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2014
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Nell'albescenza
spirituale. a ogni ricomparsa alla vista, del chiarore
lattiginoso del complesso dei templi jain di Khajuraho , con un
risalto ancora più grandioso contrasta il sopraelevarvisi del fulgore in
arenaria del Tempio Parshvanata.
La cronologia più
accreditata lo fa risalire in termini indiscussi ad un arco di tempo che
intercorre tra il 950 ed il 970 dell'era cristiana, in virtù di
rilievi epigrafici e di un compimento superiore* delle fattezze
architettoniche e della statuaria templare che lo accomunano al
tempio Laksmana del gruppo occidentale, il prototipo fondamentale
dei templi che fecero di Khajuraho la capitale religiosa dei Chandella,
ultimato verso la metà del nostro secolo Xmo
Ovunque
ci si disponga a rimirarlo,
dall'accesso retrostante o seduti sulla
panchina prospiciente,
dai rialzi dei templi jain che ne fronteggiano il versante
meridionale oppure dai bordi settentrionali della sua stessa piattaforma,
distanziandosene all'altezza del tempio Adinatha, che gli è
adiacente,
nel suo comporsi di portico d'entrata, mandapa, santuario del
gargabriha e deambulatorio circostante illuminato da grate
di jalis, la gran mole del tempio Parshvanatha ci appare ripidamente saliente ed imperviamente
contratta, nel suo raccogliersi nel sikkara che ne promana come l'adempimento
immenso della sua tensione ascendente, cui concorre l'anelito ad esso
appigliato delle sue replicanti
miniature quali balze rampanti. Nel suo sovrastarci il tempio ci si offre oblungamente ravvicinato al contatto ed
alla vista, sorgendo su di una sua piattaforma rifatta quanto mai
ribassata, che gli nega la sopraelevazione dei templi Lahsmana o
Kandarya o Vishvanata, nel loro distacco altolocato verso il sublime.
Ogni altro rilievo di
modanature e statue e nicchie e tempietti e pinnacoli vi ha un risalto
stiacciato, minimamente aggettante, il cui nitore incisivo ancor più
esalta la compattezza del tempio nel suo essere tutt uno con il sikkara
che l'adempie, come la fiamma del sacrificio sublima l'altare vedico dal
cui alto impilamento si slancia verso i cieli.
Il duplice portale del tempio è
come il rilascio frontale della contrazione vibrante del suo
corpo monumentale, che non presenta alcuna espansione
invece in transetti, la frastagliatura chiaroscurale degli altri
templi maggiori di Kajuraho, così connotando la sua precipua peculiarità jainista,
al pari della dimestichezza della sua grandiosità.
Nel farsi quindi analitico
dell'indagine visiva saliente, il basamento del tempio, l'adhisthana,
nelle sue partizioni ci appare scandito dai rilevi carenati delle thakarikas, la cui minimalità ineludibile risalta dalle modanature
di cui sono il coronamento, prima che la profilatura rettilinea di una
pattika aggraziata da
fregi ondulati sia di supporto al sopraelevarsi su di un piedistallo della prima delle tre
fasce di statue della jangha del tempio, di dimensioni
decrescenti l'una
serie dopo l'altra.
La prima orlatura del succedersi di
thakarikas corona la jadhya kumba da cui ha inizio il plinto del
basamento dell'adhishtana, e vi soggiacciono le modanature dello
zoccolo della bitha, ch' è visibile al meglio solo nelle emergenze inferiori del
portale d'accesso dalla piattaforma.
A tali thakarikas
subentrano le modanature dei profili taglienti di una karnika,
adorna
di gararakas inferiori, se ne fregia pure la rettilinea
pattika ulteriore su cui
decorrono fiori cuoriformi, alla quale+ fanno seguito la rientranza di un'antarapatta
, ornamentata dall'alternanza di rombi e pilastri, e
una kapota che riavvia il profilarsi inesausto delle prominenze.
Le sue thakarikas superiori- in corrispondenza di sottostanti
gagarakas- indicano
che con esse ha termine il plinto e che subentra la sezione dell'adhisthana
ch'è costituita a sua volta dal podio della vedibhanda.
Nella sua successione si
sopraeleva sul plinto la serie di modanature nelle quali soltanto
consisteva il basamento dei templi antecedenti quelli Chandella in
Khajuraho, le canoniche khura, kumba, kalasa, tra cui si frappone la rientranza *di
un'antarapatta, cui fa da contrappunto la sporgenza terminale di una
pattika con volute a stampiglio.
Con tale fascia si
trapassa dall'adhisthana al muro della jangha mirabile,
esaltata dai suoi tre corsi di
statue di dimensioni diminuenti Quelle dei due ranghi inferiori
allineano la staticità ora vibrante, ora rudemente inerte, di
divinità singole ed in coppia e di celestiali apsaras figuranti nelle
proiezioni, di vyalas-sardulas o leogrifi costretti nei recessi, quella del rango
superiore il contrappunto dinamico dei voli di coppie di vidhyadaras ultraterreni.
Le modanature di
bandhanas della più fine preziosità lumeggiata separano le trafile
statuarie, quella inferiore aggraziata dalle emergenze di gagarakas, di
una grasa pattika di kirtimukka e di rosette, quella superiore dai
rilievi di una gagaraka *e di una pattika con fiori a forma di cuore.
Al di sopra di ogni
proiezione delle sculture sta il capitello di una* bharani, costituito da una affilata
karnika e da una padma, così denominata
perchè a forma di loto, sormontano ciascuno di essi due kapotas
, con i fregi usuali di gagarakas e thakarikas al
di sotto e al di sopra.
Solo dopo tali modanature
di transizione trova inizio la sezione del tempio della varandika, che a sua volta è di
passaggio dalla jangha al sikkara ed alle sovrastrutture delle sale.
In essa, su di ogni
ratha o
proiezione della jangha, stanno allineati i tempietti di altrettanti
piccoli tilakas, ne sintetizzano il santuario le nicchie di fregi diamantini, o
ratna-patta*, su cui stanno allineati i piani
decrescenti di cinque mini-pidhas, che
nella loro minuscolarità* pur reggono una propria minuscola chandrika
ed
amalaka.
E' una prima
attestazione nel tempio Parsvanatha della frattalità dell'estetica religiosa della
templarità hindu,
che esalta, micromacrocosmicamente, la visualizzazione del medesimo ordine
divino (che è all'opera ) in ogni livello e grado dell'essere.
Dalla badhra
della proiezione principale del tempio inizia
intanto a
staccarsi la sopraelevazione delle carenature, le chaitya-gavakshas, di
tre udgamas centrali, lungo la cui progressione ascensionale via via la
vista risale tra l'infittirsi circostante di ulteriori tilakas, della
frattalizzazione del sikkara nelle miniature delle sringas.
Le raccordano ratna pattas di rombi seriali, la cui filiera superiore
è coronata di udgamas Le prominenze di due
modanature fregiate di semirombi triangolari- gli ardha-ratna
-non che di gagarakas, le separano dalle nicchie di gruppi statuari di soggetti
vivacemente conversanti, barbuti
insegnanti e discenti, se si eccettuano i personaggi del pannello
sorprendente che figura ove la parete meridionale svolta o ovest, verso
la facciata minore del tempo, nei quali è dato di ravvisare Sita e
Hanuman nel giardino Ashoka . Rinserrano la ratna-patta
più in alto* delle karna sringas sfasate di
livello, secondo una estetica hindu che sarà ripresa dall'arte moghul e da quella rajiput ad essa
ispirata, nella disposizione a diversa altezza contrappuntistica dei
chattri.
A colmare le distanze
tra tali sringas ne sorgono mirabilmente altre tre
per parte, ad un'altezza superiore , pur esse con sfasature d'altezza, quelle estreme
triratha, mentre pancharatha è intermedia, oltre le quali ulteriori
sringas si levano
ancora più in alto, a colmare gli intervalli residui in un unisono
assunto/
canto architettonico Il
centro è così rimasto vuoto di miniature di sikkaras
per essere occupato dall'inerpicarsi dell'ultimo dei
tre udgamas salienti, sospinto ad ascendere dalla tensione
consecutiva delle
profilature nitidamente angolate di radenti karnikas
e da un
balconcino che su di esse incantevolmente si affaccia, nella sua kakshasana*, mentre una coppia divina, tra attendenti , fa ad esso da
coronamento celestiale, per porsi alla base dell'ulteriore slancio
ascensionale di tutto il mulamanjari del sikkara, nei salienti
centrali delle sue urah-sringa. L'una maggiore
dell'altra , ma entrambe entrambe pancharatha, si staccano
verso l'alto da uno stesso livello, le costituiscono* le partizioni,
intervallate da amalakas, di
sei ed otto bhumi, rispettivamente. Un'amalaka, una
chandrika,
un' amalaka più
piccola ed un' ulteriore chandrika per*l'urah-sringa maggiore, quindi la
kalasa ed il
pinnacolo in guisa di agrume di una vijapuraka, ne sono il concorde
coronamento.
Le saptarathas del
mulamanjiari
del sikkara sono un
reticolato continuo di chaitya gavakhas, gli occhi di luce della divinità
radiante, solo in quelle d'angolo, le kharna rathas, esso appare
inframmezzato da corsi di lastre pidhana-phalaka e di rombi
incorniciati. Giunti a tal punto dell'ascesa vibrante, la madhya
latha centrale sospinge ulteriormente la tensione
rampante delle altre e la supera di slancio, per inoltrarla oltre
il collo della greva* verso la sua conclusione finale nell'amalaka
, chandrika, amalaka minore, kalasha
e vijapuraka sommitali, ove il tutto culmina nel
punto inesteso in cui tutto ha la propria origine e il proprio
riassorbimento finale.
Ripercorsa
la copertura della sala interna e del portico d'accesso, la rimanenza
restaurata* dei picchi piramidali più bassi della cordigliera del monte Meru o Kailash, la sede degli dei la cui vetta più alta è
simboleggiata dal sikkara, ci ritroviamo / possiamo
ritrovarci ora davanti all' ingresso
principale, sul lato più corto volto ad est.
Sopra la continuazione
dell'adhishtana il basamento del portico d'entrata è
sormontato da un fregio
di elefanti sdraiati cui sono contigue delle coppie umane nei recessi,
secondo una ricorrenza che figura già nel tempio Lakshmana, antecedente.
Vi fa seguito una pattika ornamentata di volute su cui sorge il pavimento d'entrata.
Due coppie di pilastri ,
gli antecedenti torniti in guisa di colonne, costituiscono i
sostegni del chatuski dell'ardhmandapa. Essi si ergono su
di una upapitha
ottogonale, decorata dal motivo dei petali di loto , ed un
ulteriore supporto, ugualmente ottagonale, che alla stregua del basamento in
cui ha avuto un seguito il plinto dell'adhishtana, recupera a sua volta
le modanature della vedibhanda, - kura,
kumba con archi chaitya, kalasa e
kapota aggettante takarikas, rinsaldando l'unità organica del tempio
I pilastri anteriori da
ottagonali si fanno di sedici sfaccettature, poi circolari, come
circolare è il capitello, nell'anularità di una liscia kalasa ribadita
dall'orlatura della svasatura di una padma lotiforme, lo sovrasta la vigoria
plastica di una mensola di atlanti-buthas intervallati da nagas atteggiati in anjali deferente.
I pilastri interni, di
tipo budraka, invece resistono ad ogni seduzione circolare, cui quelli
antecedenti cedono fin dalla ottagonalità del supporto, che permane
squadrato nella loro upapitha e nel supporto susseguente, e si proiettano in una
fascia mediana che nella sua parte inferiore funge da supporto ad uno dvarapala con quattro braccia, mentre nella parte superiore reca
impresso il motivo di volute intrecciate tra fasce di fiori
mandara e volute fluenti nella pietra del fusto, di cui un fregio di rosette fa
da conserto con quelle intrecciate. Su di esse un vaso
dell'abbondanza, *disposto su un rilievo granulare, dispiega il suo
tripudio di foglie sull'incombere di un capitello le cui concavità e
convessità si risolvono in profilature taglienti, a sostegno di mensole
di atlantici buthas e adoranti nagas, in tutto consimili a quelle
dei pilastri esterni.
Il tempo di ripercorrere
il succedersi sovrastante di volute e spirali, dei kirtimukkas di una
grasa pattika e dei fregi triangolari di un'ardha-ratna nella trabeazione,
le prominenze più o meno sporgenti di kirtimukka nell'architrave
seguente, a fungere da mensole di
celestiali salabhanjkas, cui altre si accompagnano
più in recessione, che ci si schiude l'incanto del
soffitto, di cui è più che un assaggio anticipatore sul
lato est, volto all'esterno, un makara torana di cinque inflessioni che
giace riposto su due altri kirtimukkas.
Tre orli o kola di
corolle cuspidate di un grande fiore di loto centrale, in una pietra
lavorata come il più delicato marmo, vi fioriscono tra la duplice
orlatura di quattro corolle più piccole agli angoli, da cui pendono
le torniture di pigne, come al termine del tubo staminale che discende
dall'efflorescenza centrale, che cela la discesa dai cieli di kirtimukkas,
catene fuoriuscenti dalle loro bocche, nagas adoranti, una coppia di
vidhyadaras volanti.
E' dalla porta di accesso
al tempio cui siamo così pervenuti, che ora ha inizio il ripercorrimento del suo ammanto
statuario.
Una pietra lunare, o
chandrasila, che involve due
conchiglie, ne precede la soglia, o udumbara. Tra due coppie di un elefante e
di un leone intenti in una ridda, comprende
immagini di devoti offerenti e danzanti. Su di essa si stagliano
stipiti ornamentati di sette fasce o sakas, di cui si completa nella
trabeazione il fregio decorativo. I loro rilievi iniziano oltre i canopi
delle immagini di rito delle dee fluviali Ganga e Yamuna, alla nostra
sinistra e alla nostra destra in flessuosa tribhanga. La dea Ganga ha
preservato il proprio veicolo animale a discapito dello scempio della
testa e della gamba destra, mentre permane integra la sua coppia di
inservienti, che è simile *a quella che assiste Yamuna, di cui una creatura naga serpentina
è la dedita assistente che è volta all interno.
Le sette sakas sono
costituite da un primo fregio interno di rosette e rombi, un secondo di
fiori mandara, un terzo di gana danzerini, un quarto di leogrifi
vyalas, un quinto a guisa di pilastro o stambha-saka, che racchiude entro
nicchie coppie quanto mai caste di mithuna, cui simmetricamente fanno
seguito una replica del fregio dei vyalas, e una saka di ganas che si
dilettano di musica con tamburi, flauti o mridanga, corrispettiva di
quella dei gana danzanti, prima della replica conclusiva del secondo
fregio di fiori mandara.
Affiancano gli stipiti
due pilastri che accostano alle dee fluviali due dvarapalas guardiani del portale
d'accesso - Alle loro spalle si elevano nicchie di mithuna, a lato delle
quali, verso l'interno, rampica il fregio che simula i lasciti di pelle dei serpenti,
frequentemente ricorrente nei templi Chandella.
Dei due dvarapala ci
intriga la rigida tiara, o kirita mukuta, poichè è tipicamente vishnuita,
e 'ìoccasione che offrono, insieme agli dvarapalas del pilastro interno
e alla più superstite delle dee fluviali, Yamuna, di individuare
ravvicinatamente, al tocco delle mani, il corredo tipico delle divinità e
delle apsaras celestiali del tempio: corona, orecchini o kundalas,
collana, collare o hara, yajnopavita* se di genere maschili,
keyuras, o bracciali, indumenti intimi allacciati da cinture e con
festoni ingioiellati e nappe e sciarpe svolazzanti.
Divinità femminili ed
apsaras possono presentare una particolare acconciatura rialzata, o dhammilla,
che le riconduce alla moda del tempo.
Si è così pervenuti
all'altezza dell'architrave centrale, che è di rilevanza capitale per
comprendere il senso del tempio Parsvanath e delle sue statue templari.
In luogo di una delle
divinità della trimurti hindu vi campeggia infatti al centro, in
confortevole posizione lalitasana e fuor di costrizioni di nicchia
Chakreswari, divinità jain, Sasanadevi del primo tirthankhara,
Adinatha o Rishabanatha, sul veicolo o vahana di Garuda , e intenta a
reggere l'attributo o ayuda del disco o chakra in una delle proprie
quattro mani sinistre, Il veicolo Garuda e l'attributo del disco sono
ineludibili attestazioni delle sue origini vishnuite, che Chaskreshvari
è la versione jain della saptamatrika Vaishnavi, da cui trae
ispirazione. ugualmente vishnuiti sono gli attributi della conchiglia
nella mano sinistra inferiore, o la mazza o gada che reca nella terza
mano destra, mentre in quella sottostante reca un rosario ( varada cum
mudra)ed una spada.
E pertanto il tempio
Parsvanath un tempio alla Sakti, o energia femminile divina, nella sua
attestazione contemplazione jain, aperto alle onoranze di culto
brahmaniche per le sue ascendenze vishnuite, il che spiega ciò che
già prefiguravano gli dvarapalas con kiritamukuta, perchè nei pannelli
del tempio ritroveremo più che altroi mmagini di culto vishnuite,
controbilanciate puntualmente da immagini di culto jain nelle nicchie
delle proiezioni salienti e delle badhra della cella del tempio.
La simbiosi di una
siffatta
conciliazione d'intenti tra vishnuismo e jainismo, in virtù del culto di
una dea madre jain di origini vishnuite, sembra soggiacere alla erezione
sia del tempio Parvanath che Adinath , in un'area ove si
concentravano in antecedenza i culti brahmanici vishnuiti, quale
condizione necessaria per la sua concessione tollerante da parte di
sovrani hindu pur pluralistici quali i Chandella.Avvalora la congettura la pianta oblunga d'ambo i templi,
che come l'aura austera ed arcana che vi si respira, evoca quella
sublimemente consimile dei templi Pratihara antecentemente
consacrati alla Sakti divina in Gyaraspur, luogo di culto jain
alla mahadevi, al centro della cui lalata-bimba esterna è insediata
ugualmente Chakkreshvari con otto braccia( e il cui deambulatorio,
come rileveremo nel tempio Parsvanath, è ugualmente aperto alla luce
esterna dai tralicci di jali, senza che i balconi, in cui non si
dilatano transetti trasverali, ne compromettano come nel tempio
Parshvanath il raccoglimento della mole intorno al sikkara), o dei
templi hindu rettangolari e alla Devi del Teli Ka mandir, in Gwalior, di
Barwa Sagar, del Gadarmal in Patari Badoh. Senza con ciò nulla togliere
alle indubbie e diverse contese figurative che rivelano le
asportazioni e sovrapposizioni di statue, pur spiegabili con
l'intento conflagrante di rendere predominante l una o l'altra
connotazione- brahmanica o jain- della dea.
le immagini delle nove
divinità planetarie, i nodi lunari di rahu e ketu in extremis sulla nostra destra, si
interpongono tra Chakreshwari e le due divinità agli estremi, in cui,
uniformate a quelle di due yakshi jain è dato di ravvisare quelle
di saraswati o di saraswati o laksmi . Già nei tempi pratihara è
attestato uno slittamento della consorte brahmanica nelle costellazioni
delle due altre divinità della trimurti, a farvi coppia con ganesha o
laxmi, e tale gravitazione nella costellazione visnuita ha favorito la
sua trasposizione jain, come rinveniremo alla base della badhra centrale
della parete sud.
un fregio a scorie di
pelle di cobra separa tale trabeazione fondamentale da quella superiore
in cui il posto di chakresvari, delle yakshi e dei navagraha è
occupato da tirthankaras jain seduti in padmasana*,e affiancati
dai loro devoti in preghiera, uno dei quali soltanto è in posizione
eretta o kayotsharga.
un fregio di volute e
spirali e foglie di petali di loto si interpone rispetto alla serie
finale e scarsamente ravvisabile di coppie divine, prima che sia la
volta del soffitto.
L'accesso al tempio sarà
differito per compierne la circumambulazione esterna in senso orario, la
pradaksina, discendendo dal portico d'ingresso alla piattaforma e
iniziando la visualizzazione del triplice ordine di immagini affisse
alle pareti della jangha.
Vi ravviseremo divinità e
soggetti mitologici del pantheon hindu in quasi tutte tutte le
proiezioni di soli pannelli e nei loro recessi, divinità jain
prevalentemente femminili nelle proiezioni di nicchie.
il repertorio di immagini
sacre hindu contempla singole divinità o in coppia e celestiali apsaras
nelle proiezioni dei primi ordini di statue, tra le quali agli angoli
hanno particolare risalto gli dei guardiani vedici o dikpalas ,
cui non figurano sovrapposte gli astavasus dal capo bovino, come
comporterebbe la tradizione iconografica più invalsa, mentre nei recessi
sono compressi i leogrifi , i sarddulas o vyalas,
nell'ordine superiore sovrastando celestialità e mostri il sorvolo
magnificamente animato da guizzi angolari di vidhyadaras, eminentemente
in coppia.
Lungo la parete breve
d'esordio, sul lato alla destra del portale d'ingresso- alla
nostra sinistra- si segnalano l' immagini sovrastante d'un asceta
barbuto conteso da due signora, una delle quali gli solletica la barba,
cui soggace quella d'un dio in tribhanga con la sua consorte, che reca
arco e faretra, nel quale potrebbe essere raffigurato lo stesso
Kama , dio del piacere, in una prima delle sue raffigurazioni in questo
solo tempio di Khajuraho.
Ci attende Indra
all'angolo di svolta, con il proprio veicolo elefantino , detentore
folgorante dell' irresistibile vajra nella sua destra inferiore.
Si prospetta Agni sul
lato adiacente, flammeo le spalle e la testa, la cavalcatura animale
dell'ariete ai propri piedi, sulla destra, delle cui quattro mani quelle
superiori recano in particolare gli attributi del cucchiaio sacrificale
o sruk e del libro, Quelle inferiori, a futura memoria per ogni
ricorrenza ulteriore, recano gli attributi del rosario e del vaso
dell'acqua lustrale.
La parete sud che ci si
dispiega al centro della proiezione ulteriore ostenta due dee jain in
due nicchie sovrapposte, quella inferiore affiancata da un' apsara dei
cieli hindu che si tinge il piede.
Ambika nel'alto dei cieli
del tempio**
ridiscendo di quota, pur
permanendo pur sempre insediati nel pantheon hindu del monte meru
templare,
occorre lasciare succedersi la
monotonia di quattro Shiva di seguito nelle proiezioni inferiori-
il primo soltanto di un certo interesse, * e di quattro scipite coppie
divine in quelle sovrastanti, rotta soltanto dalla comparsa nei recessi
di un vyala con la testa elefantina, prima che sotto un canopo di
serpenti faccia la sua bella comparsa Balarama, l'avatar di Vishnu, che
trepidamente stringe al seno la consorte *. lo sovrasta un dio con
duplice accompagnamento muliebre, al cui consorzio è contigua un'apsara
con un uccello sul dorso del braccio ed uno sulla spalla.
nella proiezione seguente
a quella su cui è installato Balarama un'apsara si tinge incantevole un
occhio con il collirio, cui nel recesso seguente oppone il dorso un
altro vyala con testa elefantina-addossata alla prima delle tre
meravigliose comparse di Vishnu narayana e di laxmi, due ai lati della
nicchia grigliata che come quella che le è sovrapposta da luce e respiro
al deambulatorio interiore, e l'ulteriore intervallata di seguito da un'apsara
che fa da fecondo pendant a quella intenta alla lucde dei suoi
occhi, poichè con un bambino in braccio e un cespo di mango
nell'altra mano, più rigogliosamente non potrebbe esprimere la sua
fertilità.
************ narayana e
laxmi.
Nella filiera inferiore
una grata si interpone a un nuovo Shiva solitario, sormontato da Kubera
e consorte, il nandi mansueto volto al dio Shiva precede nella
proiezione seguente il bufalo similare e distinto che ugualmente è volto
in alto al suo signore di cui è veicolo, Yama dio della morte, che fa da
dikpala fasto e nefasto in direzione sud
sul suo capo incombe
krishna intento nella lila di sradicare Yamalarjuna.**
asceti emaciati tra i
dikpalas,
lassù sita e hanuman nel
giardino asoka.
Si è così al punto di
svolta verso la parete ovest cui corrisponde la transizione
da Yama* al dikpalas Nirriti
Dei templi di
khajuraho solo il Parshvanata presenta a tal punto la scalinata di un
portico d'accesso andato distrutto che introduceva a una seconda cella
superstite di un sanctum, che ospita una divinità jain. Sotto il
conglomerato di un soffitto successivo, con il portale d'accesso ne
sopravvive il rivestimento statuario delle pareti laterali in cui trova
un suo seguito quello del lato ovest del tempio.
Nirriti, dio dei virtuosi
sventurati, della discordia, della decadenza, della morte, nella
sua nudità impeccabile è di guardia all'angolo sud ovest, con una
spada tranciante ed una testa mozza nelle mani inferiori, il pasa dei
nodi dell'ineluttabilità del destino ed un cobra negli arti superiori-
Alla propria destra un toro gli fa da veicolo. E' forse effigiato nella
sua incarnazione in Rama, per la sue faretra, il dio Vishnu sovrastante.
Tra le coppie divine parietali sono identificabili solo due
ricomparsa di Vishnu Narayana con una Laxmi insolitamente sbadigliante,
in una ricorrenza, tra le ulteriori sortite solitarie di Vishnu e Shiva.
da non perdere la vista
di due asceti tra gli svolii dei gandharva.
Riaccende gli animi,
nella parete della cella, una apparizione sottostante del dio Kama in
tribhanga, con la propria consorte Rati, con tanto di specchio e di
acconciatura fashion dhammilla, egli recando chakra, faretra, e
frecce, come ben conviene , quanto ad ayudas, ad un dio dell'amore ed
alla sua compagna di piacere, senza che susciti particolari allarmi che
la sua cavalcatura sia un coccodrillo.
Solo un vyala li separa
dal più austero Jjna Padmaprahu irrigidito del tutto in kayotsarga nella
sua nicchia, talmente lo lascia imperturbato la vicinanza di due
inservienti femminili. Non è da meno il jina seduto nella nicchia di
sopra.
portale della cella.**
Nella parete ulteriore
della cella, volta a nord ovest, figura l'apparizione più folgorante e
consacrata ai flashes ed alle facezie turistiche di Kama e consorte. Le
frecce del dio, guarnito di faretra, che nella mano destra inferiore
tiene un uccello, sono tre e tutte e tre inquietantemente guarnite di
teschietti,
Nella adiacente parete
d'angolo ravviva le sorti statuarie del tempio una immagine
inusuale della incarnazione di Visnu Parasurama, con relativa consorte,
come il dio è inconfondibilmente caratterizzato dall'ascia- parasu- che
reca. Fiamme si sollevano da una kunda sul suo fianco sinistro.
dikpalas varuna e vayus**
Parasurama dice ancora la
sua, con parasu, sankha, padma e chakra, sul piedestallo superiore della
terza proiezione del lato nord del tempio.
Nel pannello inferiore
della quinta proiezione è forse la scena più toccante dell'intero
reparto statuario della parete nord, Rappresenta in tribhanga Rama e
Sita,
con Hanuman alla destra
del dio, che tiene la propria mano sulla testa del fido aiutante.
Il dio trova pure il modo di reggere una freccia con la destra superiore
e la sinistra inferiore, e di abbracciare con la sinistra superiore una
Sita che più alla moda non potrebbe essere con tanto di
pettinatura dhammilla, reggendo alla pari il confronto con le Rati e
Laxmi antecedenti, nonchè con Parvati in coppia con Shiva accanto
alla nicchia con finestrella traforata.
statuaria delle nicchie**
Dall'altro lato della
nicchia illuminante ed aereante il deambulatorio un Brahma panciuto e
barbuto, tricefalo e quadribrachiale, non è di meno negli ardori
coniugali che lo avvincono a una Brahmani che non può essere di meno
alla moda di Parvati o Laxmi o Sita o Rati nella sua acconciatura
dhammilla.Sruk, libro e kati gli attributi del dio, Una fiamma in boccio
è intercorrente tra le divinità in ardore.
Un'apsara successiva
illustratissima dalle guide, nel proporre per i loro interessi sempre e
soltanto non più di una decina di statue in luogo del tempio, e via
quanto prima, appare meravigliosamente intenta ad allacciarsi una nupara
o cavigliera prima delle danze, precedendo l ulteriore gruppo
sottostante consortile, che i visitatori hindu, più che la critica,
identificano in Agni e * anzichè in Brahma e Brahmani .
Resta da segnalare, del
comparto statuario della parete, nella filiera superiore un
solitario Sankha purusha e un ultimativo Brahma insolitamento singolo e
non barbuto
nicchia ulteriore di
divinità jain.**
kubera e isana.
Ultimata la deambulazione
esteriore del tempio, ne è di prammatica infine l'accesso.
mandapa tripartito in un
vano centrale che conduce all'antarala e alla cella in due vani laterali
che immettono nel deambulatorio. cambia solo l'ordine dei medesimi
fattori decorativi esterni.
laxmi e saraswati nell'antarala
il portale del garbagriha
replica quello d'accesso al mandapa nell impianto, con le seguenti
varianti, è panchasaka e pancharatha, anzichè saptaratha, e la prima
ratha è costituita da volute e spirali invece che da rombi e rosette,
presenta indra e upendra quali dikpalas, e jjina seduti o
rigidamente stanti, in luogo di chakreshvari e una duplice saraswati,
nelle nicchie della trabeazione nuovamente intervallate dalla serialità
dei navagraha. udgamas, piramidali sikkara di 5 piani o pidhas,
minicoronate da chandrika, amalaka e kalasa sopra le nicchie in cui i
jina sono insediati.
soglia con una proiezione
centrale in cui è uno stelo di loto con vidya devi e due coppie di
asceti adoranti sui petali del fiore. ai lati quattro divinità
acquatiche su kari-makara e recanti un orcio d'acqua. gaja sardula alle
estremità, all'attacco di elefanti
donne recanti una
giara fronteggiano gli stipiti, dvaparala su avancorpi di elefanti alla
base dellle nicchie di mithuna che contornano il portale.
all interno ospitava
originariamente rishabanatha, che dal 1860 figura sostituto da
Parsvanath.
nelle pareti del tempio
ricompaiono i dikpalas, come all'esterno si alternano apsaras e dei
nelle proiezioni, vyalas nei recessi, mentre nelle nicchie figurano
divinità tirthankaras jain.
di particolare interesse,
B.*_ in penitenza sacrificale gremito di serpenti attorcigliati alle gambe
e di scorpioni avvinghiati al torace, un'apsars che punta al piede da uno
spino, è soccorsa da un barbiere.
Quanto più a lungo
è dato visionarlo, ed interrogarsi sulle ragioni della sua natura ibrida
Pur sotto un Shiva
al centro del frontone sovrastante l entrata, e su dvarapala vishnuiti
jainizzati ai lati delle soglie , era ora la jain Chakreshvari ad
avere assunto il controllo della destinazione del culto deel tempio,
campeggiandovi al centro del portale d'ingresso, nella trabeazione più
recente appostavi rudemente sopra le sakas delle bande/fasce
laterali, tra il residuo devozionale hindu dei navaghraha, come nel portale e nel sanctum appostovi sul lato opposto occidentale,
forse per un tributo alla superstizione della credenza nelle divinità
planetarie che si annidava anche nei cuori jain.
Un residuo significativo
dei timori sacrali hindu, che più non figurerà nel tempio Adinatha da
considerarsi anche solo per questo posteriore, esso si in tutto e per
tutto perfettamente jain, con i soli dikpalas, e gli astavasus
superiori, a presidio restante della figuratività statuaria hindu.
Ma è una più profonda
conciliazione d'intenti che sembra piuttosto soggiacere alla erezione
sia del tempio Parvanath che Adinath in un'area ove si
concentravano in antecedenza i culti vishnuiti, e d essa ha
la ragion d'essere nella sua concessione tollerante, qui, come altrove,
perchè ambo i templi furono destinati al culto jain di una dea madre
jain di origini vishnuite, chakreswari, appunto, al centro della
trabeazione Avvalora la congettura la pianta oblunga d'ambo i templi,
che come l'aura austera ed arcana che vi si respira, evoca quella
sublimemente consimile dei templi Pratihara antecentemente
consacrati alla Sakti divina in Gyaraspur, luogo di culto jain
alla mahadevi,( il cui deambulatorio è ugualmente aperto alla luce
esterna dai tralicci di jali, senza che i balconi, in cui non si
dilatano transetti trasverali, ne compromettano come nel tempio
Parshvanath il raccoglimento della mole intorno al sikkara), o dei
templi hindu rettangolari e alla Devi del Teli Ka mandir, in Gwalior, di
Barwa Sagar, del Gadarmal in Patari Badoh. Senza con ciò nulla togliere
alle indubbie e diverse contese figurative che rivelano le
asportazioni e sovrapposizioni di statue, pur spiegabili con
l'intento conflagrante di rendere predominante l una o l'altra
connotazione della dea.
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lunedì 1 dicembre 2014
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