Paolo e Francesca , Inferno, V
L'episodio di Paolo e Francesca è una delle espressioni letterarie più potenti della concezione cristiana, secondo René Girard, del peccato come contagio mimetico di un desiderio rivalitario.
" Ma dimmi : al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?"
... Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto come amor lo strinse
soli eravamo e senza alcun sospetto.
Prima della lettura il desiderio originario di Paolo non preesiste che in potenza alla sua trasmissione imitativa, in quanto , in una versione maligna dell'identico procedere dell Amore che è glorificazione divina, - il Verbo della lettura in lui si incarna peccaminosamente e diventa passione che danna, allo stesso tempo in cui contagia Francesca ed è da lei imitato, e può rivelarsi a se stesso nello stesso grado in cui si ritrova in lei e può riconoscersi nella passione che in lei ha suscitato.
Amor ch'a nullo amato amar perdona
A imitazione si amano oramai l'una dell'amore dell'altro.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso:
ma solo un punto fu quello che ci vinse
Ma in Paolo e Francesca la ragione non è ancora sommessa al talento del desiderio che è insorto; perché questo accada, perchè nulla più possa opporre al peccato ogni beatificazione stilnovistica della virtù d'amore, ed il peccato passi dalla potenza all atto, occorre un modello imitativo, irresistibile, cui immedesimarsi nella provocazione di un identico desiderio rivalitario, quello del bacio di Lancillotto e di Ginevra, che si fa l' oggetto di contesa del suo cavaliere e del suo re, così come Francesca è l' oggetto di una contesa rivalitaria tra fratelli.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu ' libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante"
La pietà conclusiva di Dante è la pietà per la debolezza della creatura umana di fronte alla potenza della essenza stessa del peccato, che li travolge nella stessa sua prima radice, il contagio imitativo di un desiderio che danna Paolo e Francesca per la esclusività oppositiva del suo oggetto, nella donna amata.
"Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; si che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade."
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