Credevo di avere semplicemente raccontato a Kailash una vicenda di ordinaria stupidità giovanile di Mohammad, per dimostrargli ancora una
volta come dal mio amore per il ragazzo non fossi accecato quanto alle sue storditezze, quando gli ho detto che mi
aveva appena riferito di avere litigato con degli altri ragazzi, e che per
questo al cellulare era trafelato e agitato nel parlarmi. Storie, poi Mohammad
mi precisava, di ordinarie prepotenze di un raja, che presumeva di avere la
precedenza nel negozio di Abbas sebbene fosse arrivato dopo di lui, e di potere
impunemente digitare sul suo smartphone. Due colpi infertigli al naso, di cui
il secondo avrebbe fatto colarne del sangue, l’arrivo di rinforzi del raja ,
poco più che un ventenne, fronteggiato dall’accorrere a soccorso di Mohammad
del doppio dei suoi amici. Una storia da lui evidentemente inventata, agli
occhi di chiunque così l’ascolti e sia avveduto, ma che egli doveva premurarsi di smentirmi che fosse accaduta,
talmente sono credulo sul conto di tutto quanto mi racconta magnificamente su
di sé, quando l ho redarguito /apostrofato per quanto sia ancora rissoso, dicendogli che avrebbe dovuto rivolgersi ad
altri che il sottoscritto se a seguito di qualche lamentela o rimostranza fosse
finito in qualche guardiola o prigione.
Solo una volta in verità aveva litigato con qualcuno, quando
la sua ragazza . avevo subito le
molestie per strada di un ragazzo che ne veniva intercettando gli scarti in
bicicletta
Purtroppo mi dimenticavo in seguito di fornire a Kailash la smentita
di Mohammad quanto al fatto che fosse veramente
avvenuta la rissa di cui mi aveva fatto cenno con così credibile concitazione, e
l’ostentazione di bullismo con cui il ragazzo aveva millantato di avere domato quello
di un raja diveniva la miscela esplosiva
della furia gelosa di K. quando Mohammad,
ch’era convenuto nella mia stanza con Chandu., data l ora tarda che si
era fatta per rientrare nel suo casolare a vari chilometri di distanza, a
seguito del suo intrattenersi al computer nelle sfide di Trekken, mi chiedeva di poter restare quella notte a
dormire, ed io gli accordavo ben volentieri di condividere il suo sonno con me,
prima ancora di aver sentito il parere di Kailash.
Al seguito di Vimala l’amico calava in stanza surriscaldato
come una belva, chiedendomi se avevo pensato a che conseguenze ci sarebbero
potuto essere per lui, ed i bambini, se a seguito di un esposto contro Mohammad
di coloro che aveva assalito la polizia fosse
calata in casa e ve lo avesse ritrovato,
intento a nascondervisi mentre noi lo favoreggiavamo.
Io lasciavo che la sua esagitazione esasperata si stemperasse, e che
egli ritornasse da solo sulle sue posizioni, dopo che Mohammad si era già infilato i sandali per fare ritorno
a casa , sulla via di un ritorno a un’ora troppo avanzata per consentirglielo.
Vimala stendeva il materassino del letto per i massaggi che
era un tempo nel nostro ufficio, e su cui abitualmente riposa Ajay, e Mohammad
vi trascorreva disteso sottostante una
notte insolitamente di sonno profondo, quale gli era infusa dalla mia presenza rasserenante
nei suoi pressi. E troppo ero stanco, per avere altre effusioni con il
ragazzo che qualche saluto e stretta di mano.
La mattina il nostri risveglio era felicitato dalla telefonata
cordiale e gentile che un kailash premuroso e sollecito verso Mohammad quale io
non so essere nemmeno nei momenti di tenerezza estrema, rivolgeva al ragazzo
per dirgli che per lui era disponibile un posto di lavoro in Satna., a ricevere
le ordinazioni ai tavoli o a pulirvi le stanze e i bagni.
Telefonavo a Kailash per chiedergli con gratitudine come fosse riuscito a farsi mediatore di tale offerta, e
ringraziarlo di tanto, e per sapere quale salario sarebbe stato corrisposto a
Mohammad e a che condizioni sarebbe stato assunto, ma con me era di una
indisponibilità brutale, tentavo più volte di ricontattarlo, ma non voleva saperne di rispondermi, di dirmi la ragione vera di tale suo odio accanitosi
contro di me, mentre era di una dolcezza colloquiale unica quando era Mohammad
a ricontattarlo.
Possibile che me ne volesse a tal punto solo per avere
consentito a Mohammad data l ora tarda di dormire nella mia stanza.? O era
contrariato dalla mia imprudenza, dalla sua persuasione residua che Mohammad
sia in definitiva un giovane ladro che intende circuirmi con il suo incanto
solo per derubarmi di tutto? A dire il vero avevo propiziato la permanenza del ragazzo per dissuaderlo
dall’avventurarsi l indomani in
motocicletta con un cugino fino a Chhatarpur, un’eventualità rischiosa quanto
scarsamente gradita dal ragazzo.
Anche quando mi facevo passare da Mohammad la chiamata al
telefono di K. , costui non voleva saperne di scambiare parole od opinioni.,
“ With you i don t speak” era quanto aveva da dirmi
Da quanto riuscivo a saperne da Mohammad, era di 6.000 rupie
il salario che gli sarebbe stato corrisposto inizialmente, e che gli sarebbe
stato incrementato fino a 10.000 rupie, una retribuzione impensabile in
kHajuraho, dove ad adulto o ragazzo il massimo che viene corrisposto per lavori
in hotels o ristoranti privati è non più di 4.000 rupie.
Ma la mia contentezza per tale opportunità di lavoro che si
offriva a Mohammad, che lo avrebbe
distolto dall’ inedia della sua situazione
di inattività deprimente, era
costernata dal no categorico che a tale eventualità opponevano i suoi genitori
al telefono: no, mai e poi mai avrebbero consentito che per assicurarsi un
lavoro Mohammad dovesse ritrovarsi in una città minimamente remota.
Come potevano consentirsi, allibivo e schiumavo di dentro,
di rifiutarsi anche solo di prendere in considerazione una soluzione del genere
che si offriva loro per il gratuito impegno di Kailash, dopo che il figlio era
rimasto nonostante il mio sostegno senza alcun titolo scolastico, e si erano
ritrovati a patire la fame e a maledire di avere nel figlio una bocca da sfamare incapace di
trovarsi un lavoro, per inettitudine quanto per sventura? Si erano
già dimenticati come aveva rimediato il cibo giorno dopo giorno, quando il
padre era rimasto ammalato e senza lavoro come era tutt’ora? Era dunque sulla mia obbligazione a
provvedere altrimenti per loro tutti quanti, che sentivo tutti quanti
insostenibilmente a a mio carico, che si radicava il loro rifiuto, mentre nella
Manchester dell India al figlio non erano riusciti a reperire il minimo impiego possibile? In che mondo mai o in che India
credevano di vivere, se rifiutavano ogni eventualità di distacco e migrazione
ulteriore? Non ti dicono niente,
Mohammad, dicevo al ragazzo, i masjudur che come muratori partono dai villaggi qui intorno e cercano
lavoro in Delhi andando a vivere sotto un ponte? Mentre tu finiresti a non
più di 103 chilometri di
distanza, in una piccola città che non
riserva i pericoli di Kanpur , in cui sei nato e cresciuto, in un ambiente protetto quale un hotel tre stelle ,
a quanto mi dici.?
Ma a chiudere il cerchio con un suggello inesorabile
sopraggiungeva quanto a Mohammad asseriva Kailash: senza il parere favorevole
dei genitori né il ragazzo da solo ,
né con il nostro solo sostegno
avrebbe potuto minimamente spingersi verso Satna.
Il ragazzo mi sentiva divenutogli troppo distante, per
l’avversione che mi era insopportabile di K e per il rifiuto che mi era assolutamente inaccettabile dei suoi genitori,
e mi lasciava in tarda mattinata, mentr’io avevo la testa che nonostante quanto
avessi dormito si sentiva lanciata e allo stremo, senza più alcuna capacità di
poter fare di più.
Eppure trovavo il sonno, cui il mio caro Mohammad mi aveva detto che si sarebbe rifatto, ma al
risveglio mi sentivo fallito e disfatto.
“ Io non posso essere più di così, fare più di così, dare
più di così” mi dicevo ritrovandomi rabbioso e deluso , da me e loro, tra dei
congiunti che amavo senza che sentissi
di ricevere alcun amore da loro, perché niente era tutto quello che avessi fatto e
stessi facendo per loro, per i quali
contava soltanto la casa che non potevo e non volevo procurare loro.
Anche le 300 rupie che
gli procacciavo ogni giorno me l’aveva pur detto, Kailash, che servivano
solo a sfamarmi del cibo che mi comperava.
Quando ero di rientro in casa nel primo pomeriggio, lo
ritrovavo in partenza con dei vestiti da festa. Sarebbe andato a Byathal, vi
avrebbe fatto rientro dai suoi genitori, mi diceva scostante e scontroso, senza
chiedermi denaro per poi volermene.
Al cellulare , un Mohammad
ancora più distante mi rispondeva
in termini solo negativi.
Che non lo raggiungessi. Che non ci vedessimo, niente aveva
da dirmi, se non che avrebbe lasciato ogni cosa per Kanpur, a giorni, Né quella
sera sarebbe convenuto con lìuomo che aveva da chiedergli un colloqui prima di
poterlo assumere nell hotel di Satna.
Chiedevo ispirazione nella sola riserva rimastami della
preghiera, rifiutavo che tutto dovesse finire cosi, trascuravo ogni cura della
mia persona, e forte del precetto che nella prima metà della notte è bene
pensare ai propri difetti, nella seconda metà agli altri, e nonostante l
interdizione del ragazzo mi avviavo verso la sua solitudine domestica.
No, non aveva problemi a farmi entrare, quando lo
raggiungevo che faceva rientro sulla soglia di casa, ma aveva da infliggermi
tutta una serie di rimproveri.
Perché avevo parlato con Kailash della sua rissa
presunta, di M.? Volevo che K. si rendesse conto che al
ragazzo volevo bene nonostante sapessi di suoi aspetti dolenti, come la sua
rissosità che mi aveva voluto far credere che lo animasse e data la natura dei suoi comportamenti, come
potevo giustificare a K la mia tolleranza delle negligenze del ragazzo e la mia
apprensione delle sue cadute mentali se
non facendogli vagamente riferimento a
ciò che ve lo aveva indotto?
Ma il ragazzo nel suo mutismo accusatorio sembrava non
volere intendere le mie ragioni.
“ E ora vado a Kanpur perché non voglio più avere a che fare
con situazioni quali quetra te e Kailash.
Resistevo all impulso di levarmi in piedi e di concludere
tutto così e gli dicevo
“ Fai come vuoi tu, Quello che comunque credo che sia bene
tu faccia è che questa sera tu ti
presenti in ogni caso al colloqui, ti
accompagnerò io, che tu così ti misuri con la realtà. Poi a Kanpur ne parlerai più a lungo con i tuoi, e se
rifiutano, fin che vi rimarrai cercherai
là un lavoro che fa per te. Io
resto qui ad attenderti e ad aiutarti al tuo rientro. Ma lo sai che fin che
sarà stagione calda sarà difficile trovarvi un lavoro. E che a luglio dovrò
tornare in Italia”
Il ragazzo si raccoglieva in un sospiro e mi rispondeva
senza lunghe esitazioni” Farò come tu dici.
Ma tu perché mi consigli così?
“ Ti ricordi, mi hai
detto che devo essere la tua spina dorsale, Ed è quello che sto cercando di
fare. Ti amo tanto, che se ti parlassi solo per me, ti vorrei invece sempre qui
in Khajuraho a me accanto come ora”
Una sua telefonata ad uncle Kailash, per me
irrintracciabile, gli assicurava i contatti per il suo tramite con il gestore
dell hotel in Satna o chi per lui
facesse da intermediario. Uno comunque facoltoso che avremmo dovuto raggiungere
o che ci avrebbe raggiunti dall hotel
Chandella.
“ scusami, mi diceva
con mutato atteggiamento, se ieri sera
ho causato ciò che è avvenuto tra te e Kailash”.
Ci ritrovavamo al Madhur cafe, dove con l’autorickshaw di
Kailash ci raggiungeva il conducente Baju, per recarci al negozio dove era
convenuto l incontro. Mentre sedevamo sulla panchina del negozio Mohammad mi
confidava che cosa era intervenuto quel pomeriggio che l’aveva reso così
indisposto e arduo nei miei stessi
confronti.
Nonostante le disposizioni su cui avevamo raggiunto
un’intesa che non contattasse di sua iniziativa M., egli l aveva cercata al
telefono quel pomeriggio, ricevendone il più gelido rifiuto di ogni ripresa dei
contatti.
“ Who are You? Era stata la prima gelida mancata risposta,
cui al suo professarsi Mohammad, che lei conosceva benissimo, aveva fatto
seguito “ I don’t Know Who are You” , che aveva stroncato Mohammad.
Chi sopraggiungeva era il mediatore locale del proprietario dell hotel, che ne
riconfermava per Mohammad l offerta di un posto di lavoro in Satna, che avrebbe
dovuto essere preceduto da un breve training, se anziché pulire i bagni e le
stanze, il ragazzo avesse preferito
ricevere ordinazioni ai tavoli.
A Mohammad seguitavo a caldeggiare di accogliere l’offerta,
dicendogli che non essendoci per lui momentaneamente disponibilità di lavoro in
K, non gli restava che trasferirsi in Satna o cercare un impiego in Kanpur, che
gli occorreva comunque un’occupazione che ne ne avrebbe proiettato l esistenza
oltre quello stato di indeterminazione continua che lo rendeva succube della
volubilità di M. e della impotenza
miserevole della sua famiglia, e che mi allontanava certo da lui, ma che
smuovendone la situazione avrebbe fatto si che non incombesse su di me come un
problema sempre più onerooso e difficile: una contraddizione nelle mie
posizioni che il ragazzo coglieva all’istante “ Capisco bene che ora ha inizio
un nuovo periodo della mia esistenza , che ora soltanto ha inizio la mia vita
reale: che dopo M anche tu ora vuoi
lasciarmi e che dovrò affrontare da solo la mia vita futura.
Gli ribadivo, con convinzione, ma insinceramente, con
ipocrisia che si riteneva doverosa, che no, non era così, che non doveva
pensare che l’amicizia e l’amore fossero il trattenere ad ogni costo una
persona a se accanto per trarne piacere,
che niente avrei desiderato più che di ritrovarci ogni giorno per girare in motocicletta insieme dalla mattina
alla sera, ma che così mi imponeva di dirgli il mio intento di formarlo. Con
evidente riferimento a sua madre, che aveva già rifiutato di pensarlo lontano
sa sé in una città che le era ignota, l’ e poi al Madshur cafe. Gli ribadivo
che mia madre mi aveva dimostrato più bene non già volendomi cion insistenza
accanto a sé, ma accettando tra le lacrime la mia separazione a lungo nel tempo
per le mie ragioni di vita in India, che in un mondo di migranti come l’attuale,
si impongono l’accettazione del distacco e della lontananza, come attestava la mia vita in famiglia, la
sorte di pressocchè tutti i figli dei miei colleghi insegnanti e di molti miei
studenti, e che i suoi dovevano farsene una ragione, v’erano ben altre
situazioni dolorose di allontanamento in India e nel mondo, i majdur che si
ritrovano in case di cartone sotto i ponti di Delhi, una città quasi tutta di migranti, quanti
attraversano i deserti dell’Africa sahariana e finivano in carceri orribile o
morivano per mare, nello sforzo di raggiungere l Italia e L’Europa in cui
cercare fortuna.
Mohammad accettava la destinazione possibile di SAtna, ma i
suoi al telefono erano categorici nel rifitarla.
“ In Ogni modo, Rico, mi supplicava prendendomi per un
braccio, non lasciarmi, non fare si che resti da solo, restami vicino per tutta
la mia vita”
Comunque andassero le cose, Mohammad recandosi a quel
colloquio aveva voluto affrontare e guardare in faccia la realtà, e già questo
era stato bene.
Kailash, che tramite il suo cellulare potevo ricontattare,
mi diceva di stare bene, di ritrovarsi oltre Chhatarpur sulla via di Gulgangi,
in un paesino dominato come Gulganj da un bel castello, non in un hotel, gli avevo forse lasciato i soldi per
sistemarcisi, ma presso persone dhe gli erano amiche e con le quali si trovava
bene, mi confidava.
Nulla era stato risolto, ma anche quella situazione aspora e
difficile era stata traguardata, e una schiarita si apriva nella continuazione
dei nostri rapporti, nel meraviglioso chiarore lunare che irradiava il talab.
IN realtà di martedì M. si sarebbe recato in Kanpur per
restarvi una settimana,. Ed oltre a ritrovarsi con i suoi amici tra le 11 e le
due notte, quando avessero terminato i turni di lavoro, nel corso della settimana ora in corso vi
avrebbe cercato di persuadere i suoi, o qualche possibilità lavorativa, in
attesa che altrimenti da luglio ne offrisse qualcuna Khajuraho. E giorno stsso
del suo arrivo, il proprietario dello Stay Home che avevamo già interpellato
gli faceva sapere che poteva cominciare da subito a lavorarvi, che poteva
attendere anche per una settimana il suo rientro.
Cos’ avremmo seguitato a vivere nelle vicinanze l uno
dell’altro e avrei potuto fargli ripetere l ultima classe della scuola dell
obbligo per l ottenimento della licenza
conclusiva.
E K ha fatto ritorno all hotel Harmony, del cui proprietario si è assicurata già la piena
fiducia, e vi gestisce il controllo dello staff durante turni lavorativi notturni, nella
speranza che i turisti che vi albergano gli chiedano l uso del tuc tuc durante
il giorno, cui il padre di mOhammad potrebbe essere alla guida, quando ritorni
in salute da Kanpur.
Poi, la confessione bruciante del ragazzo, quando gli ho suggerito che prima che lasciasse
Kajuraho, lasciasse un messaggio per M. , per dirle che se aveva ancora
qualcosa da dirgli
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