" " You are very far", tu sei così tanto distante, ma neanche mio padre mi ha dato quanto te... Sono stati gli dei, il Dio cristiano, a volere questo.. che noi, io e Vomala e i nostri bambini, siamo con te una sola famiglia,...Qui tutti, anche Chandu, ti chiamano "Baba", " nonno", mi chiedono quando Baba arriverà, ....
così mi ha detto Kailash,rinnovandomi il dono dei beni che ha più cari al mondo, di quanto al mondo è il suo tesoro, così internandomi ultreriormente nella sua casa come loro servo,quando ho cercato di addentrarlo, perchè non debbano farci confliggere in futuro, nelle ragioni che mi lacerano della infelicità di fondo della mia vita, per quanto è radicata nel sentimento che nemmeno così tanto amore che ci ha consentito di sopravvivere alla nostra sventura, in virtù della grazia che conservo della capacità d'amare, nemmeno il distacco da ogni attrattiva terrena causata dalla morte di Sumit, con la perdita (conseguente) di ogni gusto nell'ascolto di poesia e canto, alcuna vocazione a purificarmi di tutto nel deserto della monacazione buddista, nessuna sequela di beatitudini cristiane, in me hanno estirpato l'odio e il disprezzo che sono il senso di me medesimo che mi anima quotidianamente, per non avere tradotto in alcuna fama la mia vocazione artistica, ed essermi palesato talmente inetto che non sono stato capace di pubblicare un solo scritto o un minimo verso, facendo scempio di tutto il mio talento e della mia vita nella vanità annchilente dell' insegnamento,- nel cui adempimento sento, al di la di tutto, a dispetto di ogni favola connsolatoria, di avervi perso con la mia vita adulta "la mente mia e l' ingegno", nel farmi dai venti ai sessant'anni favola e dileggio di innumerevoli scolaresche, straziatovi visceralmente, nella mia fragilità vulnerabile, perchè per medesimo, più che per ogni altro, vi ero la tragedia indifendibile dello spreco ridicolo del mio talento.
" Se non l'hai ancora avuto, lo avrai poi,il "good karma, di avere successo " mi ha detto Kailash con voce piana, credendo che fosse il mio vero sentire, ciò in cui realmente credevo,la difesa che gli adducevo della perdita della mia vita per lui ed i suoi cari come di una buona vita, purchè sia una buona vita quella che il mio aiuto gli consente di vivere, ora che può lavorare e riposare, " to take rest", e concepire un futuro tranquillo in virtù del lavoro dei campi per sè e i suoi cari, dando ai bambini" buon cibo e buoni vestiti".
Come se per questo non fosse la cosa più sovrannaturale, che la sua vita e quella dei suoi cari diventi tutta la mia, la mia sola vita residua, tra le tante davanti,in cui possa adempiere di essere un uomo.
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