How lovely,
Chandu,
“How lovely, Chandu,
Between the sun and the moon,
The kites in the blue sky.
Like fishes swimming in the water,”
Cosi dico al
bimbo mio,
amore mio,
intanto che dalla
sua corda, da altri rocchi,
svariano aquiloni
nel piu’ terso dei cieli, nei suoi occhi,
tra il
dardeggiare del sole, la falce di luna,
guizzanti, al
tratto della mano,
quali pesci di un
acquario celestiale,
e il bimbo
assente, in se’ irraggiungibile,
come gli aquiloni
inebriati nell’azzurro
del piu’puro
infinito
Sacra giovenca
Nel tuo ruvido
biancore
Stazioni immota sull’uscio
di casa.
Nei tuoi occhi
chini socchiusi
La tua muta
richiesta di cibo.
La chappati, come
l’avverto,
Che Vimala si
toglie di bocca.
Sul quartiere
silente
Alta la luna nel
chiarore dovunque
Giovenca sacra II
Nel meriggio ti
scruta , tese le orecchie,
al cancello che
non si apre
Ma la casa
e’vuota, la dispensa chiusa,
per la nonna
morta, di cui crepita il fuoco,
nel fervore di
eredita’
E lei si affaccia
alla porta accanto.
Mite alla
percossa che la discaccia.
Al disvelarsi
della luna
Al disvelarsi
della luna,
nel roteante
sole, quando ti adoravo, il tuo arrivo
era il sorvolo di
un angelo.
Ora che ci amiamo
nel perdonarci e’
il sopraggiungere
della tua umida
carne.
In giorni di
continuo sole,
al freddo che
demorde.
Nella notte le
luci della stazione quelle di un camposanto.
Non solo i loro i
capi rasi
Di chi bivacca
per Varanasi.
In una sacca
bianca due denti inferiori,
Un frammento di
femore
Quel che
dell’avola destinato e’ al Gange.
Tu il primo, e’il
rintocco,
Cui ora
tocca per anzianita’,
Sempre che la sua
mano
Come fu per Sumit
non ghermisca il piu tenero infante.
In disparte distogliendoti’assente,
tra i loro
discorsi tu gia’la tua morta cenere
Per voi, anime
care,
che mi monetate ogni
vostro favore,
ho perso il gusto
di tutto cio’ che costa,
sfasciatosi ogni
acumine mentale
alle latitudini
morte di quel che sognavo,
inultimate le tue pagine, Heinrich,
su un.’India cui
non potesti mai giungere
giorno dopo
giorno dove non posso che esserci,
per poco che io
ancora mi regga,
.
Angkor,
Borobodur,
Bagan, dalle
mille pagode,
inarrivabili
nelle brume
dell’albe
solo che ne
senta
la magia dei
suoni..
Sulla via del
ritorno, con i versi di Anna Achmatova
"Alto potere
di un suono
purissimo,
come fosse il
distacco
sazio di
divertirsi.
Familiari edifici
guardano dalla
morte,
e sara 'l’.incontrarsi
cento volte piu'
triste
di tutto cio' che
un tempo
mi e' capitato...
Per una nuova
perdita
me ne ritorno a
casa