Ora mi sembra di
fluttuare in un sogno, nel saperli che
dormono in uno stesso letto nella stanza alle spalle, Kailash insieme a Vimala, Chandu accanto a Poorti
e Ajay, quando domani, non fossi sulla via di Maihar, riesploderei ancora
contro Kailash, se lo ritrovassi oltre
il previsto immerso nel sonno, incatenando la mia vita tra queste mura fino alla fine dei suoi giorni, per una letargia che non ne farà mai un lavoratore cui trasmettere la responsabilità del futuro dei figli, per i quali soltanto vale la resistenza più che la resa, o mi vedessi costretto ora che sono in India a potergli parlare solo al telefono, e a sentirne solo il duro tono di voce, Vimala che
rumina gutka susciterebbe la mia
ripugnanza, e tornerei a smaniare di dolore,
al sacrificarmi per chi , moglie e
marito, nonostante ogni rampogna, sminuzza in bocca metà del proprio guadagno giornaliero negandone il
frutto ai nostri piccoli, quali un Ajay,
il più bisognoso di aiuto, nei cui confronti avrei
dovuto trattenermi ancora una volta dallo scuoterlo fisicamente fino alle
lacrime, quando il vederlo vagolare
senza aprire nemmeno i Panchatantra a fumetti, il riscontrare mettendolo alla
prova che non sa riconoscere i verbi,
volgere in inglese i nomi al plurale, o dividere venticinque per cinque, mi avrebbe infiammato d’ira per essere egli stato
assente da scuola interi mesi prima del mio arrivo in India...complice la mortificazione sistematica del suo essere operata dai genitori, e innanzitutto dal padre, e nel rabbonirmi, e nel puntargli il
solo indice alla fronte, carezzandone
una guancia, avrei sentito dirmi la voce di Dio“ vuoi distruggere ora anche
lui, di tutto quanto ti ho dato e ti è stato qui concesso...?”
Stamane non sono
stato capace di raggiungere in lacrime la scuola, affranto dal dolore che
potessi avere inflitto la prima umiliazione ingiusta al mio amatissimo,
amatissimo Chandu, che prima del mio arrivo ignorava ancora che cosa fosse il giocare, in cui impazzisce di gioia, quando denunciandolo
a voce alta l’ho richiamato in casa e
distolto dal gioco, facendogli finire nel canale di scolo la palla con cui
giocava a cricket, -che sono stato incapace di raccogliergliela per il dolore
artrosico ch'è sopraggiunto nel chinarmi-, perché mi dicesse dove avesse mai
messo il mio portafoglio, sottrarmi il quale di tasca, sventolandone una
banconota di poche rupie, è uno dei giochi che più lo diverte..Si è chinato a
fianco del letto e si è chiuso in un silenzio amaro di lacrime, prima che ritrovassi il portafoglio e ricoprissi il mio bimbo di baci e di
scuse...Non me ne ha voluto e il suo volto ha seguitato ad accogliermi adorato
con la gioia luminosa di sempre, e non già perchè di palline gliene ho recate
due nuove, con una mazza ulteriore, e
per sovrappiù il telefonino cui aveva rinunciato per i rudimenti del gioco del cricket.
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