mercoledì 22 luglio 2015

Io, lo straniero di Kailash, ossia sapendo di che parlo quando parlo d’amore.

Io, lo straniero di Kailash,

ossia

sapendo di che parlo quando parlo d’amore.



E’ l immagine che nella notte indiana di un sabato, ancora di due settimane fa, ai miei occhi ed al mio cuore riuniva Kailash ad Ajay e Mohammad nel rientro in bicicletta da Bhyanthal, mentre il fanale della motocicletta di un conoscente del mio amico , sul cui sellino posteriore ero stato fatto sedere , illuminava a loro il dissesto del fondo sterrato, la rievocazione di una felicità perduta che in questi giorni mi ha straziato e soccorso dall’arrendermi alla disperazione, per il fatto che nemmeno dopo due giorni di lontananza e d’assenza al mio rientro in Italia, fosse finito distrutto ogni vincolo tra coloro che per il mio amore sono inseparabili, per l’abominio di cui è capace la follia di Kailash e la miseria sordida della vacuità mentale del figlio, complice la ricerca di Mohammad di ogni via di fuga dall’ impegno scolastico che gli sovvenziono, nel perseguire la quale egli ha improvvidamente coinvolto Ajay in un viaggio di andata e ritorno di soli due giorni in Kanpur, senza che Kailash riuscisse a far valere la sua opposizione. Ed il viaggio è degenerato in un litigio tra i due ragazzi, Mohammad ha messo le mani addosso ad Ajay e questi non ha trovato di meglio, nell’odio degli islamici che già ne imbeve la mente induista , che insinuare che Mohammd compia atti sessuali con la madre e con me, in cambio dell’aiuto che gli presto. .(E) Non di meno ha delirato il padre, quando Mohammad ha commesso l errore di fargli sapere l accaduto. . Tanto la sua mente dispregia di avere un figlio come Ajay, ed odia Mohammad anche perché nella sua prontezza, e intelligenza mentale, è costui che vorrebbe quale figlio in luogo di Ajay, perduto Sumit, ch’era la sua gloria, il suo leone, anziché doverlo temere ed odiare come il subdolo e perfido muslim che nella sua avvenente giovinezza gli avrebbe sottratto i favori del mio cuore, vanificando una decennale amicizia
Così, mentr’io credevo e mi illudevo che la lontananza da entrambi facesse decadere ogni rivalità ostile nei confronti di Mohammad da parte di Kailash, e d agevolasse l integrazione del ragazzo in seno alla nostra famiglia, suggellando l amicizia tra costui ed i figli del mio amico, grazie anche a come li fa accedere al computer e può insegnare a loro ad usarlo, alla vitalità mentale che può suscitare in Ajay cooperando con lui, la gelosia possessiva di Kailash ha iniziato ad ossessionare il ragazzo contattandolo assiduamente al cellulare, incombendo spaventevole sulle nostre telefonate , per chiedere a Mohammad, anche a notte inoltrata, che cosa ci fossimo detti io e lui al telefono.
Sconvolto io per il degrado umano in cui nel giro di poco più di due giorni era piombato l amico che avevo lasciato in Delhi nel pieno del suo residuo fulgore fisico e mentale, ho dovuto chiedere a Mohammad di consentirmi cautela, che sopportasse la situazione come un fare esperienza della realtà della vita, di ciò che può riservare in India ad un islamico il vivere dove gli hindu sono maggioranza schiacciante nella velenosità dei loro pregiudizi, perché tutto ciò si verificava anche in quanto la mente di Kailash era di nuovo tremendamente malata, toccando il fondo abietto non della sua natura personale, ma dell inconscio sociale di cui era ricaduto succube.
Di giorno non trovava più la via del lavoro e di notte quella del sonno, senza più il soccorso dei farmaci di cui aveva abusato, contattandomi al telefono per rantolarmi la sua fine imminente, insieme con la fine in corso della nostra amicizia, ora che avevo trovato in un altro il mio nuovo amico, per intrattenermi con il quale al telefono lo venivo trascurando, ritardavo di telefonargli quando ne avrebbe avuto bisogno, temendo egli prossima la sua morte a seguito di quanto lasciava presagire ciò il suo corpo era tornato ad accusare, per il dolore che avvertiva allo stomaco e agli sfinteri quando evacuava. “Non lo so, se potremo rivederci al tuo ritorno”.
Nel contempo, ingenerando in me pietà amorosa ed odio letale, a tale strazio Kailash alternava il prendersi gioco di me e di Mohammad, esasperando al telefono il ragazzo con le sue chiamate insistenti, la mia tempra con le sue insinuazioni che mi rendevano talmente torto, screditandomi e negandomi ogni stima e fiducia, quanto accordava invece ad ogni sibilo di voce malefica che raccoglieva in Khajuraho, intorno al ragazzo dalla “black face” che gli stava sottraendo “ lo straniero”..
“ E’ come un game” mi diceva Mohammad , oramai stravolto, al punto da giungere a spaccare in un moto di rabbia il suo cellulare, senza che io potessi essere con lui consensuale che fino a un certo punto, perché disertando le lezioni private del mattino cui si recava con Ajay, e lasciando dubitare che frequentasse regolarmente la scuola, non faceva che dar corpo alla perfidia di ogni insinuazione malevola di Kailash ed Ajay sul suo conto, al mio stesso sospetto sulle ragioni reali del suo rivolgersi a me, oltre al suo affetto indubitabile. Così dovevo pur dirgli che non era solo per lo stato di possessione gelosa in cui era ricaduto Kailash, per il dispetto in cui avevo Ajay, che avevo provveduto all'acquisto di una mia nuova bicicletta, nella previsione di un prolungarsi a tempo indeterminato della mia permanenza in Italia, almeno fino a quando non fosse avvenuta la riconciliazione tra lui e la mia famiglia indiana, e non fossero tornati in stato d’amicizia reale-
Di fatto, di un rientro in Khajuraho patirei di nuovo senza patemi eccessivi i disagi di ritrovarmici in un dissesto stradale che non vi ha più fine, dei servizi igienici e sanitari che mi si riproporrebbero penosi e mortificanti nella casa di Kailash, ma non potrei sopportare di rinvenirvi con lapka ed okkar e procacciatori di ogni risma, gli amici malefici e maldicenti di Kailash che tracciano ogni mio percorso e quanto io faccio per Mohammad o con lui, per riferirgli sul conto di entrambi, devastarne la mente e il nostro rapporto per pura invidia destruens..
Mohammad l'hanno accostato anche domenica scorsa, per strada, intimandogli di non provarci a sottrarre a Kailash il suo straniero, chiedendogli se provenissero da me i soldi con i quali aveva acquistato per Id il suo nuovo Kurta-pajama.
Già più giorni avanti, la notte tra Giovedì e Venerdi scorso- ora è Lunedì 21 luglio, quando è iniziato il lungo consulto notturno delle interpellanze e dei gemiti di Kailash al telefono, ai timori di perdermi si erano aggiunti quelli per il proprio stato di salute, esasperando il senso della sua solitudine al mondo, un'apprensione che si era in lui acuiti nel terrore di doversi fare operare, e l indomani aveva in animo di recarsi in Byanthal, per la vendita dei campi o di un bufalo, allo scopo di poter sostenere i costi dell intervento.
Ma per non misurarsi con la realtà di una diagnosi, intanto egli ricusava pur anche di ricorrere ad un dottore effettivo, di esporsi ad una visita delle sue parti intime, e sarebbero occorsi ancora due giorni prima che si lasciasse ispezionare nell’area perianale da un medico locale, che si risolvesse a recarsi a Chhatarpur, mentre avevo già inteso che non si trattava che di pur dolorose emorroidi, quando mi aveva detto che oramai presentava due sorta di mushroom esterni dove evacuava, come mi aveva confermato la medicina che gli aveva prescritto un medico locale, che faceva riferimento al trattamento di piles.
Ma pur con tutta la circospezione del caso, l indomani non potevo esimermi dall’affrontare con lui direttamente ed esplicitamente la insostenibilità delle sue molestie telefoniche a Mohammad , dopo che una sua chiamata sul telefono fisso mi ha raggiunto proprio mentre stavo colloquiando in Skype con Mohammad, che mi esternava angosciato i suoi rinnovati patemi d’animo, allorquando nell imminenza della festa di id c’erano tutte le ragioni perché potesse invece festeggiare felice. Mi era evidente che Kailash aveva appena provato a telefonare a Mohammad, e che trovando occupata la linea, mi aveva immediatamente contattato, per accertare se fosse con me che il ragazzo stava parlando.
In seguito al mio chiarimento dello stato di cose cui doveva porre fine, l’amico avrebbe a sua volta fatto a pezzi il telefono, ma aveva compreso la gravità della suo braccarci come una belva della giungla che si faceva ritrovare immancabilmente sui nostri passi. E l indomani, da Chhatarpur, dove si era finalmente deciso a recarsi prima da un medico privato, poi al Christian Hospital, mi avrebbe contattato via e-mail. Lo aveva fatto sia perché doveva lasciare in uso ad Ajay, per le incombenze domestiche, il solo cellulare ulteriore di cui dispone sia perché era sconvolto di quanto, ricorrendo al cellulare, si fosse consentito di far subire a Mohammad, senza il riguardo che il mio amore per il ragazzo nutre per la sua giovane età, che deve alla fiducia che la sua famiglia manifesta ancora illimitatamente nei miei confronti, mentre in mia assenza ha interdetto al ragazzo l’accesso alla famiglia di Kailash ed il contatto diretto con la sua persona.
“ You told me very hards words”, mi diceva Kailash quando l’ho ricontattato al rientro da Chhatarpur, prima di ammettere la giustezza del mio richiamo. Gli dirò, un’altra volta, quanto avrei potuto essere altrimenti assai più duro, al cospetto degli eccessi in cui lo fa ricadere il suo sentirsi perduto e di non avere più futuro senza il mio aiuto.
Mentre i medici privati non vedevano più alternative all operazione che Kailash teme più della sua stessa morte, al Christian hospital sono venuti incontro ai suoi timori esagitati, e gli hanno prescritto una terapia interlocutoria fino a sabato prossimo, il 25 luglio, quando dovrà essere da loro di ritorno per accertamenti.
Ma la stessa Vimala, quando ha visto una sua emorroide grande come un uovo, gli ha gridato di andare subito all ospedale a farsi operare, e l intervento appare oramai solo differibile a giorni. Spero che presso una struttura ospedaliera, pur se privata, i suoi costi siano inferiori alle 15.000 rupie preventivate dal medico che ha consultato in Chhatarpur, in India un’enormità, che non vorrei dover spendere per un’ operazione del genere.
“ I medici privati pensano solo ai soldi, e non si curano del dolore dei loro pazienti. Un barbiere della mia casta che ha subito la stessa operazione ha seguitato a soffrire e ha sanguinato più volte quando è tornato a casa ” ha assentito Kailash, che in caso di intervento ho persuaso ad affidarsi alle cure più dolci e disinteressate del Christian Hospital.
Intanto non ho ritrovato Mohammad al telefono. “ E ‘ all ospedale di Rajnagar, mi ha risposto un suo amico. E’ malaria”-
Ma non sembra che sia una forme grave. Forse, come i suoi mancamenti per strada, non ne sarebbe afflitto se non fosse denutrito, nella sua povertà che posso solo attentarmi a soccorrere, talmente il ragazzo ha paura delle eventuali reazioni di Kailash, che pure è il solo tramite possibile di un mio aiuto in denaro, se venisse a sapere che lo aiuto ancora di più.…

Post scriptum Mercoledi 22 luglio
La sera stessa di lunedì scorso, come ha saputo da me della ricaduta di Mohammad, Kailash mi ha sollecitato ad aiutarlo in ogni modo.
Lo inoltrassi in Khajuraho dal dotto Kare, che ha grande esperienza di febbri malariche, gli avrebbe approntato lui stesso un tuk tuk, per l indomani, provvedessi a inviare denaro per il tramite di Western Union, nell eventualità di un ricovero del ragazzo in Chhatarpur.
“ E il mio karma”, mi diceva, che lo induceva a un simile esortarmi nel confronto del mio amico.
Una sublimazione della insanabilità della sua ostilità nei confronti del ragazzo musulmano, cui senza giri di parole lo invitavo a riferirsi chiamandolo per nome.
Quando Kailash lo ha chiamato al telefono, senza attendere che fosse il ragazzo a contattarlo, se intendeva farlo, Mohammad gli ha detto che era nelle mani di un buon medico e che non aveva bisogno di aiuto.
Talmente teme , al pari di me, anche solo il materializzarsi della sua voce nei suoi riguardi, quali che sia il suo asserito prodigarsi a mie spese.
“ Non sono un mendicante” si è espresso nei miei stessi riguardi, quando gli ho chiesto se potevo sovvenire/recargliene, perchè si curasse o si alimentasse meglio, o se potevo agevolare il pagamento della retta scolastica della sorellina, salita in un anno da 300 a 500 rupie al mese.
“ Ho bisogno ora solo dei tuoi saluti e delle tue preghiere” mi ribadiva stamane, nel tranquillizzarmi sul suo stato di salute, dopo che la tosse per oltre un minuto e mezzo gli aveva impedito di rispondermi. Egli invece temeva, che da parte mia, gli stessi telefonando per intimargli di andare a scuola, mentre si sentiva ancora così debole per avviarcisi, e forse supponeva che più che in ansia per la sua salute, fossi contrariato che la sua malattia lo facesse di nuovo già venir meno alla sua “ promessa d'oro”, alla sua “ golden promise”, formulatami domenica, che non avrebbe più mancato un'ora di scuola o di lezione privata.
C'era sua madre in casa ad assisterlo, mentre il papà era già da ore al lavoro
Mohammad non voleva che si preoccupasse oltre misura per lui.
“ Perchè la sofferenza della mia debolezza deve diventare la sua?”
“ See you later. Allora. Ciao, caro, caro bambino...”
“ Ciao, caro, caro bambino...”





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