Una morte a pennello
( prima stesura postuma)
la sera avanti, di una grigia domenica dei primi di giugno che già preannunciava l arrivo dei monsoni, con Ajay e Mohammad stavo consumando in un ristorantino del bazar di Khajuraho una cenetta di manchurian grevy e noodles, quando mi è sopravvenuta l idea, in anticipo sui tempi previsti, già l indomani, prima della partenza con Kailash per il Rajasthan, di interrompere le mie peregrinazioni intorno al tedio ripetitivo della continua riproposizione di immagini di Shiva del tempio Jagadhambi, per recarmi piuttosto, con entrambi i ragazzi, in Chhatarpur ad acquistarvi un monitor che consentisse a loro l’uso del mio notebook in cui lo schermo era andato perduto, e che avrei lasciato a loro, come a Poorti e Chandu, alla mia partenza per l ‘Italia dopo il rientro dal Rajasthan.
Una sortita mentale, d’improvviso, senza altri precorrimenti che l amore che mi suscitava la vista dei due ragazzi a me astanti, mentre tra loro si divertivano, insorta come lo squarcio d’ un lampo ed impostasi irrevocabilmente con l’assenso immediato di entrambi, già proiettati nella considerazione delle modalità di reperimento e di acquisto del monitor.
L’indomani, in Chhatarpur, dopo il suo acquisto a pomeriggio inoltrato, cui ci siamo decisi solo nel quarto negozio in cui ci eravamo addentrati, lo stavamo recando sottobraccio, nel suo imballaggio, di rientro alla stazione degli autobus dal bazar, quando l’addensarsi delle nuvole nel cielo , al sollevarsi di un vento in cui turbinavano polvere e detriti, si è tramutato in un temporale scrosciante, che ci ha costretti a cercare precipitosamente riparo in uno spaccio di snack e bevande.
Tra una bibita e l altra, quella sosta obbligata, quanto richiesta, per la sete che ci stremava, mi dava l occasione per telefonare in Khajuraho a Kailash.
Mi rispondeva dal suo stazionamento con il tuk tuk di fronte al museo, per dirmi le ultime nel nostro villaggio. Anche in Khajuraho il tempo si era fatto d’improvviso temporalesco, un’ora prima che in Chattarpur, e la pioggia cadeva ancora a dirotto.
“ In particolare ho una cattiva notizia da darti. Mentre pioveva di più ,un fulmine ha colpito uno dei templi di Khajuraho, ed una giovane che lo visitava è rimasta uccisa. Sul posto ci sono ancora i medici e la polizia sul luogo”
Ho chiesto a Kailash di quale tempio si trattasse, se lo sapeva.
“Quello di fianco al Kandariya. La sua amalaka è andata distrutta”
“ Il Jagadambi, per caso?”
“ Si, il Jaghadambi”
E l’ora dell’incidente letale era quella in cui da una settimana puntualmente tornavo a visitarlo, grazie anche all opportunità di entrare nel sito archeologico al prezzo d’ingresso di sole 10 rupie, quale residente non indiano temporaneo.
Per giunta Kailash poteva dirmi di quella ragazza che era di Chhatarpur, e che era pervenuta in Khajuraho con i suoi congiunti al tempo stesso in cui io da Khajuraho mi stavo recando in Chhatarpur con Ajay e Mohammad.
Per il mio sgomento era come se quella sventurata giovane avesse assunto il destino fatale che era destinato proprio a me stesso, e come se solo in ragione di quella permuta sostitutiva, mi fosse stato consentito di sottrarmi quel giorno alla morte, in virtù proprio dell' ispirazione istantanea di interrompere quel giorni i miei sopralluoghi templari, per anticipare il mio dono finale ai miei cari ragazzi e bambini più piccoli.
“ Puoi dire di essere stato davvero fortunato” Mohammad.commentava le mie considerazioni a riguardo Avrei saputo giorni dopo che avrei dovuto ringraziare del non accaduto soprattutto Kailash, che era stato decisivo, il lunedì mattina, nel persuadere un Mohammad invero ritroso a porsi al mio seguito in Chhatarpur, così sublimando la sua gelosia nel rinnovato intento di salvaguardare il mio amore per il ragazzo.
Di ritorno in risciò nei paraggi dell’autostazione, poi aggirandomi con i due ragazzi dove erano in vendita i banchetti dei “tlia”, per sapere a che prezzi fosse possibile acquistarne uno per loro al mio rientro dall Italia, affinché possano farvi esperienza dell'esercizio della vendita di prodotti artigianali di buona fattura e non costosi ai turisti indiani, quindi sull’autobus su cui facevamo ritorno a Khajuraho, mi stranivo a pensare come dai miei interlocutori nei social network che sanno della mia venerazione archeologica per i templi hindu, sarebbe stata accolta la notizia di tale mia morte, la cui fulmineità sul sito stesso della mia vocazione fatale avrebbe stroncato i miei occhi all' ennesimo riproporsi alla loro vista dell ennesima divinità con” kundalas, hara, keyuras,” -orecchini, collana, bracciali, “with undergarment fastened by a belt with jewelled loops and tassel “, secondo la dizione ripetuta interminabilmente nell’opera analitica sfinente di Krishna Deva, ponendo fine per sempre all’ennesimo computo dei medesimi attributi del dio di “ varada cum mudra, broken, broken, and water wessel”, in mancanza di un serpente o di un “trisul”, Tale annuncio di una fine simile a quella del teatrante che scompare dalla scena della vita sul suo palcoscenico, con quale stupore ilare, soprattutto, sarebbe stata accolta dagli adepti di compagnie di viaggio e di ventura quale Avventure nel mondo, che avevano mortificato tale mia passione di “ professor India” con la ferocia più atroce, pur di difendere la loro noncuranza affaristica della trasmissione di una conoscenza reale del patrimonio dell’India, mediante una propria attività decentemente informata, gviungendo a fare di me un alienato mentale delle strutture templari di Khajuraho, in preda a un autentico delirio feticistico per la sola componente architettonica, che avevo richiamato ad esempio, delle modanature dei loro basamenti ( dell’adishtana). Fulminato sul campo , come dal loro sogghigno beffardo, ad irrisione di un'intera vita di intenti e di presunzione allucinata di arte e di ingegno, nella sua maniacalità folle di tornare carezzare, ancora una volta, la tornitura di tali modanature con le mani e lo sguardo…
Una mia sarcastica morte, davvero a pennello.
( prima stesura postuma)
la sera avanti, di una grigia domenica dei primi di giugno che già preannunciava l arrivo dei monsoni, con Ajay e Mohammad stavo consumando in un ristorantino del bazar di Khajuraho una cenetta di manchurian grevy e noodles, quando mi è sopravvenuta l idea, in anticipo sui tempi previsti, già l indomani, prima della partenza con Kailash per il Rajasthan, di interrompere le mie peregrinazioni intorno al tedio ripetitivo della continua riproposizione di immagini di Shiva del tempio Jagadhambi, per recarmi piuttosto, con entrambi i ragazzi, in Chhatarpur ad acquistarvi un monitor che consentisse a loro l’uso del mio notebook in cui lo schermo era andato perduto, e che avrei lasciato a loro, come a Poorti e Chandu, alla mia partenza per l ‘Italia dopo il rientro dal Rajasthan.
Una sortita mentale, d’improvviso, senza altri precorrimenti che l amore che mi suscitava la vista dei due ragazzi a me astanti, mentre tra loro si divertivano, insorta come lo squarcio d’ un lampo ed impostasi irrevocabilmente con l’assenso immediato di entrambi, già proiettati nella considerazione delle modalità di reperimento e di acquisto del monitor.
L’indomani, in Chhatarpur, dopo il suo acquisto a pomeriggio inoltrato, cui ci siamo decisi solo nel quarto negozio in cui ci eravamo addentrati, lo stavamo recando sottobraccio, nel suo imballaggio, di rientro alla stazione degli autobus dal bazar, quando l’addensarsi delle nuvole nel cielo , al sollevarsi di un vento in cui turbinavano polvere e detriti, si è tramutato in un temporale scrosciante, che ci ha costretti a cercare precipitosamente riparo in uno spaccio di snack e bevande.
Tra una bibita e l altra, quella sosta obbligata, quanto richiesta, per la sete che ci stremava, mi dava l occasione per telefonare in Khajuraho a Kailash.
Mi rispondeva dal suo stazionamento con il tuk tuk di fronte al museo, per dirmi le ultime nel nostro villaggio. Anche in Khajuraho il tempo si era fatto d’improvviso temporalesco, un’ora prima che in Chattarpur, e la pioggia cadeva ancora a dirotto.
“ In particolare ho una cattiva notizia da darti. Mentre pioveva di più ,un fulmine ha colpito uno dei templi di Khajuraho, ed una giovane che lo visitava è rimasta uccisa. Sul posto ci sono ancora i medici e la polizia sul luogo”
Ho chiesto a Kailash di quale tempio si trattasse, se lo sapeva.
“Quello di fianco al Kandariya. La sua amalaka è andata distrutta”
“ Il Jagadambi, per caso?”
“ Si, il Jaghadambi”
E l’ora dell’incidente letale era quella in cui da una settimana puntualmente tornavo a visitarlo, grazie anche all opportunità di entrare nel sito archeologico al prezzo d’ingresso di sole 10 rupie, quale residente non indiano temporaneo.
Per giunta Kailash poteva dirmi di quella ragazza che era di Chhatarpur, e che era pervenuta in Khajuraho con i suoi congiunti al tempo stesso in cui io da Khajuraho mi stavo recando in Chhatarpur con Ajay e Mohammad.
Per il mio sgomento era come se quella sventurata giovane avesse assunto il destino fatale che era destinato proprio a me stesso, e come se solo in ragione di quella permuta sostitutiva, mi fosse stato consentito di sottrarmi quel giorno alla morte, in virtù proprio dell' ispirazione istantanea di interrompere quel giorni i miei sopralluoghi templari, per anticipare il mio dono finale ai miei cari ragazzi e bambini più piccoli.
“ Puoi dire di essere stato davvero fortunato” Mohammad.commentava le mie considerazioni a riguardo Avrei saputo giorni dopo che avrei dovuto ringraziare del non accaduto soprattutto Kailash, che era stato decisivo, il lunedì mattina, nel persuadere un Mohammad invero ritroso a porsi al mio seguito in Chhatarpur, così sublimando la sua gelosia nel rinnovato intento di salvaguardare il mio amore per il ragazzo.
Di ritorno in risciò nei paraggi dell’autostazione, poi aggirandomi con i due ragazzi dove erano in vendita i banchetti dei “tlia”, per sapere a che prezzi fosse possibile acquistarne uno per loro al mio rientro dall Italia, affinché possano farvi esperienza dell'esercizio della vendita di prodotti artigianali di buona fattura e non costosi ai turisti indiani, quindi sull’autobus su cui facevamo ritorno a Khajuraho, mi stranivo a pensare come dai miei interlocutori nei social network che sanno della mia venerazione archeologica per i templi hindu, sarebbe stata accolta la notizia di tale mia morte, la cui fulmineità sul sito stesso della mia vocazione fatale avrebbe stroncato i miei occhi all' ennesimo riproporsi alla loro vista dell ennesima divinità con” kundalas, hara, keyuras,” -orecchini, collana, bracciali, “with undergarment fastened by a belt with jewelled loops and tassel “, secondo la dizione ripetuta interminabilmente nell’opera analitica sfinente di Krishna Deva, ponendo fine per sempre all’ennesimo computo dei medesimi attributi del dio di “ varada cum mudra, broken, broken, and water wessel”, in mancanza di un serpente o di un “trisul”, Tale annuncio di una fine simile a quella del teatrante che scompare dalla scena della vita sul suo palcoscenico, con quale stupore ilare, soprattutto, sarebbe stata accolta dagli adepti di compagnie di viaggio e di ventura quale Avventure nel mondo, che avevano mortificato tale mia passione di “ professor India” con la ferocia più atroce, pur di difendere la loro noncuranza affaristica della trasmissione di una conoscenza reale del patrimonio dell’India, mediante una propria attività decentemente informata, gviungendo a fare di me un alienato mentale delle strutture templari di Khajuraho, in preda a un autentico delirio feticistico per la sola componente architettonica, che avevo richiamato ad esempio, delle modanature dei loro basamenti ( dell’adishtana). Fulminato sul campo , come dal loro sogghigno beffardo, ad irrisione di un'intera vita di intenti e di presunzione allucinata di arte e di ingegno, nella sua maniacalità folle di tornare carezzare, ancora una volta, la tornitura di tali modanature con le mani e lo sguardo…
Una mia sarcastica morte, davvero a pennello.
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