sabato 25 ottobre 2014

Nel dolce lume indiano di Diwali

25 ottobre, Nel dolce lume indiano che volge l’estate in inverno, che incantevole giornata oggi ho trascorso con il mio incantevole Chandu, già di primo mattino a sollecitarmi  al gioco con la sua manina che mi toccava la schiena che gli volgevo, intento a leggere al computer della giovinezza di Leopardi nelle meravigliose pagine di Pietro Citati. Tramutando le portamine in  siringhe, voleva i miei guaiti e ululii alle sue iniezioni di  dottore, che accompagnassi le sue digitazioni al computer che gli ho regalato, Quando di pomeriggio sono stato di ritorno dal Raja cafè per dotarmi di monete,  poiché avevo in tasca 500 rupie di cui era difficile rendermi il resto dal barbiere cui intendevo recarmi, né potevo mettere piede in alcun negozio impunemente, senza che ne scapitasse la mia reputazione,  con una barba così ispida e i miei capelli infoltiti, se lo stesso Kailash le prime parole che alla stazione aveva avuto modo di dirmi erano stato che non mi ero dunque tagliato i capelli durante la mia permanenza in Italia, Chandi mi ha intercettato in stanza per riprendere i nostri giochi e tinteggiarmi di rosso sotto la maglia, punteggiandomi finanche i capezzoli, prima di consentire ad uscire con me sul portapacchi  della mia bicicletta, a spasso insieme tra i banchi e le bancarelle che erano quanto permaneva per le strade della festa di Diwali, insieme con la gobar puja di fantolini di sterco, che evocavano l’impresa krishnaita di Govardan
E dire che ancora ieri, non aveva voluto saperne di salirmi in groppa od in braccio per assistere agli spettacoli di danza degli ultimi gruppi che da villaggi vicini e remoti erano convenuti per Diwali in Khajuraho Shiva Mathangheswara, nei loro piumaggi di penne di pavone e battiti rituali di guerresche canne di bambu,
che ondeggiavano e balenavano risuonando tra la folla che gremiva le vie e le scalinate del tempio.
A nulla erano valse le sollecitazioni più consapevolmente diseducative, un gelato in premio, che non mi facesse dispiacere, purchè così mi  propiziasse la riconciliazione interiore con papà Kailash, che nella ricorrenza della festività per la quale avevo lasciato la mia famiglia in Italia disertandone ancora una volta il ritrovarci insieme a Natale, non aveva trovato  di meglio che farsi strumento di contrappasso e  lasciarmi da solo in Khajuraho con Vimala, per recarsi dai genitori in Byathal portandosi appresso tutti quanti i bambini,  senza che a quanto mi ha risposto ad una mia esplicita domanda, vi fosse alcuna puja in giornata da concelebrare insieme, mentre il protrassi delle vacanze sino a posdomani avrebbe consentito la stessa sortita anche i giorni seguenti. Come se non fosse bastato nei primi due giorni di avvio di questo mio nuovo soggiorno, avessi scoperto che di sua iniziativa aveva ceduto ad altri i miei dizionari di hindi, e prima ancora,  che nei suoi giri di parole mi aveva sottaciuto al telefono che il nostro negozio da barbiere poteva fungere oramai solo da bugigattolo delle sue suppellettili e del suo mobilio che vi aveva ammassato nuovamente, dopo averlo dovuto dislocare altrove, poiché nel vano accanto più vasto che era stato già ricostruito dal proprietario dopo che le ruspe l’avevano demolito senza che occorresse affatto per far posto alla nuova strada, sedato con un incalcolabile  risarcimento il furore che l’aveva fatto avventare armato di pietre contro l’ufficiale dello smantellamento e finire in prigione,  avevo potuto vedere armeggiare di forbici e rasoi l’infido Moma, cui era stato concesso in affitto dopo che aveva tentato di subentrare nel nostro vano, che la contiguità del suo negozio aveva ridotto al più ad  un ripostiglio nella sua ristrettezza.
Il cielo ha voluto che i miei furori furibondi si sopissero ugualmente, che Kailash non ne fosse minimamente raggiunto e sconvolto, nel vedere sortire la vile e crudele  minaccia di fare già armi e bagagli da chi la mattina stessa, raccogliendone l invito. si era beato di prendere il posto di Vimala nel lettone grande, tra i nostri bambini che ancora erano assopiti nel sonno, la nostra Poorti accanto al papà,  mentre oltre Vimala a lei accanto erano rannicchiati insieme Chandu ed Ajay.
Ed oggi , sventata la mia follia, la luminosa compensa, insieme  con l’infinita grazia di Chandu,  è stata  l’armonia d’intenti con Kailash, nel dispendio che posso concedermi e prodigare  per lui ed i nostri cari perché egli per primo sa prodigarsi fuori di casa un’intera giornata, in attesa che sia il turno del suo autoricshaw di fronte all’hotel dove ha stazionato, per sole cinquanta rupie di guadagno odierno, meno di quanto mi siano costati i due the che mi sono sorbito, per trarne ristoro dal malore influenzale che lievemente m’affligge, e che avrebbe dovuto trattenermi da ogni contatto con Chandu.
Sempre che domani egli sia in salute e giocoso come tutt’oggi, le mie cure dovranno intanto volgere ad Ajay, che la puja in famiglia della sera di Diwali ha rivelato essere chi in  famiglia è smarrito.
“ E' l’unico che ha fatto cadere l’acqua di cui dar da bere agli dei”, mi ha prontamente rilevato Kailash, che da bravo padre di famiglia,
ha bene inteso  come  una delle funzioni della puja sia  la chiarificazione nel corso della partecipazione al rito, di quale sia l’adesione allo spirito della famiglia degli officianti.

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