I templi in granito realizzati dai Chandella nel
territorio del Jejakabund, l’attuale
Bundelkand, all’inizio e durante l intero corso dell’esercizio della loro sovranità, sono di rilevante interesse già in
quanto rispetto ai templi in arenaria
che vennero edificati nella loro capitale religiosa- Khajuraho, prossima alla località di irradiamento originaria del loro
potere- e nei principali centri della
dominazione successiva- Ajaygarh, Kalinjar, Dudhai, Chandpur,- il succedersi
della loro edificazione in un materiale più umile e meno lavorabile in forme e
rilievi statuari ne fece le manifestazioni monumentali di uno stile di
provincia che se ne differenziava . Ma
ancor più saliente è che essendo gli unici templi originari dei Chandella, pur nella loro evoluzione consentono di
cogliere col massimo nitore il fissarsi dei tratti, che nella loro continuità,
verranno caratterizzando il differenziarsi
stesso della loro arte templare complessiva rispetta a quella antecedente.
Inoltre grazie ad essi si può intendere meglio quali innovazioni ulteriori
faranno assumere una discontinuità maggiore ai templi in arenaria che di tale
arte templare sono l’acme, in assoluto quelli
di Khajuraho, pur nella ripresa iconografica, che l’arenaria in essi consentiva, di aspetti
statuari fondamentali dei templi hindu antecedenti.
Procedendo nella disamina in elevazione dei templi in granito d’epoca
Chandella, è dato di rilevare che solo il Nag mandir di Mau Suhanya presso Dubhela, nel
distretto di Chhatarpur, Madhya Pradesh, come nel vicino tempio Chausat Yogini,
che invece è in arenaria presenta un basamento che sorge direttamente sul suolo, così come si riscontra nei templi antecedenti, situati nell India centrale
circostante, dei sovrani Pratihara da
cui i Chandella si emanciparono assogettandoli,
il cui modello esemplare, che si ritroverà ripreso dai Chandella solo
nei templi minori laterali dei complessi pentatemplasri phanchayatana,
costituiva dall’ VIII secolo la tradizione vigente nell’area. Invece in ogni tempio
in granito che i Chandella fecero edificare, il basamento si staglia sempre su
una propria piattaforma o jagati, come altrimenti, nei
territori che furono dominati dai Pratihara di Kannauj è dato di riscontrare
solo nei templi di Nagda e di Osian, nel lontano Rajasthan-
Tale scabra piattaforma appare priva di ornamentazione ed è costituita di più piani di lastre, se si
eccettua quella di un imponenza gigantesca del Chausat Yogini mandir di
Khajuraho, che è un ammasso colossale di pietre rocciose.
Tra i templi in arenaria solo il Gantha mandir di Khajuraho, non che il tempio presso
Harpalpur nel distretto di Mahoba, Uttar Pradesh, sembrano far eccezione a tale
sopraelevazione, ma insieme con la loro comune matrice jainista, e non hindu,
va rilevato che il tempio Gantha di
Khajuraho come parzialmente il vicino tempio jainista Parshavanatha appare interrato nelle sue fondamenta., e la sua jagati sommersa sotto cumuli di
macerie, in ammonticellamenti di sedimentazioni storiche ( “ cultural mounds”) che caratterizzano
l’area ( K. Deva, 250-51).
Il tempio vero e proprio in granito, come tutti quelli d’epoca Pratihara, essi di immancabile splendore pur nelle forme
più minute, e al pari di tutti i successivi templi in arenaria si compone quindi del suo basamento, con la
novità sostanziale- che se si eccettuano i templi di cui si è detto precedenti di Mau-Suhanya e quello che la tradizione
vuole vi ha tramandato istituito in onore di Ganesha, per altro
interrato-, tale basamento non è mai
costituito dal solo vedibhanda, nella
sua successione di kura, kumba e kalasa, come si configura nella quasi totalità dei templi Pratihara,
eccezion fatta per il Jarai Math splendido di Barwa Sagar, ma presenta almeno
altre due modanature, oltre il kharasila.
E’ così, minimalisticamente, per il Chausat Yogini Mandir ed il tempio Lalguan di
Khajuraho come per il Tempio Shiva di Dauni ( Doni), nel distretto di
Chhatarpur, ad una ventina di chilometri
da Naogong, in quanto nei due templi di
Khajuraho oltre il kharasila precedono il vedhibanda solo un jadhya kumbha ed
un pattika, che nel tempio di Lalguan è ornata
da un abbozzo di takarikas superiori,. Tali modanature sono intervallate dal
recesso di un antarapatta nel Chausat Yogini Mandir, .
Nel tempio di Sijari,
nel distretto di Mahoba, , tra due pattikas fregiate di takarikas, fa forse la
prima comparsa tra i templi Chandella la modanatura di un karnika, ignota ai
templi Pratihara, in cui solo il Jarai Math sembra presentarne una tornitura
anticipatrice,. In precedenza nei templi Chandella un karnika aveva fatto sì la
sua comparsa in quello di Lalguan. ma non nella conformazione del basamento, bensi in luogo dell’amalaka quale prominenza inferiore dei capitelli
barhani che sono ora il solo residuo superstite del portico che precedeva
la cella del santuario.
I templi di Urvara, Rahila e Makarbai nel distretto di
Mahoba, e quello delle Chausat yogini di Doni, che le cronologie vigenti
vorrebbero tra loro differire di secoli, mostrano pressocchè l’identico ordine di
successione delle modanature. Esse, come
nel loro svolgimento meraviglioso che
compare nei templi in arenaria di Khajuraho
sviluppano già l’adhishthana nella successione di bitha e di pitha, di
zoccolo e plinto, prima del podio del vedibhandha che già era assolutamente canonico nei templi Pratihara. E’ un’innovazione
che rispetto al fedele che nei templi di
Khajuraho compia la pradakdshina esterna innalzerà grandiosamente le pareti e
la mole incombente del tempio nel suo
apparato statuario, tanto più che nei templi maggiori sandhara vi saranno sopraelevati gli stessi balconi
dei transetti.
Nei templi ad essi antecedenti in Khajuraho e nel Bundelkand
circostante, l impiego del granito in luogo dell’arenaria consente le
modanature di kapotas, jadhya
kumbas, karnikas e pattikaa, mistilinee, mentre vi preclude /esclude quelle di
grasapattikas di kirtimukkas, e vi
ingenera il profluvio di rombi floreali diamantini e di rosette, la cui
ricorsività è variata da jalaka pattern nei kura dei vedibhanda , così come
nei corsi sottostanti ai vedikas delle pareti laterali e alle trabeazioni,mentre
ne preclude ogni ornamentazione lotiforme.
Il loro ordine
di successione vi è il seguente, con una differenziazione nel tempio di
Makarbai che concerne solo le prime due modanature dello zoccolo, entrambe
decorate a rombi. Il basamento iniziale del bitha, o zoccolo, consiste di tre
modanature, quella iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedia
è fregiata o di rombi floreali diamantini o di una cordonatura circolare
intermedia e aggettante . O
Isolati o alternati a rosette, essi sono il motivo ornamentale che pervade
tutto il complesso dei due edifici di culto gemini, in compresenza con le
orlature di pattikas e kapotas, di gagarakas inferiori e di takarikas
sovrastanti, e sono variate solo da reticoli-jalaka e palmette, che secondo
un’istanza invalsa già nei templi Pratihara, sono il fregio di prammatica del
primo corso delle trabeazioni
Sullo zoccolo
si stagliano inconfondibili le conformazioni ulteriori del plinto, o pitha,
composte di un jadya kumba , un karnika intermedio , un kapota che lo rinserra alla stessa stregua del jadhya kumba, che parimenti al pari è
ugualmente ornato di gagarakas e di takarikas, e in cui ugualmente pure
ricorre un fregio di rombi. floreali diamantini alternati a rosette
Quindi si
susseguono le modanature del podio, o vedibhanda , un kura reticolato a
scacchi, secondo il motivo del jalaka pattern, un kumbha con madhya banda
fregiata di takarikas frontali, la cui
fascia intercorre tra rombi e stilizzazioni dell’abbondanza di vasi floreali,
un kalasa decorato di gararakas sottostanti e di takarikas superiori, sormontato
a sua volta da kapota e da pattika, ambedue abbellite con un fregio di rosette
e rombi diamantini e con gagarakas inferiori, il kapota anche con takarikas
superiori.
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All’altezza
della proiezione centrale dei badhras dei templi, tra la seconda modanatura
dello zoccolo e il vedibhanda nei templi delle Chausat yogini di Doni, e di
Vyas Badhora si erge una nicchia che conteneva una statua , preludendo alle nicchia
semplice o alle due edicole ( in Vyas Badhora)( o in Baragaon, nel distretto di Tikamgarh, Madhya
Prradesh ) che compaiono nel badhra. Rombi floreali diamantini ricorrono nel
corso intermedio della decorazione dei pilastri badhrakas** e lungo lo stipite
inferiore di tutte quante le nicchie.
Jangha
Nei primi templi Chandella in granito- il Chausat Yogini mandir e i templi
Lalguan e Brahma di Khajuraho, il tempio di Shiva di Doni, i templi in Mau
Suhania e Dhubela - le pareti del Jangha secondo il canone pancharatha, appaiono
nettamente scandite in proiezioni di
rathas, ma esse sono . spoglie di ogni ornamentazione in rilievo, e il solo motivo ornamentale è il ricorso di uno o più pattikas che in tutta lunghezza fungono da
bordi, o che
nelle guise di un madhya banda separano in due settori orizzontali il jangha del tempio
Nel tempio di Sijari, in pareti lisce, ma scandite dal pattika di un simile madhya banda in due
settori, subentrano sia pure i soli pannelli di rombi e
pentagoni.
Ma è già nel
Chausat Yogini mandir di Doni, nei templi gemino shivaita di Vyas Badhora, in
quello Rahila presso Mahoba ed in quello di Makarbai che le proiezioni del
santuario e del vestibolo si fanno pilastri ornamentati in una o due sezioni, (
ciascuna delle quali inquadra che
inquadrano ciascun un l’ingrandimento di
un rombo floreale diamantino ingrandito, come avviene nelle nicchie del badhra centrale o della kapili dell’antarala, che invece nei templi Chausat yogini di Doni e in
quello Rahila è ipotizzabile che albergassero statue.)
Tali
pilastri-rathas si elevano oltre un kapota, insito tra due recessi, anch’esso
bordato con takarikas e gagarakas, e decorato frontalmente di rosette alternate
a rombi floreali diamantini. che in Makarbai è il kapota stesso che conclude il vedibhanda. Essi sono
costituiti da unica sezione, tranne che nel ad eccezione del tempio di
Vyas Badhora ove un ulteriore profondo recesso intermedio prelude a una seconda
sezione minore superiore del pilastro. Ad essa , alla quale ugualmente
corrisponde una ulteriore nicchia del badhra, laddove è una soltanto negli altri templi, in
conformità con il numero delle al pari delle sezioni dei rathas. La sezione
unica dei templi Rahila e di Makarbai e quella primaria in Vyas Badhora sono ripartite
da un madhya banda negli inquadramenti di due rombi floreali diamantini enfatizzati
dal loro ingrandimento. A profilare
inizialmente tali sezioni è un kapota che replica quello soggiacente ai rathas,
sia nei gagarakas penduli che nella serie di rosette e di rombi floreali
diamantini che l’adornano. Tale ornamentazione, tranne che nel ad eccezione
del tempio di Doni, a) è replicata
nel madhya bandha della fascia è il pregio intermedia della sezione di
ogni ratha,eccezion fatta per la seconda di tali sezioni nel tempio di Vias Badora, che non abbisogna
di madhya banda perché di rombi ne inquadra uno soltanto, e b) è
ripresa nella modanatura conclusiva della prima di tali partizioni, laddove nel tempio di Vyas Badhora la seconda sezione è
terminata da una sorta di kumba liscio che ambo le sezioni e in quelle
duplice nella prima sezione, e unica nella seconda, che è conclusa invece da un
kumba( o kapota?. Tale fascia intermedia ripartisce a sua volta la
sezione del pilastro nelle specchiature in
makarbai , Vyas Badora, quanto alla prima sezione, Rahila, di soli rombi
diamantini, riducentisi a uno solo in Doni. Rombi ancor più dilatati di
quelli dei rathas laterali e d’angolo sono di stanza negli stessi badhras, e come
si è già notato visto che vi ricorrono nei loro stipiti e nei
pilastri badhrakas, ove figurano alternati a rosette, tra i gatha-pallavas
di due vasi dell’abbondanza.
Nicchie simili
, cui ne susseguivano altre ai lati del frontone del sukanasaika, ricorrono
nella kapili esterna del vestibolo dell’antarala, secondo una consomiglianza tra
badhra e kapili dell’ antarala, nella loro eminenza devozionale che risale ai
templi Pratihara, e che si ritrova nei templi Chandella di Khajuraho, come nei
templi Kalachuri e Kachchhapagatha
( Nota
Che nei templi Rahila e di Makarbai i janghas presentano rathas la cui sezione in
fasce sia di rombi che di rosette intervallano rombi diamantini incastonati ,
benché un recesso non intercorra a sezionare il pilastro in più segmenti,è’
una caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di Baragaon nel
distretto di Tikamgarh, una trentina di km più a sud, un tempio di transizione
di estremo interesse: simile nella pianta ai templi Pratihara, giacchè non
presenta alcun mandapa oltre il portico dell’ardhmandapa, è di essi più
sviluppato per la elaborazione dell’adhishthana in uno zoccolo e un podio dove
fa la sua decisa comparsa un karnika. Oltrechè l’articolazione dei rathas,
incrementa inoltre le sue similarità con i gli altri templi in
granito del periodo Chandella la ricorrenza ornamentale continua di rombi e
rosette, negli stessi pilastri badhrakas di ogni ordine e grad, quasi che i
templi in granito fossero diventati modelli di spoliazione ornamentale anche
per quelli in arenaria di capitali periferiche quali Chandpur, Lalitpur
In esso come
nel tempio di Vyas Badhora due sono le nicchie del badhra, mentre una soltanto
è quella dei templi Rahila e di Makarbai, in corrispondenza sia di pilastri e
di una parete meno elevati)
Riassunto
parziale Si tratta dunque, per quanto si
è finora rilevato dei templi in granito d’epoca Chandella, per lo più di templi che in conformità con la
disponibilità e la difficoltà di lavorazione del granito, mentre dei
templi maggiori in arenaria dei Chadella anticipano l elevazione su una
piattaforma e l’ampliamento dell’adishtana in zoccolo, plinto e podio, con la
novità del karnika, e l’esclusione del grasa pattika e del motivo del fiore di loto e delle volute, ravvisabili
queste ultime solo nella piattaforma del tempio Rahila, mentre si spogliano di ogni ornamentazione
esteriore e di ogni icona degli dei hindu, tranne che nelle nicchie inferiori sovrapposte
all’adhishtana, ai lati degli ingressi dei portici e nei portali d’accesso al garbagriha, grazie ad inserti statuari
in arenaria. Rispetto agli antecedenti templi Pratihara, che verranno riesumati
alla perfezione in quelli minori dei complessi panchayatana di Khajuraho, ciò comporta la perdita delle eminenza devozionale
esterna delle statue delle nicchie di badhra e di antarala, della installazione di dikpalas nelle
proiezioni d’angolo, i karnas, di apsaras e ninfe celestiali varie nelle pratirathas
intermedie, il che, con il venir meno di ogni esterna pradakshina., ne fa
elementi tutt’altro che imprescindibili in un tempio hindu.
Verandika
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