giovedì 27 dicembre 2018


“ Taci frate,  desideravo  gridare forte durante un interminabile omelia di cui per la mia sordità  non capivo nulla, che nei vuoi sapere dell’amore del prossimo nel tuo buen retiro da questo mondo”.  Di notte mi aveva svegliato alle quattro l’angoscia che  mi aveva provocato l ennesima richiesta di altro denaro per mia madre da parte di mia sorella. “ Che vuoi, suicidio per suicidio, decidi tu” le avevo risposto. Lei benestante non poteva capire che per come vivo  la mia situazione e per quello che mi consente, anche solo il suo preannuncio che avrebbe scaricato su di me e mio fratello i costi della tinteggiatura dell’appartamento tutto  dove mia madre  vive in affitto,  decisa di testa sua, veniva ingrossandosi nella soffocazione che mi stesse chiedendo di fatto di rinunciare a tutto, ma proprio a tutto, richiesta dopo richiesta, cui mi fossi piegato, tramutando  la longevità di mia madre  in un  incubo accasciante.
Dopo avere ricontattato Kailash,  di nuovo a rovinarsi la salute  nel lavoro un hotel, preoccupato più di quanto gli rovini il fegato lo stare al fuoco e al fumo di una caldaia che il padrone non vuole sostituire, di come mai  possa fare la buonanima del padrone ora che tutti i suoi  lavoranti di Jatkara  sono in pellegrinaggio a Mathura e Vrindavan, come  si richiede al dodicesimo anno che  per Diwali vanno  in gruppo a  eseguire danze di villaggio in villaggio,  è stata la volta quindi di Mohammad
“Tu sai , già l’esordio,  di che cosa ha bisogno un povero”
Mi ero ripromesso di non ricontattarlo  perché non mi inoltrasse l’ennesima richiesta di un consumo di lusso  quanto più versa in povertà assoluta.   Ma non  era intento a chiedermi un profumo di  marca  o cioccolatini rocher, come è avvenuto dopo che grazie a Kailash gli ho consentito di fare il biglietto di rientro a Khajuraho da Delhi, dove era rimasto senza rupie e dove con  una  febbre e una  tosse che temeva non gli lasciassero scampo lo affliggeva l infezione ai piedi e ai genitali che ha contratto nella sua prima esperienza in una fabbrica di lavorazioni chimiche.  Nel soccorrerlo c faticavo a contenere la mia contrarietà perché non dandomi ascolto,  anziché farsi visitare da un vero dottore in Khajuraho e seguirne le prescrizioni egli aveva voluto ripartire prematuramente la settimana prima per  Delhi, dove in quello stato non aveva potuto  restare che un giorno nel posto di lavoro che aveva trovato presso la Karisma,.Ora  era di nuovo senza i soldi per recarsi da uno specialista  dermatologo in Chhatarpur,  dove benché fosse ancora impedito a parlare per la tosse,  avrebbe voluto recarsi in motocicletta con un  amico, anziché prendere il treno mattutino di buon’ora.
E quando sarei venuto?  In Delhi non volevo e non potevo più consentirgli che mi raggiungesse, dopo avere decurtato l’appannaggio a mia madre perché sia servita e riverita come una regina nella sua evanescenza mentale   E  ci volevo  andare in Paradiso, così intendendo l hotel Paradise, dove il ragazzo non voleva più mettere piede per lavorare.  E se neanch’io   ci volevo più stare come finto alloggiante, con quale home stay  volevo sostituirlo? Ajay, l’aiutante del padrone dell’hotel Paradise, ne avevo uno che faceva per me, poco distante da casa sua, con la toilette occidentale in tutte le camere, e dove altrimenti avrei potuto andare e venire tutto il giorno.
“ Dove altrimenti  possiamo  stare insieme?” la sua  domanda che mi scendeva nell’ intimo come un balsamo risanatore di ogni senso di colpa .
“Mohammad , è la tua amicizia che io voglio più di tutto”
“ Anch’io”
 Era quindi  sempre al rivale e grandioso Kailash che dovevo far capo e ritorno,  perché lo aiutasse in tale emergenza.

Ma 500 rupie, non di più, precisava Kailash, quanto  avrebbe  trasmesso  l’indomani a Mohammad per curarsi davvero l infezione che non recedeva, anzi..La famiglia doveva pur festeggiare  Diwali con acquisti domestici,  e per Chandu non poteva più posticipare il pagamento della retta scolastica. Anche lui, come già  Mohamad, ed Ajay, era pronto a venire in mio  soccorso  a Delhi,  anche lui viaggiando anche solo con un general ticket, se per i miei problemi fisici che mi hanno appena  costretto per due volte al ricovero in ospedale, vomito, nausea, vertigini per l’ alta pressione,  mi serviva il suoi aiuto.  Dapprima ho avvertito il fastidio che lui potesse prendere il luogo dei ragazzi, poi un’onda di intenerimento e di amore infinito ha fatto seguito alle mie spiegazioni delle ragioni per cui benché sia per me il Paradiso in terra stare in viaggio con lui,  dovevo fare a meno della sua compagnia e del suo aiuto.  In Delhi, grazie alla metropolitana,  mi era possibile trasferirmi con i bagagli  su di un  carrello dall’aeroporto fino in centro, dove un tuk tuk mi avrebbe condotto agevolmente in hotel. La vera difficoltà per la mia artrosi e i miei anni, era salire e discendere con tutti i bagagli i passaggi sopra i binari. Ma   avrei potuto chiedere l’aiuto di coolies, nonostante le loro tariffe proibitive. La realtà soggiacente era che dopo aver decurtato  quanto mensilmente verso per mia madre, per coerenza  dovevo negarmi  in Delhi ogni accompagnamento.
In serata  croce e delizia finale mi ha raggiunto la telefonata di mia madre.  Cui inutilmente martedì scorso, quando sono andato a trovarla, ho detto che tra giorni tornerò in India.  Lei restava lì ad aspettarmi. Quando  solo avessi voluto andare a trovarla…
 


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