Un mio scritto personale
In India oramai è tutto un susseguirsi di fasi di apertura, sulla falsa riga di quelle italiane e occidentali già entrate in vigore , sebbene la pandemia non abbia ancora raggiunto il suo picco: la sua crescita costante tuttavia non è esponenziale, sicché le esigenze della salvaguardia del paese possono ora avere più udienza rispetto a quelle della salvaguardia della vita, per riprendere nella sua mutata declinazione'jaan bhi jahaan bhi' l’originario mantra di Narendra Modi, 'jaan hai to jahaan hai”. Mentre nelle zone rosse seguita il lockdown più rigido, che in Mumbay e nel Maharastraè stato prolungato fino al 30 giugno, e resta in vigore il coprifuoco dalle sette di sera alle sette del mattino, nelle zone verdi e arancione negozi di generi vari hanno aperto progressivamente un po’ tutti, già dai primi di maggio, dopo che erano rimasti aperti solo quelli di frutta e verdura, del latte e le farmacie nei tempi del lockdown più duro, i barbieri stessi , come già i lattai e gli acquaioli e i fruttivendoli, si erano ingegnati a recarsi a domicilio secondo le nuove norme sanitarie, di casa in casa cambiando le lame e facendosi dare in uso asciugamani e teli delle diverse famiglie, e dalla seconda metà del mese sono ripresi i viaggi ferroviari e i voli interni, sia pure con gradualità, con forti limitazioni e continue cancellazioni, originate dalla diffusione della pandemia ad opera di viaggiatori indiani di rientro in India, o dei migrant workers, i masjdur, e i pellegrini, di ritorno ai loro villaggi e siti residenziali. Così sono stati riattivati dapprima i collegamenti ferroviari tra le grandi città, poi duecento treno espresso, non gà i treni più turbolenti, i passengers trains, con general tcket, dopo che i milioni di lavoratori migranti di ritorno alle campagne dalle città in cui non avevano più soldi né lavoro, né chi intendesse ancora alloggiarli, solo dai primi di maggio hanno avuto a disposizione i Shramik trains per fare rientro, in alternativa al procedere a piedi con donne, vecchi e piccoli appresso per migliaia di chilometri, o ai viaggi clandestini su camion che figuravano adibiti al trasporto di mercanzie, dovendo cambiare il treno che li trasportava, di stato in stato, di cui come in Italia tra le nostre regioni sono stati ripristinati i confini securitari, con continuo disagio e tormento dei lavoratori migranti che vi venivano fermati e come tratti in arresto. I voli , compresi quelli delle linee private sono ripresi soli in parte, per le forti resistenze delle città e degli Stati occidentali dell India più esposti alla globalizzazione pandemica, Mumbay, Kolkata, Chennai, il Punjab ed il Gujarat, il che ha dato luogo, per le cancellazioni, al sovraffollarsi agli sportelli di chi prenotava le ripartenze e di chi chiedeva rimborsi, ingenerando lunghissime code alla stazione ferroviaria di New Delhi. Con tali immagini di una sconsolante consuetudine in India, contrastavano quelle dell’agio con cui si conformavano alla nuova normalità securitaria i passeggeri dei voli aerei all’ arrivo agli aeroporti, in sala d’attesa, o all imbarco, mentre gli addetti protetti da uno scudo facciale ne sanificavano i bagagli, puntavano loro alla fronte il termo scanner, stavano a disposizione ai banconi alimentari, e un cartello con una croce rossa che sbarrava il sedile intermedio nelle file dei posti a sedere delle waiting halls, li distanziava a destra o a sinistra, il tutto secondo un copione che è un ricalco con poche varianti di quelli dei protocolli occidentali . Tali immagini sono ora prevalenti rispetto a quelle dei majdur, dei migrant workers che sino alla settimana scorsa occupavano le prime pagine e i loro servizi di cronaca e fotografici, con la visione del loro esodo in marcia lungo le strade dell India, in sciarpa o in maschera, le notizie dei gravi incidenti loro occorsi, in Maharastra dove 16 di essi, l otto maggio, sono stati travolti da un treno merci presso lo stazione di Aurangabad, essi viaggiando lungo i binari delle ferrovie, di giorno o di notte, perché sono il tracciato più breve e sicuro del cammino che avrebbe dovuto ricondurli a casa, o nel distretto di Auraiya in Uttar Praadesh, il sedici maggio, dove 24 di loro sono rimasti vittime dello scontro tra due camion che li trasportavano, dei quali uno era parcheggiato in un roadside cafe. Era stata già archiviata anche la vicenda di Jyoti Kumari , la ragazzina quindicenne che per oltre mille duecento chilometri, da Delhi al Bihar, ha ricondotto a casa in bicicletta il padre infermo che non era in grado di salire sui treni Shramik. Ma da due settimane a far si che nonostante le relaxation sia un tormento la continuazione dei confinamenti è il caldo che si è fatto torrido nel centro nord dell india, rendendo opprimente la calura domestica Anche per questo kailash era tutto contento di dirmi che l’otto giugno, riapriranno luoghi di culto e monumentali, bar, ristoranti, ed hotels, compreso il suo, alla buon’ ora, mentre solo a luglio ricominceranno le scuole, rispetto a tale data venendo anticipati solo gli esami della dodicesima classe in cui è coinvolto Ajay, nelle prove fondamentali di chimica e di biologia. Kailash è ora in attesa delle “guidelines” , stato per stato, anche se grazie ai canali di informazione televisivi poteva già anticiparmene qualche norma. Tutti i potenziali ospiti di un hotel per soggiornarvi dovranno dimostrare di avere effettuato il download, su un loro smartphone, della app di google aarogya-setu, in sanscrito “un ponte per la salute”, che consente la notifica dei possibili contatti con individui positivi al coronavirus, e dei rischi di restare contagiati nell’area in cui ci si ritrova, ed all ingresso, almeno dei principali hotels, essi dovranno essere preliminarmente termoscannerizzati. Ovviamente inservienti e addetti alla reception dovranno essere muniti di maschere chirurgiche e di sciarpe, chi serve ai tavoli di guanti. Le necessità della ripresa anche nella mente del mio amico, come negli animi della generalità della popolazione indiana a quanto mi è dato di supporre, hanno alleviato la paura della pandemia e sollecitato coraggio e spirito di ripresa, al punto che in attesa che riapra l hotel Grace il mio amico si è lasciato richiamare in servizio di notte all hotel Harmony dall’insistenza al telefono dei suoi proprietari. Kailash ne va fiero, perchè è a lui che si sono rivolti, benché li abbia lasciati mesi or sono per l' hotel accanto, non al fratello Manoj, o a chi altri, a lui che sempre in passato ha lasciato di sua iniziativa i propri padroni, senza farsi cacciare mai da nessuno, solo che il pianto dei proprietari dell hotel sulle proprie disgrazie per il lockdown, è stato il lasciapassare di un’offerta indecente, che ha scandalizzato e indignato la stessa VImala. La sua riassunzione è stata pattuita per solo 3.000 rupie, in luogo delle 5.000 che Kailash già vi guadagnava, pur con ogni decurtazione di sorta, prima di finire di esservi il servitore di almeno tre padroni, riservando a lui fidatissimo, padre di famiglia oramai ultraquarantenne, ciò che sdegnerebbe anche un ragazzo o un giovine di strada di Khajuraho che sia senza lavoro.
Ma per un verso il lavoro lo libera dalle difficoltà di restare tutto il giorno in famiglia presso dei figli che non rispondono all’appello, che hanno la mentalità di rampolli ricchi in una famiglia talmente povera, per un altro è in gioco tutta la nobiltà della sua anima servile, così affine alla mia.
E così Kailash si fa campione o cavia delle presumibili nuove forme di ingaggio in India della manodopera informale e privata, o anche pubblica.: l’assumerne la metà, per la metà.
Scritto aggiuntivo, in tarda notte
.A tutt’oggi, fino a sera, credevo che in India come in Italia, tanto più in Khajuraho, la vicenda pandemica stesse volgendo alla sua conclusione. IL dottor Zangrillo del San Raffaele asseriva categoricamente in una trasmissione televisiva< pomeridiana che il coronavirus non esiste più clinicamente, nella graduatoria mondiale l India si colloca al XVII posto per casi riscontrati di affetti da coronavirus, e apensavo già di sollecitare Kailash a chiedere al manager in Delhi del Hotel Grace se l otto giugno fosse già pronto a riaprirlo, ma quanto stasera aveva egli da dirmi sommuoveva ogni conforto consolatorio. Avevo presente il chai wallah del negozietto di te presso l hotel Bundela dove c’è in Khajuraho la pompa di petrolio? No, faceva lo stesso, e dunque.? Rientrando da fuori, da una grande città con molte zone rosse,- Kailash non sapeva dirmi quale fosse-, né aveva saputo dirglielo Mohammad giornalista, - è stato messo in quarantena, e i test hanno accertato che è positivo. L intera Khajuraho è stata dichiarata zona rossa, per tre giorni vi è stato reinstaurato il coprifuoco, l intero bazar è stato blindato, restano aperti come nella fase iniziale del lockdown solo le farmacie e i negozi che vendono il latte, dalle sette di sera alle sette del mattino è fatto divieto di uscire di casa, i poliziotti si sono aggirati dovunque ordinando di restarvi. Poi si vedrà, ma l otto giugno appare impossibile che ristoranti ed alberghi e monumenti e templi possano riaprire., tanto più che i casi di coronavirus con il rientro dei lavoratori giornalieri migranti si manifestano in vari luoghi nel distretto, nella capitale Chhatarpur come nella remota Vyas Badora, o in un villaggio vicino a Bijawar. Niente di più probabile , a tal punto, concordavo con Kailash, che gli accertamenti , fatti sul serio, scoprano altri casi asintomatici di positivi al coronavirus, ma a Kailash ho ricordato i numeri ufficiali, per quel che conclamano, non più di 6.000 morti accertati su oltre 180.000 casi riscontrati, una letalità certo non elevata, indizio che forse in India, come in Italia, il coronavirus ha perso la sua carica virulenta. In casa hanno comunque abbastanza cibo per almeno i tre giorni di ferreo lockdown. In un simile frangente evocare altre calamità incombenti in india poteva alleviare l’angoscia, e gli chiedevo che ne sapesse dell invasione di locuste. L’amico mi diceva che erano calate dall Iran e dal Pakistan, foriero anche in questo di sventure per l India,- ironizzavo-, e che dopo avere invaso l intero Rajastan, avevano fatto la loro comparsa anche in Chhatarpur, nei cui pressi un intero albero ne è stato sommerso. “ Ma anche loro raggiungeranno Khajuraho , l'altro giorno ne ho vista una nel cortile, rossa e marrone”. Anche gli otto indiani che erano morti fulminati nel Bihar, erano il richiamo ferale di quanto è appena accaduto nei pressi di Khajuraho, in Beni Gangi, dove durante un impetuoso temporale, durato non più di un quarto d’ora, in settimana è rimasto folgorato il figlio più giovane a me davvero caro, nella sua impertinenza, del gestore del bar dei miei ritrovi con Mohammad, il Madhur cafe. Basta così.
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