mercoledì 7 settembre 2016

resa e fedeltà

"Che cos’hai davvero da chiedermi, ora che sto partendo per l Italia?"domandavo ieri di pomeriggio a Mohammad da cui avevo voluto recarmi,  ritrovandolo afflitto per davvero da una tosse  virulenta,  nell'oscurità  del giaciglio su cui era steso ignudo della sua misera casa,  di cui mi resta ancora difficile ritrovare la via.
“ Torna”,  si è limitato a chiedermi.
"E quanto alla scuola, che  possa io fare per te in questi giorni?"
“ Non ti chiedo niente”, mi ha detto in tutta risposta, come mi avrebbe poi ripetuto più volte, forse intuendo, pur senza saperlo, che stava così assecondando i reali intenti della mia condotta, che cospirava a che rifiutasse ciò che insistevo a chiedergli.
Ne insisteva a che disattendendo ai miei impegni l indomani fossi disponibile, accompagnandolo, ad assecondarlo nei suoi asseriti propositi di fare rientro a scuola, ben consapevole di  quante volte fosse venuto meno ai suoi propositi e mi avesse mentito in tal senso. 
Mi ero recato da lui persuaso che fosse solo per finta  che al telefono in mattinata aveva tossito tanto, eludendo così senza riuscire a dirmi niente ogni mio tentativo di ricontattarlo,  una volta che era venuta  per lui meno ogni ragione di ricercarmi- dopo essere riuscito ad ottenere a suo modo quel che davvero l interessava, e che non era di certo l’aiuto che potevo recargli.
E quando chi soccorri  insiste che non vuole più ricevere quel che supponi di avergli da offrire, quale migliore alibi può presentarsi per desistere da tentare ancora di aiutarlo  per chi ha in animo  la resa alla propria angoscia avara ed incapace di spendersi, al solo fine di salvaguardare asfitticamente un proprio futuro.anoressico
Di tornare a scuola non voleva saperne, e preferiva invece recarsi ogni mattina dagli insegnanti di sostegno, ch’era il sussidio stesso ch’ero venuto a casa sua per negargli, con il venir meno della  sua frequentazione scolastica.
 L' attuale sarebbe stato a suo dire il suo ultimo anno di scuola, poichè si sentiva obbligato a trovarsi un lavoro, come mi  lasciava credere  che gli avesse richiesto perentorio suo padre,  data la persistente penuria familiare .
Come io non credevo più nelle mie possibilità e per questo gli avevo appena  detto che cercavo soltanto di risparmiare denaro, ossessivamente, spasmodicamente, in tali termini non inducendolo di certo a fare su di me affidamento, così il ragazzo si arrendeva a un suo futuro di miseria, che cercava intanto di rimuovere dal suo orizzonte rifugiandosi  nell'ennesimo videogioco, sul tablet che gli avrebbe  lasciato uno zio che ne aveva acquistato un modello più avanzato. Era da esso che sabato scorso mi aveva contattato in facebook, poi in skype, facendomi insorgere i più  neri sospetti sul modo in  cui se ne  fosse assicurato il denaro per acquistarlo.
Anche l'amore per Mouskhan, a quanto me ne diceva, volgeva  ad un suo destino funesto
"Ha un soffio al cuore", mi rivelava
“ Ma tu  romperai i tuoi principi con me, - soggiungeva,- mi negherai la tua amicizia, se non andrò più a scuola?”
“ Certo che no” gli rispondevo con una voce di conforto che non tradiva alcun accoramento reale
E  quando mi congedavo  mi porgeva insolitamente la mano una prima, una seconda volta,   dopo di che gli chiedevo dell’acqua per lavare la mia, temendo di  poterne contrarre  la sua tosse se fosse stata infettiva.
."Che cos’hai davvero da chiedermi, ora che sto partendo per l Italia?"domandavo ieri di pomeriggio a Mohammad da cui avevo voluto recarmi,  nel ritrovarlo afflitto per davvero da una tosse  virulenta,  nell'oscurità  del giaciglio su cui era steso della sua misera casa,  di cui mi resta ancora difficile ritrovare la via.
“ Torna”,  si è limitato a chiedermi.
"E quanto alla scuola, che  possa io fare per te in questi giorni?"
“ Non ti chiedo niente”, mi ha detto in tutta risposta, come mi avrebbe poi ripetuto più volte, ignorando che stava così assecondando i reali intenti della mia condotta, che cospirava a che rifiutasse ciò che insistevo a chiedergli.
Mi ero recato da lui persuaso che fosse solo per finta  che al telefono in mattinata aveva tossito tanto, eludendo così senza riuscire a dirmi niente ogni mio tentativo di ricontattarlo,  una volta che era venuta  per lui meno ogni ragione di ricercarmi- dopo essere riuscito ad ottenere a suo modo quel che davvero l interessava, e che non era di certo l’aiuto che potevo recargli.
E quando uno insiste che non vuole più ricevere quel che supponi di avergli da offrire, quale migliore alibi può presentarsi per desistere da tentare ancora di aiutarlo  per chi ha in animo  la resa alla propria angoscia avara ed incapace di spendersi, al solo fine di salvaguardare asfitticamente un proprio futuro.anoressico
Di tornare a scuola non voleva saperne, e preferiva invece recarsi ogni mattina dagli insegnanti di sostegno, ch’era il sussidio stesso ch’ero venuto a casa sua per negargli, con il venir meno della  sua frequentazione scolastica.
 L' attuale sarebbe stato a suo dire il suo ultimo anno di scuola, poichè si sentiva obbligato a trovarsi un lavoro, come mi  lasciava credere  che gli avesse richiesto perentorio suo padre,  data la persistente penuria familiare .
Come io non credevo più nelle mie possibilità e per questo gli avevo appena  detto che cercavo soltanto di risparmiare denaro, ossessivamente, spasmodicamente, in tali termini non inducendolo di certo a fare su di me affidamento, così il ragazzo si arrendeva a un suo futuro di miseria, che cercava intanto di rimuovere dal suo orizzonte rifugiandosi in un videogioco, sul tablet che gli avrebbe  lasciato uno zio che ne aveva acquistato un modello più avanzato. Era da esso che sabato scorso mi aveva contattato in facebook, poi in skype, facendomi insorgere i più  neri sospetti sul modo in  cui se ne  fosse assicurato il denaro per acquistarlo.
Anche l'amore per Mouskhan, a quanto me ne diceva, volgeva  a un suo destino funesto
"Ha un soffio al cuore", mi rivelava
“ Ma tu  romperai i tuoi principi con me, - soggiungeva, mi negherai la tua amicizia, se non andrò più a scuola?”
“ Certo che no” gli rispondevo con una voce di conforto che non tradiva alcun accoramento reale
E  quando mi congedavo  mi porgeva insolitamente la mano una prima, una seconda volta,   dopo di che gli chiedevo dell’acqua per lavare la mia, temendo di  poterne contrarre  la sua tosse se fosse stata infettiva.
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