domenica 29 novembre 2009

Filastrocca di conforto di Valentino Giacomin

“Dimmi, mamma, cos’e’la morte?’
chiese il bimbo stringendola forte.
Calo’ il silenzio, in quell’ ospedale
a quella domanda che fa tanto male.

Tutti guardarono la Madre Coraggiosa
Che disse al figlio :-Non pensare, riposa!
Mentre dormi cerchero’ la risposta,
Anche se e’ uno sforzo che mi costa.

”Oggi il bimbo si e’ svegliato presto.
“Ho cercato e per te ho trovato questo:
La morte dei bimbi e’ un grande mistero
Te lo dico con il cuore davvero sincero.

Figlio, disse, accarezzandogli la testa,
La morte fa male, ma solo a chi resta.
Lo so, perche’ l’ho incontrata da vicino
La morte che aspetta il mio bambino.

E’una Chiara Luce con le grandi ali dorate,
che ti portera' in lontane terre incantate.
Ha il viso di una Madre che dice sottovoce:“
Vieni, piccolo Angelo, corri,corri veloce.

Andiamo incontro alla Luce del Signore,
Lontani dalla paura, lontani dal dolore,
Andiamo verso la grande pace mentale,
al di la’ del bene, al di la' del male.”

La Morte e’ bella, perche’ porta la pace,
Ti porta nel magico Paese dove tutto tace.
Si' e' proprio bella e ha un largo sorriso,
Perche’sa che ti aspetta lassu' il paradiso.

La Morte e’ gioia per te che hai il cuore puro.
Figlio, lascerai la luce in questo luogo oscuro.
Restero’ con la Luce mentre tu sei in viaggio”
disse, con un dolce sorriso, Madre Coraggio.

“Madre, tu come sai quello che hai detto?”“
Figliolo, da quando sei in questo letto,
la morte si e’ fermata nel mio povero cuore,
cosi’ ho capito che e’ fatta di pace e amore.

Quindi,figlio,quando arrivera’ il giorno,
Non perdere tempo, non guardarti attorno,
Corri, veloce verso quella luce incantata
Che esce dal cuore di una mamma rassegnata.


Grazie, Valentino

la morte del nonno

Poi, mercoledì 25, la morte del nonno dieci giorni dopo.
"E' avvenuta in fronte ai miei occhi- mi ha ripetuto Kailash, poco dopo che gli avevo dato da bere del the. Mi ha dato la sua benedizione, l'ashirwad ed è morto".
Kailash si è persuaso che il nonno abbia voluto attendere di essere solo con lui, che abbia rinviato la propria morte di un'intera notte, per beneficiare lui della sua benedizione, prima di chiudere gli occhi, Kailash che gli aveva recato da mangiare latte, ananas, the, good foods, gli ultimi giorni, ricambiando il nonno dei favori che gli aveva reso da bambino, anzichè i figli e le figlie che avevano disatteso di assisterlo.
"Tutti nel villaggio ora dicono che sono stato veramente fortunato a ricevere la benedizione del nonno, che in futuro avrò buona fortuna"
Buona fortuna, con lo strazio che lo macera dentro della morte di Sumit!...
Ma la sua esaltazione allucinatoria era reale, come la sua autotrasfigurazione nel nipote buono e servizievole, quando, ancora ai primi giorni di novembre, allorché mi aveva detto della imminenza possibile della morte del nonno, l' aveva accolta come una liberatoria per tutti, asserendo che quanto prima fosse avvenuta sarebbe stato meglio, secondo lo stesso atteggiamento contro il quale avrebbe inveito in lacrime l'altra notte, accusando gli zii di avere abbreviato la vita del nonno. " Avrebbe avuto " more life!", deprecava piangendo, mentre solo pochi giorni prima gli sembrava la cosa più naturale che il nonno volesse morire e raggiungere il Nirvana quanto prima, per non essere più di peso e di costo a nessuno, nella sua esistenza piagata tra il letto e dove escrementava nella sua dimora di fango.
Era morto alle otto del mattino, e già alle due del pomeriggio era stato cremato. Il padre e gli zii di Kailash avevano poi noleggiato una autovettura per recarsi in Allahabad a disperderne le ceneri nel Gange.
Al loro ritorno è avvenuto che Kailash si sia scandalizzato di quanto gli zii festeggiassero bevendo indian wisky, ma erano quanto uno di loro aveva detto a sproposito di Sumit, la ferita inferta di cui sanguinava in lacrime il mio amato, quando atterrendomi mi ha singhiozzato al telefono " Nobody respect me ... Nobody respect me...Like you your stuudents".
Ieri si è consumata invece la tosatura a zero di tutti i maschi della famiglia, " avessimo gli occhiali sembreremmo tutti come Ghandi", mi ha detto alcune ore dopo la loro rasatura, nel recarsi ad attingere il latte di una bufala domestica, per preparare le povere pietanze che sarebbero state imbandite ai dhalit in onore del nonno.
Solo il tredicesimo giorno, il lunedì seguete domenica prossima, avverrà la fine delle celebrazioni funebri con il banchetto finale.
E solo allora l' intera famiglia di Kailash farà ritorno alla casa del proprio dolore, e tenterà di riprendervi il corso che vi si è infranto, senza più la vita di Sumit che ne allietava le stanze.

Come e quanto ho sofferto e soffro per Sumit



Come. e quanto ho sofferto per la morte di Sumit, intendo affidarlo alle e-mail intercorse tra me e Valentino Giacomin, a conclusione delle quali riporto la poesia toccante e bellissima che Valentino mi ha or ora inviato



Ciao Odorico. Ho letto il blog. Ho capito bene? Se si', mi dispiace profondamente per te, per i suoi genitori per i suoi fratelli.Ti-Vi sono vicino.LoveValentino




Caro Valentino,

E stata una morte cardiaca improvvisa, posso presumere. Il bambino precedentemente aveva avuto una lunga febbre, con strascichi poi di una tosse interminabile e di raffreddore. Ma ieri mattina aveva mangiato, giocato, poi ha bevuto un goccio d'acqua, un colpo di tosse, uno sternuto, gli occhi gli si sono rovesciati e non c'è stato più.
Era una gioiosa meraviglia, il nostro diletto.
Love
Odorico




Ciao. Mi dispiace. In questo modo anche noi abbiamo perso alcuni studenti. Purtroppo, qui non c'e' la cultura della prevenzione e della "giusta cura". Io devo litigare con i medici perche' prescrivano un esame del sangue quando gli studenti stanno male. "Prima proviamo con queste medicine... Vediamo se funzionano, poi faremo l'esame." Assurdo, criminale, ma vero. Ho salvato diverse vite dei miei studenti perche' mi sono impuntato obbliga il medico a prescrivere l'esame per conoscere la genesi del male. Quindi, immagino che sia accaduto qualcosa di simile nel caso del tuo amico. Non e' colpa della famiglia, ovviamente, ma di una cultura del pressappochismo che permea buona parte di questa societa'.Recentemente, Sanje, un ex studente chakma che lavora in ufficio, stava per lasciarci le penne a causa di questo modo criminale di fare dei medici. Solo quando ho obbligato il medico a rifare gli esami del sangue ha scoperto che il ragazzo soffriva di anemia in forma grave e aveva bisogno di trasfusioni di sangue!Che dire? Non ci resta che affidare l'anima a Dio e sperare in una rinascita migliore. Un abbraccioValentino





Caro Odorico, ti mando in anteprima la lettera di Natale 2009. Ci sono buone notizie, che potrebbero, in parte, compensare il dolore per il lutto.Un abbraccio di solidarieta 'Valentino





Caro Valentino, cosa intendi dicendo che in questo modo anche noi abbiamo perso alcuni studenti? Appena potrò leggerò le News di Natale.
Odorico


Volevo dire che abbiamo avuto anche noi delle morti, cosiddette improvvise: una ragazza di 15 anni, due bambine di 7/8 anni... nel giro di due anni. Non e' un fenomeno raro. Questo volevo dire. La mia analisi: l'imperizia dei medici che non riescono a fare diagnosi accurate e si fidano del proprio naso. La ragione e' anche questa: spesso i genitori poveri sono refrattari a spendere soldi per analisi varie, perche' non hanno soldi, non perche' non vogliano curare i propri figli. Quindi, si recano all'ospedale solo quando i figli sono in condizioni gravi. Purtroppo, a volte, e' troppo tardi. Noi cerchiamo di stare molto attenti ai primi sintomi del male. Sappiamo che i bambini sono particolarmente esposti a rischi gravi. A volte i bambini nascondono il male, la febbre. Siamo noi che ce ne accorgiamo. Talvolta i bambini si avvicinano timidi sperando che riusciamo a cogliere il loro malessere. Quasi sempre riusciamo a "sentire" il messaggio, Gli insegnanti indiani hanno la pelle dura. E' difficile che si rendano conto della sofferenza di un bambino. Luigina dice che si tratta di meccanismo di difesa. Sara'... Spero che il tempo e la fede riescano a rendere meno introllerabile il dolore che provi tu e la famiglia del piccolo.Un abbraccio Valentino


IL problema, caro Valentino, è che il mio amico riponendo fiducia in me mi riferiva che il suo bambino smagriva, che soffriva di accessi di tosse, che per questo piangeva, ed io non ho avuto l avvertenza di indirizzarlo a un medico diverso da quelli abituali, a cui si affidava con scrupolo assiduo Il problema è se quelle morti improvvise sono dovute a una forma curabile di aritmia per anemia.
Odorico





Caro Odorico,la cosa peggiore da fare, ora, e' 'ingrumarsi' nei sensi di colpa, nei pensieri del "potevo fare","avrei dovuto fare","se avessi...". Credimi, non si risolve nulla e non e' assoltamente corretto nei confronti di noi stessi e del bambino stesso. Ognuno fa del suo meglio.Non possiamo addossarci le responsabilita' del mondo e, direi, per restare in India, del karma delle persone.Anche noi abbiamo avuto un bambino che si e'ucciso, anni fa. Ho preferito pensare ad un gioco finito male, piuttosto che a una tragica scelta. Ripeto, non possiamo conoscere i disegni di Dio, se credi in Lui. Io credo al karma. La morte puo' essere vista come purificazione,come un passaggio ad una situazione migliore. Non resta che pregare per l'anima di quel bimbo. Pensa ai tanti bambini che muiono senza che nessuno preghi per loro o versi una lacrima. Credo che il modo migliore per accompagnare quel piccolo nel bardo sia proprio la preghiera. Non le lacrime o la tortura del "regret".Hai dato amore a quel piccolo. Hai portato speranza e gioia nella sua casa. E benessere. Hai portato la tua anima piena di sensibilita' e di sentimenti alti. Hai trasformato quella famiglia. Quel piccolo ha portato con se' impronte di gioia, amore, accettazione, pace.Non posso che dire: che tu sia benedetto! E grazie per l'esempio. Un abbraccio Valentino

Grazie Valentino carissimo, infinitamente grazie.
Un fortissimo abbraccio, come il tuo del quale ho così tanto bisogno.
Potessi davvero in quest' ora trovare il conforto di una vera fede, le parole di un'autentica preghiera salutare per quell'anima adorata.
Ho così tanta paura ( per il mio amico), e cosi tanto dolore....
sento così tanto freddo addosso...
Love
love
Odorico



ALICEPROJECT UNIVERSAL EDUCATION SCHOOL SARNATH PHONE- 0091-542-2595062 Mobi- 09415291478 FAX-2585380E-MAIL v_giacomin@hotmail.com Web. http://www.aliceproject.org/
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Caro Odorico, spero il tempo lenisca le sofferenze del lutto. Lo so, fa male, ma questa e' la legge terribile del destino (karma).Un solo pensiero ci consola: Ut Unum Sint, dice San Paolo. L'unione con Dio e' la nostra fede e consolazione. Ho scritto una filastrocca che dedico al bambino che non c'e' piu'.LoveValentino
Filastrocca ispirata alla morte del bambino


Vorrei scrivere una frase forte
Qualcosa che va oltre la morte
Una frase famosa che resta
Anche quando finisce la festa.


Una frase vera, unica, potente,
Che dal cuore va oltre la mente.
Una frase che cambia la vita
Portando pace e gioia infinita.

Cerco, e continuero’ a cercare
La frase famosa da tramandare
Di generazione in generazione
Senza fine, senza interruzione.


Oggi, credo, ho risolto il mistero
E’ la’, in una tomba, al cimitero.
E’ in un posto del mio villaggio
L’ultima stazione del nostro viaggio.

Su una vecchia pietra spezzata
trovo questa poesia incantata:
Questo la tua mamma ti dice:
Dormi, bambino, dormi felice.

L’Angelo ti prenda per mano
E ti porti nel paese lontano,
La’ dove c’e’ silenzio e pace
il posto dove il pensiero tace.

Riposa la tua mente, figlio mio,
Abbracciato al cuore di Dio.
Questo ti dice tua madre:
Sei tornato alla Casa del Padre.

Ma quale e’ la frase potente?
Amici, non c’e’ proprio niente.
Nel sacro cuore del buon Dio
Non c’e’ il tuo, non c’e’ il mio.

Non c’e’ questo, non c’e’ quello
C’e’ il buono, il bene e il bello.
C’e’ solo pace, gioia e amore
Nel magico silenzio del cuore.

Non esiste una frase famosa
Quando l’io bambino riposa.
La piu’ bella frase d’amore
E’ quella che non fa rumore.


Mi chiedo perchè ancora pieghi il ginocchio nell'atto della fede.
Solo il giorno prima, con Sumit, Purti ed Adjay, cibandovisi di somosa e pokora, Kallu festeggiava come oramai suo," my restaurant", la locanda di cui stavamo approntando la gestione, contento di stare già salendo il secondo scalino che avrebbe portato tutti quanti a vivere insieme e felici, nel benessere certo della nostra unione duratura. Quella mattina era nel centro internet per attendervi il menu che venivo elaborando, la lezione undicesima che avrebbe fatto ulteriormente rifiorire la mente di Ajay, ponendo un ulteriore argine alla sua dislessia, quando il piccolo Sumit d'improvviso ha cessato di vivere nel cortile di casa.
Ora con lui è morto il cuore del nostro sogno, Sumit occhi di sole, meraviglia dei nostri giorni felici, incanto stupendo di creatura infantile, caro, caro piccolino mio, che cullavo come una mamma nella sua curiosità apprensiva alla scoperta di un mondo, alla brezza lieve sotto il pipal.
E adesso il ristorante è una promessa dilacerata di futuro, quanto le riconferme, dei suoi intenti di affidarcelo, del proprietario ch'è perennemente ubriaco, tra un bicchiere e l altro in cui scola il suo dolore per la mancata elezione come dirigente di un vicino villaggio.
Solo domani, forse, Purti ed Adjay riprenderanno il cammino scolastico interrotto.
" Devo pensare al loro futuro", mi ha detto poc'anzi Kailash, rinunciando a portarseli in giro tra Deoghar e Udayapur e Lalitpur, per soffocare il suo dolore altrove dal villaggio, dove seguitano le visite rituali e il rinnovo dello strazio del lutto, nelle onoranze funebri ulteriori per la morte del nonno.
Facendomi una famiglia adottiva, avevo convertito la mia natura alla condivisione della devozione filiale di Kailash per le sue creature, in tutto e per tutto mi sono fatto padre insieme con lui , ho assecondato ogni vita nascente nel grembo di Vimala, tra di noi l'eros si era convertito in filia, nell'agapè del farci solo amore l'uno per l altro, e quale frutto, io e Kailash, abbiamo raccolto tale desolazione.
Ho riaffrontato col pianto nel cuore ed il ciglio asciutto il mio lavoro, e si è irriso nelle classi al mio lutto, anche sotto le specie del dolore ho seguitato ad essere la solita spazzatura umana, di cui prendersi ancora gioco, per quanto tale spazzatura la si sapesse afflitta del dolore più grande che possa vivere un uomo. Al più si è assunto il distanziato riguardo nei confronti di un povero matto, che pena come un ossesso per la morte di un bambino indiano qualsiasi, per la condivisione del lutto di che miserevoli genitori ignoranti.
Ciononostante, non ho bestemmiato e lacerato le mie vesti, Ho seguitato a pregare ed a implorare, a richiedere il sostegno della Sua benedizione, anche se come suo servo mi sentivo abbandonato allo scatenamento della persecuzione di Satana,- pronto, il signore delle tenebre di ogni luce mondana, a restituirmi la felicità di ogni giorno, di mirabilie di viaggi e antichità riscoperte senza più incidenti, fino al solo dolore inevitabile della mia dolce morte, purchè seppellissi Kailash e la moglie e i suoi bambini nel loro dolore e nel mio passato, li rinnegassi come se non fossero mai stati parte della mia vita, negandomi per sempre per loro.
Invece, anzichè negarLo, Dio clemente e misericordioso, maledirne l' inesistenza e l'abbandono, ho seguitato a pregare e a chiedere il Suo sostegno.
Ho continuato a invocarLo invece che non accettare più niente, e vomitare la realtà assuefacente, dopo l' evento che Sumit fosse morto!
Perchè? Per la semplice ragione che non mi restava altro da fare. Altro che credere,

E ho cercato anche la fede nelle fate, nell'ipnoterapia che regredisce alle nostre vite anteriori, pur di restare, in Cristo, con Cristo, in Kailash, con Kailash, e potere sperare di ritrovarci un giorno insieme a Sumit. Di essere nuovamente l' uno tra le braccia dell ' altro.
Ancora, per sempre, nel fingere che mi facesse paura e lottare solo per gioco .

Post scriptum

Grazie, Valentino, per il conforto della bellissima poesia. Davvero ritroveremo in Dio , con Dio, chi abbiamo amato di vero amore?
Il Karma della reincarnazione è la stessa persona, la stessa anima, che ritorna in vita finchè non ha perfezionato la sua realizzazione?
Love
Odorico

Caro Odorico, io credo che Dio viva nel "Castello del mio Cuore",come direbbero Santa Caterina e i mistici. Se Dio e'in me e tutte le creature sono in Dio, dunque, quell'angioletto indiano che e' appena volato nella Chiara Luce del suo Atman, VIVE dentro di me, nella mia Chiara Luce,che non e' diversa dalla sua Chiara Luce. E quell'angioletto, che vive in me, si fondera' con Dio assieme a me, quando sarta' finita la nostra purificazionde karmica.Questo e' il significato profondo del voto del Bodhisattwa che promette di non perdersi nella pace del Nirvana finche' l'ultima creatura del mondo non sara' stata liberata dalla sofferenza del Sansara.



lunedì 23 novembre 2009

una settimana dopo

"Tu ed io abbiamo perduto qualcosa di molto più grande"-, mi ha soggiunto Kallu, quando l ho consigliato di tenersi in tasca qualcosa d'altro che il cellulare che ieri sera ha tentato di distruggere come il precedente,- una settimana fa, prima che il giorno seguente si dilacerasse gli abiti e sbattesse la testa contro il muro, e solo il terzo giorno dalla morte di Sumit riprendesse a cibarsi e a lavarsi,- Poi, ieri sera, il suo discorso si è sconnesso nei rantoli di una nenia terrificante, cui ho reagito in una contrazione spastica del mio essere sconvolto." No more, no more, no more Sumit..".
Ma non v'erano sassi in casa contro cui schiantarlo.
Come giovedì scorso mi accadde in classe, leggendo del primo innamoramento che non potrà mai vivere Sumit, nelle pagine del racconti di H. Hesse " Sul Ghiaccio"-, accade che " what happened" torni ad assalire Kailash ad ogni cosa ed evento che gli ricordi Sumit,. come quando vede il lago, dal quale stava distanziandosi, che gli ricorda che nei campi retrostanti ha trovato fine nel fuoco il suo caro corpo, o come quando deve dare da bere del the, o da mangiare chappati, e si ricorda a chi, prima, ogni volta era solito servirlo, e con disperazione rabbiosa lo butta via, secondo quanto mi ha detto stamane tra le strade del villaggio, mentre raggiungeva la casa dei genitori, Purti, Adjay, il figlio di Manoj, dopo avere preso dell'ananas per il nonno paterno ch' è allo stremo della sua vita.
" Gli fa piacere, ma non sa se potrà ancora vederti quando sarai di ritorno a Natale, mio nonno non vuole più vivere".
Prima che ieri sera la mente di Kallu finisse inghiottita dal dolore tremendo, avevamo parlato del suo ritorno a Khajuraho, nella sua casa, ove "tutto era a posto", " niente mancava ", nel neutro suo dire allusorio, allucinato. Non era avvenuto come in una casa, fuori dell'abitato, ove approfittando dell'assenza del proprietario, i ladri avevano portato via anche gli ori e i gioielli.
E aveva iniziato a rimestare il discorso , prima di finire nel suo gorgo d'abisso, rigirandolo nel dolore che pareva tanto più inconsolabile del proprietario del suo restaurant, che ad un tavolo vi beveva , beveva, senza che gli si potesse dire niente, perchè la Commissione elettorale di Bhopal aveva deciso che nel suo villaggio dovesse essere eletto un dalit, invece che un bramino, qual è lui.
Così, se i costi di una asfaltatura o della riparazione di una strada fossero stati di dieci lek, non avrebbe potuto dichiarare che ammontavano a venti intascandone altri dieci....
Vaneggiava, pur di farsi eleggere, di farsi sposo di una donna dalit, al che Kalash aveva replicato, che se fosse stato così, non avrebbe più potuto prendere da mangiare e da bere da lui, secondo le regole locali che non gli è dato di infrangere-
Ieri l'altro invece avevo fatto divagare la sua mente nei lavori dei campi, (erano stati invece i lavori dei campi in cui avevo fatto divagare la sua mente), prendendo a pretesto che la mattina con il padre aveva sparso nei suoi campi duecento chili di semente di "Karnak", usando il trattore . " Sempre meno contadini usano ancora l'aratro", ci sarebbero voluti due giorni , invece che poche ore.
" Come con l'aereo per venire in India, che richiede poche ore di volo, invece dello stesso numero di giorni (che servirebbe) venendo per strada"
Il nostro discorso era iniziato in allegria mentre lui si stava accucciando fra i campi, per fare tatti, per poi seguitare mentre potevo sentire scrosciare l'acqua della pompa con cui si lavava.
E la sera avanti erano stati i fuochi, che con il freddo che sale, illuminano ogni casa quando non c'è più energia elettrica, dei quali, per accendere quello di casa sua, aveva fatto legna con Ajay per i campi, l 'argomento che aveva riscaldato un poco la nostra devastazione notturna.

lunedì 16 novembre 2009

ma ora....

Fino a sabato, l'altro ieri, telefonavo a Kailash per udirne lo scongiuro propiziatorio " all it's fine", prima che mi rallegrasse la sua voce ingenuamente entusiasta di una vita in crescendo, secondo il ritornello scanzonato del suo cellulare, che assecondavo con una mia voce allegra che si illudeva di poter credere a tanto nostro delirio di presunzione, alla nostra persuasione di poter avere fortuna e sempre più vita tra cosi tante circostanze che ci sono avverse, nel timore e tremore , in sottofondo, che avrei potuto sentirgli dire un giorno, che speravo chissà quanto lontano, ciò che già domenica ho udito gridargli tra i singhiozzi, senza volergli credere"
" My Sumit died, my Sumit died, my dear friend..."
Anche per questo, quando mi è stato confermata la morte di Sumit, la scomparsa del nostro adorato bambino l'ho vissuta come il concretarsi dei continui timori che ci tenevano in apprensione sulla fragilità della nostra felicità, che incredibilmente sembrava resistere incrollabile, più che l'annuncio di un evento sconvolgente che accadesse del tutto inatteso. Benchè mi dibattessi con il corpo e gridassi straziato, non riuscivo così ad avere il senso di quanto era accaduto.
Fino a sabato sera telefonavo a Kailash anche due volte al giorno, per rincuorarlo e vincere gli indugi nell'andare avanti, perchè non si adagiasse nel solo lieto vivere tra i suoi bambini, senza la direttiva esemplare di un lavoro assunto, pur temendo, al tempo stesso, che l'andare avanti potesse forzare la sua vita verso un tragico destino di cui sarei stato responsabile, ma tutto si proiettava in uno sfondo di probabilità remote.
Ora, tre giorni dopo, ogni mezza giornata, devo telefonargli per sventare che la sua mente, se finisce down, possa precipitarlo a farla finita.
" What happened" ," WHAT HAPPENED" , nella sua scansione disperata, è la morte del nostro amore di bambino di cui non vuole più sentire che si pronunci il nome, che solo se ne parli, anche se è la parola che ha sempre sulla bocca, il pensiero che ha sempre nella mente.
Tre sole volte ieri l'ho udito farne il nome, prima e dopo del mio rientro da Milano per il visto per l'India,
La prima è quando mi ha scandito nel dolore la sua rivelazione religiosa:
" All happened because God need Sumit".
La seconda per dirmi tra le lacrime che cosa ha gridato a Vimala per farle smettere di piangere
" Deve pensare che Chandu è il nostro nuovo Sumit. E se vuole un altro Sumit, le ho detto che andremo all'ospedale per farle sciogliere le tube e avere altri bambini".
La terza è stato quando l' ha citato , squarciandomi dentro, tra i bambini che erano intorno, sulla terrazza della casa del suo villaggio, dove vive protetto dal suo ambiente familiare d'origine.
La morte di Sumit ha cessato di nominarla da quando ieri, col respiro spezzato, mi ha detto che il suo corpo era nella casa in Khajuraho, senza vita " no life" , senza più risveglio, " no more weak up"
Prima era stato anche in grado di descrivermi come la sua fine era avvenuta, in sua assenza, dopo che bevuto un bicchiere d'acqua, a un colpo di tosse, gli si erano rovesciati gli occhi, che avevano cambiato colore, ed era " gone quiet" " gone quiet"..
"Il sangue non gli circola più, non può più dire nessuna parola", mi aveva già gridato, quando l'ho ricontattato al telefono qualche decina di minuti dopo che me ne ha pianto la morte, stava per (prima di) portarlo inutilmente a Chattarpur da un buon dottore, che potesse smentire il dato che era già deceduto, come avevano constatato i medici di Khajuraho.
Così, di fronte ai fratellini , come un uccellino che reclina il capo tra le tue mani, se ne è andato il nostro amore di bambino.
Le sue immagini fotografiche in cui mi guarda ammiccante, in cui mi sorride splendido nella sua gioia meravigliosa di bambino, i giochi cui volevo tornare a giocare con lui a Natale, come quando fingevo di spaventarmi alle sue grida, o lo accoglievo in un corpo a corpo tra le mie braccia, le sue manine che si stringevano al mio petto sotto il pipal in riva al lago, anche nel metro di Milano sono tornate a farmi erompere in lacrime e grida nel mio strazio .
Nello schianto che ha rivoltato la nostra vita, con i vestitini che gli avevo comperato, quelle stesse immagini, il dvd dei filmati che avevo girato l'ultimo giorno delle nostre vacanze estive, quando dopo essermici sentito all'inferno, avevo finalmente compreso che stavo lasciandovi il mio Paradiso in terra, che con la morte di Sumit vi è per sempre perduto, ora nel pacco che è in arrivo in Khajuraho, anzichè l'occasione di una gioia condivisa, sono diventate la minaccia incombente di un ricordo che può rivelarsi insostenibile per Kailash.
"Non aprire quel pacco quando arriverà, l 'ho pregato stasera, lascia che sia tuo fratello Manoj a farlo, separando ciò che deve darti, da ciò che non deve lasciarti. Puoi capire il perchè".
Come ogni cosa di tutta la nostra vita futura, nella assenza perenne tra noi di Sumit, anche il mio viaggio a Natale, anzichè la felicità di un viaggio a Goa, sarà la circostanza, secondo le parole odierne di Kallu, in cui avremo molto di che piangere insieme.
Senza che in assenza di me, del mio aiuto, voglia più fare un solo passo nella vita che ci resta davanti, per donarla a chi è rimasto.

domenica 15 novembre 2009

ciao, Sumit, addio mia stella, mio amore infinito


Ciao, Sumit, addio mia stella, mio amore, mio tesoro, infinito mio bene, che niente e nessuno sveglierà più.

Manifestati a me, a Kallu, nella gloria di Dio, perchè la nostra morte sia allora la gioia di ritrovarti tra le nostre braccia

lunedì 9 novembre 2009

The second step








Erano oggi le sette di sera, quando lo raggiungevo al telefono, nell'umidore piovoso che mi intirizziva anche tra le pareti domestiche, mentre in India era prossima la mezzanotte
" Se tu hai già deciso di aprire il ristorante , ti invierò a giorni il primo importo..."

" E' già deciso, ora non è più si o no...
" Davvero, Kailash? ..."
" Togheter now we are going on the second step..."
"Step, by step, to be succesfull", passo dopo passo per avere fortuna..."
"Solo una domanda, prima, - mi ha rivolto- Hai problemi di bilancio, se mi aiuti ad aprire il ristorante?








" No Kallu, no..."
" Altrimenti, sarà per l'anno prossimo..."
"E' meglio ora, fin che è possibile".
" My dear friend, allora questo è il nostro secondo passo, insieme. Come avevamo detto, step by step, avanti un passo alla volta, per riuscire...con l'aiuto di Dio"
"Il nostro primo passo, Kailash, the barber shop, è già stato importante. Noi non abbiamo fallito. Andrà ancor meglio il secondo, vedrai.
" E poi faremo insieme anche gli altri. E' come per i tre fiumi ,.."
" in Varanasi..."

"No, in Allahabad.."
" Si, la Ganga, lo Sarasvati e..
" lo Yamuna. Le acque di uno solo fiume non bastano, ci vogliono anche quelle di un secondo, ma solo con il terzo si ha un grande fiume".
" E I tuoi bambini?"
" Dormono tutti. Solo Chandu si è appena risvegliato, ma è già tornato a dormire ".