una puja, nella ricorrenza di un Shiva Day, mentre gli altri "karighar" erano dei dalit che da un giorno all’altro si erano dileguati per precipitarsi a lavorare in Delhi.
E dunque mi toccava di differire alla settimana seguente il mio viaggio a Goa o Hyderabad, Bijapur, Bidar, da cui avrei dovuto anticipare il rientro per l’acquisto delle merci del negozio che Kailash non aveva ancora intrapreso senza di me, e procedere con lui all’allestimento dell’arredamento e all’apertura del negozio, quando non mancavano che due settimane alla mia partenza dall’India.
Ciò che più mi esasperava, facendomi intimamente adirare con Kailash, era che per lui fosse ovvio che così fossi costretto a destinare e a sacrificare a quel negozio tutto il mio essere, le mie vacanze con i miei itinerari e i miei disegni culturali, che non si facesse scrupolo che dovessi seguirlo nelllo spaccio di piastrelle per acquistargli il rivestimento interno, con figure di divinità e motivi simbolici della fede hindu, dal fabbro ferraio per caricare finalmente la saracinesca nel suo giusto formato, fare ritorno nella vicina Chandnagar per acquistare con l’aiutante, che era venuto al nostro seguito, lo sgrassatore e i bulloni che servivano per fare scorrere le ferramenta della saracinesca nella loro inserzione (guida).
In Chandnaghar già mi ero spazientito al cospetto dei bambini, quando ci eravamo fermati al suo incrocio una prima volta, e avevo raggiunto Kailash, lungo la strada, mentre in tuc tuc era di ritorno dalla dhaba, poco distante, in cui si era rifornito di cibo- dalhi e chilly panir-, senza ancora avvertire quanto già sobbollissi.
Il dukan, il solito dukan, non ero venuto in India solo per il dukan!
Kailash era al mio fianco mentre montavamo la saracinesca insieme con gli altri, e soddisfatto dell’esito, non avvertiva quanto in tutto il mio essergli servizievole fossi provocatorio
" Happy, I' m happy quando mi trovo insieme ad indiani al lavoro, che non sanno solo dormire ...."
( versione espunta: mentre il conducente del tuc tuc stava recandoci dalla dabha il dhali e il chilly panir che avremmo consumato insieme, ed io tramavo di dentro di fargliela pagare, appena fosse stato il momento…
Che si è presentato di lì a poco, quando sopraggiunto il conducente con il cibo impacchettato,)
Finita l'opera, Kailash (l’)ha imbandito il cibo d'asporto che proveniva dalla dhaba, approntando un charpai presso la soglia della stalla adiacente delle nostre bufale, e me lo ha porto sorridendomi al mio sopraggiungere.
“ Sorry, but I m too much sad. I ll go on foot to Khajuraho” gli ho soggiunto livido (smorto) in volto.
E l’ho lasciato annichilito, per incamminarmi nella sera attraverso il villaggio fino a casa sua, ad oltre dieci chilometri di distanza.
Sua madre, sulle soglie della casa parentale, mi ha visto stupita ma non mi sono arrestato, ho solo accennato un saluto seguitando oltre nel cammino, indifferente agli abitanti dei villaggio e ai loro commenti, mentre al volgere al tramonto mai l’ India mi era parsa così struggente e bella, al rientro delle genti e degli armenti dalla giungla e dei campi, come la vedevo defilarsi ora che sentivo che staccandomi definitivamente da Kailash, stavo lasciandovi tutto per sempre…
Oltre i talab e le risaie, ero già nei pressi della casa della nonna di Kailash, quando una voce in cui ho creduto di avvertire il nostro Sumit, d’improvviso mi ha risvegliato dicendomi “ E come pensi che Kailash stia ora reagendo? Non pensi che non si stia disperando? Sai come può comportarsi, come tu gli hai insegnato ad autodistruggersi.... C’è anche il pozzo lì accanto in cui potrebbe essersi gettato…”
Mi sono affrettato a ritornare sgomento sui miei passi, in un villaggio che ritrovavo sempre più muto (ammutolito) quanto più mi avvicinavo al nostro negozio, in prossimità del quale, dove confluiscono le vie che vi recano, al suo limitare, vedevo la gente radunata inerte, e oltre la cerchia ritrovavo Kailash che smaniava, disperato, trattenuto a stento su di una sedia.
Mi inginocchiavo ai suoi piedi, lo cingevo tra le mie braccia e gli chiedevo perdono, perdono di tutto quanto, se avesse avuto ancora modo di perdonarmi, di accettarmi ancora come suo amico.
La sua furia disperata avvinghiava la maglietta che gli piaceva tanto e la dilacerava, si raccoglieva nel mio abbraccio e si quietava.
Quella notte egli mi avrebbe raggiunto e l’avrei ritrovato nel mio stesso letto.

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