Per il tramite di un
documento di mobilitazione
umanitaria che è apparso in Italia sulla rivista Internazionale, a seguito
della morte nello Stato indiano del
Chhattisgarh di 8 donne vittime
di interventi di sterilizzazione il cui
piano è promosso dalle autorità governative dell’intero subcontinente, in
realtà, sotto le spoglie di una veste
apparentemente solo informativa del testo di denuncia, per la distorsione
omissiva dei dati che esso veicola, rischia di essere avvalorata una campagna
strumentale di stampa volta al discredito infondato delle autorità indiane, che mi preme qui contrastare preventivamente non
per una concezione diplomatica e interessata della verità, ma perchè può essere
pregiudizievole della felice convivenza
delle comunità indiane nei nostri territori, per quanto le sue omissioni fomentano a credere. Infatti a) richiamandosi allo statuto di Roma che regola la Corte penale internazionale, lascia intendere che
contro ogni disposizione generale la campagna sistematica di sterilizzazione in
India sia forzosa e forzata, già
nell’uso del participio “ sottoposte”, in riferimento alla pratica che
per quelle donne sventurate è stata letale, senza fare esplicita menzione del dato
ordinamentale che la loro sterilizzazione invece è volontaria in termini legislativi e
organizzativi, ed almeno remotamente reversibile, per quanto attiene alla
chiusura delle tube, pur se resta vero che in India le donne per lo più
subiscono in tali vicissitudini la
volontà del loro contesto familiare patriarcale, b) non
fa presente che la sterilizzazione è alternativa alla pratica spontanea
diffusa dell'aborto selettivo, a nocumento dei feti femminili, (il cosiddetto genocidio
femminile di genere o gendercide), dato che le bambine sono spesso un onere
economico insostenibile, per la dote matrimoniale che occorre a loro
assicurare, c) non rileva che la
sterilizzazione femminile è praticata in
India anche in strutture sanitarie cattoliche, d) con il risvolto italico di
indurre ad una recrudescenza dei lai che ingemiscono in quali mani barbariche sia
mai finiti i nostri cari marò. Detto
questo, personalmente resto ancora dispiaciuto che nella mia famiglia indiana d'adozione
a mia insaputa sia stata adottata una scelta del genere- su cui restava tuttavia
al mio amico e a sua moglie l' ultima parola- nella struttura ospedaliera
cattolica in cui era appena nato il nostro immenso ultimo nato, la cui venuta al mondo sono
felicissimo di aver propiziato. E’ stata una scelta da loro adottata come una
risoluzione scontata e indiscutibile, un minimo intervento post partum che per
loro non ha costituito alcun dilemma.
Odorico Bergamaschi
Ex insegnate
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