Da allora
La bicicletta la appoggia ad uno degli alberi che precedono
la radura sul lungolago dove sono insediati i mangiari.
Gli odori di carne
fritta preannunciano di che genere unico siano gli stand gastronomici. Di bue,
di maiale, di gallo, di galletti, di galline o di pesce misto, surgelato o appena pescato nei laghi, carne, solo carne. Ad ardere su tizzoni ardenti in grigliate esalanti fumo, macinate in nastri
di salamelle involti gli uni negli altri di salamelle, sfrigolante quale hamburger in padella o croccante quale aletta di pollo.
Dall’Argentina, al Messico, ai sabores de l Espana, in piatti di paella de carne y de marisco, alla Toscana della
rosticciana farcita con porchetta, ogni varietà di taglio e di razione carnea
è ammannita. Gira allo spiedo Empanadas, churrasco de
piqanas, itos, filetti con recados,tacos, tapas, burritos. ..
Da quello messicano con pico de gallo a quello sud tirolese o a quello classico
amburghese, ogni sorta di galletto qui è volto allo spiedo A
volerlo, c’è anche l’hamburger di
canguro. Così , egli si dice, il popolo attavolato celebra i soli suoi modi ora
di intendere il cosmopolitismo, non
senza l immancabile tocco di sovranismo , nello stand che garantisce la propria carne come genuinamente italiana,
sotto una striatura bianco, rosso, verde che è e oramai una consuetudine
agroindustriale. Anche indiani, neri africani, discendono la costa del lago per
essere parte anche loro della pacchia
del capitano, quel mostro gentile, ogni bacio che manda un’
avvisaglia di morte.
Altra carne, ma viva e ruspante, è quella disumana che vede ovunque muoversi
intorno, di uomini regrediti a presunti bambini nel vestiario
estivo che ne mostra i polpacci in
pantaloncini corti, sotto delle shirt, nero
catrame d'ordinanza, nell’ostentarne , in realtà ,
senza impedimenti di cerniere e abbottonature, la disinibizione pronta già
all’uso, imbarbiti tutti quanti nel loro imbarbarimento.
O le donne, vecchie e giovani, fresche e scosciate, profumate e fruscianti ,
disponibili a tutto sempre che consenzienti, me too.
Due troupes si alternano nel ballo, vicino a Casa de cuba
pronta a riscaldare gli animi con una sangria carne nuda sgambettante in
offerta alla vista, tra la carne
arrostita in offerta al gusto.
Alles walzer….A Vienna,
ha letto oggi sul giornale,si danno oramai 400
balli all’anno, edi tutti i generi, anche la principessa di Firenze degli Absburgo-Lorena è compresa nell indotto, noi, invece nazi- padani ora tutti, a
strafogare intanto in risosterie e tane
del luppolo, il genio della porchetta il solo artista qui conclamato… lo stesso
dicasi, o giù di lì, dei Weird, western, educated, indisyrialized, rich and democratic me , che non aprono bocca in assenso passivo.
Uno speaker vicino all’elettrosound avverte di non
fotografare le carni delle ballerine più giovani, perché tra di esse ci sono
delle minorenni. Con le altre invece, facciano pure-
“ Forse si faceva ancora prima nel non farle ballare, le piccole ”, egli commenta
rivolgendosi allo speaker senza ricevere
risposta.
In contrattempo un addetto avverte uno spettatore di non
fotografare le ballerine che costituiscono invece l usato sicuro. Lui segnala con
morta voce il disguido e l’addetto lascia correre
“ Ci sono manze e manze” commenta poi l’accaduto, distanziandosi, con chi
seguita a fotografare le ballerine vecchie.
Ritorna sui suoi passi, verso lo stand argentino sovraffolato, di fronte
alla graticola enorme che vi brucia le carni. Un signore lo osserva , sconcertato del suo insistere
tanto a guardare i pezzi di carne che fumigano sulla griglia
“ Guardo la fine che farò quando sarò cremato, io sono come
un indiano hindu, come la mia povera gente,non voglio che di me si faccia /diventare sottoterra carne per vermi. Non voglio il destino riservato alla carne umana
e animale dall Occidente”
Tra la folla vede un suo
allievo di decenni addietro, che
finge di non vederlo e non lo saluta, da lui ricambiato. C ome quello degli altri il suo
volto lo trova sfigurato dalla durezza di cuore che regna sexy esibita e sovrana. Non frenesia, o cicalio, ma una
tranquilla confidenza nelle proprie
acquisite certezze, che di tutti loro, giallo bruni, verdi legioni sudate e orgasmiche, fa un popolo capace di vivere senza patemi dell’altrui schiavitù, del rigetto nel mare di
chi si avventuri a minarne gli ultimi avanzi, da trasmettere ai figli, della propria
corruzione benestante.
Gli appare anche il giovane che non fa
vista di averlo visto, che voleva
coinvolgerlo in India nei suoi progetti turistici. Ora è qui, di ritorno, a uso
e consumo di questo ritrovo culinario dei suoi viaggi tropicali. Esaltava
la felicità nella miseria che esibivano cingalesi e indiani ai suoi scatti
fotografici, vagheggiava la decrescita
che arrestasse lo sgretolarsi dei villaggi di malta, di usi e costumi così
colorati e profumati, trattenendo restassero sotto i neem del villaggio
o nella giungla bimbi e ragazzi lontani da idphone, dediti a pratiche yoga che ne arrestassero i crampi della fame, quasi che coloro adorassero
ancora Lord Shiva o Jagannath, e a
ragione veduta le loro divinità non fossero Samsung o Huawei , come ovunque nel mondo.
“ Si credono i verdi custodi del l’essere, la salvaguardia
giovane del nostro futuro, e trattano(do)
indigeni muscolosi, giovani donne
in sari ed in chador, templi hindu, o mirhab di moschee, solo come sfondi dei loro selfie gloriosi, sono invece gli epigoni ( della volontà di potenza
occidentale) quegli epigoni di Leni Riefensthal”.
Solo nelle sue orecchie, tra quei musi duri e ottusi, che
ostentano che a loro non la si fa in
barba, che non è a loro che la si dà di
certo da bere, ora che non è più il tempo di operai e padroni, di sfruttatori e
sfruttati, ma di zingari bastardi e di migranti delinquenti che ci rubano
tutto, eccola che si fa
risentire, la musica di Bandiera rossa che introna la sua vecchiaia. “
Davvero beato l uomo che non confida nell’uomo , si dice, che si affida alla
sola grazia che sopravvive a tutto”.
Ne sono passati degli anni dalle sue sagre di paese d’antan,
ma rieccolo ancora lì, lo stesso popolo unto e bisunto, con che acquisita
cordialità di modi nel respingimento
sicuro di sè, che non ne ha per niente e
per nessuno che non sia di suo godimento. E
rieccola là, alta nel cielo, la stessa luna di sempre, butterata ma pur sempre incantevole per com’è sospesa reclina, quasi
arenata all’ancora, sul lago lievemente increspato nell’estività della sera. Su di
un cielo che nelle sue striature
di rosa del suo azzurro sfocato, sembra esalare dalle ciminiere che irrevocabilmente
fiammano a inquinare tutto.
“ Da allora, quanto tempo è trascorso, vecchia amica luna, quanto
ho visto e vissuto, ho letto, scritto,
visitato, ammirato con incanto e conosciuto , quanti ho amato nel mondo, fino a coloro cui mi sono
arrestato, quanti ho istruito, e fatto crescer,e e contribuito ad abbattere, e
tutto solo per vedere risorgere nel videogioco sempre nuovi più spaventevoli mostri, mentre
imperturbata tu rimani di me in attesa,
ora come allora, e più che allora, adesso che dopo l età adulta, passata
in un volo anche quella, nel mio invecchiamento sono oramai
maturo per l’appuntamento programmato
da sempre. Solo ancora un po’ di
tempo, ancora quel poco, perch’io
raccolga le mie ultime cose , ogni
residuo di sporco, e non lasci senza niente la mia sola, povera gente”.
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