mercoledì 27 marzo 2013

28 marzo- Holi


28 marzo, secondo giorno di holi, un holi ai suoi minimi termini ieri, qui in Khajuraho, più una festa dei colori familiare/ domestica che per strada. Soltanto un ragazzino mi ha spruzzato polveri, all’inizio della mia digressione verso il  Brahma Temple, per ripercorrere fotograficamente gli itinerari di Chitrai,. Bamnorah, Beni Gangi, sulla via di ritorno del Chatarbuja, che è sta da me ripercorsa invano così tante volte, agli inizi del mese, per ricercarvi invano il portafoglio smarritovi, con la mia carta di credito, così come alla ricerca degli occhiali che vi ho perso il giorno prima, invano in mattinata sono stato di ritorno sul mela ground ove la fiera era in via di definitivo smantellamento, Mi sono intrattenuto con diversi indiani al talab, che precede Citrai,  intento a meditarvi su come solo la considerazione della nullità, di fronte al nulla di Dio, di ogni nostro titolo e grado, possa farci ( non solo asserire ma) realmente accogliere la stessa e pari dignità di uomo, con il proprietario sik  della  mietitrebbia che stazionava al limitare dei campi di grano che nel termine opposto del mio viaggio, si stendevano oltre la cinta dei rilievi Vindya in cui si apre la breccia ch’è il sito di Beni Gangi e Bamnorah.
Prima di lasciare la casa di Kailash , che ha preferito che così io non fossi parte della celebrazione con Poorti, Vimala e Chandu, di Holi presso una famiglia di vicini che li aveva invitati, perché non rovinassi a loro anche tale ricorrenza festivai, dopo la puja di Deepawali, il Natale e il Capodanno, ho eseguito il bonifico on line  di altre 1500 euro per l’Ape di Kailash, sbollitosi il reinsorgere astioso del mio malumore per l’inettitudine economico lavorativa dell'amico, mentre al rientro, quando era già sera, riconciliato con il suo essere  quanto mai caro,  mi sono steso accanto a lui che occupava il mio letto, prima che uscissimo per comperare dolciumi bangha/  in  cui sono presenti foglie di una pianta affine alla Marjiuana. In mattinata, solo lo spirito conciliante di Kailash  ha potuto sanare  il contrasto che tra noi stava insorgendo, evitando che degenerasse in scontro. La mia mente, furente della perdita degli occhiali, una riprova del dharma negativo che infesta le nostre vite, era quella impazzita di una tigre in gabbia, e di fronte a Kailash ancora letargico/ tra le coltri, non si capacitava che per  trovare un lavoro che gli dia un qualsiasi reddito, mi ritrovassi a fine marzo senza avere ancora viaggiato a distanza e per lungo tempo per l India (, il mio astio ripetendosi) Il mio astio si ripeteva il leitmotiv solito: che per Kailash sia un dato di fatto ovvio richiedermi ogni distacco e separazione, l’accettazione di ogni doloroso disagio e patito sopruso, qui in India, ogni onere e spesa, come fossero un obbligo da me perennemente dovuto a lui e ai suoi cari, senza dunque manifestarmi  alcuna forma di rendimento di grazie per  ciò che faccio per lui,o alcuna gratificazione di sorta, mentre a me che assicuro tutto a lui ed ai suoi familiari, è stato finora inutile chiedere tutto ciò che gli costi una reale fatica, ogni considerazione in cui prevalga ciò che assicura effettivamente una fonte di reddito, domandargli ciò che solo da un padrone animalesco, e  di necessità, o solo per amore dei figli, se prevalesse sulla sua indolenza al lavoro che lo affeziona a ogni giaciglio, potrebbe essere indotto ad accingersi.
Che poi per trarre da me il mantenimento di sé e dei suoi cari, l’amico debba patire gli attacchi aggressivi del mio ritrovarmi tigre destinata per un tempo indeterminato alle  catene delle sue manchevolezze, sia costretto ad assistere, come mio garante, a quanto reco danno alla mia incolumità mentale e fisica se subisco furti o danni, se perdo cose o i dati e i lavori al computer,  ed egli debba sentire piangere i bambini  angosciati dai miei atti ed atteggiamenti, o dalle nostre risse venute oramai alle mani, vedere con loro volgere al peggio per le mie reazioni inconsulte ogni loro festa, la puja di Depawali o il Capodanno, si fa rilievo accessorio, per i miei deliri di scrittore, e di viaggiatore mancato, trattenuto in India in pausa di sosta prolungata nella sua casa
Anche / e/ stamane, rialimentava ogni mio astio e frustrazione la mia sfiducia preventiva anche nell’esito della compera per lui di un autorickshaw, dopo che con ogni mio sforzo ho ottenuto soltanto che il negozio di barbiere sia l’ambito dei suoi soli interessi non lavorativi, a perdervisi in chiacchiere, e seguitano ad essere affidati a suo padre i suoi due campi e il negozio in Byiathal, senza che da lui pervenga alcuna sollecitazione in senso contrario.
Solo per la resipiscenza di una mia tardiva assunzione di conoscenza e presa in cura dello stato delle cose, ho rilevato che la mancanza di acque di pozzo, e di irrigazione, può pregiudicare soltanto i raccolti invernali dei suoi campi, ed ho coinvolto Ajay in una trasmissione dei compiti, ottenendo, che quando avrò lasciato l’India Kailash  recinga di siepi quegli appezzamenti, assieme ad Ajay, per contornarli di  alberelli di guava, di mango, di piante ayurvediche quali il neem e l'aula, che pongano le sementi al loro riparo, più certo, dalla ghiottoneria animale o  dalla avidità umana, con la ripromessa che l’investimento, la prossima estate, sarà concentrato nella costruzione di un pozzo sui suoi terreni.
Quanto ai terreni che il dottore Dubey potrebbe lasciare in uso, in cambio di una spartizione del raccolto e di una mia assunzione dei costi di gestione, via e-mail ho interessato alla cosa Marzio ed Alessia, che per Holi si ritrovano  in Hampi. Un conto è offrire georgicamente il proprio lavoro nei campi e nella coltivazione di piante ayurvediche, per trarne esperienza e conoscenza, equilibrio fisico e mentale / è un conto/, ben altro farsi responsabile della loro conduzione annuale.





lunedì 25 marzo 2013

dopo allahabad

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Dopo il viaggio in Allahabad

“Noi li tagliamo”, nel defilarsi mi ha precisato la sorella, non poco compiacendosene, a proposito del rosario hindu con cui ero comparso alla Messa.
E dove mai l’avevo acquistato, o come mai ottenuto, quell'oggetto di fatale perdizione idolatrica,  meritevole solo di ogni più devoto accanimento di resezione dell’ impuro.
Loro non taglieranno un bel nulla, quando Chandu si recherà alle loro scuole, ho replicato invece a Kailash, che riteneva ovvio che dovrei sottostare alla richiesta della sorella di non comparire con simboli hindu ad una Messa.
Non è affatto cristiana tale richiesta - gli ho soggiunto, il suo solo concepimento mi risuonava quanto mai empio e blasfemo, non meno del rifiuto dell’ex vescovo di Varanasi di benedire i bambini della scuola di Valentino Giacomin perché erano Hindu.
Quasi che Cristo, anziché per la totale salvazione del genere umano, si fosse incarnato per la sua dannazione generale, come accadrebbe fatalmente, se per salvarsi invece che il vivere bene, fosse indispensabile la credenza nel Gesù storico e nella sua Chiesa apostolica, ed il Cristo non potesse essere ritrovato ed attinto dentro ogni orizzonte di fede e di vita.
 Essere indiani, per i padri reverendi della Chiesa di Khajuraho,  sembra che piuttosto che il convertirsi alle ragioni di fede di hindu, jain, siks, o muslims, significhi il farsi compartecipe della idolatria dei propri connazionali per il cricket, o che per le sorelle sia il condividere l adorazione infantile per i mortaretti o quella alimentare del dahl, inzuppandovi gaudiosamente le mani, non che per ogni ordine ecclesiastico riconoscersi nei sacri proventi e privilegi secolari che assicurano loro gli ordinamenti civili indiani.
Ne sono stati per me un esempio trascorso, e recente, i collegi cattolici estesi nella loro imponenza per interi isolati stradali, che primeggiano in città in cui i cristiani sono poco più di qualche sparuta famiglia, quali Mathura e Allahabad, dove il Saint Joseph College non era certo l’unico istituto religioso, che si rifacesse alla diocesi di Lucknow, ad essermisi imposto di nuovo e lungamente alla vista, mentre facevo ritorno alla stazione centrale dalle Civiles Lines, dove mi ero perso per l’intero pomeriggio nella sola sezione statuaria del grande museo.
Dunque era vero che vi si potevano ritrovare magnifici frammenti dello stupa di Bharuth, quali quello degli acrobati sovrapposti in elevazione, od il brano di una jataka in cui comparivano capanne dell’epoca Shunga, non solo, oltre ad innumerevoli splendide opere quali l’Ekamukka shivalinga rinvenuto a Khoh, di epoca gupta, o il più tardo Narashima di Unchdih, che dell’arte gupta ancora rammemorava il naturalismo, a splendide rappresentazioni del Buddha risalenti alla scuola di Sarnath, o di Shiva e Parvati, nei loro celestiali sponsali, che sono state asportate da Khajuraho, a copiosi reperti di varia origine religiosa provenienti da Kaushambi, vi figuravano dei pannelli ornamentali e le chaitya degli oculi solari, contornanti divinità quali Mahisha Suramardini, del tempio che finora ho mancato di andare a vedere di Bhumara, sicchè, in un itinerario nell’India Buddista ed Hindu prima di Khajuraho, raggiungendo Buhmara da Nachna Kuthara, per poi dirigersi a Maihar, e lungo la strada per Rewa, ai luoghi ed ai siti del museo di Ramvan e della stupa di Bharuth, seguitando sulla via per Allahabad che conduce agli stupa di Dor Khotar, prima di pervenire alle sole fondamenta di quelli che furono eretti dallo stesso Ashoka in Kausambi, dove è dato di visitare i resti dei monasteri in cui visse Buddha medesimo e compose l' Itivuttaka, l’approdo al museo di Allahabad avrebbe significato il ritrovamento figurativo incantevole delle superstiti vestigia figurative di quei templi e stupa che si siano già visitati, od evocati nel sito medesimo in cui sorsero.
Un’esperienza estasiante, che smorzava l’amarezza sconsolata e rabbiosa alla Sangam, del giorno avanti, dove alla confluenza dei sacri fiumi non avevo ritrovato pressoché più nulla della Maha Kumbh mela. Soltanto le
infinitudini dei pali della luce elettrica vi restavano erette, in un silenzio percorso dal vento che non era infranto che dal rumore dei camion che asportavano le travature dei ponti galleggianti che erano sospesi sulle acque poco più che reflue del Gange, in cui della festa hindu non sopravvivevano che poche ghirlande di calendule depositate a riva dalla corrente, che i piedistalli di alcune pedane di vasi sanitari.
Da altre maestranze anche le tubature fognarie venivano rimosse con le scavatrici, che aprivano pertanto voragini nel letto in secca del fiume, le passerelle di ferro dei vari percorsi di raccordo, sul greto sabbioso, seguitavano ad essere schiodate e rimosse ad una ad una.
Ad ondate salienti risaliva il furore di avere mancato l’appuntamento con l’evento, fallendolo una prima volta quando ho tentato di approdarvi in fuga da Khajuraho, talmente la mente vi era stravolta per avere subito i clamori notturni delle feste nuziali e la lettura avvenuta a tutto volume del Ramayana, in una casa accanto, per potersi ritrovare nei carnai hindu dellla Maha Khumb Mela, al punto che mi sono arenato in Chitrakoot, prima di Allahabad, ed oltre la sua stazione ferroviaria, vessata dalla pioggia, nell’approdo illusoriamente consolatorio, in Sarnath, delle parole misticamente disincantate con cui Valentino si ritraeva da ogni coinvolgimento spirituale nella Maha Kumbh mela “ E’ solo superstizione. Prendono tutto alla lettera, ed invece di purificare la mente con le acque dello spirito, vanno a immergere il corpo nel Gange, che è più merda che acqua, per poi tornare alle loro case santificati e più truffatori di prima…”
Ed io stesso, come se tale demistificazione potesse distogliermi dalla mia frustrazione incombente, avevo addotto un rinforzo testuale a tale sua deprecazione del Maha kumbh mela, inoltrandogli le pagine del Sarvatirthamahatmya del Garuda Purana: "Ma il santuario più alto è la meditazione sul Brahman; il controllo dei sensi è un altro luogo santo; la disciplina interiore è un supremo tirtha e la purezza del cuore un lago santo. Colui che compie un’abluzione in un tirtha spirituale, nello stagno della conoscenza, nell'acqua della meditazione profonda, che distrugge l'impurità derivante da attrazione e repulsione, costui si avvia alla meta suprema.”. La frustrazione irreparabile della mia aspirazione a dare coronamento alla trasposizione immaginativo-letteraria nelle mie ecloghe di un anno di vita indiana, con la mia esperienza tradotta in versi del massimo evento hindu, ben altro combustibile avrebbe trovato alla sua rabbia furente, nell'uno o nell’altro dei passi, a mia libera scelta, della Gangamahatmya del Naradapurana: " Chi uccide un brahman, il proprio guru o una vacca, il ladro e colui che viola il talamo del guru, tutti costoro sono purificati dall’acqua della Ganga: non c'è incertezza su questo”.
Nella proiettività della mia miseria diuturna, sapevo a memoria con chi prendermela, con l'amico del mio cuore, appunto, che nella sua possessività egocentrica, nello stravolgere con le sue renitenze la mia mente votatasi alla missione impossibile di farne un lavoratore attivo, in uno spirito di rinuncia sacrificale che si era obbligato al suo servizio effettivo permanente, diveniva il colpevole primo del fatto che avessi mancato di vivere tale evento, che mi fossi ad esso sottratto o che ne fossi stato distolto, un evento, la Maha Kumbh mela, che avrebbe potuto risarcirmi di un anno vissuto in India senza esservi che un viaggiatore e un conoscitore sporadico.
La livida collera che con lui trattenevo al telefono,minimizzando i pellegrini e i sadhu residui, uno più automatico dell'altro nel chiedermi una baksheesh, era già immemore delle sue lacrime e del dispiacere con cui tutta quanta la sua famiglia si era rassegnata a dovermi lasciare partire solo per alcuni giorni, e mi avrebbe ulteriormente esasperato l'animo che l'indisponibilità di posti per il giorno seguente, mi fosse di impedimento a restare in Allahabad un giorno ancora, per recarmi a Kaushambi, visitare in Allahabad di nuovo le tombe del Khusro bagh, più di quanto non mi avesse consentito un accesso furtivo, a sera inoltrata, prima della partenza, tra le presenze fantasmatiche degli omosessuali che vi cercavano incontri, ombre umane tra quelle dimore ultraterrene, che per quanto magnificenti, a distanza di anni, quando le visitai in concomitanza con la Ardh Kumbh Mela, mi ricomparivano come residenze celestiali di principi e regine madri, senza trascendersi nella sublimità di trono di gloria dell'Altissimo, cui si eleva imperituro il Taj Mahal
The train one, one, one, ek, ek, ek, is" normally late" 2, 3, ..11 hours,” avrebbe poi risuonato di continuo l'altoparlante, nella Junction railway's station di Allahabad. E' l'India, bellezza,  intanto mi ripetevo per adattarmi al ritardo, per il quale mi sarei ritrovato in Khajuraho alle due del pomeriggio anziché alle sette del mattino
Marzo 2013



Dopo il viaggio in Allahabad

“Noi li tagliamo”, nel defilarsi mi ha precisato la sorella, non poco compiacendosene, a proposito del rosario hindu con cui ero comparso alla Messa.
E dove mai l’avevo acquistato, o come mai ottenuto, quell'oggetto di fatale perdizione idolatrica,  meritevole solo di ogni più devoto accanimento di resezione dell’ impuro.
Loro non taglieranno un bel nulla, quando Chandu si recherà alle loro scuole, ho replicato invece a Kailash, che riteneva ovvio che dovrei sottostare alla richiesta della sorella di non comparire con simboli hindu ad una Messa.
Non è affatto cristiana tale richiesta - gli ho soggiunto, il suo solo concepimento mi risuonava quanto mai empio e blasfemo, non meno del rifiuto dell’ex vescovo di Varanasi di benedire i bambini della scuola di Valentino Giacomin perché erano Hindu.
Quasi che Cristo, anziché per la totale salvazione del genere umano, si fosse incarnato per la sua dannazione generale, come accadrebbe fatalmente, se per salvarsi invece che il vivere bene, fosse indispensabile la credenza nel Gesù storico e nella sua Chiesa apostolica, ed il Cristo non potesse essere ritrovato ed attinto dentro ogni orizzonte di fede e di vita.
 Essere indiani, per i padri reverendi della Chiesa di Khajuraho,  sembra che piuttosto che il convertirsi alle ragioni di fede di hindu, jain, siks, o muslims, significhi il farsi compartecipe della idolatria dei propri connazionali per il cricket, o che per le sorelle sia il condividere l adorazione infantile per i mortaretti o quella alimentare del dahl, inzuppandovi gaudiosamente le mani, non che per ogni ordine ecclesiastico riconoscersi nei sacri proventi e privilegi secolari che assicurano loro gli ordinamenti civili indiani.
Ne sono stati per me un esempio trascorso, e recente, i collegi cattolici estesi nella loro imponenza per interi isolati stradali, che primeggiano in città in cui i cristiani sono poco più di qualche sparuta famiglia, quali Mathura e Allahabad, dove il Saint Joseph College non era certo l’unico istituto religioso, che si rifacesse alla diocesi di Lucknow, ad essermisi imposto di nuovo e lungamente alla vista, mentre facevo ritorno alla stazione centrale dalle Civiles Lines, dove mi ero perso per l’intero pomeriggio nella sola sezione statuaria del grande museo.
Dunque era vero che vi si potevano ritrovare magnifici frammenti dello stupa di Bharuth, quali quello degli acrobati sovrapposti in elevazione, od il brano di una jataka in cui comparivano capanne dell’epoca Shunga, non solo, oltre ad innumerevoli splendide opere quali l’Ekamukka shivalinga rinvenuto a Khoh, di epoca gupta, o il più tardo Narashima di Unchdih, che dell’arte gupta ancora rammemorava il naturalismo, a splendide rappresentazioni del Buddha risalenti alla scuola di Sarnath, o di Shiva e Parvati, nei loro celestiali sponsali, che sono state asportate da Khajuraho, a copiosi reperti di varia origine religiosa provenienti da Kaushambi, vi figuravano dei pannelli ornamentali e le chaitya degli oculi solari, contornanti divinità quali Mahisha Suramardini, del tempio che finora ho mancato di andare a vedere di Bhumara, sicchè, in un itinerario nell’India Buddista ed Hindu prima di Khajuraho, raggiungendo Buhmara da Nachna Kuthara, per poi dirigersi a Maihar, e lungo la strada per Rewa, ai luoghi ed ai siti del museo di Ramvan e della stupa di Bharuth, seguitando sulla via per Allahabad che conduce agli stupa di Dor Khotar, prima di pervenire alle sole fondamenta di quelli che furono eretti dallo stesso Ashoka in Kausambi, dove è dato di visitare i resti dei monasteri in cui visse Buddha medesimo e compose l' Itivuttaka, l’approdo al museo di Allahabad avrebbe significato il ritrovamento figurativo incantevole delle superstiti vestigia figurative di quei templi e stupa che si siano già visitati, od evocati nel sito medesimo in cui sorsero.
Un’esperienza estasiante, che smorzava l’amarezza sconsolata e rabbiosa alla Sangam, del giorno avanti, dove alla confluenza dei sacri fiumi non avevo ritrovato pressoché più nulla della Maha Kumbh mela. Soltanto le
infinitudini dei pali della luce elettrica vi restavano erette, in un silenzio percorso dal vento che non era infranto che dal rumore dei camion che asportavano le travature dei ponti galleggianti che erano sospesi sulle acque poco più che reflue del Gange, in cui della festa hindu non sopravvivevano che poche ghirlande di calendule depositate a riva dalla corrente, che i piedistalli di alcune pedane di vasi sanitari.
Da altre maestranze anche le tubature fognarie venivano rimosse con le scavatrici, che aprivano pertanto voragini nel letto in secca del fiume, le passerelle di ferro dei vari percorsi di raccordo, sul greto sabbioso, seguitavano ad essere schiodate e rimosse ad una ad una.
Ad ondate salienti risaliva il furore di avere mancato l’appuntamento con l’evento, fallendolo una prima volta quando ho tentato di approdarvi in fuga da Khajuraho, talmente la mente vi era stravolta per avere subito i clamori notturni delle feste nuziali e la lettura avvenuta a tutto volume del Ramayana, in una casa accanto, per potersi ritrovare nei carnai hindu dellla Maha Khumb Mela, al punto che mi sono arenato in Chitrakoot, prima di Allahabad, ed oltre la sua stazione ferroviaria, vessata dalla pioggia, nell’approdo illusoriamente consolatorio, in Sarnath, delle parole misticamente disincantate con cui Valentino si ritraeva da ogni coinvolgimento spirituale nella Maha Kumbh mela “ E’ solo superstizione. Prendono tutto alla lettera, ed invece di purificare la mente con le acque dello spirito, vanno a immergere il corpo nel Gange, che è più merda che acqua, per poi tornare alle loro case santificati e più truffatori di prima…”
Ed io stesso, come se tale demistificazione potesse distogliermi dalla mia frustrazione incombente, avevo addotto un rinforzo testuale a tale sua deprecazione del Maha kumbh mela, inoltrandogli le pagine del Sarvatirthamahatmya del Garuda Purana: "Ma il santuario più alto è la meditazione sul Brahman; il controllo dei sensi è un altro luogo santo; la disciplina interiore è un supremo tirtha e la purezza del cuore un lago santo. Colui che compie un’abluzione in un tirtha spirituale, nello stagno della conoscenza, nell'acqua della meditazione profonda, che distrugge l'impurità derivante da attrazione e repulsione, costui si avvia alla meta suprema.”. La frustrazione irreparabile della mia aspirazione a dare coronamento alla trasposizione immaginativo-letteraria nelle mie ecloghe di un anno di vita indiana, con la mia esperienza tradotta in versi del massimo evento hindu, ben altro combustibile avrebbe trovato alla sua rabbia furente, nell'uno o nell’altro dei passi, a mia libera scelta, della Gangamahatmya del Naradapurana: " Chi uccide un brahman, il proprio guru o una vacca, il ladro e colui che viola il talamo del guru, tutti costoro sono purificati dall’acqua della Ganga: non c'è incertezza su questo”.
Nella proiettività della mia miseria diuturna, sapevo a memoria con chi prendermela, con l'amico del mio cuore, appunto, che nella sua possessività egocentrica, nello stravolgere con le sue renitenze la mia mente votatasi alla missione impossibile di farne un lavoratore attivo, in uno spirito di rinuncia sacrificale che si era obbligato al suo servizio effettivo permanente, diveniva il colpevole primo del fatto che avessi mancato di vivere tale evento, che mi fossi ad esso sottratto o che ne fossi stato distolto, un evento, la Maha Kumbh mela, che avrebbe potuto risarcirmi di un anno vissuto in India senza esservi che un viaggiatore e un conoscitore sporadico.
La livida collera che con lui trattenevo al telefono,minimizzando i pellegrini e i sadhu residui, uno più automatico dell'altro nel chiedermi una baksheesh, era già immemore delle sue lacrime e del dispiacere con cui tutta quanta la sua famiglia si era rassegnata a dovermi lasciare partire solo per alcuni giorni, e mi avrebbe ulteriormente esasperato l'animo che l'indisponibilità di posti per il giorno seguente, mi fosse di impedimento a restare in Allahabad un giorno ancora, per recarmi a Kaushambi, visitare in Allahabad di nuovo le tombe del Khusro bagh, più di quanto non mi avesse consentito un accesso furtivo, a sera inoltrata, prima della partenza, tra le presenze fantasmatiche degli omosessuali che vi cercavano incontri, ombre umane tra quelle dimore ultraterrene, che per quanto magnificenti, a distanza di anni, quando le visitai in concomitanza con la Ardh Kumbh Mela, mi ricomparivano come residenze celestiali di principi e regine madri, senza trascendersi nella sublimità di trono di gloria dell'Altissimo, cui si eleva imperituro il Taj Mahal
The train one, one, one, ek, ek, ek, is" normally late" 2, 3, ..11 hours,” avrebbe poi risuonato di continuo l'altoparlante, nella Junction railway's station di Allahabad. E' l'India, bellezza,  intanto mi ripetevo per adattarmi al ritardo, per il quale mi sarei ritrovato in Khajuraho alle due del pomeriggio anziché alle sette del mattino
Marzo 2013


martedì 19 marzo 2013

Più forte che la morte. Martedi 19 marzo sulla via di Allahbad per il Kumb Mela


Martedi 19 marzo, sulla via di Allahbad per il Kumb Mela

Nel calore del pomeriggio estivo, Chandu nella mia stanza si intrattiene con ogni  cosa, nel piacere senza pari della reciproca compagnia, Vimala  lo richiama invano presso di sè, mentre il ventre mi dolora pei i sintomi di un’infezione intestinale, ed i pantaloni della tuta sono già maleodoranti per essermi appena urinato addosso,  poc anzi ho ricercato in rete il costo di un volo di ritorno tra due mesi,  mosso dal rimorso che mia madre sia rimasta finora in vana attesa che faccia rientro, senza che il protrarmi in India abbia sortito alcun lavoro remunerativo per Kailash, nel frattempo sacrificando pressoché del tutto,  a tale miraggio, ogni  viaggio ed attività di scrittura e di pensiero, i giorni e le notti implacate, al che, quanto più la mia vita si faceva un sacrificio inesausto (perenne), l’ignavia e la crudeltà di Kailash senza più riguardi verso di me, il ritrovarmi sempre più un servo vano della sua ingratitudine sans merci, per la quale l’accettazione di tutto quanto vi è di più intollerabile in India era soltanto un mio obbligo dovuto( era un mio obbligo soltanto), ha fatto insorgere in me la belva che era accovacciata, e che si è ritrovata sotto i suoi pugni e ogni suo insulto furente, quando ha tentato di riscuoterlo, percuotendolo, dalla indolenza in cui era ricaduto dopo avermi freddato anche nel mio intento di  andare in viaggio ad Ajaygarh e Kalinjar, con gli agenti di Delhi che avrebbero potuto assicurare un minimo di clienti al nostro sventurato bapuculturaltours (con ). Avevo già i bagagli pronti per andare altrove in India, fino al rientro in Italia, allorchè ho invece messo piede nella sua stanza e ho inveito sul suo corpo stravaccato al suolo, nel sonno in cui era di nuovo ricaduto di pieno pomeriggio, perché non mi rassegnavo, così, alla prospettiva di negare qualsiasi futuro ai nostri bambini, la scuola delle suore già da quest estate al mio Chandu, per quanti anni ancora, fino alla mia consumazione, disperando di essere obbligato a permanere in India, in simili condizioni, perché  l’amico non sa reggersi da solo come uomo. Il pianto,  mentre mi pacificavo sotto i suoi colpi,  dei bambini sgomenti e atterriti. E l’amico, tre giorni dopo, domenica scorsa, come ricevuta in cambio di pugni e offese, della rigovernatura che mi ha rovesciato addosso, si è ritrovato  con l’accredito di 2.000 euro per l’acquisto di un autoricksaw,  quando poco più di 300 sarebbero bastati a farmi ritrovare in Italia, presso mia madre. Le scritture sacre della domenica, come la voce del cuore, mi confortavano unanimi a questo, nel segreto dell’operazione irreversibile di bonifico che stavo praticando on line, dicendomi che è Potenza e Sapienza di Dio, ciò che per il mondo è debolezza e follia dell’’uomo.
Sono state la dolcezza della voce di Ajay e dei modi di Vimala, che nella sera mi hanno iniziato alla ripresa, nella casa da cui Kailash avevo urlato che uscissi per sempre e da cui lui invece se ne era andato via, in cerca di una serie di propri medici della mente, tutti particolari, in Jhansi o vicino al proprio villaggio, mentre a sua volta la mia mente non  si dava pace di ciò che di indelebile ed irreversibile era avvenuto , che io e Kailash ci siamo oltraggiati e percossi a vicenda fino a tali estremi, fino a digrignarli io in volto tutto quanto il mio odio impotente, e a mettergli  le mani alla gola per serrargliela per sempre.
Se ne restasse pur via, a rimeditare sui maltrattamenti a loro inflitti, era quanto mi esprimevano solidali Vimala ed Ajay, prima che l’indomani, io e i bambini, che giorno meraviglioso e dolente trascorressimo insieme, sul mela ground,  per Sivaratri,  tra una corsa in  giostra e l’altra che concedevo a loro.di godere.

martedì 12 marzo 2013

12 marzo


12    Marzo
Stamane mi sono risvegliato ancora in uno stato di depressione suicidaria. Ho annuito passivamente ai propositi di Kailash di andare a Chhattarpur per avviare la pratica del conseguimento di una sua licenza di conduttore di autorickshaws, una volta realizzate in Khajuraho undici, dodici sue foto seriali di riconoscimento, per l’occorrenza, non senza esserci prima recati  alla scuola presso il tempio di Chatturbuja per risalire al ragazzino che secondo quanto alcuni suoi compagni avevano raccontato a Kailash sabato scorso, aveva ritrovato il portafoglio che vi ho smarrito, per essermi caduto dalla tasca della tuta dove l’avevo malamente riposto, dopo avere fatto l’elemosina ad una vecchia rattrappita in(di) una secchezza miserrima. Ma prima mi attendeva la scuola, dovevo riaffermare le ragioni del mio visto di impiego in India, per pochi che fossero gli studenti che ancora potevo racimolare, dato il disinteresse con il quale il principal disattendeva dall’assicurarmi un seguito più nutrito, dopo che per egli è venuta meno ogni possibilità di trarre un guadagno dal mio insegnamento. E quanto agli outsiders, niente mi stomacava di più che ritrovarmi con i soli due boys streets che ultimamente avevano richiesto il mio insegnamento, per apprendere poco più che il frasario di seduzione  che a loro interessava.  Solo due sere avanti anche Ganesh si era mostrato a conoscenza dei rapporti sesuali che uno di loro, diciottenne,  aveva avuto con una signora tedesca quaranticioquenne, prima che questi mi accostasse per strada sulla vettura che il padre gli aveva appena acquistato, supponendo che lo felicitassi
      “ Ma io sono povero, sono povero- gli ho gridato desolato, pensando a me e a Kailash, dalla vita
       così  tribolata e  senza riconoscimenti di sorta. al nostro operato virtuoso, a quanto poco sentissi                          di valere per quel giovinotto,  se di me non si poteva rilevare: "But he has a lot of money! ...",  a discolpa di tutto e merito eccelso.
Anche per questa ragione non potrei differire oltre l’acquisto di un motoricksaw Ape per Kailash, ripartirei dall’India senza che per lui  si sia tratto frutto e costrutto dalla mia  permanenza nella sua casa, e per quanto sia mirabile e virtuoso, la pressione malevola della gente locale e del parentado si farebbe per lui difficilmente sostenibile.
Ma occorreva essere assolutamente certi che i tre mila euro occorrenti pervenissero sul suo conto corrente, ed era dubbio quale fosse il numero identificativo della filiale della state Bank of India presso la quale ne era titolare.
Ma stamane ero di umore velenoso nei suoi riguardi, manifestandomi diffidente dei suoi intenti reali  e larvatamente a lui ostile, un’opacità sordida  che mi indisponeva nei confronti di  ognuno, e di ogni cosa, desolava ogni mia vista ed ogni mio incontro, solo la lettura de “ L’uomo e il suo divenire secondo il Vedanta mi riconfortava con la prospettiva di vivere ancora, dopo che anche un libro recente su Ramon Panikkar era finito da me scagliato contro un muro, e nello splendore mattutino del marzo indiano, finalmente uscivo di casa sporco e con la barba incolta, con una gentilezza squisita eludevo ogni contatto effettivo con il principal, e solo la mite bellezza dell’incantevole Pushpendra, o la vivacità luminosa del grazioso Mohammad Anas secondo, potevano solo lenire i miei umori atrabiliari.
La cordialità degli avventori  del bengalese rubizzo che nel suo spaccio che da sulla via  per Rajnagar sa preparare un the squisito allo zenzero, mi riconciliava con il mio strato di permanenza forzata e protratta in Khajuraho, senza che le disavventure seguitate (protrattesi) per settimane  con i computer e del furto del portafoglio con la carta di credito usuale,  mi  avessero consentito di ritrovarvi la vena di leggere e scrivere,  con Kailash che seguitava a servirmi di tutto punto ed a sopportare ogni mia abietta miseria, inducendomi a mia volta a sopportare di tutto dell’India e degli indiani, in ragione  di quanto gli serviva il mio denaro, più che per una nostra amicizia, nella sua scarsa propensione ad assumere sul serio qualsiasi lavoro.
Ma avrebbe appreso a sue spese che cosa conta per me veramente,  venivo intanto inveendo dentro di me, che sono nato per leggere e scrivere, scrivere, scrivere dei miei viaggi, rendere testimonianza dei miei atti di amore, che solo se si fanno parola scritta per me assumono un senso compiuto.
Eccome se lo avrebbe appreso, mi ripetevo al rientro, nel ritrovarlo puntualmente a letto all'una pomeridiana, “ dormi, dormi pure, gli ripetevo, nello scoprirgli il volto anche dal fazzoletto di spugna che vi teneva sopra, “ non c’è certo più bisogno che ci rechiamo a Chattarpur, “ e più volte zittivo Ajay dal fargli valere le mie rimostranze.
Altro che Ape, ad uno sfaccendato del genere, così non poteva che agevolare il mio rientro in Italia, tanto più  che una e-mail di Valentino mi  allertava sul’eventualità, in un futuro quanto mai prossimo,  di dover fare le valigie, noi italiani qui residenti, per  come il mancato rientro in India dei fucilieri che hanno assassinato due marinai del Kerala in acque internazionali, scambiandoli per pirati,  sta compromettendo le relazioni tra India ed Italia.
Mentre finalmente mi facevo una doccia, Kailash non reagiva ai miei attacchi, in cui ravvisa una tigre che lo bracca furiosa, fedele al suo principio di restare calmo quando io, o qualsiasi altro, si faccia aggressivo o furente nei suoi confronti, docile e calmo mi assecondava nelle mie perplessità sul numero effettivo del codice Swift o BIC della filiale della sua Banca, dato che le indicazioni in ogni sito internet differivano da quelle del precedente invio di denaro e che gli erano state fornite dagli addetti alla banca, e tergiversavamo mentre sollecitato anche da Chandu, che voleva rivedersi sulle giostrine del festival di Sivaratri dell'anno precedente, seguitavo nei download dei programmi che finalmente mi ero deciso ad azzerare e a perdere, pur di poter recuperare il sistema operativo e salvare almeno  i dati, in una duplice operazione che mi aveva snervato e portato all’estrema disperazione in sua presenza, dibattendomi contro il letto e il muro, dopo che il conflitto in cui il sistema antivirus che avevo scaricato durante un’intera notte era entrato con quello già installato, mi avevo costretto ad annullare ogni precedente riparazione, e download, e a ripristinare e riformattare tutto da capo, con un nuovo backup…
Finalmente è poi arrivato l’autorickshaw, guidato da un Baju perennemente contorto in volto da un’ altra presa di gutka, ed abbiamo potuto raggiungere la scuola presso il Chatarbuja temple, poco prima del suono della campana che pone termine all'ultima ora di lezione. In tre pluriclassi erano stipati a terra i bambini bercianti, il libro o il quaderno dei compiti appoggiato sulla cartella, mentre le mosche si affollavano/addensavano a loro intorno, avide dellle loro cisposità e del loro moccio.Come Kailash prevedeva, non uno di loro che non ritrattasse quanto aveva precedentemente asserito di avere visto, allorchè un ragazzino dalit del vicino villaggio di Jatakra, che da giorni non viene a scuola, era stato sorpreso a intascarsi il mio portafoglio. La paura li faceva unanimi nel negare tutto, la paura che faceva lacrimevole un certo Puru che veniva invitato a confermare quanto già aveva asserito, richiamandolo dal casolare dov’era intento nei giochi.
La promessa di ricompense, la assicurazione spaventoleche l’indomani sarebbe sopraggiunta la polizia in luogo di me e di Kailash, nulla valeva a smuoverli.
Meglio riavviarci al rientro nella meraviglia dei campi al tramonto, dove il grano era già addentro al proprio rigoglio tra palme e choeula dalle fioriture sfarzose, per ritrovarci con Chandu nel mela ground, dopo una mia digressione al Raja cafè per un eggs curry, ed una  lettura di capitoli ulteriori dell’opera somma di Guenon.
Più fantasmagoriche e strabilianti che l’anno precedente, nel ground mela erano ruote ed ottovolanti, ma per Kailash era bastante un drago sferragliante, nel suo contorcerci, per fare arrestare la corsa che coinvolgeva il nostro Chandu.
“Sarai davvero un bravo ed affidabile conducente di autoricksaw, gli dicevo battendogli la mano sulla spalla, dopo averlo raggiunto alla mia discesa da una delle vetture del drago, ancor più confortato dalla sua affidabilità umana, quando mi ha chiesto , al rientro in casa, di soprassedere all’acquisto dell' autorickshaw, se c’era il timore che l’ammontare finisse nel conto corrente di un altro indiano qualsiasi. Mi  limitassi piuttosto a ricostituire il suo credito in banca, per l’importo di cui era stato sminuito dalle spese da lui sostenute in mia assenza, quando mi sono protratto in  Varanasi e in Sarnat, dopo essermi dissuaso dal  finire nel kumb mela, sotto la pioggia battente di quei giorni,  mentre ero  in fuga, con la mente debilitata, dai clamori nuziali notturni  di Khajuraho, che nell'ufficio in cui avevo dovuto riparare per i contrasti violenti insorti in casa tra me e Kailash, mi avevano tolto il sonno e la mente, ed ero finito (mi ero imbattuto) devastato dai mantra che già  sul fare dell’alba, a pieno volume, mi avevano impedito di ritrovare la via del sonno nella guest house di Citrakot, ancora ignaro della sorte cui non sarei scampato proprio nel ricercato asilo di Sarnat, finendo per sbaglio proprio nella guesthouse su cui si sarebbe scatenato,dopo il nubifragio, il clangore ed il vibrato notturno, fin nella rete del letto, di un’altra  inarrestabile festa nuziale.




Potessi ritrovare ierofanie
Negli infiniti  tanti, che anzi che nel  tirtha della mente,
si purificano nella merda del Gange,

che assaltano la mente
potessi  non essere voce che grida nel deserto
contro il clamore clangore l’ossessione a tutto volume
del pulsare notturno di frenesie nuziali animali
dei loro inarrestabili carri,
in cosmic mandala e crowning glory
chi largisce perle ai porci


Fossero stati i dibattimenti d'amore con l’angelo della notte
nello sfigurare dell'altro
     
Le colluttazioni delle nostre miserie infime