Se in Italia ora me ne sto tutto il giorno chiuso in casa e
non ho voglia di uscirne che per necessità impellenti, una delle ragioni
snervanti, più che il gran caldo, è che giunto oramai alla fase terminale della
mia esistenza, mi deprime incontrarmi per strada con conoscenti ed amici cui
nulla interessi di quel che penso o che sento, quale sia la mia vita sensibile
e mentale, ma ben attenti a quanto sia più grasso o decrepito. Né mi va di
sentire levarsi nel dibattito la veemenza di chi
suppone che chi è avversario o nemico è tale perché è un cretino, fascista o
leghista o penta stellato o piddino che sia, e che contro lo jus soli ci sia
ancora chi invoca che le colpe dei padri debbano ricadere sui figli , o quelle
del forestiero che delinque su chiunque sia ancora straniero in Italia,
escludendolo dalla cittadinanza italiana benché in Italia sia nato, ne
frequenti le scuole e ne parli la lingua nazionale. Tanto meno mi vanno i panem
et circenses estivi di una classe politica che non riesce ad allestire che ciò
sa e conosce, nella sua formazione politica cresciuta anziché su poeti,
letterati, economisti, filosofi e sociologi, su tutto quanto fa intrattenimento
e spettacolo, è parola e musica di cantautori, o mossa o finta di un
calciatore.
E a sinistra e a destra, da amministratore o funzionario di stato, favoleggia la via Emilia perché è stata la via di congiungimento degli astri di Zucchero, del Liga, di Vasco Rossi, con quello maggiore di Francesco Guccini, nulla sapendone di quelli artistici di Attilio Bertolucci, Silvio d'Arzo, Pier Vittorio Tondelli, Antonio Delfini, Walter Siti e via continuando. E quanto al bread and circuses imbanditi in loco, non serve allettarmi con i luoghi comuni e gli equivoci (vedasi in merito Scansani Stefano) del mito artefatto di una cucina di principi e popolo, o che , pur di allestire appeasements di richiamo e successo da fare invidia a quelli areniani, da Seamus Heaney si sia approdati ad Elton John, prima di Sting, per la modica cifra minima di 95 euro a cranio, se in ascolto del baronetto non si è dei Vip.
E a sinistra e a destra, da amministratore o funzionario di stato, favoleggia la via Emilia perché è stata la via di congiungimento degli astri di Zucchero, del Liga, di Vasco Rossi, con quello maggiore di Francesco Guccini, nulla sapendone di quelli artistici di Attilio Bertolucci, Silvio d'Arzo, Pier Vittorio Tondelli, Antonio Delfini, Walter Siti e via continuando. E quanto al bread and circuses imbanditi in loco, non serve allettarmi con i luoghi comuni e gli equivoci (vedasi in merito Scansani Stefano) del mito artefatto di una cucina di principi e popolo, o che , pur di allestire appeasements di richiamo e successo da fare invidia a quelli areniani, da Seamus Heaney si sia approdati ad Elton John, prima di Sting, per la modica cifra minima di 95 euro a cranio, se in ascolto del baronetto non si è dei Vip.
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