giovedì 9 giugno 2016

In sogno veritas

Anche questo  mio soggiorno tra di loro volge alla fine. Con dolore mi distaccherò da loro, in una separazione che sarà solo fisica,  ma anche con il sollievo che la mia follia non abbia dato corso a ciò che le viene in animo, sterminatrice, quando con la loro vorrebbe distruggere la mia propria vita.  Dilaniando, o soffocando . con  la loro esistenza che mi è più cara e che mi si affida più inerme,  la sua, di lui,  così irrimediabilmente a ne nemica, e di me distruttrice
Se solo immaginasse quant’è reale la follia che mi attribuisce,  quanto lui suscita mostri nell’esprimere solo disistima e disamore nei miei riguardi. , nel suo accudirmi solo perché così vuole il suo karma,
Senza nulla riconoscermi ed attribuirmi, così ultima l’opera del passato schiacciante, impedendomi di convertirne il giudizio di condanna e di fallimento con ciò cui mi destino per lui e gli altri nostri cari.
Oggi ero cos’ senza speranze di provvedere a chi amo, così senza amore di me stesso e incapace di avere riguardo di chi mi ama che ho pregato Dio di darmi la morte, benché mi stesso accanto da ore m, e chandu fosse sopraggiunto in stanza.
Ed ora come voglio la sua morte più atroce, che soffocasse rantolando nella sua inettitudine annientatrice, io che solo un’ora fa gli carezzavo i capelli come al suo più caro amico.

Un sogno  è rimasto impigliato nella mia mente, stamattina, che la dice lunga sul passato che mi opprime.
La classe era una mia stanza, simile al camerino che era diventata la mia cameretta nella mia casa familiare d’un tempo, e vi ero di ritorno anzitempo dai miei viaggi, per dare lezioni gratuite a dei miei ex allievi, che vi erano convenuti  di loro volontà. Cionostante il loro chiasso era divenuto assordante, due di loro si rotolavano nella lotta, di me incuranti.C osì stando le cose,  mi dicevo, nulla obbligandoli ed offrendomi io gratis, almeno posso cacciarli su due piedi…
Ma i due maschi che erano rimasti in stanza, cacciati i primi, avevano intrapreso ad azzuffarsi al loro posto, né le diligenti ragazze mi alleviavano la situazione, facendo a gara a lasciar cadere libri o astucci, di modo che dovessi chinarmi e vedere come lo sporco e la polvere regnavano sovrani sotto i banchi impilati, con  gli arricciamenti di peli e pelucchi.
Io cercavo di giustificare lo stato di cose con la mia lontananza da tempo, con il fatto che avevo passato in città, lontano da quella cameretta,  il periodo scolastico appena finito, mio padre redivivo mi era di soccorso con la sua testimonianza di conducente d’auto al mio servizio, ma come potevo porci rimedio, dovunque trapelava il sordido, e come potevo appellarmi alla cura e all’anima che ci mettevo nelle cose, se tra tanti libri che avevo nella cartella, mancava proprio quello di quel corso di lezioni…


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