sabato 4 giugno 2011

nota spinoziana

Il Dio di Spinoza, che da concetto della mente si fa l'Essere del Pensiero di cui la mente è partecipe come una Sua idea,-in quanto è l'idea del corpo che noi siamo,(1)- è, panenteisticamente,sia l'Essere Assoluto in cui sono tutte le cose,seppure ancora pensato nei termini della Sostanza del pensiero metafisico di origine ellenica, che il Dio teo-en-paneistico della mistica intellettuale, essendo Tutto in tutte le cose, indivisibilmente, come loro causa immanente, l'Essere in cui tutto è uno.
Come l'essere divino di Paolo.
Spinoza pur non essendo cristiano, pur non credendo nella incarnazione di Dio in Gesù e in una  resurrezione di Gesù che non sia quella spirituale, ritiene che  Gesù nella sua natura umana sia stato pienamente partecipe di Cristo, del Verbo del modo infinito immediato dell'attributo del  Pensiero divino, il vero eterno figlio di Dio, che abbia comunicato con l'intelletto infinito di Dio, a differenza di Mosè e dei Profeti.
Ma ccme la mistica lucidamente razionale del Logos che è Spirito, il pensiero di Spinoza afferma un amor dei che è meramente intellettuale,  l'unità uomo-Dio per Spinoza può sussistere  nelle sole forme dell'intuizione intellettuale della conoscenza di terzo grado, egli non riteneva che l'uomo si eterni nella creatività della sua immaginazione, la quale,  al decesso del  corpo, secondo l'Ethica muore integralmente con la memoria personale. E nonostante l'Ethica sia volta alla gioia, di cui Spinoza vuole renderci partecipi, di essere in Dio nel suo amore di se stesso che si esprime nella sua idea adeguata che costituisce la nostra mente,  resta un suggello terrificante della  beatitudine  intellettuale in cui la Mente si eterna,  quanto a conclusione dell Ethica Spinoza ha da dire del'infelicità del cadavere bambino, nello Scolio della quart'ultima Proposizione dell'Ethica
"Poichè i corpi umani sono atti a moltissime cose, non c'è dubbio che essi possono essere di natura tale da esser riferiti a menti che hanno una grande conoscenza di sè e di Dio e la cui parte maggiore e principale è eterna, e perciò tali da temere difficilmente la morte. Ma affinché ciò si intenda più chiaramente, si deve qui notare che noi viviamo in continuo mutamento e che, a seconda che mutiamo in meglio o in peggio. siamo detti felici o infelici. Chi, infatti, da bambino o da fanciullo, passa allo stato di cadavere, è detto infelice, e al contrario si considera felice aver potuto percorrere tutto lo spazio della vita con mente sana in corpo sano. E invero chi possiede un corpo atto a pochissime cose, e sommamente dipendente dalle cause esterne, come il bambino o il fanciullo, posside unamente la quale, considerata in sè sola, non è quasi per nulla consapevole né di sè né di Dio né delle cose; e, al contrario, chi possiede un corpo atto a moltissime cose possiede unamente la quale, considerata in sé sola, è assai consapevole di sé e di Dio e delle cose."

1)L’uomo diventa partecipe di come Dio si rivela a se stesso, e si ama, attraverso l’attività mentale e l’amore di sé e di Dio della sua stessa mente umana, che in ognuno di noi è l’amore stesso di Dio per se medesimo, non in quanto è infinito, ma per come, determinando l’essenza della nostra individualità eterna, è tutto se stesso in ognuno di noi , come lo è in ciascuna manifestazione della sua identica natura e del suo identico amore, immanenti in tutte le cose, in ogni altra forma microcosmica diversa da ogni altra dell’Essere divino, per cui in lui siamo uno, indivisibilmente, e tutto è in relazione con tutto.Si confronti in Ibn Arabi, come Dio si manifesti ad ogni fedele non già nella sua unità indifferenziata, ma in quel Volto divino, o "Forma di Dio", che è l'Idea o Angelo della sua Persona, la sua Natura Perfetta ( Henry Corbin L'immaginazione creatrice, pgg. 238-247, ad esempio).

Nessun commento: