domenica 12 aprile 2015

La rinuncia o Chi sia padrone dell'altrui esistenza


La rinuncia
“But this person isn't owner of his life. Non è per questo che sia il padrone della sua vita- mi ha detto d’impeto al telefono Kailash, puntualmente di fronte all hotel Ramada in attesa dell uscita di clienti del suo tuk tuk, quando l'ho reso partecipe che Mohammad mi aveva fatto sapere che lasciando la propria casa verso le undici di questa mattina, ben fino a Chhatarpur, capitale del distretto, – quaranta cinque chilometri all'andata e quarantacinque al ritorno- si era assunto l’incarico di guidare la motocicletta da sottoporre a controlli di un amico, suo vicino di casa, che non si fida di esserne lui il conducente, per il fatto che la famiglia di contadini di costui ogni mese regala alla propria riso e grano.
“ Forse è perché gli piace girare in motocicletta che ha accettato…Ma ora devi lasciarlo libero di andare”
Già, caro Kailash, che così hai definito i termini che non deve mai assumere il nostro rapporto, se vogliamo conservarlo nel suo attuale stato di grazia.
Così, rinfrancato dal timore di volere io stesso imporre, con i miei incubi apprensivi, la mia supremazia soggiogante alla esistenza di Mohammad, ripensando al contempo alla natura degli scontri litigiosi in famiglia, tra me e Kailash quando non sono stato in grado di sostenere l’angoscia che il letto potesse farsi per l’amico un’alternativa al lavoro, oppure allorché sono diventato furente con Ajay, avendo egli disertato la scuola o le lezioni private pomeridiane, ho rimesso mano al cellulare ed ho ritelefonato a Mohammad riconfermandogli le mie perplessità, che già gli avevo espresso, alla luce dello stesso punto di vista indiano di Kailash. Ero certo che il ragazzo avrebbe guidato con prudenza, ma sulla strada ci sono anche altri, magari dissennati, ed erano novanta i chilometri che avrebbe dovuto percorrere all'andata e al ritorno, che pensasse in ogni caso all alternativa meno trafficata del percorso per Chhatarpur via Rajnagar. Ed all’atto di comperare la moto, non sapeva il suo amico che era sua la responsabilità di guidarla?
“ E ‘ un regalo di nozze.. Ma tra poco decido e poi ti telefono”
Non erano intercorso che qualche minuto, e già Mohammad aveva da darmi la sua risposta convinta, animata dei più decisi motivi emersi solo nel contempo insieme di getto
“ No, non andrò, tu hai ragione. Ho fatto sapere al mio amico che ho solo quattordici anni, non diciotto, quanti servono in India per la licenza di guidare, che se la polizia ci ferma, è lui che deve pagare le 6.000 rupie per levarmi dai guai.. alle due del pomeriggio andrò invece dal mio insegnante di math.. per l esame di dopodomani. Ciao, my friend!..” Ciao, my dear!"




Chi sia padrone dell'altrui esistenza
“But he isn t owner of his life. Non è per questo che sia il padrone della sua vita- mi ha detto d’impeto al telefono Kailash, puntualmente di fronte all hotel Ramada in attesa dell uscita di clienti del suo tuk tuk, quando l'ho reso partecipe che Mohammad mi aveva fatto sapere che lasciando la propria casa verso le undici di questa mattina, fino a Chhatarpur – quaranta cinque chilometri all'andata e quarantacinque al ritorno- si era assunto l’incarico di guidare la motocicletta da sottoporre a controlli di un amico, suo vicino di casa, che non si fida ad esserne il conducente, per il fatto che la famiglia di contadini di costui ogni mese regala alla propria riso e grano.
“ Forse è perché gli piace andarci in motocicletta che ha accettato…Ma ora devi lasciarlo libero di andare”
Già caro Kailash, che così hai definito i termini che non deve mai assumere il nostro rapporto, se vogliamo conservarlo nel suo attuale stato di grazia.
Così, rinfrancato dal timore di volere io stesso imporre, con i miei incubi apprensivi, la mia supremazia soggiogante alla esistenza di Mohammad, ripensando al contempo alla natura degli scontri litigiosi tra me e Kailash, quando non sono stato in grado di sostenere l’angoscia che il letto potesse farsi per l’amico un’alternativa al lavoro, oppure allorché sono diventato furente con Ajay, avendo egli disertato la scuola o le lezioni private pomeridiane, ho rimesso mano al cellulare e ho ritelefonato a Mohammad riconfermandogli le mie perplessità, che già gli avevo espresso, alla luce dello stesso punto di vista indiano di Kailash. Ero certo che il ragazzo avrebbe guidato con prudenza, ma sulla strada ci sono anche altri, magari dissennati, ed erano novanta i chilometri che avrebbe dovuto percorrere all andata e al ritorno, che pensasse in ogni caso all alternativa meno trafficata del percorso per Chhatarpur via Rajnagar. E all’atto di comperare la moto, non sapeva il suo amico che era sua la responsabilità di guidarla?
“ E ‘ un regalo di nozze.. Ma tra poco decido e poi ti telefono”
Non erano intercorso che qualche minuto, e già mohammad aveva da darmi la sua risposta convinta, animata dei più decisi motivi emersi solo nel contempo insieme di getto
“ No, non andrò, tu hai ragione. Ho fatto sapere al mio amico che ho solo quattordici anni, non diciotto, quanti servono in India per la licenza di guidare, che se la polizia ci ferma, è lui che deve pagare le 6.000 rupie per levarmi dai guai.. alle due del pomeriggio andrò invece dal mio insegnante di math.. per l esame di dopodomani. Ciao, my friend!..” my dear!"

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