giovedì 27 dicembre 2018

Mohammad, ancora


Mohammad,  16 novembre
Ieri pomeriggio, di venerdì, Venerdì pomeriggio, mentre nella mia stanza si intrattenevano Chandu e Poorti,  Mohammad è giunto alle mie spalle più inatteso che mai. Ancora più sorprendente era la sua voglia di parlarmi  che soverchiava le  mie stesse parole,  dopo che per un anno l intimità dei nostri rapporti  si era instaurata a discapito di essa. Voleva che uscissimo prima o poi,  alla luce del sole, per dirmi le cose che teneva segrete, anche se già in stanza trovava il modo di rivelarmene il contenuto .  In Delhi aveva provato il piacere di fumare marijuana,  di stare con più prostitute,  per essere entrato nelle grazie del padrone della fabbrica che per il suo stesso consiglio aveva lasciato,  al manifestarsi  dell infezione per tutto il corpo che aveva contratto lavorando al suo interno, soprattutto per le polveri che vi era costretto ad assordire delle sue  produzione chimiche. Molti altri lavoratori  vi accusavano danni fisici simili ai suoi,  senza  che nessun intervento  o risanamento vi fosse in corso.  Come mi avrebbe precisato quando sul far del tramonto sabato scorso l’ho raggiunto a casa sua e nei paraggi, per assistere al calare del sole tra i rilievi che digradano verso Chhatarpur, costui vive in hotel e dispone di un alloggio presso la fabbrica, dove Mohammad era stato chiamato a convenire per condividerne i piaceri. Costui era single, e tale intendeva restare. “ Voglio ogni giorno un  cibo diverso”, aveva detto a Mohammad,  alludendo alla sua predilezione per le prostitute. In delhi Mohammad che mi era ora di fronte non più come un ragazzo, ma un giovane uomo,  aveva trascorso giorni di prostrazione profonda, in cui era giunto a sputare sangue e a non volerne più sapere di vivere. Muskan era riemersa indelebile come il suo impossibile amore profondo,  quando aveva saputo delle sue nozze  imminenti, e solo  la  rimozione più sofferta gli aveva consentito  di resistere al dolore immenso che stava vivendo.
 “ Mi sono detto, mi confidava,  tu sei il figlio dei tuoi genitori, il fratello di tua sorella, l’amico tuo,  degli altri  tanti che mi sono amici in Khajuraho o in Lucknow,  non puoi  solo per una ragazza cancellare tutto questo,  dimenticala e vai oltre”
Così  mi parlava sabato sera, di fronte alla distesa ora rivoltata in zolle dei campi che ne fronteggiano la casa,  la cui fertilità è assicurata dal rivoletto continuo  che ci scorreva accanto provenendo dalla diga prsso le Raneh Falls, cui Mohammad attingeva conforto nel vivere confinato tra le mura domestiche, per la difficoltà a muoversi che gli causa l infezione che si è estesa all’inguine e ai genitali, senza che possa usare  lo scooter, in mancanza anche delle centinaia  di rupie che gli servono per ripararne lo pneumatico posteriore.
Ieri sono tornato a chiedergli di Muskan, di quando si sarebbe sposata, auspicando che al contrempo egli potesse  ritrovarsi in Delhi.  Tra tre mesi,   mi ha annunciato Mohammad con un cenno sprezzante  della mano,  inteso a farmi credere con le sue parole che si trattasse di acqua passata, poi, in tutta sincerità mi ha confidato.” Così almeno voglio far credere al mio cuore. Che vuoi, il  cuore è stupido,  puoi raccontargliene di cose… Mi sono detto e ho detto a Mouskan che sono felice, se lei è felice, con me o con un altro. Ma le ho confermato che se non potrò sposarla non  sposerò nessun altra”
Seguendo il  mio stesso esempio non intende maritarsi, come scherzando ha confermato alla madre che era sopraggiunta, 2 vero che anche tu vuoi che non mi sposi?  “ no, no, yes married, yes married2, invece lei ha ribadito, carezzandogli più volte i folti capelli , con un atto di affetto che sarebbe inesprimibile nella famiglia hindu di Kailash.
Per me stesso, gli ho detto, il dubbio che il rapporto tra noi due fosse stato da me compromesso fino al suo fallimento,  aveva messo in scacco il valore stesso della mia esistenza.  Non gli ho ricordato come per un anno fossi diventato o mi fossi sentito per lui  quasi indegno di interlocuzione, come vivessi nel sospetto o nella certezza che solo il bisogno che gli assicurassi denaro motivasse ogni ripresa dei suoi contatti con me.
Ma  ora eravamo tornati a parlare di tutto, proprio di tutto,  per lui, prima, durante, e dopo, ero rimasto sempre lo stesso, la sola persona con cui potesse confidarsi in Khajuraho.  E lui era ancora muslim, gli chiedevo?
  Prima ancora che muslim, sono un essere umano”, la sua risposta.
In realtà  Dio è per lui solo una credenza degli esseri umani, che si ritrova in  ciascuno  che ti fa del bene, non la forza attrattiva cosmica che ne fa muovere i cuori, come per me è in realtà.
Peccato,  gli ripetevo, con un rammarico che si era rassegnato al corso e al costo degli eventi, che fosse fallito il mio tentativo di farlo seguitare  negli studi, tale e tanto è il fervore figurativo della sua mente immaginativa.
“ in te ritrovo le immagini e il senso delle cose di Mir taqi Mir che sto rileggendo”. Se ne compiaceva, come già mi si era detto grato che per  me lui fosse  stato motivo di ispirazione poetica. E tornava a dirmi dei versi che conosceva di mIrza ghalib, in cui denuncia l equivoco di chi chiede che sia terso lo specchio quando opaco è il volto che vi si riflette,   in cui chiede di potere bere vino nella moschea, dato che la sua onnipresenza rende altrimenti impossibile berlo dovunque, delle repliche e contrasti  in merito con altri poeti.
  Allora un poeta gli ha ribattuto” Ma Dio non abita nei cuori dei miscredenti e Mirza Ghalib”  Allah è presente anche nei loro cuori, solo che loro non  lo sanno”, e ancora, un altro competitore “  il vino  non si versa  nell’alto dei cieli” e mIrza  Galibh “ Là non serve, perché c’è già soddisfazione perfetta, perfect Satisfation”.


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