La pioggia ha concesso una tregua poc'anzi, quando in Khajuraho si era già fatta sera. Kailash era presso il talab ed i tempietti che vi sorgono accanto, e a lui dintorno c'era un vocio di bambini intenti a giocare. Ad essi si mescolava Chandu, vivace e intraprendente quanto non lo era stato il nostro stesso Sumit.
“ E' pazzo, ti sarà difficile giocare con lui. Vuole che tu gli porti o si porta via tutto ciò che gli interessa, Nel tempio tocca di tutto, vuole toccare tutte le statue, e con tutte e due le mani”
"E' quieta la tua mente, Kailash?"
“ E' quieta, è quieta. Ma telefonami più tardi, o ti telefonerò io a mezzanotte, se sarò ancora sveglio”.
Era come se fosse una stessa lama che ci trapassava, vedere e sentire giocare i bambini felici e non ritrovarvi Sumit.
Una sua seconda morte, (in cui si vanificava) quanto di lui fosse altro che Chandu.
Nell'infinita delicatezza della sua( di Sumit) gioia incessante.
Ajay stava a giocare a cricket più distante, anche Poorti era parte dei giochi.
Domani Kailash farà ritorno al villaggio, per un sopraluogo sui campi.
Per il negozio, intanto, c'è ben poco che si possa fare del tanto che resta da ultimare.
Dopo che la siccità ha reso estenuante edificare le pareti che non si cementavano, e che per la scarsità d'acqua Kailash si è dovuto prodigare, giorno dopo giorno, dalla pompa all'edificio in costruzione per irrorarlo con i secchi, da una settimana le piogge monsoniche che sono sopraggiunte in anticipo di un mese, quando più non occorrevano per la cementificazione, impediscono invece che possa essicarsi la sabbia di fiume che nella sua impurità il mio amico deve filtrare per impastarla nell'intonaco, e i lavori per opposte contrarietà ambientali restano ulteriormente sospesi. Per quanto, non si sa.
Le previsioni del tempo che gli leggevo l'altra notte dall'Hindustan Time, on line, annunciavano pioggia fin oltre il mio arrivo.
Davvero è contro ogni speranza la luce dei nostri sforzi, il dare di testa contro l' avversità beffarda di una realtà in cui la testa dobbiamo addentrarla sempre di più, prontamente risanandola ad ogni urto, con tenace pazienza, perchè non la spezzi il dolore che ci lancina appena ce ne distacchiamo.
Tutto va ripreso, niente di ogni sforzo che è stato intrapreso deve andare perduto, quando per la mente altrimenti non è più niente tutto quanto rimane.
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