Prima che il treno da
Khajuraho mi conducesse con Kailash a Delhi
per fare rientro dopo alcuni giorni in Italia, chiedevo al mio amico e a Mohammad, che era
accorso in stazione in motocicletta per un ultimo congedo , di consentire a
Miraj che aveva accompagnato Mohammad, di scattare un’ultima fotografia che ci
vedesse raccolti insieme, concordi e
affettuosi dopo screzi e dissidi,
rivedendo la quale, come il treno si è messo, mi sentivo gioioso di poter
dire, pubblicandola in face book: Ecco l’immagine di una felicità
concessa a chi non vive soltanto per se stesso”. Pur tra le lacrime , quando al
telefono Mohammad, rientrato in hotel,
cessava di parlare sopraffatto dai
singhiozzi.
Ma ora non ne è più nulla di tali immagini, finite perdute
con ogni altra che ho scattata in India
durante questa mia ultima permanenza, di
templi hindu sconosciuti o di amate sembianze, con i miei computer e tutto il materiale dei miei scritti, di tutti i documenti e testi e degli ebook di altri autori che contenevano, con le mie fotocamere e lo
smartphone che Mohammad mi aveva assicurato di seconda mano, per il furto della borsa che li conteneva che in
una fase di dormiveglia ho subito alla stazione centrale di Milano,al mio
rientro dell India in attesa nel corso
della notte del primo treno mattutino diretto a Mantova, per opera di una gang di malfattori
extracomunitari. Che altro non posso
pensare, se nel giro di un’ora alla
polizia giudiziaria cui denunciavo il
furto si succedevano un altro anziano e
una giovane ragazza in lacrime, vittime anch’esse di rapine. La psichiatra del Fatebenefratelli , cui chiedeva un
consulto nel suo referto parlava di mie reazioni
normali, pur sempre nel mio stato di depressione permanente, mi diceva che che potevo
già lasciare Milano e che non
dovevo avere paura di ritrovarmi da solo nelle stanze del mio appartamento a
Mantova, dove distaccato dal luogo del
furto avrei avvertito
appieno il senso dell’avvenuta perdita. La mia mente era in realtà sospesa e si era auto sedata in
una stato di stupefazione attonita,
cercando appigli, nel vuoto della
perdita, a quanto avevo pur avuto e avrei trovato modo di salvare. Per mia fortuna , disattendendo alle
indicazioni dell’addetto al chek in nell’aeroporto di Delhi, avevo conservato
nei bagagli un hard disk con i miei testi principali, e nel mio blog avevo
avuto modo di salvare ogni mio resoconto indiano, e vi
avevo stipato tutti i dischi dei dizionari e del mio web site, ma quanto di
irrimediabilmente perduto veniva a mancare all’appello, quando la memoria aveva le capacità di ripercorrere i dati che
potevano essere finiti perduti, ogni
immagine che avessi scattato dei
monumenti islamici e moderni ignoti ai
più che avessi scattato in Delhi, tutte
quante quelle, preziosissime e altrimenti irreperibili ovunque, dei templi hindu che avevo ritrovato
con Kailash nei dintorni di Mahoba e di Chitrakoot, senza il cui supporto ogni
mia ricerca in corso da ultimare restava un sentiero interrotto, per riprendere
il quale, al mio ritorno in India, avrei dovuto ripetere i viaggi e riscattare ogni
foto, con nuovi apparecchi dall’acquisto
proibitivo.
Per giorni, finora, come tutt’ora ho seguitato a compiere
ogni cosa da fare e a conservare i contatti indispensabili come in uno stato di
leggera morte, in cui la rimozione dell’avvenuto si faceva confuso distacco e indiana rinuncia,
senso di liberazione come se la perdita
mi avesse alleviato di un fardello, e come la falena al fuoco di una lucerna,
bruciassi più inconsistente ed evacuato vuoto
del mio annientamento in corso.
Mi ha sostenuto in tale precipizio la ritrovata immersione nell universo
librario, Schopenhauer, don Milani,
Mandelstam o Kushwant Singh che fossero i ritrovati autori, nel silenzio dell India in cui l’atman ritrova il suo Brahman ritirandosi dal mondo.
Con il piacere, nei miei contatti con chi ho di così caro in
India, che Mohammad abbia ritrovato la via della scuola, e che mi sappia dire
dei più grandi poeti in urdu, di Mirza Ghalib come di Mir taqi Mir, di Mirza Ghalib citandomi due versi che ho ritrovato in una versione
inglese “Let me get drunk in the mosque,
Or show me the place where God abstains!”
Or show me the place where God abstains!”
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