lunedì 22 giugno 2020


Signor direttore
Che in tempi di coronavirus si siano deposte le armi nel mondo e pressoché tutte le religioni abbiano anteposto la salute dell’uomo ai propri riti di culto, la fede alla religione, il mondo e la vita al sacrificio liturgico, è di certo un gran bene sortito dal male estremo.. Resta per me struggente l immagine che mi è giunta dal Pakistan, attraverso l’ hindustantimes, del religioso islamico che dispone all’ ingresso della propria moschea l imprinting dei piedi per il distanziamento dei fedeli. A suo tempo, quando fu il terremoto a martoriarci, non nascosi la mia contrarietà ad un operato episcopale volto a recuperare ogni campanile lesionato piuttosto che a celebrare il sacramento eucaristico nel farsi compartecipe dei danni degli edifici civili e delle attività economiche. Ma anche in Pakistan per i cristiani discriminati è stato possibile celebrare la messa Pasquale distanziandosi tra di loro. Che per ragioni di sicurezza non siano praticabili comunitariamente, almeno nei loro modi tradizionali, dei riti quali quello cristiano eucaristico o quello hindu della puja, è fuori di discussione. Ma perché, in ragione di ciò, in tempi di pandemia negare al cattolicesimo e ad ogni altra confessione religiosa la liberta di culto nelle sue altre forme e manifestazioni che in sé non siano rischiose, in nome della prudenzialità indiscussa di scienze mediche fidelizzate, che così divengono il braccio ideologico di un nuovo blocco di potere scientifico-politico, il cui connubio snatura la scienza medesima, che in quanto tale è sapere critico, probabilistico, quanto mai incerto e fallibile,, tanto più nell’ambito di discipline previsionali come la climatologia o l epidemiologia. Non ci bastano le querelles indecorose tra le nuove stars mediatiche della virologia, che si attaccano e contrastano l’un l’altra nei loro rovesciamenti integrali di posizione, per farci rammemorare in termini di biopolitica che ogni sapere ed ogni insegnamento è potere disciplinare, e che come le superstizioni religiose ed ogni potere teologico politico che nasce dalla paura dominante, anche una certa epidemiologia ideologica ha i suoi profeti di sventura e i suoi santoni Dulcamara.? Certo, esistono i numeri incontrovertibili e le realtà terrificanti delle morti per coronavirus in ospedale o nella rassegnazione domestica, ma esiste anche la consapevolezza diffusa che esse non sono dovute solo al coronavirus, bensì anche a come proprio il panico terrorizzante ed errate od inidonee misure securitarie quali il restate tutti a casa, subito talebanizzate dagli sceriffi del balcone accanto, anche perchè inculcate senza discernimento di sorta e senza spirito di fiducia nel popolo bue, hanno trasformato proprio le case, gli ospedali e le RSA nei principali focolai sovraffollati di contagio, per i deficit di un’assistenza territoriale e di forme di isolamento non domiciliare. Spiace, in tal senso, vedere teologi e biblisti che stimo altissimamente cadere in un autentico stato di sottomissione fideistica di fronte a comitati scientifici di umanissima fallibilità, per titolati che ne siano i membri, tali preti e frati e studiosi non ordinati ostentando pur anche un certo compiacimento oltranzistico nella loro laicità anticlericale, che li ha resi la punta di diamante del no assoluto a ogni riapertura possibile dei luoghi di culto in tempi di allentamento inevitabile di un lockdown persistente, visto che con il coronavirus può darsi che dobbiamo davvero convivere quanto mai a lungo. E spiace perché tali prelati a volte non hanno espresso alcuno spirito di comprensione, né di pietà, per non dire altro, nei confronti dei loro correligionari che non riescono ad adorare Dio solo in spirito e verità. Così si sono fatti i più zelanti assertori della necessità di chiudere tutto, a tempo indeterminato, con argomenti che dall’incuria di tante chiese e conventi hanno desunto un’inaffidabilità dei luoghi di culto valida erga omnes, comprese le altre religioni, appuntata sulla inaffidabilità soprattutto di vecchi preti e vecchi fedeli, argomento rischiosissimo e dalle implicazioni anticostituzionali, perché offre un assist teologale formidabile alla discriminazione di tutti coloro di noi che sono avanti negli anni, continuandone gli arresti domiciliari a tempo indeterminato Che è come dire che anche la fede più aperta, maturata sugli insegnamenti dei grandi martiri, teologali del Novecento Dietrich Bonhoeffer, Etty Hillesum, Simone Weil, Pavel Florenskij , è a rischio di farsi il sapere-potere di una nuova religione civile integralistica.
Odorico Bergamaschi

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