martedì 24 maggio 2011

la caduta reale


E ieri è stata la volta della caduta di Kailash dai muri del nostro “ dukan”, del negozio pervenuto al soffitto. Una pietra sconnessa, il piede posto in fallo, e si è ritrovato al suolo, con un labbro rotto e il volto che si è tumefatto. Bluastro come Shiva Nilakanteshvara, mi verrebbe ora da sorriderne...Stamane ha dovuto recarsi dal medico, che gli ha praticato un'iniezione per la quale ha pianto, come Chandu, ma ha salvato gli occhi, non è stato niente di grave, Kailash mi mostrerà con una videochiamata i postumi dell'incidente...Il mio cuore è sempre talmente in apprensione per ciò che può capitare ai bambini, che ha sorvolato sul suo incidente, ed io ho seguitato a chiedergli altro, a sollecitarlo e a raccomandargli che proceda oltre, che contatti il falegname del villaggio per la teca del negozio, a che domani abbia inizio la soffittatura, quando la cosa da dirgli era che tutto va già bene, così, e, quanto egli sia bravo e sulla buona strada, (quando) mentre un'altra, la mia, è la tragica caduta che incombe da evitare.
Mancando lo stesso mio compimento umano, tradendo il dono di grazia per cui Kailash a me è stato affidato insieme alla moglie e ai suoi figli, il “ pensaci tu”, emesso dal cielo, tale mia caduta avverebbe se mosso dalla volontà di salvaguardare i miei margini di sicurezza economica e la libertà di muovermi in autonomia quando sarò in India, inseminassi in Kailash i miei dubbi sulla (inanità e ) l'inutilità anche di questo nostro sforzo, la mia consapevolezza dell' impotenza dei nostri destini terreni, del fallimento a cui è votato, in questo mondo, anche questo tentativo ulteriore di dare un futuro che non sia un avvenire di miseria ai nostri bambini. Guai se gli inoculassi il mio timore pregiudiziale che rifluendo nel villaggio la sua famiglia cada preda di ogni limitazione di vita che vi sussiste, ed egli finisca sempre più succube di un padre padrone che gli detta il da farsi a mie spese, spendendosi per l'altro fratello.... Lo facessi così recedere a rientrare a lavorare in hotel, in seno ad ogni incapacità della moglie, e dei figli, di fare a meno di ricorrere a lui in ogni evenienza,- “pa papa dede, dede", come nei suoi riguardi sa già dire Chandu,- Kailash perderebbe a sua volta ogni fiducia nella benedizione dei suoi giorni, la speranza che ci sia una risollevazione possibile dal karma negativo che è la dannazione dei suoi passi in questa e in ogni altra vita futura, ed io, vincolandolo al mio stesso fallimento, nella sottomissione del suo libero destino di uomo in cui ogni ogni mia donazione avrebbe pervertito la sua fragilità succube, assumerei il volto elargitivo di questa sua condanna, nei secoli dei secoli di ogni reincarnazione futura.
Caro Kallu, possa io essere all'altezza di esserti invece amico per davvero, soccorso dalla consapevolezza che non saranno i soldi persi o inutilmente spesi nel nostro dukan la miseria che pesa, che pregiudica la vita che ci resta davanti, illuminato dal dolore che un'altra è la perdita senza scampo che grava sui nostri giorni e li svuota di senso, dalla luce di grazia che mi sei stato affidato in dono,con i tuoi cari, perchè ci asciugassimo l'un l'altro le lacrime che per questo versiamo,nel vincolo d'amore del nostro Sumit.

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