“Nel primo
mattino Kallu si è avviato con il tuk
tuk anzitempo al lavoro, Vimala riordina la casa dopo avermi servito un te
al latte corroborante, i bambini dormono ancora nel lettone grande, da cui mi
sono risollevato dopo essermi accomodato
accanto al mio Chandu sospeso nel sonno col sederino scoperto, ma il mio
cuore è inquieto e diviso, vorrebbe ritrovarsi con i miei cari, nella piena
degli affetti e nel costrutto dello studio e della ricerca, ed essere lontano,
vagando per l India, , in Goa, Mamallapuram, di ritorno a Delhi, dove ritrovarmi a parlare
con il Consigliere d’ambasciata, o nel Chattisgarh per la festa cui sono stato
invitato del Lingo Pen”
Così scrivevo
ancora due giorni fa, prima che la situazione si facesse particolarmente soffocante
e prostrante.
Ieri sera Kailash
si è infuriato con la moglie e con Poorti ed Ajay, esasperato di quanto poco si
possa fare in loro affidamento, che cessata la scuola i piccoli avessero già disertato
la lezione pomeridiana, di non poterli ritrovare mai in casa e che si
rendano irreperibili per andare a giocare interminabilmente, quando
occorrerebbe fare conto su di loro per lasciare a loro Chandu in custodia , che qualcuno l’abbia di nuovo informato che il
bambino più grande scommette soldi giocando a cricket.
Io avvertivo la
sua stessa disperazione, di fronte ad un Ajay che non ritrovo
mai con un libro in mano, che ha smesso da tempo di chiedermi di
avvalersi di me, che accumula sempre più
ritardo nei tempi di crescita mentale, invasato solo di cricket , mentre avevo di
fronte un padre, in Kailash, che incapace di riservare qualsiasi delicatezza e
tenerezza gentile ai suoi figli più
grandi, mentre stravede per Chandu come stravedeva per Sumit, quale rifugio compensatorio dalle delusioni che gli riservavano gli altri
due piccoli, a seguito anche dell incidenza in loro dei suoi stessi modi di fare mortificanti, non
poteva che allontanarli e volgerli ancor
più alla fuga dalla loro realtà di vita, talmente si rende orrido e
spaventevole quando li affronta
Così dileguava anche la consolazione che la
mia permanenza in questa casa , tra conflitti e sconforto, assicuri almeno
un’infanzia felice ai nostri bambini, mentre mi sentivo incatenato a loro fino alla fine dei miei
giorni, se Kailash seguita a trascorrerli con così magri proventi , in attesa,
mattino e pomeriggio, dei turisti facoltosi che abbiano bisogno del suo tuk tuk,
all’uscita di qualche hotel a cinque stelle, e Ajay, o Porti, rifuggono l’impronta della mia o della sua figura , senza
acquisire nulla che possa valere per un loro futuro che non sia quello
generale, qui in India, di essere mantenuti nella inedia della disoccupazione
senza un mestiere di sorta.
Ed ora la mia
mente si chiede che ci resto a fare ancora in questa casa, ancora qui in India,
nella realtà del mondo, se non so
realizzarvi niente di bello e di utile e
importante, e non riesco a ricercare o trovare in alcun sforzo in tal senso
rispondenze o sostegno, se non sono capace di arrestarvi la mente in alcuna
ricerca fruttuosa, che non siano i miei report minimali che ultimo a stento, fugacemente,
e senza più credervi, più che altro per liberarmi dalla loro incombenza, e non si esprime più nemmeno in qualche suo balenio la mia voce
poetica, se né so restare felicemente tra queste mura ed esservi una figura
significativa e credibile, di qualche peso e sostegno, che non sia l’erogatore imprescindibile di ogni sostegno
economico, o l’amoroso pagliaccio con
cui gioca Chandu, né ho la forza per affrontare incontri e disagi di un
viaggio, con il venir meno di ogni orizzonte di
attesa di alcunché di vero e di bello e di grande che possa ancora
riservarmi l’India, di emozionate o sorprendente che ne valga la pena.
Anche la novena
di Durga, o il giorno di Rama, sono trascorse senza che mi addentrassi nei
rituali che vedevo svolgersi per strada, al seguito delle donne che recavano
vasi di miglio ai templi della dea, e solo tardivamente, come al solito, quando
tutto era già cessato, o stava finendo, ho lasciato i miei itinerari di ricerca
archeologica che mi avevano ricondotto al tempio Duladeo per recarmi ai luoghi di culto interessati, alle
antiche pietre del Chausat yogini mandir che
ne erano state rivivificate, al tempietto della devi sul talab vicino a
casa per la darshan serale, talmente avevo ceduto al disgusto che mi avevano
suscitato i festeggiamenti motorizzati per strada del dio Rama, la immedesimazione della manifestazione della
fede, islamici o hindu che si sia ,
nell’ identica esplosione identitaria degli schiamazzi danzanti e di un clamore assordante, al seguito di carri e
inneggiando con opposte sciarpe e bandiere.
“ Avessi la tua
educazione, la tua mente, mi diceva ieri Kailash, volerei”
“ Sapessi volare,
gli ho replicato, non sarei in questa tua casa”.
Così i giorni dileguano verso la mia partenza
dall’India , senza che sappia scuoterne l’ inedia disperante.
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