Io, lo straniero di Kailash,
ossia
sapendo di che parlo quando parlo
d’amore.
E’ l immagine che nella notte indiana
di un sabato, ancora di due settimane fa, ai miei
occhi ed al mio cuore riuniva Kailash ad Ajay e Mohammad nel rientro
in bicicletta da Bhyanthal, mentre il fanale della motocicletta di
un conoscente del mio amico , sul cui sellino posteriore ero stato
fatto sedere , illuminava a loro il dissesto del fondo sterrato, la
rievocazione di una felicità perduta che in questi giorni mi ha
straziato e soccorso dall’arrendermi alla disperazione, per il
fatto che nemmeno dopo due giorni di lontananza e d’assenza al mio
rientro in Italia, fosse finito distrutto ogni vincolo tra coloro che
per il mio amore sono inseparabili, per l’abominio di cui è
capace la follia di Kailash e la miseria sordida della vacuità
mentale del figlio, complice la ricerca di Mohammad di ogni via di
fuga dall’ impegno scolastico che gli sovvenziono, nel perseguire
la quale egli ha improvvidamente coinvolto Ajay in un viaggio di
andata e ritorno di soli due giorni in Kanpur, senza che Kailash
riuscisse a far valere la sua opposizione. Ed il viaggio è
degenerato in un litigio tra i due ragazzi, Mohammad ha messo le mani
addosso ad Ajay e questi non ha trovato di meglio, nell’odio degli
islamici che già ne imbeve la mente induista , che insinuare che
Mohammd compia atti sessuali con la madre e con me, in cambio
dell’aiuto che gli presto. .(E) Non di meno ha delirato il padre,
quando Mohammad ha commesso l errore di fargli sapere l accaduto. . Tanto la sua mente dispregia di avere un figlio come Ajay, ed odia Mohammad anche perché nella sua prontezza, e intelligenza mentale, è costui che vorrebbe quale figlio in luogo di Ajay, perduto Sumit, ch’era la sua gloria, il suo leone, anziché doverlo temere ed odiare come il subdolo e perfido muslim che nella sua avvenente giovinezza gli avrebbe sottratto i favori del mio cuore, vanificando una decennale amicizia
Così, mentr’io credevo e mi illudevo
che la lontananza da entrambi facesse decadere ogni rivalità ostile
nei confronti di Mohammad da parte di Kailash, e d agevolasse l
integrazione del ragazzo in seno alla nostra famiglia, suggellando l
amicizia tra costui ed i figli del mio amico, grazie anche a come li
fa accedere al computer e può insegnare a loro ad usarlo, alla
vitalità mentale che può suscitare in Ajay cooperando con lui, la
gelosia possessiva di Kailash ha iniziato ad ossessionare il ragazzo
contattandolo assiduamente al cellulare, incombendo spaventevole
sulle nostre telefonate , per chiedere a Mohammad, anche a notte
inoltrata, che cosa ci fossimo detti io e lui al telefono.
Sconvolto io per il degrado umano in
cui nel giro di poco più di due giorni era piombato l amico che
avevo lasciato in Delhi nel pieno del suo residuo fulgore fisico e
mentale, ho dovuto chiedere a Mohammad di consentirmi cautela, che
sopportasse la situazione come un fare esperienza della realtà della
vita, di ciò che può riservare in India ad un islamico il vivere
dove gli hindu sono maggioranza schiacciante nella velenosità dei
loro pregiudizi, perché tutto ciò si verificava anche in quanto la
mente di Kailash era di nuovo tremendamente malata, toccando il fondo
abietto non della sua natura personale, ma dell inconscio sociale di
cui era ricaduto succube.
Di giorno non trovava più la via del
lavoro e di notte quella del sonno, senza più il soccorso dei
farmaci di cui aveva abusato, contattandomi al telefono per
rantolarmi la sua fine imminente, insieme con la fine in corso della
nostra amicizia, ora che avevo trovato in un altro il mio nuovo
amico, per intrattenermi con il quale al telefono lo venivo
trascurando, ritardavo di telefonargli quando ne avrebbe avuto
bisogno, temendo egli prossima la sua morte a seguito di quanto
lasciava presagire ciò il suo corpo era tornato ad accusare, per il
dolore che avvertiva allo stomaco e agli sfinteri quando evacuava.
“Non lo so, se potremo rivederci al tuo ritorno”.
Nel contempo, ingenerando in me pietà
amorosa ed odio letale, a tale strazio Kailash alternava il
prendersi gioco di me e di Mohammad, esasperando al telefono il
ragazzo con le sue chiamate insistenti, la mia tempra con le sue
insinuazioni che mi rendevano talmente torto, screditandomi e
negandomi ogni stima e fiducia, quanto accordava invece ad ogni
sibilo di voce malefica che raccoglieva in Khajuraho, intorno al
ragazzo dalla “black face” che gli stava sottraendo “ lo
straniero”..
“ E’ come un game” mi diceva
Mohammad , oramai stravolto, al punto da giungere a spaccare in un
moto di rabbia il suo cellulare, senza che io potessi essere con lui
consensuale che fino a un certo punto, perché disertando le lezioni
private del mattino cui si recava con Ajay, e lasciando dubitare che
frequentasse regolarmente la scuola, non faceva che dar corpo alla
perfidia di ogni insinuazione malevola di Kailash ed Ajay sul suo
conto, al mio stesso sospetto sulle ragioni reali del suo rivolgersi
a me, oltre al suo affetto indubitabile. Così dovevo pur dirgli che
non era solo per lo stato di possessione gelosa in cui era ricaduto
Kailash, per il dispetto in cui avevo Ajay, che avevo provveduto
all'acquisto di una mia nuova bicicletta, nella previsione di un
prolungarsi a tempo indeterminato della mia permanenza in Italia,
almeno fino a quando non fosse avvenuta la riconciliazione tra lui e
la mia famiglia indiana, e non fossero tornati in stato d’amicizia
reale-
Di fatto, di un rientro in Khajuraho
patirei di nuovo senza patemi eccessivi i disagi di ritrovarmici in
un dissesto stradale che non vi ha più fine, dei servizi igienici e
sanitari che mi si riproporrebbero penosi e mortificanti nella casa
di Kailash, ma non potrei sopportare di rinvenirvi con lapka ed okkar
e procacciatori di ogni risma, gli amici malefici e maldicenti di
Kailash che tracciano ogni mio percorso e quanto io faccio per
Mohammad o con lui, per riferirgli sul conto di entrambi, devastarne
la mente e il nostro rapporto per pura invidia destruens..
Mohammad l'hanno accostato anche
domenica scorsa, per strada, intimandogli di non provarci a
sottrarre a Kailash il suo straniero, chiedendogli se provenissero da
me i soldi con i quali aveva acquistato per Id il suo nuovo
Kurta-pajama.
Già più giorni avanti, la notte tra
Giovedì e Venerdi scorso- ora è Lunedì 21 luglio, quando è
iniziato il lungo consulto notturno delle interpellanze e dei gemiti
di Kailash al telefono, ai timori di perdermi si erano aggiunti
quelli per il proprio stato di salute, esasperando il senso della
sua solitudine al mondo, un'apprensione che si era in lui acuiti nel
terrore di doversi fare operare, e l indomani aveva in animo di
recarsi in Byanthal, per la vendita dei campi o di un bufalo, allo
scopo di poter sostenere i costi dell intervento.
Ma per non misurarsi con la realtà di
una diagnosi, intanto egli ricusava pur anche di ricorrere ad un
dottore effettivo, di esporsi ad una visita delle sue parti intime, e
sarebbero occorsi ancora due giorni prima che si lasciasse
ispezionare nell’area perianale da un medico locale, che si
risolvesse a recarsi a Chhatarpur, mentre avevo già inteso che non
si trattava che di pur dolorose emorroidi, quando mi aveva detto che
oramai presentava due sorta di mushroom esterni dove evacuava, come
mi aveva confermato la medicina che gli aveva prescritto un medico
locale, che faceva riferimento al trattamento di piles.
Ma pur con tutta la circospezione del
caso, l indomani non potevo esimermi dall’affrontare con lui
direttamente ed esplicitamente la insostenibilità delle sue
molestie telefoniche a Mohammad , dopo che una sua chiamata sul
telefono fisso mi ha raggiunto proprio mentre stavo colloquiando in
Skype con Mohammad, che mi esternava angosciato i suoi rinnovati
patemi d’animo, allorquando nell imminenza della festa di id
c’erano tutte le ragioni perché potesse invece festeggiare felice.
Mi era evidente che Kailash aveva appena provato a telefonare a
Mohammad, e che trovando occupata la linea, mi aveva immediatamente
contattato, per accertare se fosse con me che il ragazzo stava
parlando.
In seguito al mio chiarimento dello
stato di cose cui doveva porre fine, l’amico avrebbe a sua volta
fatto a pezzi il telefono, ma aveva compreso la gravità della suo
braccarci come una belva della giungla che si faceva ritrovare
immancabilmente sui nostri passi. E l indomani, da Chhatarpur, dove
si era finalmente deciso a recarsi prima da un medico privato, poi al
Christian Hospital, mi avrebbe contattato via e-mail. Lo aveva fatto
sia perché doveva lasciare in uso ad Ajay, per le incombenze
domestiche, il solo cellulare ulteriore di cui dispone sia perché
era sconvolto di quanto, ricorrendo al cellulare, si fosse consentito
di far subire a Mohammad, senza il riguardo che il mio amore per il
ragazzo nutre per la sua giovane età, che deve alla fiducia che la
sua famiglia manifesta ancora illimitatamente nei miei confronti,
mentre in mia assenza ha interdetto al ragazzo l’accesso alla
famiglia di Kailash ed il contatto diretto con la sua persona.
“ You told me very hards words”,
mi diceva Kailash quando l’ho ricontattato al rientro da
Chhatarpur, prima di ammettere la giustezza del mio richiamo. Gli
dirò, un’altra volta, quanto avrei potuto essere altrimenti assai
più duro, al cospetto degli eccessi in cui lo fa ricadere il suo
sentirsi perduto e di non avere più futuro senza il mio aiuto.
Mentre i medici privati non vedevano
più alternative all operazione che Kailash teme più della sua
stessa morte, al Christian hospital sono venuti incontro ai suoi
timori esagitati, e gli hanno prescritto una terapia interlocutoria
fino a sabato prossimo, il 25 luglio, quando dovrà essere da loro di
ritorno per accertamenti.
Ma la stessa Vimala, quando ha visto
una sua emorroide grande come un uovo, gli ha gridato di andare
subito all ospedale a farsi operare, e l intervento appare oramai
solo differibile a giorni. Spero che presso una struttura
ospedaliera, pur se privata, i suoi costi siano inferiori alle 15.000
rupie preventivate dal medico che ha consultato in Chhatarpur, in
India un’enormità, che non vorrei dover spendere per un’
operazione del genere.
“ I medici privati pensano solo ai
soldi, e non si curano del dolore dei loro pazienti. Un barbiere
della mia casta che ha subito la stessa operazione ha seguitato a
soffrire e ha sanguinato più volte quando è tornato a casa ” ha
assentito Kailash, che in caso di intervento ho persuaso ad affidarsi
alle cure più dolci e disinteressate del Christian Hospital.
Intanto non ho ritrovato Mohammad al
telefono. “ E ‘ all ospedale di Rajnagar, mi ha risposto un suo
amico. E’ malaria”-
Ma non sembra che sia una forme grave.
Forse, come i suoi mancamenti per strada, non ne sarebbe afflitto se
non fosse denutrito, nella sua povertà che posso solo attentarmi a
soccorrere, talmente il ragazzo ha paura delle eventuali reazioni di
Kailash, che pure è il solo tramite possibile di un mio aiuto in
denaro, se venisse a sapere che lo aiuto ancora di più.…
Post scriptum Mercoledi 22 luglio
La sera stessa di lunedì scorso, come
ha saputo da me della ricaduta di Mohammad, Kailash mi ha sollecitato
ad aiutarlo in ogni modo.
Lo inoltrassi in Khajuraho dal dotto
Kare, che ha grande esperienza di febbri malariche, gli avrebbe
approntato lui stesso un tuk tuk, per l indomani, provvedessi a
inviare denaro per il tramite di Western Union, nell eventualità di
un ricovero del ragazzo in Chhatarpur.
“ E il mio karma”, mi diceva, che
lo induceva a un simile esortarmi nel confronto del mio amico.
Una sublimazione della insanabilità
della sua ostilità nei confronti del ragazzo musulmano, cui senza
giri di parole lo invitavo a riferirsi chiamandolo per nome.
Quando Kailash lo ha chiamato al
telefono, senza attendere che fosse il ragazzo a contattarlo, se
intendeva farlo, Mohammad gli ha detto che era nelle mani di un buon
medico e che non aveva bisogno di aiuto.
Talmente teme , al pari di me, anche
solo il materializzarsi della sua voce nei suoi riguardi, quali che
sia il suo asserito prodigarsi a mie spese.
“ Non sono un mendicante” si è
espresso nei miei stessi riguardi, quando gli ho chiesto se potevo
sovvenire/recargliene, perchè si curasse o si alimentasse meglio, o
se potevo agevolare il pagamento della retta scolastica della
sorellina, salita in un anno da 300 a 500 rupie al mese.
“ Ho bisogno ora solo dei tuoi saluti
e delle tue preghiere” mi ribadiva stamane, nel tranquillizzarmi
sul suo stato di salute, dopo che la tosse per oltre un minuto e
mezzo gli aveva impedito di rispondermi. Egli invece temeva, che da
parte mia, gli stessi telefonando per intimargli di andare a
scuola, mentre si sentiva ancora così debole per avviarcisi, e forse
supponeva che più che in ansia per la sua salute, fossi contrariato
che la sua malattia lo facesse di nuovo già venir meno alla sua “
promessa d'oro”, alla sua “ golden promise”, formulatami
domenica, che non avrebbe più mancato un'ora di scuola o di lezione
privata.
C'era sua madre in casa ad assisterlo,
mentre il papà era già da ore al lavoro
Mohammad non voleva che si preoccupasse
oltre misura per lui.
“ Perchè la sofferenza della mia
debolezza deve diventare la sua?”
“ See you later. Allora. Ciao, caro,
caro bambino...”
“ Ciao, caro, caro bambino...”
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