martedì 30 dicembre 2008

Natale 08




16]Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. [17]Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: [18]Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.







Il Natale, quando sopraggiunge nei cuori, non è la celestialità dei fiocchi di neve che discendono a farci scoprire quanto siamo intimamente candidi e lievi, o quanta innocenza giace al fondo di noi.
All'atto di ritrovarci con i propri "cari", nel dibatterci acrimonioso in cui si scopre quanta avversione ci pone gli uni contro gli altri , che ci avviva un astio che non scalda alcun calore di fiamma, o non illumina alcuna luce diffusa , la resa dei conti con la brutalità e l 'odio egoistico, che ci animano e giustificano, è il devastato terreno arido e la mangiatoia in cui il Suo Verbo deve tornare a incarnarsi, al solo tepore, che di se va reso consapevole, del nostro fiato animale che può intiepidirlo.
" Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio"( Luca, II, 7. Messa diurna del Natale).
E' la spietata confessione allora a Dio onnipotente, che più che la vita, si vuole la morte delle persone più care, per non doversi prendere cura di loro e dovere spendere per loro del proprio denaro, che non si vorrebbero avere più genitori, e fratelli o sorelle, perché di ciò che è proprio non spetti a loro niente di niente, e non si debbano assumere o condividere delle responsabilità, non avendo niente da attendersi da loro.
"Il fratello farà morire il fratello, e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno " ( Matteo, 10, 21 Vangelo della Messa di Santo Stefano).

E' la confessione allora a Dio onnipotente, che per illustrare di imprese e di gesta la nostra vita si preferisce devolvere tutto a chi si trattiene tutto quello che gli si dà, senza renderci niente di niente, in attesa di un propria domani migliore più ancora a nostre spese. E chinare il capo, sentirsi amati anche cosi, risollevarsi e rimettersi in cammino meglio disposti.
" Ecco, egli è qui per la caduta e la resurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, e anche a te una spada trafiggerà l'anima- affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".
(Il cantico di Simeone, Luca II, 34-35, Vangelo della prima domenica seguente il Natale).

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