venerdì 17 febbraio 2017

Mohammad, ora di nuovo

Solo il secondo giorno dal mio arrivo in Khajuraho, mi sono deciso ad andare a ritrovare il ragazzo Mohammad  a casa sua,  dopo uno scambio caloroso di saluti con suo padre presso il suo spaccio di the,  portandoci la mano al cuore come è in uso tra gli islamici.
Il suo volto mi ha sbirciato felice  di lato da un’anta del portale d’ingresso nel cortiletto domestico,  prima che ci accogliessimo l uno tra le braccia dell’altro e io ne baciassi i lunghi capelli scarruffati..
Mi ha fatto accomodare nella stanza da letto prima di farmi gustare la frittata che si era cucinata in assenza della madre, che è sopraggiunta di lì a poco con la sorella di Mohammad, offrendomi a sua volta una tazza di the.
La sua mancata crescita ulteriore faceva della sua meravigliosa bellezza  un’esilità fisica  assottigliata dalla  resistenza tenace del ragazzo  alla sua dolorosa miseria, la cui sofferenza  era ancora in grado di ritrarsi dietro la luminosità ridente del suo sguardo.
Sul suo smartphone mi ha mostrato le fotografie che ha  ideato con il programma picsart, rifacendomi con la barba in un’istantanea che ha ritoccato, riservando le confidenze a quando ci siamo ritrovati  nel madhur cafe in riva al talab dei nostri incontri trascorsi.
Lungo la strada, mentre trascorrevamo per manjunagar mi ha ricordato che era il giorno di sAn Valentino, che ci riuniva insieme “like  two lovers”.
Mouskan mi diceva di averla lasciata, e di non soffrire più della sua mancanza, ora supponeva che amasse un altro, ma allora aveva lasciato il suo cuore come spezzato.
E c’era la miseria della sua situazione familiare.  Suo padre l’aveva duramente picchiato il giorno precedente, mi mostrava i segni di una ferita a una gamba, trattandolo non già come un figlio da mantenere, ma come una bocca da sfamare che non provvedeva con il suo lavoro a sfamare la famiglia. E in casa c’era solo di che mangiare, anche se  per una settimana, che suo padre era stato ammalato, avevano mangiato solo chiappati con del sale.
Ma suo padre non lo odiava, lo compativa, oramai la sua mente vaneggiava, ritornando sempre sulle stesse questioni, ed  aveva un tremito alle gambe che era un sintomo di quanto fosse invecchiato.
Non poteva dimenticare quanto aveva fatto per lui, “ quand’ero piccolo e vedeva che volevo un giocattolo, me lo acquistava  solo per questo senza curarsi del prezzo. Ero un principe, in kanpur”
Per questo ora non voleva più seguitare a studiare e voleva vivere  al solo scopo di lavorare e di provvedere per i suoi cari. Sarebbe andato per questo a Mumbay o a Delhi, più probabilmente a Mumbay,  dove gli avevano detto che avrebbe potuto guadagnare anche 18-000 rupie al mese, 600 al giorno, come cameriere., lavorando come cameriere. Nel resto delle 24 ore avrebbe svolto altro lavoro, e così avrebbe potuto mettere da parte anche i soldi che servivano a sposare sua sorella.
In Khajuraho non voleva sapere di restarvi, per un lavoro in hotel per il quale poteva aspirare al più a 5.000 rupie.
E in Italia?.........................................
Quando gli ho anticipato ad aerte che l indomani mi sarei recato dal principal, per sapere del suo andamento scolastico, mi ha anticipato che mi attendevano solo cattive notizie, perché non era quasi mai andato a scuola.
Era quanto mi aspettavo di venire a sapere,  peccato per la sua mente eccellente. Sapeva di avere avuto una mente d’eccezione, ma come pensare a studiare,  data  la situazione  familiare, e con il dolore che tutto fosse finito tra lui e Mouskan.
Del resto quanti avevano in India terminato gli studi superiori, che si erano visti costretti ad accettare un lavoro di usciere.
Gli ho replicato che però cos’, terminando la scuola  con il solo attestato di frequenza fino agli esami della decima classe in cui sarà respinto, si escludeva la possibilità di essere assunto in tutti quei lavori che richiedevano il superamento di tale esame.
Il  giorno seguente , sempre allo stesso caffè,  mi ha parlato ancora come un credente, quando gli ho detto che bruciaatasi alle spalle ogni prospettiva scolastica, ora non gli restava che darsi da fare per  trovare comunque un qualsiasi lavoro
Certo , occorre provare, Dio ti aiuta se Dio aiuta.
Ma il giorno seguente, ieri, mi rivelava che da due mesi non andava più alla preghiera del Venerdi, e che per tanti motivi non credeva più in Dio.
Uno era che  al mondo vedeva i ricchi diventare sempre più ricchi, i poveri, come lui, sempre più disgraziatamente povero, un altro era che non poteva trovare Dio  nella pietra di una statua, come gli hindu che bagnavano di latte il lingam di Shiva, latte che sarebbe stato meglio riservare a chi  lo mendicava, non a un dio che non ne ha bisogno, al pari delle candele delle chiese cristiane, che avrebbero meglio servito a illuminare le case dei poveri, o i drappi che i muslim stendevano sui catafalchi degli uomini santi, che sarebbe stato meglio utilizzare per ricoprire chi patisca freddo d’inverno.
Si era iniziato parlando del bambino di Khajuraho vecchia che era stato ritrovato assassinato in fondo ad un pozzo.

Mohammad ha asserito che occorreva fare come in Arabia Saudita, dove i criminali si uccidendo  senza pietà, decapitandoli, o si taglia loro la mano se sono stati dei ladri. Murk era stato Gandhi a respingere la legge del taglione,  sostenendo che così saremmo rimasti tutti senza occhi, una versione hindu del chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma un impeccabile a dispetto di ogni evidenza, non essendo più andato a scuola senza essersi dato da fare per niente per aiutare i suoi cari con cui si sente in debito in eccesso, Mohammad evidentemente seguita a considerarsi  

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