sabato 9 luglio 2016

E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei esseri diletti,


E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei esseri diletti,
 che  mi accudite, di me lacrimate, 
mi richiamate o vociate nel gioco,
siate il bambino Chandu, il giovinetto Mohammad,
Vimala  nell’ umido silente dei lavori domestici,
Kailash  e le sue turbe od Ajay,  involato dal cricket,
Poorti  riportata via
da svago o timore di che in casa
può funestarla di nuovo 
E  già piange le vostre
concomitanze nel sonno
 il mio  ritorno nei solitari miei affanni  notturni,
da ogni  abbraccio o carezza o tormentio di capelli
ad un’ infinità di leghe rigettato  distante
(là) solo con me stesso e la mia morte davanti,

ed allora  Mohammad che spunta dagli alberi,
Chandu che si fa dolce dolce per dieci rupie,
Kailash che ricambia la buona notte con il gesto alfine di una mano fraterna, 
il box del lascito quotidiano, l’indomani mattina,
di nuovo da lui evacuato, con mia contentezza,
dal Lete  saranno le vostre care memorie da  distogliere in salvo,
per ancora il fango e la furia di ritrovarmi con voi.


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