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Il
Tempio Parshvanata
Ovunque
ci si disponga a rimirarlo,
dall'accesso retrostante o seduti sulla
panchina prospiciente,
dai rialzi dei templi jain che ne fronteggiano il versante
meridionale oppure dai bordi settentrionali della sua stessa piattaforma od all'altezza del tempio Adinatha,
nel suo comporsi di portico d'entrata, mandapa, santuario del gargabriha
e deambulatorio circostante illuminato da jalis, la gran mole del tempio Parshvanatha ci appare ripidamente saliente, ed imperviamente
contratta, nel suo raccogliersi nel sikkara che ne promana come l'adempimento
della sua tensione ascendente, cui concorre l'anelito ad esso
appigliato delle balze rampanti quali sue replicanti
miniature. Nel suo sovrastarci il tempio ci si offre oblungamente ravvicinato al contatto ed
alla vista, la sua ornamentazione scultorea inferiore a nostra
portata di mano sorgendo su di una sua piattaforma rifatta quanto mai ribassata,
che gli nega la sopraelevazione imponente e soggezionante dei templi Lahsmana o
Kandarya o Vishvanata, nel loro distacco altolocato verso il sublime,.
Ogni altro rilievo di
modanature e statue e nicchie e tempietti e pinnacoli vi ha un risalto
stiacciato, minimamente aggettante, il cui nitore incisivo ancor più
esalta la compattezza del tempio nel suo essere tutt uno con il sikkara
che l'adempie, come la fiamma del sacrificio sublima l'altare vedico dal
cui alto impilamento si slancia verso i cieli.
Il duplice portale del tempio è
come il rilascio frontale della contrazione vibrante del suo
corpo, che non presenta alcuna espansione
invece in transetti, la frastagliatura chiaroscurale degli altri
templi maggiori di Kajuraho, così connotando la sua precipua peculiarità jainista,
al pari della dimestichezza della sua monumentalità.
Nel farsi quindi analitico
dell'indagine visiva saliente, il basamento del tempio, l'adhisthana,
nelle sue partizioni ci appare scandito dai rilevi carenati delle thakarikas, la cui minimalità ineludibile risalta dalle modanature
di cui sono il coronamento, prima che la profilatura rettilinea di una pattika aggraziata da
fregi ondulati sia di supporto al sopraelevarsi su di un piedistallo della prima delle tre
fasce di statue della jangha del tempio, di dimensioni
decrescenti l'una
serie dopo l'altra.
La prima orlatura del succedersi di
thakarikas corona la jadhya kumba da cui ha inizio il plinto del
basamento dell'adhishtana, e vi soggiacciono le modanature dello
zoccolo della bitha, ch' è visibile al meglio solo nelle emergenze inferiori del
portale d'accesso dalla piattaforma.
A tali thakarikas
subentrano le modanature di una karnika, dai profili taglienti ch'è
adorna
di gararakas inferiori, di cui si fregia pure la rettilinea pattika ulteriore su cui
decorrono fiori cuoriformi, cui fa nno seguito la rientranza successiva di un'antarapatta
in cui si alternano rombi e pilastri*, e la kapota le cui thakarikas
superiori- in corrispondenza delle sue sottostanti gagarakas- indicano
che con esse ha termine il plinto e che subentra la sezione dell'adhisthana
costituita dal podio della vedibhanda.
Nella sua successione si
sopraeleva sul plinto la serie di modanature nelle quali soltanto
consisteva il basamento dei templi antecedenti quelli Chandella in
Khajuraho, khura, kumba, kalasa, tra cui si frappone la rientranza *di
un'antarapatta, cui fa da contrappunto la sporgenza terminale di una
pattika con volute a stampiglio.
Con tale fascia si
trapassa dall'adhisthana al muro della jangha mirabile, con i suoi tre corsi di
statue di dimensioni diminuenti Quelle dei due ranghi inferiori
allineano la staticità ora vibrante, ora rudemente inerte, di
divinità singole e in coppia e di celestiali apsaras nelle
proiezioni , di vyala-sardula o leogrifi nei recessi, quella del rango
superiore il contrappunto dinamico dei voli di coppie di vidhyadaras ultraterreni.
Le modanature di
bandhanas della più fine preziosità lumeggiata separano le trafile
statuarie, quella inferiore aggraziata dalle emergenze di gagarakas, di
una grasa pattika di kirtimukka e di rosette, quella superiore dai
rilievi di una gagaraka e di una pattika con fiori a forma di cuore.
Al di sopra delle
sculture sta il capitello di una bharani costituito da una affilata
karnika e da una padma ch'è così denominata perchè a forma di loto,
che è sormontato da due kapotas con i fregi usuali di gagarakas e thakarikas al
di sotto e al di sopra.
Solo dopo tali modanature
di transizione trova inizio la sezione del tempio che a sua volta è di
passaggio dalla jangha al sikkara o alle altre sovrastrutture delle sale, costituita dalla varandika.
In essa su di ogni ratha o
proiezione della jangha stanno allineati i tempietti di altrettanti
piccoli tilakas, ne sintetizzano l'edificio le nicchie di fregi diamantini,
o ratna-patta, su cui sono disposti i piani di cinque mini-pidhas che
nella loro minuscolarità pur reggono una propria minuscola chandrika ed
amalaka, secondo la frattalità dell'estetica religiosa dei templi hindu,
che esalta micromacrocosmicamente la visualizzazione del medesimo ordine
divino che è all'opera in ogni livello e grado dell'essere.
A colmarne le distanze tra tali
sringas ne sorgono mirabilmente altre tre
per parte, a d un'altezza superiore , pur esse con sfasature, quelle estreme triratha, pancharatha
quella intermedia, oltre le quali ulteriori sringas si levano
ancora più in alto, a colmare gli intervalli ulteriori in un unisono canto
architettonico Il
centro è così rimasto vuoto di miniature di sikkaras per essere occupato dall'inerpicarsi dell'ultimo dei
tre udgamas salienti, sospinto dalla tensione ascendente delle
profilature nitidamente angolate di radenti karnikas e da un
balconcino che su di esse incantevolmente si affaccia nella sua
kakshasana, mentre una coppia divina tra attendenti fa ad esso da
coronamento celestiale, per porsi alla base dell ulteriore slancio
ascendente di tutto il mulamanjari del sikkara, nei suoi salienti
centrali delle urah-sringa. L'una in modo maggiore
dell'altra , l'altra in quello
minore, si staccano verso l'alto da uno stesso livello e sono entrambe pancharatha, le costituiscono le partizioni di
sei ed otto bhumi,
rispettivamente, intervallate da amalakas, e ancora un'amalaka, una chandrikas
un' amalaka più
piccola, una ulteriore chandrika per l'urasringa maggiore, quindi la kalasa e il
pinnacolo in guisa di agrume di una vijapuraka, ne sono il concorde
coronamento.
Le saptarathas del mulamanjiari
del sikkara sono un
reticolato continuo di chaitya gavakhs, gli occhi di luce della divinità
radiante, solo in quelle d'angolo, le kharna rathas, esso appare
inframmezzato da corsi di lastre pidhana-phalaka e di rombi
incorniciati. Giunti a tal punto dell'ascesa vibrante, la madhya centrale sospinge ulteriormente la tensione
rampante delle altre che supera di slancio, per inoltrarla oltre
il collo della grevas verso la sua conclusione finale nell'amalaka e,
chandrika, amalaka minore, kalasha e vijapuraka sommitali.
Ripercorsa con la vista la
copertura della sala interna e del portico d'accesso, la rimanenza restaurata*
dei picchi piramidali più bassi della cordigliera del monte Meru o Kailash, la
sede degli dei la cui vetta più alta è simboleggiata dal sikkara, ci
ritroviamo davanti ora all ingresso principale, sul lato più corto volto ad est.
Sopra la continuazione dell'adishtana
il basamento del portico d'entrata presenta una fregio sovrastante di elefanti
sdraiati fiancheggiati da coppie dei recessi, come figura nel tempio lakshmana,
antecedente,* cui fa seguito una pattika di volute su cui sorge il pavimento
d'entrata.
Due coppie di pilastri , gli
antecedenti torniti in guisa di colonne, costituiscono i sostegni del
chatuski dell'ardhmandapa. Essi si ergono su una upapitha ottogonale, decorata
dal motivo di petali di loto , e su un ulteriore supporto, sempre
ottagonale, che alla stregua del basamento in cui ha avuto un seguito il plinto
dell'adishtana, recupera a sua volta le modanature della vedibhanda, kura. kumba
con archi chaitya, kalasha e kapota con takarikas ornamentali, insaldando
l'unità organica del tempio
I pilastri anteriori da
ottagonali si fanno di sedici sfaccettature, poi circolari, come circolare è il
capitello, nell'anularita di una liscia kalasha ribadita dall orlatura della
svasatura di una padma, lo sovrasta la vigoria plastica di una
mensola di atlanti-butha intervallati da nagas atteggiati in anjali
deferente.
I pilastri interni, di tipo
budraka, resistono ad ogni seduzione circolare, cui quelli antecedenti
cedono fin dalla ottagonalità del supporto, che permane squadrato nell'upapitha
e nel supporto seguente, e si priettano in una fascia mediana che nella sua
parte inferiore funge da supporto a uno dvarapala con quattro braccia, mentre
nella parte superiore reca impresso il motivo di volute intrecciate tra
fasce di fiori mandara e volute fluenti nel fusto, di cui un fregio di
rosette fa da conserto con quelle intrecciate. su di esse un vaso
dell'abbondanza disposto su un rilievo granulare, dispiega il suo tripudio di
foglie sull'incombere di un capitello le cui concavità e convessità si risolvono
in profilature taglienti, a sostegno di mensole di atlantici butha e
adoranti naga in tutto simili a quelle dei pilastri esterni.
Il tempo di ripercorrere il
succedersi di seguire le volute e spirali, dei kirtimukka di una grasa pattika e
i fregi triangolari di un'ardaratna nella trabeazione, le prominenze più o meno
sporgenti di kirtimukka nell'architrave seguente, quelli meno aggettanti con
supporti di mensole a guisa di celestiali salabhanjka, che ci si
schiude l'incanto del soffitto, diu cui è più che un assaggio
anticipatore sul lato est, volto all'esterno, un makara torana di cinque
inflessioni che giace su due kirtimukkas.
Tre orli o kola di corolle
cuspidate di un grande fiore di loto centrale, in una pietra lavorata come il
più delicato marmo, vi fioriscono tra la duplice orlatura di quattro corolle più
piccole agli angoli, da cui pendono pigne, come al termine del tubo
staminale che discende dall'efflorescenza centrale, che cela la discesa dai
cieli di kirtimukka, catene fuoriuscenti dalle loro bocche, naga adoranti, una
coppia di vidhyadaras volanti.
E' dalla porta di accesso al
tempio che ora ha inizio il ripercorrimento del suo ammanto statuario.
Quanto più a lungo
è dato visionarlo, ed interrogarsi sulle ragioni della sua natura ibrida
attentamente , il tempio parshvanata sembra schiudere
le più diverse ragioni configurative, e rivelare i più svariati scenari
del suo comporsi architettonico- statuario, la più profonda simbiosi o ben altro che un eclettismo
irenico hindu- jain, all ombra tutelare dei tolleranti Chandella.
Così come le vicende terrene si rivelano il contraccolpo temporale delle
eterne vicende trinitarie o di triadi trimurtiche, o del ritmo dell'essere nella pulsazione
vibrante dello spanda che alla espansione di una potenza fa
corrispondere la contrazione dell'altra, nel ruotare delle energie per
cui una potenza sussume quella precedente o la sostituisce, poi
fondendosi in quelle successive che la sovrastano, secondo una sua
versione drammatica il parsvanath in un
primo tempo fu eretto in forme jain, mentre poi il revanscismo brahmanico o il
venir meno al contempo della potesta protettiva dei Chandella, il
rivelarsi troppo dispendioso del suo assunto architettonico anche per la
facoltosa comunità jain possono essere adombrati dal rivestimento del
tempio di sole immagini hindu, esaurendo il loro giacimento con la
compresenza delle immagini più squisite insieme con le più seriali di bottega,
fatto salvo il vincolo che non vi figurassero immagini erotiche. Al
contempo il sikkara sarebbe stato ultimato con l'appiglio di tanti
mini urah e karna sringas, che lo mimiaturizzavano, come prescriveva la canonicità della elezione
di Khajuraho a capitale religiosa dei Chandella, con un suo statuto
architettonico speciale.E un
terzo tempo sembra esservi sovraggiunto, dopo tale conformazione di
compromesso. che con il declino complessivo del potere teologico
hindu-brahmanico, e il rinvigorirsi di quello economico jain in una Khajuraho in
decadenza, ne consentì la rivalsa e la riappropriazione
del tempio. Lo attesterebbero le immagine di coppie mithuna scalpellate
via e il suggello di tale sussunzione appostovi dalla destinazione delle
nicchie di ogni badhra o delle pareti della garbagriha a dee jain, o
jainizzate, come la stessa Sarasvati nelle architravi dei portali
d'accesso o nella edicola inferiore della
badhra meridionale, in virtù della apposizione ai lati di fantolini tirthankara.
Pur sotto un Shiva
al centro del frontone sovrastante l entrata, e su dvarapala vishnuiti
jainizzati ai lati delle soglie , era ora la jain Chakreshvari ad
avere assunto il controllo della destinazione del culto deel tempio,
campeggiandovi al centro del portale d'ingresso, nella trabeazione più
recente appostavi rudemente sopra le sakas delle bande/fasce
laterali, tra il residuo devozionale hindu dei navaghraha, come nel portale e nel sanctum appostovi sul lato opposto occidentale,
forse per un tributo alla superstizione della credenza nelle divinità
planetarie che si annidava anche nei cuori jain.
Un residuo significativo
dei timori sacrali hindu, che più non figurerà nel tempio Adinatha da
considerarsi anche solo per questo posteriore, esso si in tutto e per
tutto perfettamente jain, con i soli dikpalas, e gli astavasus
superiori, a presidio restante della figuratività statuaria hindu.
Ma una più profonda conciliazione
d'intenti sembra piuttosto soggiacere alla erezione sia del tempio
Parvanath che Adinath in un'area ove si concentravano in antecedenza i
culti vishnuiti, e d essa ha la ragion d'essere nella sua
concessione tollerante, qui, come altrove, perchè ambo i templi furono
destinati al culto jain di una dea madre jain di origini vishnuite, chakreswari,
appunto, al centro della trabeazione Avvalora la congettura la pianta oblunga
d'ambo i templi, che come l'aura austera ed arcana che vi si respira, evoca
quella sublimemente consimile dei templi Pratihara antecentemente
consacrati alla Sakti divina in Gyaraspur, luogo di culto jain alla
mahadevi,( il cui deambulatorio è ugualmente aperto alla luce esterna dai
tralicci di jali, senza che i balconi, in cui non si dilatano transetti
trasverali, ne compromettano come nel tempio Parshvanath il raccoglimento della
mole intorno al sikkara), o dei templi hindu rettangolari e alla Devi del
Teli Ka mandir, in Gwalior, di Barwa Sagar, del Gadarmal in Patari Badoh. Senza
con ciò nulla togliere alle indubbie e diverse contese figurative
che rivelano le asportazioni e sovrapposizioni di statue, pur spiegabili
con l'intento conflagrante di rendere predominante l una o l'altra connotazione
della dea,