giovedì 3 giugno 2021
Sui destini della Casa del Mantegna
Rinfocolando la diatriba riaccesasi sui destini della Casa del Mantegna, ritengo che per la sua vetustà ed angustia di spazi l’augusta Casa più che un museo d’arte moderna e contemporanea mantovana sia atta ad ospitare quanto propongono in retrospettiva il prorettore F. Bucci e S. Scansani , ossia un centro studi di raccolta della bibliografia critica e di un “ catalogo generale delle opere del Mantegna (da cercare, ricostruire, vedere, confrontare con un clic) “, eventualmente pur anche illustrativo del fare figurativo e architettonico dell’epoca umanistica, mediante la “ricostruzione interattiva e sensoriale della bottega rinascimentale con la produzione dei colori, la rassegna dei modelli, il senso del disegno”, ( Scansani), il che è in piena sintonia, tra l’altro, con la destinazione a museo architettonico albertiano-rinascimentale del San Sebastiano. Non vi rinvengo invece spazi ed agio sufficiente, comunque sia,per un ‘”Urban Center” quale lo propugna Bucci , che sia un luogo in cui “trovare gli strumenti per conoscere la storia dell’architettura della città e i progetti che disegnano il suo futuro”, del Polo del Politecnico innanzitutto, o per quanto, magari insieme , di moderno e contemporaneo vorrebbe ardentemente che continuasse ad esibire R. Pedrazzoli, nei termini di un’ officina del fare/ricercare nel campo dell’arte attuale. A tali magnifici intenti, che si sposano a meraviglia, si confà piuttosto un edificio che possa essere davvero un centro multifunzionale, quale, e ci risiamo proprio, la vicina Caserma di San Sebastiano, o se escludiamo gli splendidi magazzini del sale,la villa liberty che è sede dell’Arpa su cui ha richiamato l’attenzione il sovrintendente Barucca, l’ex sede dell’ Ispettorato del Lavoro di piazza Virgiliana, del resto in stile più che congruo. E ‘ questo un sito che fu già caldeggiato in tempo ancora utile da M. Tamassia e da G. Sogliani, ma che ahimè nel frattempo ha subito altra destinazione, dopo essere stato inutilmente proposto al Comune di Mantova. All’ uopo si sarebbe magari potuto rilevare ancor prima Palazzo Cavriani con gli affreschi del Bazzani, quando all’ultima asta fu messo pressoché in svendita. Per un Museo di arte moderna e contemporanea che sia laboratorio e cantiere, luogo di incontro e di ricerca, nel confronto di opere e di idee, atélier- “Urban center” ed al contempo spazio espositivo delle raccolte comunali d’arte moderna e contemporanea , Casa del Mantegna che fu già un avamposto di punta e d’avanguardia, si rivelerebbe oggi a tutti gli effetti una ridotta, tanto più in presenza del Polo del Politecnico di Milano e delle sua progettualità da esporre alla cittadinanza. Solo che se così mi limitassi a disquisire , magari con faceti riferimenti a sacher torte e sbrisolone, mi parrebbe di muovermi in un’ aura di cortigianeria reticente, se non omertosa, come se ai tempi del duca Vincenzo stessi al gioco di appuntare gli strali per le sue follie contro il parafulmine del suo gran segretario Chieppio Di grazia, ma la proposta di Sabrina Bottardi che ha suscitato ire e fulmini di Scansani, lor signori credono forse che venga da lei, quale causa prima, per moto proprio? O cascano dal pero se dico che è l’ autocrate stesso in cui si è permutato il Sindaco della città di Mantova, per cui non vi stormisce foglia che egli non voglia, il mandante per niente velato di tale famigerata proposta? Fu lui stesso, del resto, Mattia Palazzi, che in concomitanza con la mostra di Bazzani l’anticipò in diretta nel 2019, suscitando in me quello che può aver provato Fra Cristoforo,alla proposta di don Rodrigo di mettere Lucia sotto la sua protezione. Già era più che evidente che il Sindaco non era un fan del Museo di arte moderna e contemporanea, tantomeno di quello del Risorgimento , per Egli mancando entrambi del necessario appeal turistico , quasi che non dovesse essere preminente la loro funzione civica, educativa e formativa, ma fu allora per me il colmo, che in risposta alle sollecitazioni di Sinistra Italiana, Egli avanzasse l’idea recondita di sistemare il Museo d’arte moderna e contemporanea giusto nella Casa del Mantegna, a tutto detrimento delle prerogative autonome della Provincia, quasi per sfangarsene, o sfecciarsene, degradando o retrocedendo di fatto l’ illustre Casa a sede di disbrigo. Almeno è venuto in mente ai ripropositori di siffatto calpestio reciproco di piedi istituzionale, che potrebbe crearsi un conflitto di orientamento politico amministrativo e culturale tra Comune e Provincia?Bella genialata, davvero, da parte di chi appare convinto di avere anche la Provincia nelle proprie tasche. Il che può spiegare a sufficienza il silenzio della Provincia in merito. Ragion per cui si metta pure il cuore in pace anche Cesare Azzetti, intervenuto a riguardo, che la sua ottima proposta di destinare a Museo di arte contemporanea e moderna mantovana ed a Urban center la Caserma di San Sebastiano non vedrà almeno per un lustro la luce del sole, per le suddette ragioni che non lo consentono affatto.
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