lunedì 16 gennaio 2012

Seamus Heaney Glanmore eclogue Traduzione e commento

Seamus Heaney
Glanmore Eclogue
Egloga di Glanmore


MYLES
A house and ground. And your own bay tree as well
And time to yourself. You’ve landed on your feet.
If you can’t write now, when you will ever write?
MYLES
Una casa ed un podere. Pure
il tuo alloro personale. E tempo
Per te stesso. Tu sei per davvero
Caduto in piedi. Se non ora,
Quando mai tu potrai scrivere?
POET
A Woman changed my life. Call her Augusta.
Because we arrived in August, and from now on
This month’s baled hay and blackberries and combines
Will spell Augusta’s bounty POETA
Una Donna ha cambiato la mia vita.
Diamole pure il nome di Augusta
Siamo giunti infatti in Agosto,
E d’ora in poi di tale mese
Balle di fieno e more e mietitrebbia
Proclameranno la bontà di Augusta

MYLES
Outsiders own
The country nowadays, but even so
I don’t begrudge you. You’re Augusta’s tenant
And that’s enough. She has every right,
Maybe more right than most, to her quarter acre.
She knows the big glen inside out, and everything
Meliboeus wrote about it,
All the tramps he met tramping the roads
And all he picked up, listening in a loft
To servant girls colloquing in the kitchen.
Talk about changed lives! Those were days-
Land Commissions making tenant owners,
Empire taking note at last too late…
But now with all this money coming in
And peace being talked up; the boot’s on the other foot.
First it was Meliboeus ‘ people
Went to the wall, now it will be us.
Small farmers here are priced out of the market.














MYLES
Forestieri ora spadroneggiano
Il paese, ma anche così
Io non te ne voglio. Tu sei l’affittuario di Augusta
E tanto basti. A Lei spetta ogni diritto,
Più diritto forse che ai più, sul suo quarto d’acro.
Ella conosce la valle in ogni dove,
E tutto quanto ne abbia scritto Melibeo,
Sa di tutti i vagabondi
Che egli ebbe a incontrare vagando
Per le strade, e di tutto quello
Che venne a sapere,
Stando a sentire da una soffitta
Il chiacchierio in cucina delle servette.
E mi parli di cambiamenti di vita!
Quelli erano giorni!
Le Commissioni Agrarie facevano
I fittavoli proprietari,
L' Impero accertandolo alla fine
Troppo tardi.. . Ma ora con l'afflusso
Di tutto questo denaro, e con tutto
Questo gran parlare di pace,
Le parti si sono invertite .
Prima era la gente di Melibeo
Ad avere la peggio, d’ora in poi
Toccherà a noi.
I piccoli contadini qui sono fatti fuori dal mercato.








POET
Back to the wall and empty pockets: Meliboeus
Was never happier than when He was on the road
With people on their uppers. Loneliness
Was his passport through the world. Midge- Angels
On the face of water, the first drop before thunder,
A stranger on a wild night , out in the rain falling.
His spirit lives for me in things like that.











POETA
Spalle al muro e tasche vuote.
Melibeo non è mai stato così felice
Come quando era sulla strada
Con il popolo al verde. La solitudine
Era il suo passaporto per il mondo.
Angeli- moscerino sul volto dell'acqua,
La prima goccia dopo il tuono,
Uno straniero in una notte selvaggia,
Fuori nella pioggia che cade.
Il suo Spirito vive per me
In cose come queste.










MYLES

Book-learning is the thing. You’re a lucky man.
No stock to feed, no milking times, no tillage.
Nor blister on your hand nor weather-worries


MYLES
L’apprendere libri è l'importante.
Tu sei un uomo davvero fortunato.
Non bestiame da sfamare, non tempi
Di mungitura, non coltivi,
Non vesciche alle mani o ansia
Per come volge il tempo.
POET
Meliboeus would have called me” Mr Honey” POETA
Melibeo mi avrebbe definito “ Signor Miele”
MYLES
Our old language that Meliboeus learnt
Has lovely songs. What about putting words
On one of them, words that the rest of us
Can understand, and singing is there and now?





MYLES
Ha meravigliosi canti
La nostra antica lingua
Che Melibeo apprese .Che ne diresti
Di apporre parole ad uno di essi,
Parole che fra di noi i rimanenti
Possano comprendere, e cantare qui ed ora?



POET
I have this summer song for the glen and you
POETA
Ho in serbo questo canto d'estate
Per voi e per la valle

Early summer, cuckoo cuckoos,
Welcome, summer, is what he sings.
Heather breathes on soft bog-pillows.
Bog-cotton bows to moorland wind.
Giovane estate, il cuculo cucùlia,
Benvenuta, estate, è quanto canta.
L’erica respira su soffici cuscini di torba.
L’erioforo s’inchina al vento di brughiera.

The deer’s hearth skips a beat; he startles.
The sea’tide fills, it rests, it runs.
Season of the drowsy ocean.
Tufts of yellow-blossoming whins.
Il cuore del cervo salta un battito, trasale.
La marea si gonfia, sta sospesa, si riversa.
Stagione dell’assopito oceano.
Ciuffi giallo-fiorescenti di ginestra spinosa.

Bogbanks shine like ravens’ wings.
The cuckoo keeps on calling Welcome.
The speckled fish jumps; and the strong
Warrior is up and running.

Banchi di torba brillano come ali di corvi.
Il cuculo seguita il saluto.
Balza il pesce screziato. E il forte guerriero
Sorge di corsa


A little nippy chirpy fellow
Hits the highest note there is;
The lark sings on his clear tidings.
Summer, shimmer, perfect days. Un tipetto agile gaio
Raggiunge la nota più alta che ci sia.
L’allodola dispiega nel canto la sua chiara novella.
Estate, estasi, giorni perfetti.


Commento
Sul modello dell’Egloga prima di Virgilio, nella Glanmore Eclogue il “ Poeta” esprime la gratitudine di Seamus Heaney per colei , Ann Sedlemeyer, criptata sotto il senhal di Augusta, che nel 1972 gli ha permesso di trarsi in salvo dalla guerra civile nell’Ulster e che così felicemente gli ha cambiato la vita, consentendogli, quale “inner émigré”, di disporre in Glanmore, nel County Wicklow, Repubblica d’Irlanda, di una casa, di un podere, e del tempo libero per i suoi ozi letterari, - analogamente a come nella prima delle Bucoliche il vecchio contadino Titiro può essere ben grato ad Augusto della libertà conquistata e di avere conservato i terreni e le greggi . Al contempo il Poeta manifesta l’”ansia creativa” (I. Twiddy pg.58) che in S. Heaney è stata ingenerata dall’apprensione che tale fortuna debiliti la sua voce poetica, mentre il distacco da ogni agio ha propiziato la felicità e la grandezza spirituale di Melibeo-poeta. Se nell’ Egloga prima virgiliana Melibeo è il contadino del vicinato che a differenza del poeta è stato costretto a subire la perdita dei propri campi e ad emigrare lontano, l’interlocutore che incarna il destino sconsolante che ha evitato Titiro-Virgilio, nella Glanmore Eglogue Melibeo è invece la terza persona di un artista di cui parlano il Poeta e il contadino Myles. .Sotto l’ammanto del senhal virgiliano, in realtà egli corrisponde alla figura ideale del drammaturgo John Millington Synge,(1871 1909)- a certificare l’immedesimazione Heaney ne cita il verso “out in the rain falling.”, Egli fu già proprietario dello stesso cottage in Glanmore, e secondo il Poeta raggiunse l’acme artistico quando si distaccò dal proprio milieu borghese per condividere la vita dei poveri vagabondi nella stessa valle di Glanmore, errando girovago per l’Europa continentale, in Francia, Germania, Italia.
Myles è a sua volta un contadino indigeno di Glanmore che ha subito un impoverimento crescente a seguito degli afflussi di capitale straniero nell’Irlanda pacificata, - e forse è così denominato per richiamare Milesius, il mitico capostipite della stirpe gaelica irlandese ( I.Twiddy pg. 58).Per sopravvivere egli non può sottrarsi al duro lavoro dei campi , benché al tempo dei rivolgimenti precedenti sia subentrato come proprietario nei propri terreni. Egli dà voce alla coscienza sociale “benedicente” la fortuna e il privilegio di Seamus Heaney , che da Myles- come Titiro dal contadino Melibeo virgiliano- riceve l’invito a godere dello stato presente e a farlo fruttare, anziché arrovellarsi nel senso di colpa di essere un salvato rispetto ai sommersi, di poter aver tradito le proprie responsabilità ed il proprio impegno civile lasciando Belfast. Dal contadino di Glanmore il Poeta riceve l’esortazione ulteriore ad avvalersi piuttosto della buona sorte che gli è toccata per incrementare le sue letture formative, ed intanto, ne è sollecitato a che dia letizia agli sventurati sociali con un canto che risalga alla lingua stessa degli oppressi d’Irlanda, il gaelico,- la stessa, che su consiglio di Yeats, nel suo soggiorno nelle isole Aran apprese Melibeo- John Millington Synge-, un invito che il Poeta coglie al volo, esaltando le possibilità del gaelico di esprimere la vita e il paesaggio della terra di Irlanda nella sua pienezza estatica, oltre le sventure degli “shocking times”. Nell’esito altissimo dell’ assolo finale, avviene la riconciliazione espressiva delle disposizioni d’animo e delle forme di coscienza del poeta ed uomo Seamus Heaney , a conclusione di un Egloga lo splendore del cui pensiero poetante è ben più che un lusus letterario.

Bibliografia minima
Roberto Nassi,
Attualizzazioni novecentesche del genere bucolico I casi di Zanzotto e Heaney

2) Iain Twiddy,
Seamus Heaney’s Versions of Pastoral
Essays in Criticism, Volume 56, Number 1, January 2006, pp.
50-71 (Article)
Published by Oxford University Press

Note

1)Tale senhal , attribuitole in virtù del mese in cui il poeta ha iniziato a beneficiare della sua munificenza, la riconduce al “Deus” Ottaviano Augusto benefattore di Virgilio-Titiro nella prima Egloga delle Bucoliche.

2)Che Virgilio nell’Egloga prima si tramuti, sotto le sembianze di Titiro, nel donatario di un affrancamento che con la conservazione dei terreni su cui Titiro lavorava come servo gli consente più conforto ed interessamento economico, e che non alluda ad una riassegnazione di terreni confiscatigli, come ottenne in effetti, può avere favorito l’immedesimazione di Heaney con Titiro


3) Melibeo vi assume la stessa funzione che ha Menalca nell’Egloga nona di Virgilio, la cui traduzione in Electric Light costituisce con la Glanmore Eclogue l’anta precedente di un dittico. Al pari di Melibeo-poeta anche Menalca, infatti, rappresenta l’alto destino poetico che Heaney teme che gli sia precluso , perché a differenza di Menalca non ritrova più la propria voce poetica per lo sconvolgimento dei tempi, nelle circostanze antecedenti evocate nella sua versione dell’egloga nona.
4) Tale afflusso di capitale straniero, che espropria i contadini delle loro terre perché non possono sostenerne la concorrenza, è quanto nelle vicissitudini storiche della Glanmore Eclogue corrisponde alla situazione civile dei propri tempi evocata da Virgilio nella prima Egloga, per cui “undique totis/ usque adeo turbatur agris”, ( versi 11-12), al punto che “Impius haec tam culta novalia miles habebit, barbarus has segetes? …( versi 70-71 e seguenti), come Melibeo deplora e si lamenta sconsolato.

5) Le sue parole “but even so/ I don’t begrudge You.” riprendono evidentemente il “ non equidem invideo, miror magis: “ di Melibeo nell’Egloga prima, verso 11.

6) Scrive magnificamente Roberto Nassi, in Attualizzazioni novecentesche del genere bucolico I casi Zanzotto ed Heaney
“La canzone che il Poeta dedica alla valle e ai suoi abitanti è un inno festante a un
paesaggio irlandese pressoché senza tempo. Le cadenze pentametriche ed esametriche
della prima parte dell’ecloga lasciano il posto a un tetrametro (o octosyllable) dal fitto impasto fonico, in stretto intreccio di ritmi trocaici e giambici (Per rendere l’allegria ritmica delle quartine ho optato nella traduzione per lo sviluppo per lo più in quattro tempi del piede trisillabico con ictus centrale di ascendenza palazzeschiana e a ritmicità pascoliane soprattutto dei Canti di Castelvecchio. ): l’opposizione metrica non è solo un fatto formale ma la manifestazione di una rivincita a una conquista simile a quella operata dalla lingua e cultura anglosassone ai danni della gaelica e a quella degli imperi finanziari sull’azienda agricola a conduzione familiare. Nella sua History of English Prosody George Saintsbury scriveva ( Sidney Burris, The Poetry of Resistance, Ohio Univ. Press, Athens, 1990, p. 33)
“The decasyllabe, although, as we have seen, an early if not frequent or regular product of the
imposition of foot-scansion on English language, was […] a very late comer to any considerable
extent. […] The octosyllable, on the other hand, was of the most ancient house of distinctively
English – that is Middle English – poetry. It had shown itself, struggling, but holding its own, at
the very birth thereof […]”
E l’‘ottosillabo’ è proprio uno dei versi più usati da Clare, un poeta particolarmente apprezzato da Heaney per la capacità di conciliare convenzione letteraria (d’impronta pastorale) e attenzione ai vivi problemi della comunità sociale del suo tempo, di cui Heaney stesso ebbe a scrivere, confrontando la sua poesia con quella di Duck e
Crabbe
“It was the unique achievement of John Clare to make vocal the regional and particular (Gifts of Rain (Doni di Pioggia, in Wintering out ), to achieve a buoyant and authentic lyric utterance at the meeting-point between social realism and
conventional romanticism.”
Il peana alla valle d’Irlanda, intessuto della “clicking tongue”( Cfr. Follower in Death of a Naturalist)del padre, celebra il ritorno possibile di “ciò che giace al fondo” (della memoria e della storia ai confini col mito) e l’ecloga nel suo complesso è un esempio di un incontro felice di “social realism” e “conventional romanticism”, al quale ultimo, peraltro, si badi, è demandato– perfettamente fuso nei tratti convenzionali – il più forte segnale di identità, visivo e
acustico, dell’Irish Landscape e per così dire, ricordando Hopkins, dell’Irish Inscape.
Del resto l’attenzione e l’amore di Heaney per l’aspetto melico della poesia (una melica
anche attraversata da movimenti sincopati e tonalità “gutturali”) è testimoniata da
buona parte dei suoi versi. E c’è qualcosa di virgiliano in questo amore, in questa fede
che “la melodia sciolga l’ansia” e che “un nuovo ritmo, dopo tutto, sia una nuova vita
data al mondo, una resurrezione non solo dell’orecchio ma delle sorgenti dell’essere” S. Heaney, The Government of the Tongue: The 1986 T.S. Eliot Memorial Lectures and Other Critical Writings, Faber and Faber, London, 1988, p. 121.nota 63 dello scritto di Nassi

7)Di Roberto Nassi si riporta la traduzione della Glanmore Eclogue che figura nel saggio citato
MYLES
Una casa, una terra. Un alloro personale perfino.
E tempo per te. Nato con la camicia che sei.
Se non puoi adesso, quando mai scriverai?
POETA
Una donna mi ha cambiato la vita. Chiamala Augusta
perché siamo arrivati in agosto e d’ora innanzi
balle di fieno more mietitrebbia agostani
Segno saranno della sua munificenza.
MYLES
Oggi la terra ce l’hanno i forestieri, ma tu
sei ospite di Augusta e mi basta. Non ce l’ho con te.
Lei ha ogni diritto, forse più di ogni altro,
sul suo quarto di acro. Conosce palmo a palmo
la grande valle, e quel che Melibeo su di lei ha scritto,
i vagabondi che ha incontrato girovagando per le strade
e tutti quelli che raccoglieva, ascoltando da un sottotetto
le domestiche che si fanno confidenze in cucina.
Parlo di altre vite! Quelli erano tempi –
Le Commissioni per le terre che fanno i mezzadri proprietari,
l’impero che se ne avvisa quando è tardi…
Ma ora con tutti questi soldi che arrivano
e questo sbandierar di pace, la scarpa è sul piede sbagliato.
Prima era la gente di Melibeo che veniva
messa al muro, ora tocca a noi. Il mercato
li strozza i piccoli agricoltori di qui.
POETA
Spalle al muro e tasche vuote: Melibeo
non fu mai più felice di quando vagava
Con i poveri diavoli. Solitudine
era il suo passaporto per il mondo.
Angeli-moscerino a pelo d’acqua,
la prima goccia avanti il tuono, uno straniero
in una notte selvaggia, fuori alla pioggia che scroscia.
In queste cose ritrovo il suo spirito.
MYLES
Poter studiare, questo è il punto. Sei un uomo fortunato.
Niente bestie da nutrire, niente tempi di mungitura o di aratura,
niente calli sulle mani o preoccupazioni per le bizze del tempo.
POETA
Melibeo mi avrebbe soprannominato “Signor Dolcezza”.
MYLES
Il nostro vecchio parlare che Melibeo ha imparato
ha belle canzoni. Perché non metterci in una parole,
parole che tutti possiamo capire, e cantarla qui ora?
POETA
Ho questa canzone, per voi e per la valle:
Estate recente, canta il cucùlo,
Salute, estate dice il suo canto.
In molli cuscini palustri respira
L’erica e al vento s’inchina il cotone
Il cuore del cervo ribatte. Trasale.
La marea si stende, poi corre, si posa.
Stagione d’oceano assonnato.
Ciuffi di giallo ginestre fiorite.
Come ali di corvo lucenti palude e le rive.
Il cucùlo non cessa il suo canto: Salute..
Guizza e si tuffa il pesce screziato;
E il forte guerriero è già in piedi che corre.
Una piccola lesta gioviale compagna
Tocca la nota più alta che c’è;
l’allodola strilla brillii di notizie.
Estate di luce gloria dei giorni.

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