Mohammad my
sufi, Kailash my best friend
Giovedì scorso- oggi è già il 15 di giugno.- nel tardo pomeriggio ho accolto
con un
sorriso di amabile ironia che Kailash, nel suo tardo risveglio, dopo che l’avevo rassicurato che già avevo provveduto a che Vimala avesse una borsa per la spesa che si accingeva a compiere al bazar settimanale di frutta e verdura , e
che disponesse delle rupie per acquistarne
l occorrente, l’ amico, sapendomi in
attesa di recarmi da Mohammad, sulla
soglia di casa me lo avesse accordato come con un permesso speciale di libera
uscita , dicendomi “Tik-è. Now You can
go.. Ora puoi stare con lui quanto tu
vuoi”
Ma quando il giorno seguente incontrandolo nell’hotel dove
lavora, io per primo mi sono sentito in dovere di giustificare che le cibarie che recavo con me erano sì anche per Mohammad,
ma che il loro costo non era che di 30
rupie, 40 dei nostri centesimi, mi sono irritato nei miei confronti prima
ancora che nei suoi, visto che si è sentito autorizzato a sentenziare che 30 rupie di spese quotidiane per
Mohammad erano accettabili, ma non se si facevano 100 ogni giorno, per un totale
di 3.000 rupie al mese. E quando il ragazzo mi chiedeva soldi, per quali
ragioni li spendeva? Purtroppo ciò che in me si dibatteva, infastidito, si è
acuito in un eccesso mentale quando mi
sono risvegliato nel cuore della notte.
Il cellulare indicava che Kailash mi aveva chiamato un’ ora
prima, ed io non ho mancato di
richiamarlo a mia volta , per inveire, nel congedarmi, che benché non spendessi quasi nulla per me e
Mohammad, ma quasi tutto lo versassi a lui e Vimala per la nostra famiglia, in
spese scolastiche, per il negozio della casa, per assicurargli in anticipo di
che comprarsi sandali e calzoni di ricambio, quanto rientrava nella spesa quotidiana,. lui
avesse da ridire e chiedesse la sua autorizzazione anche su quel poco che riservavo a me e al
ragazzo.
Mohammad , da che la madre è rientrata da Kanpur, non
necessità più che gli porti di che mangiare a mezzogiorno, cucinato per giunta
dallo stesso Kailash con la più delicata cura, e la sera lascia così tardi l
hotel dove lavora, che non ci vediamo più
nemmeno al Madhur cafe per una bibita e le patatine, o al Gole market per un
piatto di chow mein.
Ci ritroviamo solo a sera, nell hotel dove lavora, per consumare insieme patatine
e croccanti kurkurè.
Ma l errore di avere scatenato un principio incendiario
della mente di Kailash era oramai commesso, e sarebbero iniziati giorni di pena e di
sconvolgimento per le nostre infragilitesi sorti.
Nell’amico le mie parole assumevano il senso che non volessi
più saperne di impiegare i miei soldi per la sua famiglia, che non vedessi l ora che di spenderli solo con Mohammad
, abbandonandolo per lui. E la mattina
seguente si rinserrava nell hotel Harmony al servizio assoluto del padrone,
rifiutandosi di rispondermi al telefono, o se
lo faceva, riservandomi solo parole dure e ostili.
Invano lo intercettavo sul far della sera, per chiedergli se gli servisse del
denaro quotidiano,
se mai il padrone si fosse finalmente deciso a retribuirlo,
a quaranta giorni oramai dalla sua assunzione.
Mohammad a sua volta
mi denunciava un’ escalation delle pretese e dei divieti padronali, non poteva
lavare i suoi panni usando la lavatrice nemmeno portandosi da casa il
detersivo, non poteva accendere il fuoco in cucina, dopo che gli era stato vietato l’uso dello
smartphone, e che per non consentirgli alcun accesso ad internet Manoj aveva
provveduto al cambio della password della wirelless hi-fi, che il ragazzo aveva immediatamente hackerato,
Come Manoj ci aveva ritrovato insieme, per me non aveva avuto che un lampo di
livore, ed aveva spedito immediatamente il ragazzo in cucina, perché ripulisse
una seconda o una terza volta le posate
“ Mi ha detto di chiederti di pagargli un’extracharge se il bagno o la toilette li usi ogni giorno
“ Puoi rispondergli che
non vi ricorro ogni giorno, che
non consumo che l’acqua che scorre quando qui vengo ogni tre, quattro giorni
per la doccia , ma che se non ricorressi all hotel neanche per questo e non mi
facessi più vedere o quasi mai ,
figurerebbe un falso la sua dichiarazione che qui soggiorno, per la quale pago un forfait di 2.000 rupie”,
non essendo legale che stia in India una casa privata
Sobbollivo, se
pensavo a come durante le prime settimane lavorative, avessi dovuto sovvenire in tutto e per tutto
il ragazzo, che nessuno aveva allora in
casa, perché con il venir meno dei turisti, l’hotel funzionando oramai quasi
soltanto come albergo a ore, era venuto a mancarvi pressoché di tutto, e niente a Mohammad era stato fatto ritrovare in hotel,
senza darsi pensiero a come durante
dodici ore egli potesse restarvi
confinato da solo, senza il tempo e il
modo di cucinare in hotel o di rientrare a casa per farlo.
Quella notte Kailash sarebbe rientrato tardi, ed io non
vedendolo neanche l indomani mattina, ho pensato che la notte fosse stato di
servizio in hotel, dove lo ritrovavo l indomani mattina, collerico più che mai, mentre gli chiedevo
nel perdurare della sua assenza, come
potessi provvedere ai suoi cari, o se
dovevo raggiungerlo in hotel per recargli dei soldi, la daily money.
“ Ora devo andare a Chattarpur- dove io credevo si recasse
al servizio del padrone-. Tu pensa piuttosto a Mohammad. Tu che non ti curi dei
nostri bambini, non hai mai soldi per loro. 1500 rupie hai dato a Mohammad quando è tornato a
Kanpur.
“Erano mille, e ti ho già detto che gli servivano per il
vestito della festa di Id, alla fine del Ramadan, che nel fare questo ho
pensato anche ad Ajay, che gli ho
chiesto se gli servivano vestiti, e gli
ho promesso di comperare i pantaloni per un matrimonio cui deve recarsi, quella
della figlia storpia di tuo zio….”
“ Erano 1500,
mi ha confermato
Adjet” il sovrastante di Mohammad, che gli aveva vociferato quanto io e il ragazzo fossimo amici, più
ancora amici di quanto lo fossimo io e Kailash..”
La linea è caduta, la
mia resistenza mentale pure, e come
un’ira del cielo mi sono precipitato all hotel dove Mohammad era al lavoro.
Nella Hall vi erano invece Adjet e il ragazzo ch’è di turno
la notte, ed io allora, con la voce tuonante di una dea Durga quand’ è infuriata
di brutto, mi sono avventato in male
parole contro il sovrastante
“ Perché va a dire certe cose su di me e Mohammad, e proprio a Kailash?
Con i problemi mentali di cui soffre? Che ne sa delle rupie che ho dato a
Mohammad per la sua partenza per Kanpur? Perché andargli a dire il falso anche su
questo, eh? Solo per ingelosirlo, madarchod!
Un “Madarchod” che di lì a poco non avrei mancato di
rivolgere in sua assenza neanche al padrone dell hotel Harmony dove lavora
Kailash, quando con mio disappunto non
ve l’ho ritrovato, ed il giovane di servizio alla reception mi ha detto che il mio amico era ancora in Chhatarpur, al
servizio del suo proprietario
“ Kailash qui lavora di giorno, e non solo di notte, per un padrone che non l’ha ancora neanche
pagato, quel madarchod!”
Un epiteto che al totale servizio del suo padrone, il
ragazzo- cobra non avrebbe mancato puntualmente di riferirgli, facendo più
ancora invelenire Kailash nei miei confronti.
“ Ma sei matto, ad
avere agito così?” al telefono mi strigliava lo stesso Mohammad, di cui
Kailash, nella ambivalenza dei sentimenti che nutre nei confronti del ragazzo,
si era servito perché mi chiedesse perché avessi fatto quel gesto, nel suo persistente rifiuto di contattarmi in
diretta per l invettiva di rito. “Vuoi fargli perdere il lavoro così?” Come
se certi lavori con ceti padroni fosse meglio trovarli che perderli, e
per 4.000 rupie Kailash non potesse ritrovarlo ad ogni momento, talmente è conosciuto come un lavoratore bravo ed
onesto.
La sua telefonata era stata preceduta da un’altra, quanto
mai deprimente, in cui il ragazzo diceva di non farcela più a reggere un
situazione quale quella che si veniva ripetendo, in cui Kailash, invasivo e intrusivo,
seguitava a chiedergli di noi, e per il cui decorso si sentiva di essere solo un fattore di lacerazione della
nostra unione familiare, cui si sacrificava rinunciando alla mia amicizia per
sempre. In risposta gli ruggivo che la fine della nostra amicizia sarebbe stata
la fine anche del mio rapporto con Kailash e con la nostra famiglia, che
non avrei mai accettato di rinunciare a lui e di perderlo per la gelosia folle dell’amico,
quando ciò che intercorre tra me e
Mohammad è un bene così grande per me e per
lui, senza del quale non c’era
sopravvivenza futura per me in Khajurabho. Che tenesse duro, e sopportasse
ancora una volta , in nome di quanto sapeva che io avevo sopportato e stavo sopportando
di nuovo per lui, non l’aveva ancora da me imparato che la vita è una prova e
una sfida? “O entrambi, o te e Kailah, o
nessuno dei due!”
Entrambe le sue telefonate mi avevano raggiunto in una
stanza dove tutto era sottosopra, come
nella mia mente stremata e sconvolta : in fretta e furia, mentre sul letto giaceva
sparsa nella confusione ogni cosa che eccedeva,
avevo ammassato nei bagagli quanto mi serviva per una frettolosa
partenza, non mi ero ancora deciso se verso località vicine, o la stessa Delhi, dove restare fino al rientro in Italia il 4
di luglio, da una casa e da una
famiglia che cercavo di non sentire più
miei, dicendo addio ad un Chandu che non
trovava parole nel suo tramortito incanto.
A 64 anni in Mohammad avevo trovato l’amore di un ragazzo
meraviglioso, che mi radicava in un
villaggio dove al di fuori di Kailash e
della sua famiglia non avevo nessuno con cui colloquiare, ritrovavo in egli un’anima con cui potevo parlare di tutto, in
felicità assoluta, senza che venisse minimamente meno per questo il mio amore
per Kailash, certo, trascurando come non
avrei dovuto i nostri bambini - che tutti quanti insieme, però, non mi cercavano quanto ogni giorno Mohammad,
e Kailash anziché esserne felice perché io ne ero felice, rivitalizzato nella mia depressione
incombente, perché così si rafforzava il
mio insediato continuativo in Khajuraho,
una volta ch’era venuto
inevitabilmente meno l interesse per i suoi templi, lo stesso Kailash che pure con Mohammad aveva
gentilezze e cortesie uniche, che al padre del ragazzo con il proprio
autorickshaw aveva fornito una prospettiva, con me che ogni giorno lo
provvedevo di tutto, con la famiglia, mi
riservava odio e crudeltà mentale, al tempo stesso che ossequiava e riveriva e serviva
ogni giorno un padrone che lo trattava da bestia e nemmeno ne retribuiva il
lavoro!
Più volte mi ero
recato nei negozi del centro del villaggio per iniziare a reperire le scatole
dove impilare i miei libri, che se avessi
lasciato la casa per sempre, avrei depositato nello stesso magazzino dove era già finito il mio ufficio così bello.
Di rientro a casa, fra un prelievo e l’altro, incrociavo Aja che vi era convenuto per un
pasto veloce prima di farsi ritrovare di
lì a poco di nuovo al lavoro, a sua volta
in hotel, dove a differenza di Mohammad
aveva la fortuna di ritrovarsi con altri coadiuvanti, ed al mio
“Ajay me ne vado”, il giovinetto non
trovava altro modo di rispondermi che “
You can go”, senza scomporsi, come non appariva di certo sgomenta Vimala, la
meravigliosa Vimala, che sa accudirmi ogni giorno con il più attento e delicato
e premuroso riguardo.
Ma quando Ajay lo
fermavo per parlargli in stanza, il figlio del mio amico sapeva formularmi
proposte fattive e risolutive dello
stato delle cose. Poteva farmi bene andarmene via un giorno o due, o partire
con il papà per un breve viaggio. Il papà di certo si mostrava arrabbiato c con
me, ma in realtà era con il padrone che
ce l’aveva.”
A poco a poco la mia mente febbrile si sarebbe venuta poi
placando, schiarendosi sul far
della sera, quando Kailash carissimo,
radioso e fresco, lo rivedevo di fronte
all hote Harmony, l cui mi faceva sapere che ora mi era interdetto l’accesso.
Solo che lo chiamavo nominando Mohammad, invece del suo ripetendo
il nome del ragazzo ancora una volta
“ Hai solo una
persona nella tua mente…”
“ Kailash, succede perché sono vecchio, prima ho chiamato Chandu
con il tuo nome, Ajay con il nome di Chandu. Ma come puoi anche solo immaginare
che io e Mohammad possiamo ritrovarci per le strade di Khajuraho, al Madhur
cafe e al Lassi corner, tra la gente che saprebbe tutta quanta che per lui avrei lasciato la tua intera famiglia,
io, the foreigner of Kailash, e dopo le relazioni che ora ci sono tra te e suo
padre”
Quella sera avrei ritrovato Mohammad finalmente di nuovo al Madhur cafe, dove lo
avrei pregato di soprassedere al vendermi lo smartphone Lenovo che gli aveva lasciato un
amico in Kanpur, il cui padrone se ne era andato in pellegrinaggio alla
Mecca senza retribuirlo, sicché gli era
rimasta solo la cessione di quello smartphone per assicurare a se e alla madre
un nuovo vestito per la festa di Id.
Non era il caso che Kailash potesse pensare che un traffico di
4.000- 4.500 rupie era intercorso tra noi.
Ma Mohammad ,
prima che ci lasciassimo, nel suo
madido incanto aveva da distillarmi i
più saggi consigli nella sua mente di sufi
“ Ora capisco meglio l’errore di Kailash. Lui vuole che tu
sia solo di lui, solo suo, e ha così tanta paura di perderti perché senza di te
non trova un futuro, Ma sta facendo gli stessi miei errori con Mouskan, per i
quali l ho perduta. Di te non si fida e dà
ascolto a tutto quel che gli si dice di falso sul tuo conto, come io
davo retta a tutto quello che questo o quel ragazzo mi diceva di Mouskan,
che l’avevano vista andare e baciarsi
con questo o quel ragazzo.
Ma tu segui quel che ti dico e vedrai che tutto andrà per il
meglio: non mancare mai di assicurargli
il denaro quotidiano, il daily money, e quando compri qualcosa per me, compralo
anche per i vostrii bambini, torna anche da Poorti e Chandu con kurkurè e patatine
fritte, o con un gelato. Vai più spesso a visitare Ajay in hotel, e portagli sempre
qualcosa, come fai ogni giorno con me E quando Kailash torna a casa dal lavoro, abbraccialo forte
forte e fatti sentire suo amico”
Mohammad my
sufi, Kailash my best friend
Giovedì scorso- oggi è già il 14 di giugno.- nel tardo pomeriggio ho accolto
con un
sorriso di amabile ironia che Kailash, nel suo tardo risveglio, dopo che l’ ho rassicurato che già avevo provveduto che Vimala avesse una borsa per la spesa all’atto di recarsi al bazar del mercato
settimanale di frutta e verdura , e che disponesse dei soldi per acquistarne, l’ amico, sapendomi in attesa di recarmi da
Mohammad, me lo avesse accordato come
con un permesso speciale di libera uscita , dicendomi “Tik-è. Well, Now You can go. Ora puoi stare
con lui quanto tu vuoi”
Ma quando il giorno seguente incontrandolo nel suo hotel, io
per primo mi sono sentito in dovere di giustificare che le patatine e i kurkurè
che recavo con me erano sì anche per
Mohammad, ma che il loro costo non era che di
30 rupie, 40 dei nostri centesimi, mi sono irritato prima ancora nei
miei confronti che nei suoi, quando si è sentito autorizzato a decidere che 30
rupie al giorno di spese per Mohammad erano passabili, ma non se si facevano 100, per un totale di 3.000
rupie al mese. E quando il ragazzo mi chiedeva dei soldi, per quali ragioni mai
li spendeva? Purtroppo ciò che in me si
dibatteva, infastidito, si è acuito in un
eccesso mentale quando mi sono risvegliato nel cuore della notte.
Il cellulare indicava che Kailash mi aveva chiamato un’ ora
prima, ed io non ho mancato di
richiamarlo a mia volta , per inveire, nel congedarmi, che benché non spendessi quasi nulla per me e
Mohammad, ma quasi tutto lo versassi a lui e Vimala per la nostra famiglia, in
spese scolastiche, per il negozio della casa, per assicurargli in anticipo di
che comprarsi sandali e calzoni di ricambio, l’occorrente che serviva per la
spesa quotidiana,. lui avesse da ridire e chiedesse la sua autorizzazione anche su quel poco che riservavo a me e al
ragazzo.
Mohammad , da che la madre è rientrata da Kanpur, non
necessità più che gli porti di che mangiare a mezzogiorno, cucinato
dallo stesso Kailash con la più delicata cura, e la sera lascia l hotel dove
lavora così tardi che non ci vediamo nemmeno più al Madhur cafe per una bibita
e le patatine, o al Gole market per un piatto di chow mein.
Ci ritroviamo solo a sera, nell hotel dove lavora, per consumare insieme patatine
e croccanti kurkurè.
Ma l errore di avere scatenato un principio incendiario
della mente di Kailash era commesso, e
sarebbero iniziati giorni di pena e di sconvolgimento per le nostre
infragilitesi sorti.
Nell’amico le mie parole assumevano il senso che non volessi
più saperne di impiegare i miei soldi per la sua famiglia, che non vedessi l ora che di spenderli solo con Mohammad
, abbandonandolo per lui. E la mattina
seguente si rinserrava nell hotel Harmony al servizio assoluto del padrone,
rifiutandosi di rispondermi al telefono, o se
lo faceva, riservandomi solo parole dure e dì odio.
Invano lo intercettavo sul far della sera, per chiedergli se gli servisse del
denaro quotidiano,
se mai il padrone si fosse finalmente deciso a retribuirlo,
a quaranta giorni oramai dalla sua assunzione.
Mohammad a sua volta
mi denunciava un’ escalation delle pretese e dei divieti padronali, non poteva
lavare i suoi panni usando la lavatrice nemmeno portandosi da casa il
detersivo, non poteva accendere il fuoco in cucina, dopo che gli era stato vietato l’uso dello
smartphone, e che per non consentirgli alcun accesso ad internet Manoj aveva
provveduto al cambio della password della wirelless hi-fi, che il ragazzo aveva immediatamente hackerato,
Come Manoj ci aveva ritrovato insieme, per me non aveva avuto che un lampo di
livore, ed aveva spedito immediatamente il ragazzo in cucina, perché ripulisse
una seconda o una terza volta le posate
“ Mi ha detto di chiederti di pagargli un’extracharge se il bagno o la toilette li usi ogni giorno
“ Puoi rispondergli che
così non è, che non consumo che l’acqua che scorre quando qui vengo ogni
tre, quattro giorni per la doccia , ma che se non ricorressi all hotel neanche per
questo e non mi facessi più vedere o quasi mai , figurerebbe un falso la sua
dichiarazione che qui soggiorno, per la
quale pago un forfait di 2.000 rupie” non essendo legale che stia in India una
casa privata
Sobbollivo, se
pensavo a come durante le prime settimane lavorative, avessi dovuto sovvenire in tutto e per tutto
il ragazzo, che nessuno aveva allora in
casa, perché con il venir meno dei turisti, funzionando l’hotel oramai quasi
solo come albergo a ore, era venuto a mancarvi di tutto e niente a Mohammad era stato fatto ritrovare in hotel,
senza darsi pensiero a come durante
dodici ore potesse restarvi confinato da
solo, senza il tempo e il modo di cucinare in
hotel o di rientrare a casa per farlo.
Quella notte Kailash sarebbe rientrato tardi, ed io non
vedendolo neanche l indomani mattina, ho pensato che la notte fosse stato di
servizio in hotel, dove lo ritrovavo l indomani mattina, collerico più che mai, mentre gli chiedevo
nel perdurare della sua assenza, come
potessi provvedere ai suoi cari, o se
dovevo raggiungerlo in hotel per recargli dei soldi-
“ Ora devo andare a Chattarpur- io credevo al servizio del
padrone. Tu pensa piuttosto a Mohammad. Tu che non ti curiu dei nostri bambini,
non hai mai soldi per loro. 1500 rupie
hai dato a Mohammad quando è tornato a Kanpur.
“Erano mille, e ti ho già detto che gli servivano per il
vestito della festa di Id, alla fine del Ramadan, che nel fare questo ho
pensato anche ad Ajay, che gli ho
chiesto se gli servivano vestiti, e gli
ho promesso di comperare i pantaloni per un matrimonio cui deve recarsi….”
“ Erano 1500,
mi ha confermato
Adjet” il sovrastante di Mohammad, che gli aveva vociferato quanto io e il ragazzo fossimo amici, più
ancora amici di quanto lo fossimo io e Kailash..”
La linea è caduta, la
mia resistenza mentale pure, e come
un’ira del cielo mi sono precipitato all hotel dove Mohammad era al lavoro.
Nella Hall vi erano invece Adjet e il ragazzo ch’è di turno
la notte, ed io allora, con la voce tuonante di una dea Durga infuriata mi sono
avventato in male parole contro il sovrastante
“ Perché va a dire certe cose su di me e Mohammad e proprio a Kailash? Con
i problemi di cui soffre? Che ne sa delle rupie che ho dato a Mohammad per la
sua partenza per Kanpur? Perché andargli a dire il falso anchewsu questo, eh?
Madarchod!
Un Madarchod che di lì a poco non avrei mancato di rivolgere
in sua assenza neanche al padrone dell hotel Harmony dove lavora Kailash,
quando non ve l ho ritrovato, ed il giovane di servizio alla reception mi ha
detto che il mio amico era ancora in Chhatarpur,
al servizio del proprietario
“ Lavora di giorno, non solo di notte, per un padrone che non l’ha ancora neanche
pagato, quel madarchod!”
Un epiteto che al totale servizio del suo padrone, il
ragazzo non avrebbe mancato di riferirgli, facendo più ancora invelenire
Kailash nei miei confronti.
“ Ma sei matto, ad
avere agito così?” al telefono mi strigliava lo stesso Mohammad, di cui si era
servito Kailash, nella sua ambivalenza nei confronti del ragazzo perché mi
chiedesse perché avessi fatto quel gesto-
Vuoi fargli perdere il lavoro
così?” Come se certi lavori con ceti padroni fosse meglio
trovarli che perderli, e per 4.000 rupie Kailash non potesse ritrovarlo ad ogni
momento,talmente per quanto è
conosciuto come un lavoratore bravo ed onesto.
La sua telefonata era stata preceduta da un’altra,
deprimente, in cui il ragazzo diceva di non farcela più a reggere un situazione
del genere, in cui Kailash invasivo e
intrusivo seguitava a chiedergli di noi, in cui si sentiva di essere solo un fattore di lacerazione della
nostra unione familiare, cui si sacrificava rinunciando alla mia amicizia per
sempre. In risposta gli ruggivo che la fine della nostra amicizia sarebbe stata
la fine anche del mio rapporto con Kailash e la nostra famiglia, che non avrei mai accettato di rinunciare a lui e di perderlo per la gelosia folle di
Kailash, quando la nostra amicizia era un bene così grande per me e per lui,
senza del quale non c’era sopravvivenza per me in Khajurabho. Che
tennesse duro, e sopportasse ancora, in nome di quante cose io avevo sopportato
per lui, non l’aveva ancora da me imparato che la vita è una prova e una sfida?
“O entrambi, o te e Kailah, o nessuno
dei due!”
Anche tale sua telefonata mi aveva raggiunto n una stanza
dove tutto era sottosopra, come nella
mia mente stremata e sconvolta, in
fretta e furia, sparsa sul letto nella confusione totale ogni cosa che
eccedeva, avevo ammassato nei bagagli
quanto mi serviva per una frettolosa partenza, non mi ero ancora deciso se
verso località vicine, o Delhi, dove restare fino al rientro in Italia il 4
di luglio, da una casa e da una
famiglia che cercavo di non sentire più
miei, dicendo addio a un Chandu che non
trovava parole nel suo tramortito incanto.. A 64 anni in Mohammad avevo trovato
l’amore di un ragazzo meraviglioso, che mi
radicava in un villaggio dove al di fuori di Kailash e della sua famiglia, ritrovavo un’anima con
cui potevo parlare di tutto, in felicità assoluta, senza che venisse minimamente
meno il mio amore per Kailash, trascurando
certo i bambini come non avrei dovuto- che tutti quanti insieme, però, non mi cercavano quanto ogni giorno Mohammad,
e Kailash anziché esserne felice perché ne ero felice, e vitalizzato,
perché così si rafforzava il mio
insediato continuativo in Khajuraho,
venuto inevitabilmente meno l interesse per i suoi templi, lo stesso Kailash che pure con Mohammad aveva
gentilezze e cortesie uniche, che al padre del ragazzo con il proprio
autorickshaw aveva fornito una prospettiva, con me che ogni giorno lo provvedevo
di tutto, con la famiglia, mi riservava
odio e crudeltà mentale, al tempo stesso che ossequiava e riveriva e serviva
ogni giorno un padrone che lo trattava da bestia e nemmeno ne retribuiva il
lavoro!
Più volte mi ero
recato nei negozi del centro del villaggio per iniziare a reperire le scatole
dove impilare i miei libri, che se avessi
lasciato la casa per sempre, avrei depositato nello stesso magazzino, di Abbaz, dove era già finito il mio ufficio così bello.
Di rientro a casa per essere di nuovo di lì a poco al lavoro
a sua volta in hotel, incrociavo Ajay,
che al mio “Ajay me ne vado” non trovava
altro modo di rispondermi “ You can go”, come non appariva di certo
sgomenta Vimala, la meravigliosa Vimala, che sa accudirmi ogni giorno con il
più attento e delicato e premuroso riguardo.
Ma quando Ajay lo
fermavo per parlargli in stanza, sapeva formularmi proposte fattive risolutive
dello stato delle cose. Poteva farmi bene andarmene un giorno o due, o partire
con il papà per un breve viaggio. Il papà si arrabbiava con me ma ce l’aveva in
realtà con il padrone”
A poco a poco la mia mente febbrile si veniva intanto
placando, si schiariva sul far della
sera, al rivedere Kailash amatissimo, radioso e fresco,. di fronte all hotel
cui mi era ora interdetto l’accesso.
Solo che lo chiamavo nominando Mohammad, ripetendone il nome
invece del suo ancora una volta
“ Hai solo una
persona nella tua mente…”
“ Kailash, è perché sono vecchio, prima ho chiamato Chandu
con il tuo nomer, Ajay con il nome di Chandu. Ma come puoi anche solo
immaginare che io e Mohammad ci ritroviamo per le strade di Khajuraho, al
Madhur cafe e al Lassi corner, tra tutta la gente che saprebbe che per lui
avrei lasciato la tua famiglia, io, the foreigner of Kailash… dopo le relazioni
che ora ci sono tra te e suo padre”
Quella sera avrei ritrovato Mohammad finalmente di nuovo al Madhur cafe, dove lo
avrei pregato di soprassedere al vendermi lo smartphone Lenovo che gli aveva lasciato un
amico in Kanpur il cui padrone se ne era andato in pellegrinaggio alla
Mecca senza retribuirlo, sicchè gli era
rimasta solo la cessione dello smartphone per assicurare a se e alla madre un
nuovo vestito per la festa di id
Non era il caso che Kailash potesse pensare che un traffico
commerciale di 4.000- 4.500 rupie era intercorso tra noi.
Ma Mohammad nel suo madido
incanto serale prima che ci lasciassimo avveva da distillarmi i più
saggi consigli nella sua mente di sufi
“ Ora capisco meglio l errore di Kailash. Lui vuole che tu
sia solo suo, ha cos’ tanta paura di perderti perché senza di te non vede
futuro, Ma sta facendo gli stessi miei errori con Mouskan, per i quali l ho
perduta. Di te non si fida e dà ascolto
a tutto quel che gli si dice di falso sul tuo conto, come io davo retta a tutto
quello che questo o quel ragazzo mi diceva di Mouskan, che l’avevano vista andare e baciarsi con questo
o quel ragazzo.
Ma tu segui quel che ti dico e vedrai che tutto andrà
meglio: non mancare mai di assicurargli il denaro quotidiano, il daily money, e
quando compri qualcosa per me, compralo anche per i suoi banbini, torna anche
da Poorti e Chandu con kurkurè e patatine fritte, o con un gelato. E vai a
visitare Ajay in hotel e portagli qualcosa , ogni volta che vieni a trovarmi ed
hai per me qualcosa da bere e da
mangiare. E quando Kailash torna a casa dal lavoro, abbraccialo forte forte e fatti sentire suo amico”
E che nessuno venisse più a dirmi, che il mio madarchod
Mohammad non è un ragazzo d’oro!
Giovedì scorso- oggi è già il 14 di giugno.- nel tardo pomeriggio ho accolto
con un
sorriso di amabile ironia che Kailash, nel suo tardo risveglio, dopo che l’ ho rassicurato che già avevo provveduto che Vimala avesse una borsa per la spesa all’atto di recarsi al bazar del mercato
settimanale di frutta e verdura , e che disponesse dei soldi per acquistarne, l’ amico, sapendomi in attesa di recarmi da
Mohammad, me lo avesse accordato come
con un permesso speciale di libera uscita , dicendomi “Tik-è. Well, Now You can go. Ora puoi stare
con lui quanto tu vuoi”
Ma quando il giorno seguente incontrandolo nel suo hotel, io
per primo mi sono sentito in dovere di giustificare che le patatine e i kurkurè
che recavo con me erano sì anche per
Mohammad, ma che il loro costo non era che di
30 rupie, 40 dei nostri centesimi, mi sono irritato prima ancora nei
miei confronti che nei suoi, quando si è sentito autorizzato a decidere che 30
rupie al giorno di spese per Mohammad erano passabili, ma non se si facevano 100, per un totale di 3.000
rupie al mese. E quando il ragazzo mi chiedeva dei soldi, per quali ragioni mai
li spendeva? Purtroppo ciò che in me si
dibatteva, infastidito, si è acuito in un
eccesso mentale quando mi sono risvegliato nel cuore della notte.
Il cellulare indicava che Kailash mi aveva chiamato un’ ora
prima, ed io non ho mancato di
richiamarlo a mia volta , per inveire, nel congedarmi, che benché non spendessi quasi nulla per me e
Mohammad, ma quasi tutto lo versassi a lui e Vimala per la nostra famiglia, in
spese scolastiche, per il negozio della casa, per assicurargli in anticipo di
che comprarsi sandali e calzoni di ricambio, l’occorrente che serviva per la
spesa quotidiana,. lui avesse da ridire e chiedesse la sua autorizzazione anche su quel poco che riservavo a me e al
ragazzo.
Mohammad , da che la madre è rientrata da Kanpur, non
necessità più che gli porti di che mangiare a mezzogiorno, cucinato
dallo stesso Kailash con la più delicata cura, e la sera lascia l hotel dove
lavora così tardi che non ci vediamo nemmeno più al Madhur cafe per una bibita
e le patatine, o al Gole market per un piatto di chow mein.
Ci ritroviamo solo a sera, nell hotel dove lavora, per consumare insieme patatine
e croccanti kurkurè.
Ma l errore di avere scatenato un principio incendiario
della mente di Kailash era commesso, e
sarebbero iniziati giorni di pena e di sconvolgimento per le nostre
infragilitesi sorti.
Nell’amico le mie parole assumevano il senso che non volessi
più saperne di impiegare i miei soldi per la sua famiglia, che non vedessi l ora che di spenderli solo con Mohammad
, abbandonandolo per lui. E la mattina
seguente si rinserrava nell hotel Harmony al servizio assoluto del padrone,
rifiutandosi di rispondermi al telefono, o se
lo faceva, riservandomi solo parole dure e dì odio.
Invano lo intercettavo sul far della sera, per chiedergli se gli servisse del
denaro quotidiano,
se mai il padrone si fosse finalmente deciso a retribuirlo,
a quaranta giorni oramai dalla sua assunzione.
Mohammad a sua volta
mi denunciava un’ escalation delle pretese e dei divieti padronali, non poteva
lavare i suoi panni usando la lavatrice nemmeno portandosi da casa il
detersivo, non poteva accendere il fuoco in cucina, dopo che gli era stato vietato l’uso dello
smartphone, e che per non consentirgli alcun accesso ad internet Manoj aveva
provveduto al cambio della password della wirelless hi-fi, che il ragazzo aveva immediatamente hackerato,
Come Manoj ci aveva ritrovato insieme, per me non aveva avuto che un lampo di
livore, ed aveva spedito immediatamente il ragazzo in cucina, perché ripulisse
una seconda o una terza volta le posate
“ Mi ha detto di chiederti di pagargli un’extracharge se il bagno o la toilette li usi ogni giorno
“ Puoi rispondergli che
così non è, che non consumo che l’acqua che scorre quando qui vengo ogni
tre, quattro giorni per la doccia , ma che se non ricorressi all hotel neanche per
questo e non mi facessi più vedere o quasi mai , figurerebbe un falso la sua
dichiarazione che qui soggiorno, per la
quale pago un forfait di 2.000 rupie” non essendo legale che stia in India una
casa privata
Sobbollivo, se
pensavo a come durante le prime settimane lavorative, avessi dovuto sovvenire in tutto e per tutto
il ragazzo, che nessuno aveva allora in
casa, perché con il venir meno dei turisti, funzionando l’hotel oramai quasi
solo come albergo a ore, era venuto a mancarvi di tutto e niente a Mohammad era stato fatto ritrovare in hotel,
senza darsi pensiero a come durante
dodici ore potesse restarvi confinato da
solo, senza il tempo e il modo di cucinare in
hotel o di rientrare a casa per farlo.
Quella notte Kailash sarebbe rientrato tardi, ed io non
vedendolo neanche l indomani mattina, ho pensato che la notte fosse stato di
servizio in hotel, dove lo ritrovavo l indomani mattina, collerico più che mai, mentre gli chiedevo
nel perdurare della sua assenza, come
potessi provvedere ai suoi cari, o se
dovevo raggiungerlo in hotel per recargli dei soldi-
“ Ora devo andare a Chattarpur- io credevo al servizio del
padrone. Tu pensa piuttosto a Mohammad. Tu che non ti curiu dei nostri bambini,
non hai mai soldi per loro. 1500 rupie
hai dato a Mohammad quando è tornato a Kanpur.
“Erano mille, e ti ho già detto che gli servivano per il
vestito della festa di Id, alla fine del Ramadan, che nel fare questo ho
pensato anche ad Ajay, che gli ho
chiesto se gli servivano vestiti, e gli
ho promesso di comperare i pantaloni per un matrimonio cui deve andare….”
“ Erano 1500,
mi ha confermato
Adjet” il sovrastante di Mohammad, che gli aveva vociferato quanto io e il ragazzo fossimo amici, più
ancora amici di quanto lo fossimo io e Kailash..”
La linea è caduta, la
mia resistenza mentale pure, e come un’ira
del cielo mi sono precipitato all hotel dove Mohammad era al lavoro.
Nella Hall vi erano invece Adjet e il ragazzo cè di turno la
notte, ed io allora, con la voce tuonante di una dea Durga infuriata mi sono
avventato in male parole contro il sovrastante
“ Perché va a dire queste cose su di me e Mohammad proprio a
Kailah? Con i problemi di cui soffre? Che ne sa delle rupie che ho dato a
Mohammad per la sua partenza per Kanpur? Perché andargli a dire il falso anchew
su questo, eh? Madarchod!
Un Madarchod che di lì a poco non avrei mancato di rivolgere
in sua assenza neanche al padrone dell hotel Harmony dove lavora Kailash,
quando non ve l ho ritrovato, ed il giovane di servizio alla reception mi ha
detto che il mio amico era ancora in
Chatarpur, al servizio del proprietario
“ Lavora di giorno, non solo di notte, per un padrone che non l’ha ancora neanche
pagato, quel madarchod!”
Un epiteto che al totale servizio del suo padrone, il
ragazzo non avrebbe mancato di riferirgli, facendo più ancora invelenire
Kailash nei miei confronti.
“ Ma sei matto, ad
avere agito così?” al telefono mi strigliava lo stesso Mohammad, di cui nella
sua ambivalenza nei confronti del ragazzo si era servito Kailash, perché mi
chiedesse perché avessi fatto quel gesto-
Vuoi fargli perdere il lavoro
così?” Come se certi lavori con ceti padroni fosse meglio
trovarli che perderli, e per 4.000 rupie Kailash non potesse ritrovarlo ad ogni
momento, per quanto è conosciuto come un lavoratore bravo ed onesto.
La sua telefonata mi raggiungeva in una stanza dove tutto
era sottosopra, come nella mia mente
sconvolta, in fretta e furia, sparsa sul
letto ogni cosa che eccedeva, avevo
ammassato nei bagagli quanto mi serviva per una frettolosa partenza, non mi ero
ancora deciso se verso località vicine,
o Delhi, dove restare fino al
rientro in Italia il 4 di luglio, da una
casa e da una famiglia che cercavo di
non sentire più miei, dicendo addio a un
Chandu che non trovava parole nel suo tramortito incanto.. A 64 anni in
Mohammad avevo trovato l’amore di un ragazzo meraviglioso, che mi radicava in un villaggio dove al di fuori di
Kailash e della sua famiglia, ritrovavo
un’anima con cui potevo parlare di tutto, in felicità assoluta, senza che
venisse meno il mio amore per Kailash trascurando certo i banbini come non
avrei dovuto- che tutti quanti insieme non mi cercavano però quanto ogni giorno
Mohammad, e Kailash anziché esserne felice perché ne ero felice, e vitalizzato,
perché così si rafforzava il mio insediato
continuativo in Khajuraho, venuto inevitabilmente
meno l interesse per i suoi templi, lo
stesso Kailash che pure con Mohammad aveva gentilezze e cortesie uniche, che al
padre del ragazzo con il proprio autorickshaw aveva fornito una prospettiva,
con me che ogni giorno lo provvedevo di tutto, con la famiglia, mi riservava odio e crudeltà mentale mentre ossequiava e serviva ogni giorno un
padrone che lo trattava da bestia e nemmeno ne retribuiva il lavoro!
Più volte mi ero
recato nei negozi del centro del villaggio per iniziare a reperire le scatole
dove impilare i miei libri, che avessi
lasciato la casa per sempre, avrei depositato nello stesso magazzino, di Abbaz, dove era già finito il mio ufficio così bello.
Di rientro a casa per essere di nuovo di lì a poco al lavoro
a sua volta in hotel, incrociavo Ajay,
che al mio ! Ajay me ne vado” non trovava
altro modo di rispondermi “ You can go”, come non appariva di certo
sgomenta Vimala, la meravigliosa Vimala, che sa accudirmi ogni giorno con il
più attento e delicato e premuroso riguardo.
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