sabato 1 luglio 2017

" Siano dolci, siano amare, sono sempre parole d'amore"
( abbozzo originario)
“ Kailash, dicevo al mio amico durante la cena in Chitrakoot che precedeva il nostro rientro notturno a Khajuraho,- anche se mentre stiamo insieme la mia mente va via ed è perduta lontano, con te non sono e non mi sento mai solo. Sono stati un’altra volta bellissimi i nostri giorni di viaggio”
Nei dintorni di Citrakoot ci eravamo aggirati per due giorni alla ricerca dei templi perduti, in Gonda, Ramnagar e villaggi circostanti, prima di rivisitare la piccola Varanasi tinteggiata meravigliosamente di un ocra arancione nei suoi templi e palazzi ed edifici contigui , lungo il Ram Ghat che si affaccia sul fiume Mandakini, di percorrere sfiniti e contenti l intero Perikrama intorno al colle sacro al dio Rama, dove la leggenda vuole che per dodici anni sarebbe rimasto in esilio con Sita e Lakshmana.
“ Grazie”, mi diceva un commosso Kailash., prima di replicarmi come atto di gratitudine
“E quanto a me, io non ero una persona prima del 2005”, l’anno in cui ci siamo conosciuti.
Ma sarebbe bastato quel che è accaduto nella stazione di Karvi in attesa del treno che ci avrebbe ricondotto in Khajuraho, ad infrangere ogni nostra presunzione che la nostra amicizia ci avesse elevato ad una condizione infrangibilmente superiore.
Kailash mi lasciava solo con tutti i bagagli e le borse a fronteggiare delle scimmie che con i loro piccoli in grembo o sul dorso si erano avventurate lungo i binari, e quando una di esse mi si avvicinava ed iniziava ad armeggiare con uno zaino per portarmelo via, invece di soccorrermi egli ne rideva distante.
Io , sentendo dalla mia parte ogni ragione, lo maltrattavo di fronte a tutti con parole offensive, rimproverandolo in hindi di stupidità assoluta, prima che mi si riaccostasse umiliato, e non trovasse altra giustificazione che chiamando in causa la sua paura delle scimmie.
La paura che di nuovo era prevalsa sui suoi sentimenti, come la notte in cui non aveva trovato il coraggio di donare il sangue che serviva ad assicurare la vita di Vimala e di Chandu , quando la moglie aveva partorito il nostro ultimo bambino.
Kailash cercava di rifarsi in ogni modo, facendosi finalmente carico di ogni bagaglio, al sovrappasso che dovevamo risalire e discendere per prendere il treno in arrivo, e quando sopraggiungeva, pur nella concitazione di risalire alla nostra carrozza eglitrovava il tempo e i modi gentili per orientare un indiano anziano e confuso che era diretto ugualmente a Khajuraho per visitarne i templi, quando io inorridito dal suo aspetto trasandato e repellente, avrei voluto che l’amico si prendesse cura soltanto di noi due, affrettandosi a raggiungere una carrozza che restava distante
“ Per lui c’è l Ufficio turistico, se ne ha bisogno”
Così dicendo alla faccia di ogni mia missione culturale universale, del mio disperare che sia disattesa ogni mia indagine e ricerca su tale patrimonio artistico così lungamente condotta.
E ieri al mio rientro, sarei dovuto venire al dunque con Mohammad., quanto alla conclusione dei suoi studi, e a ciò che resti ancora della nostra amicizia.
Nell’ hotel in cui lavora, quando ci siamo rivisti, gli ho chiarito subito che giunti a tal punto non intendevo più né pagargli la reiscrizione a una scuola privata né effettuare il passaggio a quella pubblica, visto che a due giorni soltanto dalla mia partenza nessuna sollecitazione mi era da lui pervenuta in un qualsiasi senso, che al solo fare cenno a tale questione, cadeva ogni volta la linea ed ogni discorso che .intendessi affrontare.
“ Tu preferisci considerarti uno stupido ragazzo con una mente stupida pur di non studiare ancora, “che fare valere l’eccellenza del tuo cervello…
Rientravo in casa di Kailash, e lo ritrovavo al suo risveglio con Vimala e Chandu. Chiedevo all’amico di dire al bambino che sarei partito per l Italia, da cui solo dopo vari mesi sarei rientrato in India, e di chiedergli se era il caso che da lui e tra loro facessi ritorno, o che rimanessi nel mio paese una buona volta per sempre.
Chandu gli rispondeva che voleva che facessi ritorno, poi soggiungeva in hindi altro, che chiedevo a Kailash di tradurmi all’istante : “ Don’t go, Non andartene, è quanto Chandu vuole che ti dica”
Cosa più bella il mio bambino non poteva dirmi, ma quando mi sono ritrovato da solo in casa con lui, e mi sono messo a vigilarlo- la mamma era in realtà solo al di là della soglia-, ha seguitato a pregarmi di lasciarlo solo, e di andarmene via.
Mohammad l’avrei ricontattato più tardi al telefono, da cui mi aveva richiamato perché gli rendessi conto del fatto che avevo coinvolto di nuovo suo padre, in un estremo tentativo di convertirlo a seguitare fino alla fine il corso dei suoi studi.
Mohammad si trincerava dietro il nuovo corso assunto dalla sua vita con la sua prima attività lavorativa, per occultare il dato di fatto che gli mancava ogni interesse e volontà di fare ritorno a scuola
“ E’ il mio lavoro cui ora devo pensare, Manoj mi ha detto che se voglio ripetere la decima classe per tre giorni soltanto la settimana mi lascerà andare a scuola, dipende se di mattina o di pomeriggio. Prima viene l’ hotel, adesso per me…”
“ Manoj è un ex insegnante che non dovrebbe parlarti così, ma che ti parla così e ti ha pure già promesso un salario superiore di mille rupie, perché vuole tenerti in schiavitù nel suo albergo. Se tu davvero ci tieni alla scuola, è la scuola che deve venire per prima, e nessuno può obbligarti a perderla per curarti delle sue camere da letto e della sua reception”
“ Lo so che sbaglio, Mohammad veniva allo scoperto, ma la verità, what is true, è che non ho interesse ad andare a scuola. Tu e mio padre avete per me la stessa autorità. E se tu pagassi per me la scuola, so già che ci andrei un giorno o due, o tre, e che poi smetterei”
Se così stavano le cose, fosse fatta la sua volontà, secondo la sua libertà di scelta che aveva l ultima parola. E buona notte, e sogni d’oro di nuovo, per il mio caro ragazzo.
Avendo così posto fine a ogni mio tentativo di riavviarlo agli studi perché li ultimasse, non capivo, durante tutta la giornata odierna, come nei giorni trascorsi, il suo ostinarsi al telefono in una laconica freddezza nei miei riguardi.
Nella sala da pranzo dell’hotel non mi rivolgeva né la parola né lo sguardo.
Quando gli ritelefonavo di nuovo, rinviava a un’ora più tarda il nostro incontro, e allorché lo contattavo che la sera era già inoltrata, mi faceva sapere che non poteva mancare ad un ennesimo matrimonio
“ Arrivederci a ottobre, allora se è così”
Sulla via di casa il mio malumore cresceva nei confronti del ragazzo , e il suo parossismo mi faceva deviare verso l hotel dove forse l’avrei ancora ritrovato, come in effetti vi era ancora presente, per uno di quegli ultimatum in cui un’amicizia trova il suo termine:
“ Mohammad, se vuoi chiudere la nostra relazione, possiamo finirla qui”
“ Possiamo proprio chiuderla” mi replicava in tutta risposta, senza staccare lo sguardo dallo smartphone che digitava,
“ Tik-è and good bye for ever” sentenziavo in una stretta di mano.
A Kailash comunicavo di li a poco la fine inevitabile della mia amicizia con Mohammad, al che egli reagiva dicendo che avrebbe comunicato al padre che d’ora in poi egli avrebbe dovuto provvedere al ragazzo per ogni evenienza, che il figlio era ora come un uccello che avrebbe cavarsela in volo in tutto e per tutto con i soli suoi mezzi.
Non ancora mi capacitavo di quanto potesse essere successo, che Mohammad mi telefonava di nuovo con voce dimessa, per dirmi che cosa aveva ispirato il suo comportamento
“ Volevo che così tu soffrissi di meno, nel lasciarmi e nel ritrovarti in Italia senza di me”
“ Scusami , Mohammad, per come ho reagito”
“ Ti capisco. Chiunque avrebbe fatto come te… “
.” Solo che se tutto si fosse tra noi così concluso, mio caro, mi sarebbe stato molto più difficile fare ritorno . “
Kailash precedeva l’arrivo di Mohammad nella mia stanza, dove mi avrebbe lasciato di lì a poco, per portare al giovane che con lui si avvicendava di notte delle cibarie del matrimonio cui aveva illuso con me.
“ Se è come mi dici, se il tuo giovane l’ha fatto per questo, va bene, non ci sono problemi” e salutava l’arrivo del ragazzo con soddisfazione amichevole, in Mohammad rinsaldandosi ciò che ci unisce e ci lega.
“ Ora, gli dicevo con tutto il mio affetto, voleranno in un istante i giorni della nostra separazione, e il tuo richiamo sarò tanto più forte”
Che venisse pure l indomani, a me bastava già quanto il suo sopraggiungere avesse messo le ali alla mia felicità.
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