Quale vista può
rallegrarmi di più, che mi rallegri, più che quella di Chandu nel
sole mattutino di marzo, che accorre dal lattaio ambulante a prendere il latte per le vicine di casa, alla cui porta bussa
chiamandole per nome? O che mi raggiunge in stanza e mi chiede " money!", alla mia richiesta di un perché ribadendomi " Mela..", la grande fiera in cui comprare ancora un giocatolo. E quale riscontro per me può essere più intenerente e
rattristante nei riguardi di Kailash, che ritrovare il notes in cui annota giorno per giorno le
rupie che può mettere da parte del conto in banca per la dote di Poorti,
confidando che fra cinque anni, quando la
bambina di anni ne avrà ancora solo tredici, saranno già due laks e 28.000
rupie.
“ Kailash
dobbiamo preoccuparci piuttosto della sua felicità, che sia libera di
maritarsi se vuole, e con chi vuole”.
“ Non è possibile
qui in Khajuraho”
“ Ed allora dobbiamo pensare ad andarcene via, visto che non
ci offre altro futuro. Tempo due anni”
Sul libercolo vi
è annotata anche la ricevuta di 10.000 rupie da parte del brahmino del suo
villaggio, grazie ai soldi che ho iniziato a dare a Kailash perchè ripiani i
suoi debiti , un ammontare chera registrato nella sua mente nei caratteri cubitali di
47.000 rupie fino a pochi giorni or sono, ora discese già a 33.000 al netto degli interessi, importi che
non lo facevano dormire la notte quanto
la sua insonnia cagionata dalla schizofrenia, non sapendo egli come altro fare per sanarli,
che iniziare a liberarsi dei suoi poveri averi.
E temeva che ad
incrementare l’ammanco fosse l’operazione chirurgica che aveva messo in conto per rimediare all’ingrossamento di quelle che non
dovrebbero essere altro che emorroidi,
per il suo consumo di chilly anche con il latte e chappati
Ma non è venuto
con me a Chattarpur, quando mi ci sono
recato martedì scorso, ( 11 marzo), per l’impianto di un ponte dentario, quando era
l’occasione per richiedere nuovi farmaci
mentali al Christian Hospital. Dopo mesi aveva fatto ritorno al villaggio di
Bhyatal, obbedendo al richiamo del padre che voleva che si celebrasse una puja
in comune presso il vicino tempio di Durga, per fugare un triste sogno
premonitore. Era stata la circostanza opportuna anche per sanare il debito con il giovane
brahmino, suo compagno di scuola, che a
differenza di Kailash che aveva trovato scarsa fortuna al seguito dei turisti
in Khajuraho, si era arricchito con la
dabbenaggine della gente locale, particolarmente gli adivasi di
Kundharpurah, i
meno avveduti.di cui si era approfittato.
La sera era così
sopraggiunta senza che Kailash avesse provveduto a rientrare i tempo per quel pomeriggio, come si era convenuto , né i bambini che erano rimasti appresso, Poorti o Chandu, volevano
saperne di fare ritorno a casa , benchè in Khajuraho da oltre due settimane sia
accampata la fiera.
Al ritorno da
Chhatarpur avrei così ritrovato in casa solo Ajay e il cugino Baju., entrambi a
me carissimi, non fosse per la mia infermità mentale che è astiosa con Ajay
perché non ricerca il mio insegnamento, elude e delude ogni intento di porlo al
passo con i suoi anni reali, (e) tranne che
nel cricket è molle e tardivo in tutto ciò che esegue più che intraprendere. Ciononostante,
non ho avvertito l’insidia o l'inopportunità della sua richiesta, quando mi ha domandato se avevo un portafoglio da cedergli, anzi, la mia ottusità pretenziosamente
magnanima è stata tale, che gli ho
assicurato per l indomani l'acquisto di un portafoglio nuovo, se non gli fosse
piaciuto quello che gli riservavo.
L’apparente
malasorte ha voluto che prima che mi recassi a cenare al ristorante, mi dessi da fare per reperire il portafoglio
che intendevo lasciargli, di cui la richiesta di Ajay mi offriva l opportunità di disfarmene, essendo inestetico
e di materiale sintetico, e che nel rovistare nel trolley dove ho sistemato
quanto dovrò portare con me in Italia, vi poggiassi gli occhiali, di cui al richiudersi del bagaglio una lente
finiva rotta. Andava così in frantumi il compimento stesso dello sforzo che sostengo
da settimane, di riparare ogni cerniera o cintura scucita o incorniciatura, di sostituire lenti o integrare i denti che mi mancanti, di
acquistare occhiali e orologi o portafogli
e cinture, sino ad averne collezioni,
perchè i costi di
tali interventi
od accessori si farebbero per me insostenibili al mio rientro sempre più
prossimo in Italia.
La rottura della
lente, che mi obbligava ad essere l'indomani di ritorno a Chhatarpur, qualora
non ci fosse un ottico in grado di sostituirla nella vicina Rajnagar, mi faceva al contempo
infuriare contro Ajay, mentre non
serviva a niente che mi ripetessi invano che egli non c'entrava affatto, con che aria da piccolo raja indisponente, inveivo, poteva
permettersi di dirmi, prima che
accertassi quel che era successo, che se quello era il portafoglio che gli
riservavo domani avrei dovuto acquistargliene uno nuovo? Eccola di nuovo insorta la mia iracondia
schizofrenica, di cui tanto lungamente avevo parlato inutilmente solo poche
ore avanti con la dottoressa cristiana di Chhatarpur, la mia violenza
distruttiva di tutto quello che di più incantevole mi è stato riservato in dono,
cui potevo porre rimedio solo andandomene via, al ristorante ancora
aperto, dove mi rinsaviva provvisoriamente//temporaneamente la telefonata di
Kailash “ Un portafoglio? E perchè mai? Va a scuola e non lavora! Te l'ha forse
chiesto per metterci i soldi che ruberebbe di tasca a me, a te, o alla madre
Vimala?".
L'indomani, nella
luce indiana che invasava i viali e le piante, i bazar e le vie di
Rajnagar, avrei pur retto alla delusione di rinvenire chiuso ogni negozio di oculista od ottico in Rajnagar, erano tutti
convenuti alla fiera di Khajuraho, dove certo non disponevano di un
laboratorio, mi sarei avviato senza
scalpitare verso l'autostazione di
Khajuraho per essere di rientro in Chhatarpur, non fosse stato che al rientro a
casa, avrei trovato Kailash disteso
addormentato nel letto, anzichè al lavoro che aveva disatteso già per un
giorno e mezzo.
Dall'autostazione
gli avrei telefonato solo per allarmarlo e porlo in cerca delle mie tracce, che
avrebbe rinvenuto nella bicicletta che vi avevo lasciata chiusa a chiave, prima di salire su una camionetta
per essere a Chhatarpur quanto prima.
“ Era da mesi che
non facevo ritorno al villaggio. I bambini volevano restare fino all''indomani. Ho dormito
male e poco durante la notte....”
Non gli ho
risposto, per rappacificarmi.
Non gli ho replicato, come avrei voluto, che i medici indiani da cui ci siamo recati insieme la settimana
scorsa, obbligandoci ad un tour de force
perché osservano gli stessi orari di
servizio, lavorano ogni giorno feriale dalle dieci del mattino fino alle due
pomeridiane, per riprendere dalle 17, 30 fino alle otto di sera, e che anche di
domenica sono al lavoro, sempre dalle dieci del mattino sino alle tre pomeridiane,
mentre la sua condotta era per me una riprova
che quanto più gli è dato e concesso, sanandone i debiti dopo che tra le sue
mura domestiche mi sono venuti a mancare nuovamente i soldi in deposito, tanto più ricade nel
sonno e meno si da da fare al lavoro.
Esageravo la
portata degli eventi ancora una volta, ancora una volta l’ira mi aveva reso
inconsulto, e in ogni volto e corpo di
indiani che trovassi amabile e bello o caloroso nella gran luce pomeridiana, nell'acquisto per poche centinaia
di rupie di altri orologi singolari, cercavo un lenimento sensoriale e consumista alle mie
convulsioni interiori che si venivano così lentamente quietando, dopo avermi stremato, una
fraternità carnale , anche solo al
sentore, che sanasse il rigetto del
ribrezzo con cui mi ero allontanato
dalla mia famiglia indiana due sere avanti, nel sorprenderli, Kailash, Ajay, Vimala,
accovacciati al suolo che tagliavano le verdure del condimento del riso riservatomi, radenti con i loro taglieri il piano di calpestio , su cui Ajay, splendido quanto è sporco, aveva deposto il
coltello da cucina...
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