Dolore mentale
Sul terrazzo della nostra casa che in un futuro prossimo forse dovremo lasciare irrorata dal sole dopo i piovaschi dei monsoni sopraggiunti in settimana, , poc’anzi sono salito a vedersi asciugare il vecchio bagaglio che ho recuperato per il mio rientro in Italia, mentre due tronchi di legno trattenevano al riparo del telo giallo che ho fatto acquistare a Kailash le poltrone che è il poco che sopravanza del suo passato di casta di barbiere. Porgendo riparo a un piccolo nandi di Marmo e ad un immaginetta di Shiva e Parvati e il pargoletto Ganesha, fulgevano le pianticelle dell altarino domestico addossato a un muraglione, ed io nella luminosità spaziosità vuota del terrazzo assaporavo la gioia della mia lode di grazie per l unità amorosa più profonda ritrovata in cui potrò distaccarmi a giorni dalla mia famiglia indiana e dal mio amato Mohammad carissimo, per ricongiungermi con mia madre , secondo il sogno che mi ha deliziato nel primo mattino , che ci vedeva insieme per le vie di Londra, a dispetto della sua incapacità di muoversi di casa.
Il risveglio è avvenuto più tardi del solito grazie ai farmaci che sto assumendo. Ma a quale luce del giorno per la mia mente? dalla memoria del giorno precedente riemerge il cordoglio di cui sono stato partecipe era per il giovane deceduto in un autobus precipitato da un ponte, con altre 50 vittime, che abita ancora tre case più avanti rispetto alla mia. Solo che la mia mente ha ingenuamente fatto partecipe l’amico di che è capitato nella famiglia della nani materna di Mohammad in Kanpur, dicendogli dello zio che viene quasi alle mani con il fratello e nega alla madre i soldi per recarsi a Kajuraho con Mohammad, e l’amico, Kailash vi si è sorprendentemente immischiato per telefonare al padre del ragazzo, per dargli i mezzi per far rientrare il figlio, per proporsi egli stesso di ricondurlo a casa. Con che serietà d’uomo, con che lucidità di intenti superiori, all’apparenza, in realtà per fare a pezzi ogni relazione tra me e Mohammad, spezzare con il suo grugno di Varaha ogni mia relazione possibile con una famiglia islamica… sicuro di avermi in pugno come il suo schiavo, nella ragnatela di servigi che mi ordisce intorno ogni giorno….solo che io che tramerò di tutto per la sua fine, …il mio disgusto mette mano al telefono, lo riattacca prima di sentirne la voce, lascia che lui chiami due volte prima di contattarlo, di mentirgli che tutto va bene, che mi sono sbagliato con i tasti nel ricorso al cellulare….è intanto una luce meravigliosa quella che filtra dalle finestre, che irrora il cortile, che illumina la gioia di Poorti ed Chandu intenti nei giochi, che lambisce in cucina Vimala e Ajay…, il ragazzo mi reca le fette farcite per colazione, al che mi riprendo dai miei risorti fantasmi di finirla nel sangue, rimetto mano alla mia attività al computer, prescelgo i testi della rassegna quotidiana per i miei amci in faceboook, sul grido di orrore degli yazidi, la filosofia come cognizione del dolore, la salvezza per tutti che è concessa al centurione Cornelio.
Mi sto accingendo a riallineare gli a capo dei testi su clandestini e migranti, su quello sguardo che sa vederne una risorsa , sull’ invocazione che nessuno tocchi i rifugiati, nelle Supplici, ce lo insegna Eschilo, quando mi raggiunge una telefonata di Mohammad tramite il cellulare dell’amico.
Si scusa di dovermi chiedere tre giorni di proroga per il suo rientro, la nonna ha il diabete e dovrà essere con lui dal dottore domani, al che io gli rispondo che non ha ragione di scusarsi, che sta a lui ed ai suoi decidere come e quando fare ritorno, solo che pensi anche alla scuola, mentre lui mi rassicura che non c’è problema se per comunicare tramite Kailash con il padre, ho reso Kailash partecipe delle miserie familiari che mi ha confidato, parlandomi dell’amico, di Chandu, di Poorti ed Ajay, come oramai di membri della sua famiglia che gli mancano tanto, al pari di me,… non è vero come supponeva Kailash, facendone un mentitore astuto, che egli ritardi di fare ritorno per prendere parte a una festività islamica che avverrà il 13 di maggio, come mi informa, ben oltre la data in cui lascerà comunque Kanpur, solo che io non mi farò scrupolo, vengo intanto pensando, di non stare certo ad attenderlo, e di rendermi assente per un viaggio in corso al suo ritardato rientro..
Mi distolgo infine dal computer, stremato da quante imperfezioni e improprietà e leziose goffaggini rendano interminabile anche la mia ultima improba fatica descrittiva di un tempio hindu, e Chandu mi appare sortire nudo da sotto la lastra posta sul pozzetto dell’acqua, dove già lo vedo galleggiare morto, mentre Vimala è intenta a un breve sonno sul letto in cui si è sdraiata, e dico al bimbo, no, no, di non farlo più, dolcemente atterrito, per uscire di casa mentre stanno levando i tendaggi sotto cui siedono ancora, sui chabutri, i convenuti ad accompagnare con la loro presenza il dolore dei congiunti del ragazzo deceduto nell incidente dell autobus. . Mi unisco a loro, per lo più muslim, e mi si porge una tazza di the, mentre con le bianche nubi di passaggio assisto al volgere anche di questo giorno, al solo conforto che nulla sia successo, di sventurato, che possa pregiudicare quello dei giorni futuri.
Sul terrazzo della nostra casa che in un futuro prossimo forse dovremo lasciare irrorata dal sole dopo i piovaschi dei monsoni sopraggiunti in settimana, , poc’anzi sono salito a vedersi asciugare il vecchio bagaglio che ho recuperato per il mio rientro in Italia, mentre due tronchi di legno trattenevano al riparo del telo giallo che ho fatto acquistare a Kailash le poltrone che è il poco che sopravanza del suo passato di casta di barbiere. Porgendo riparo a un piccolo nandi di Marmo e ad un immaginetta di Shiva e Parvati e il pargoletto Ganesha, fulgevano le pianticelle dell altarino domestico addossato a un muraglione, ed io nella luminosità spaziosità vuota del terrazzo assaporavo la gioia della mia lode di grazie per l unità amorosa più profonda ritrovata in cui potrò distaccarmi a giorni dalla mia famiglia indiana e dal mio amato Mohammad carissimo, per ricongiungermi con mia madre , secondo il sogno che mi ha deliziato nel primo mattino , che ci vedeva insieme per le vie di Londra, a dispetto della sua incapacità di muoversi di casa.
In settimana si è diradata ed ormai è fugata la tempesta che
è esplosa nella mente di Kailash, e che incubava da mesi , per il timore del futuro dei nostri bambini
, la frustrazione di vedere ridotta alla
miseria di poche rupie racimolate la propria fedeltà al karma, per l’angoscia geloso
e possessiva di perdermi nella schiusa del mio cuore a Mohammad, che lo ha
indotto a credere a ogni vociferazione
invidiosa sul conto di me e del ragazzo
muslim ,dalla black face, con cui mi si
può vedere allegramente aggirarmi in Khajuraho e nel suo circondario, a
supporre sul nostro conto quel che non gli era lecito supporre, ponendomi in
stato feroce di accusa per la mia stessa felicità a rimproverarmi la mia
felicità con il ragazzo, al contempo che la sua mutria inaffettiva, incapace di accreditarmi
o riconoscermi alcunché, rendeva la sofferenza di una pena continua anche il
nostro indimenticabile viaggio nel Rajasthan, sino, al rientro nei problemi
della esistenza domestica e lavorativa e nella maldicente Khajuraho, che la sua povera mente , che ad ogni voce dava il credito di cui mi
sfiduciava sprezzante, infiammava del timore di perdere il suo proprio straniero di
casa, sino a giungere a piangere e a disperarsi
in tuk tuk, sotto la pioggia cadente di
notte, mentre ricusava il rientro a casa
, di non poter competere in prestanza con il ragazzo, lui che perché
con la stessa Vimala non sa più ritrovare la sua energia fisica , come se di notte , quando viaggiamo
insieme, da anni e da anni, da che è morto Sumit, non lo accostassi che come lo
affianco e lo carezzo di giorno alla luce del sole. Ora l’amico del mio cuore,
che ancora martedì scorso si lasciava commuovere sino a piangerne da una
canzone che gli cantava la fine di dieci anni di amicizia amorosa, cui solo il
suo cuore sarebbe rimasto fedele, di nuovo, come sabato scorso, è in
pellegrinaggio al tempio di Hanuman che sorge presso il villaggio della nonna
materna, la sua mente avendo deflettuto
tutto quanto è accaduto in una mancanza verso il dio del suo pandit, come avvenne in Lalitpur, nell elaborazione del lutto
della morte di Sumit, quando a una mia mancanza amorosa nei riguardi dei figli
rimastici, è entrato entrò in trance allucinatorio, evocando la visione del dio, in
vertigini suicidarie che avrebbero avuto un seguito il giorno successivo seguente
Nel cortile di casa Ajay si prepara intanto a recarsi in
bicicletta con me e Mohammad nella nativa Byathal- abbiamo pensato entrambi, mi
ha detto Mohammad, che siccome ci restano solo pochi giorni per stare insieme
con te, di non andare a scuola , di
sabato, per due ore soltanto, per poter passare
in compagnia l intero pomeriggio.
Vimala è con me più gentile e cooperativa di prima, pur se la sua voce di nuovo non ha garbo
mentre parla con altri, Poorti si ritrova in casa più volentieri, al computer che in un baleno ha appreso ad
usare, come Chandu, prima di lei, e dal suo rientro in famiglia, martedì
scorso, non ha motivo di dolersi delle ragioni che ha confidato nel pianto, per
le quali ha sempre più teso ad allontanarsene, i drama delle liti che funestano i rapporti tra
noi adulti in famiglia. Dalla stanza in
comune si levano intanto i barriti in cui nel gioco al computer Chandu ha riconosciuto
la voce dell elefante, il nostro
piccolino che vi ha trovato lo ulteriore
schermo di ulteriori finzioni pur anche
magnifiche, che lo trattengono dal tornare a vedere la luce del sole . Così la
stanza comune è divenuta la gattabuia
per cui ricusava quella dell aula
scolastica di una scuola che nelle cinque ore mattutine in cui gli vi è è
trovato a restarvi rinchiuso fin dal primo giorno, gli si era aperta i giorni
scorsi come un jail una prigione in cui si rifiutava in ogni modo di essere di
ritorno, divinghiandosi come una furia
in lacrime mentre si tentava di rivestirlo degli abiti scolastici che addentava
per farli a pezzi, pronto a svestirsene
in un baleno per ritrovarsi libero e
nudo, djgambara, come rimetteva piede
tra le pareti domestiche. Ha ricusato il
cibo per più giorni, cadendo in un sonno di ore e ore per lo sfinimento
scolastico, prima che il suo adattamento
corrispondesse con il rientro in famiglia di Poorti, di cui si è fatto il più
accanito carceriere scolastico, invocando
per gioco che le si mettessero i ferri ai piedi se non ottemperava ai suoi medesimi
obblighi.
Ed ora è con me in stanza di nuovo Mohammad, pronto ad
avventurarsi con me ed Ayay verso Byathal, cui chiedo di prestarmi la mia copia
in francese del Piccolo Principe che abbiamo letto fino al capitolo XI, che
reca trascritte le sue parole d’amore al mio distacco per il rientro in Italia
“ When you like, close your eyes, and oper the door of your hearth,
everytime I ll be in front of you, because I live in your hearth “
Kailash così fiero e incurante dun tempo delle maldicenze.
L’ inalberarsi di Vimala
La incapacità di interrogarsi e di muoversi al presente di
Ajay.
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