Sui criteri cristiani di verità
Scambio di vedute tra me e don **
Caro don *.
sono Bergamaschi il professore.
Lei si chiedeva ieri sera, nel corso della lectio divina, come anche un aborigeno australiano, che ignora tutto di Gesù, possa purtuttavia essere partecipe di una volontà divina di salvezza universale. Ora la mia incredula fede è meno incredula se mi anima la convinzione che la realtà di Cristo, nel suo mistero, trascenda lo stesso Gesù, che non si possa identificare solo in Gesù, e si sia rivelata e si riveli anche altrimenti, in questo e in altri mondi ove trovi attuazione l'idea di uomo.
Credo assolutamente che un Cristiano che abbia incontrato Cristo in e attraverso Gesù sia tenuto a credere che ogni altra rivelazione a lui sconosciuta del Cristo debba essere assolutamente conforme alla Sua Parola che si è professata in Gesù, e che non possa contraddirla in nulla, e per nulla, ma anche oggi , insieme con la splendida celebrazione paolina del Dio ignoto allo stesso ateo che lo venera nella sua idea di bene, avevo modo di ritrovare nel Vangelo di Giovanni la proclamazione da parte di Gesù che la Sua Parola consegnata ai Vangeli non esaurisce tutta la verità dello Spirito. “ Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso: quando verrà lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la verità, perchè non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future”.
Per dirgliela tutta, caro don *, mi chiedo infine, per sentirmi meno incredulo, nel mio spirito di adesione attraverso la chiesa Cattolica ad una ecclesialità che per me è cosmica,, se la stessa resurrezione di Gesù sia unica perchè è il compimento perfetto di ogni altro accesso spirituale alla vita eterna.
Con gratitudine
Odorico Bergamaschi
Caro Odorico,
i temi che Lei affronta sono davvero abissali e insondabili. Anch’io credo che Gesù e il suo mistero siano più ampi di quanto noi pensiamo e crediamo e abbraccino il cosmo intero. Tuttavia non nel senso di mettere Gesù tra parentesi, quanto piuttosto che la sua centralità e unicità rappresentino il punto di convergenza e il compimento di ogni percorso. Mi pare che su questo siamo in sintonia.
La ringrazio della sua benevola fraternità,
d.*
Caro don *,
solo un seguito, concorde.
Credo che si permanga concordi finchè si eviti come cristofanica "ogni ispirazione che dissolve Gesù", e che ci può indurre a sconfessare " Gesù Cristo venuto nella carne", quasi che l'ascolto stesso della sua Parola fosse la sola pratica pragmatica di un messaggio di regole, e non già l'attinenza al Senso della Sua Parola, il farsi carne del verbo fino a morire per noi, la sua umanizzazione fino alla morte di croce per la nostra theosis, la nostra divinizzazione a stirpe divina nella Gloria del Padre.
Solo in Tal senso, e attraverso tale Senso,l'ascolto della sua Parola si fa criterio di verità di ogni altra verità.
Con una duplice avvertenza: a) di quale rimanga, nel frutto, il criterio per riconoscere i falsi profeti. " Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?" ( Matteo 7, 15-16); b) con l'attinenza larga della sua risposta ai discepoli, quando " Giovanni prese la parola dicendo: " " Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perchè non è con noi tra i tuoi seguaci". Ma Gesù gli rispose : " Non glielo impedite, perchè chi non è contro di voi, è per voi"( Luca 9, 49-50).
Personalmente nelle discipline spirituali indiane ho trovato un grande aiuto nell incentrarmi, anzichè nella mondanità dell Io, nel Nome che può essere la mia vocazione, la mia espressione unica e irripetibile delle mie capacità di amare a sua immagine e somiglianza.
Con fraternità di piccolo figlio
Odorico
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