lunedì 10 maggio 2010

sapienza cristiana, sapienza orientale

Sapienza cristiana e sapienza indiana in questo s'incontrano: la spiritualità è unione e comunione-yoga- con la Via, la Verità, la Vita: la conoscenza ne è una partecipazione integrale, già in questa vita.
La via, la verità, la vita è in noi stessi la nostra intimità più propria, l'autentico sé o atman, e al contempo in sé ci comprende , quale Logos, Verbo, Dharma,- in un rapporto di immanenza reciproca tra un'infinità interiore e un' infinità esteriore- "il castello" di Teresa d'Avila e della Chandogya,- che manifestano il Brahman - Dio Padre- che è trascendente- l'agricoltore della Vite di cui in Cristo siamo i tralci eppure "tutto in tutti"( Paolo, Corinzi)
"Conosciti in me, conoscimi in te", Tat tvam asi " Questo sei tu".
Tale via, verità e vita, è in noi stessi una consapevolezza originaria, alla cui rivelazione profonda dobbiamo risvegliarci,e di cui, in una sequela ,occorre aumentare in noi la presenza mentale illuminante- lo Spirito quale "interior magister". Tale sequela è uno svuotamento del nostro Ego nei suoi attaccamenti, una rinuncia a ogni " possesso geloso",( lettera di Paolo ai Filippesi), il cui esito è il conseguimento della pace della equidistanza interiore- in cui si decanta la singolarità del nome divino di cui siamo espressione, che è il volto che ci fa assumere la vocazione della nostra capacità di amare a Sua immagine e somiglianza
" Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà"( Luca, 9, 23-24)

In tal senso la kenosi è la verità intradivina che si rivela nelle sapienze orientali.
Ma non resta, forse, quale differenza cristiana,- è la domanda residua- che cosa significhi il dimorare in Dio, in quanto dimorare nel suo amore? Da esso inabitati, per farci come Egli amore, dal momento che siamo comandati ad amarci l'un l'altro come egli ci ha amato, e ci ama,fino alla fine ( Giovanni, 13.34, 15.12, 13.1)- "anzi alla morte di croce"- per amore gratuito del nostro nemico?
O in Prajapati, nella Yagina, non c'è la stessa estasi d'amore dell'Agnello sgozzato fin dalla fondazione del mondo?

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