martedì 13 maggio 2014

in facebook


Per chi è dimentico della lavanda reciproca dei piedi, che il dare frutti conta, non il merito dei pochi eletti agli occhi di questo mondo .

Sottotitolo
Chi ha paura di Virginia Woolf?

Due settimane fa da Delhi a Khajuraho sono rientrato in treno puzzando di sudore ignominiosamente, tra indiani pulitissimi e fragranti , non avendo avuto il tempo di fare una doccia in hotel prima di partire. Ho trovato anche il modo di farmi consigliare di lasciare fuori del corridoio le mie scarpe ginniche- (che portavo indefessamente da due settimane, confidando che il ricambio dei calzini mi evitasse simili redde rattionem o rese dei conti)-, altrimenti il loro lezzo avrebbe tolto la forza di dormire in almeno due comparti.

Ed ora chissà se questo mio post raggiungerà la vetta di 32 mi piace in pochissimo tempo, come il seguente
" Dopo il treno di ieri oggi a Trento ci sono andata con la mia macchinina....sull'autostrada lavori in corso e coda da Ala ad Affi ma almeno niente puzza e la mia musica a botto!!!
Buona serata"
o ben 41 mi piace come il post precedente
Inn treno in questo periodo VEDI signore con piumino e sciarpetta e ragazze in copricostume e ciabattine infradito....e SENTI le puzze di chi una doccia non ce l'ha...davvero i sensi sono messi a dura prova!!!"

post scriptum 
ho trovato la discrezione anche di farmi indicare i tipi di calzini che non trattengono il sudore dei piedi, dal signore indiano che stava nella cuccetta sottostante.
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facebook, i social network, la seduta meditativa o terapeutica, il confessionale o la preghiera e l'invocazione volta al Divino, la scrittura e la sua espressione artistica, per chi è come me sono dei diversi modi di sanare il debito della vergogna verso il proprio vissuto ( e reintegrarsi nella decenza di un volto).

Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond'io nudriva 'l corein sul mio primo giovenile errore
quand'era in parte altr'uom da quel ch'i' sono,
del vario stile in ch'io piango e ragiono
fra le vane speranze e 'l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;
e del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.
Petrarca, Canzoniere, 1.
...
 Altro...

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  • Valentina Ransie Rodolfi La seduta terapeutica é l'unica che ha senso (hehehehe)
  • Odorico Bergamaschi Vedo che sei molto perspicace e che hai inteso benissimo chi era il mio destinatario primario del mio post. Ovviamente ti salva il cachinno finale.
  • Valentina Ransie Rodolfi No veramente non ho capito. Il mio commento era dovuto al fatto che come terapeura in formazione sono di parte!
  • Odorico Bergamaschi appunto. Mi riferivo al tuo post indirizzato verso coloro che travasano tutto il loro vissuto in facebook, senza margini residui di riserva intima.
  • Valentina Ransie Rodolfi Il dolore peró non si guarisce...nemmeno con pratiche esibizionistiche facebookiane.
  • Odorico Bergamaschi certamente, per questo non mi ritengo buddhista, se l'esserlo significa credere che il dolore compreso è un dolore accettatto e risolto. Esistono tuttavia sedativi banali e sedativi nobili del dolore, che consentono di protrarre differentemente nel dolore la propria esistenza terrena. Ed ognuno di quelli indicati può essere dell una o dell'altra natura, credo.
  • Odorico Bergamaschi se pensi che nella pratica psicoterapeutica non ci sia autoesibizionismo, nel dire tutte le proprie presunte miserie e vergogne ad una persona che si incarica di sentirle- o di atteggiarsi a stare a sentirle- come se fossero della massima rilevanza, e di suo estremo interesse, mentre si deve tacerle a ogni altro per conservare credibilità e dignità sociale...
    • Valentina Ransie Rodolfi certo. una componente autoesibizionista esiste nella pratica psicoterapeutica come in qualsiasi altra pratica della vita quotidiana. come potrebbe essere diverso dal momento che il setting terapeutico mira a riprodurre il mondo di entrambe le parti coinvolte? quel che sta fuori sta anche dentro, in tutti i sensi. Questa però è una singola componente che per quanto significativa non può e non deve prevalere su tante altre componenti che costituiscono l'essere umano nella sua complessità e peculiarità. Non c'è nulla di male nell'esibizionismo...l'essere visto è un bisogno primario. E' solo quando l'"essere visto" diventa un sostitutivo l'"Essere" che le cose si complicano.circa un'ora fa · Non mi piace più · 1

    • Odorico Bergamaschi esattamente, l'esibizione deve essere un supporto e una chiarificazione all'essere, un sostegno per non venir meno alla propria vocazione, ai cimenti e alle prove che richiede, agli impegni e alle responsabilità assunte. la resa di una testimonianza di che cosa significa amare, e delle patologie che comporta quando entra in conflitto con l'amore di sè o ne rimane una proiezione idealizzatrice, anzichè farsi effettivo servizio della vocazione altrui.


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